WATCHMEN THE MOVIE – Speciale Fumettomania (anno 2010)

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pw_watchmen_ cofabetto del dvd di Watchmen

Questo breve speciale, costituito da 4 articoli (2 di SalVatore BONANZINGA), uno di Alberto CONTE, ed il quarto dell’autore Stefano CASINI), è stato il primo che vide la luce su questo sito, dopo la sospensione della rivista cartacea.

Nelle mie intenzioni volevo prepararlo tra novembre e dicembre 2009 ma, il passaggio del sito dalla piattaforma statica di Dreamwever a quella dinamica e free, CMS di WordPress, ed un normale periodo di assestamento, lo hanno fatto posticipare parecchie volte.

Venne inserito in maniera completa ad un anno di distanza dall’uscita del film, cioè nel 2010.

Buona lettura

Mario Benenati, responsabile di Fumettomania Factory Magazine


di Salvatore Bonanzinga

pw_watchmen - Copertina del volume Watchmen. Ristampato in Italia nel 2009 dalla Planeta DeAgostini
Copertina del volume Watchmen. Ristampato in Italia nel 2009 dalla Planeta DeAgostini © DC Comics. Per gentile concessione

È passato quasi un quarto di secolo da quando il mondo del fumetto è stato sconvolto dall’uscita di questo romanzo ed ha reagito cercando di mostrare una maturità ormai raggiunta nei suoi autori più capaci. Abbiamo sentito diverse voci sulla realizzazione della versione cinematografica di Watchmen ed abbiamo sinceramente sperato che si potesse realizzare un grande connubio affidandone la direzione a Terry Gilliam; una scelta ardita ma a suo modo rassicurante perché non avrebbe suscitato dubbi sulla capacità di realizzare al meglio questa trasposizione, magari con il rischio di libertà autoriali, condivisibili o discutibili, comunque legittime per un riconosciuto maestro di cinematografia.

Le perplessità di questi giorni sono quindi da ricercare probabilmente in primo luogo nella sensazione che le precedenti performance del regista Zack Snyder non siano sufficienti a farne “il visionario” di cui parlano i banner pubblicitari, forse bastano solo a farcelo considerare un coraggioso professionista che ha accettato una sfida non indifferente, quella di realizzare un film apprezzabile da parte dei cultori del fumetto (fedeli alle pagine scritte da Moore ed illustrate a Gibbons, il primo deciso a negare il proprio ok al film, il secondo più allineato alla produzione) senza snaturare, per quanto possibile, la bellezza di tante memorabili pagine e da parte di un pubblico più genericamente attratto dalla produzione di un film di fantascienza auspicabilmente non banale, vicino al genere supereroistico diffuso negli ultimi anni con pellicole sia di pregio che “alimentari”, inconsapevole della profondità del testo madre.

Altro elemento che fa storcere il naso a priori a quanti partono da una conoscenza non casuale della graphic novel è inoltre il sapere di dover mettere in conto almeno tre versioni del film da vedere nei prossimi 6 – 8 mesi, fino a quella comprensiva del cartone sulle “Storie del Vascello Nero” alla ricerca di quella più “vera” o più adatta al tipo di lettore-spettatore in cui ciascuno di noi ritiene di riconoscersi, comunque vittima di un gioco di marketing a cui sarà ben difficile sottrarsi.

Ecco, è fatta, dopo anni dall’ultimo contributo a Fumettomania, mantengo il proposito di inviare poche righe “prima della visione”, sperando di contribuire al dibattito pre- e post- Watchmen (il film) sul sito dell’amata fanzine…
Buona rilettura e buona visione

Messina, 03/05/2009

pw_watchmen_Tributo a E. Blake Di Giandomenico Carmine
Tributo a E. Blake Di Giandomenico Carmin.Per gentile concessione © degli aventi diritti

di Salvatore Bonanzinga

Stavolta la traduzione della citazione dovrebbe essere letterale e credo riguardi un buon numero tra i lettori di fumetti in generale e supereoistici in particolare. Un richiamo troppo forte quello del romanzo a fumetti oggetto della trasposizione cinematografica per non suscitare la curiosità di una sfida con pochi eguali, magari per esercitare a buon diritto una critica comunque ingiusta se non si è visto il film.

Per più di vent’anni i fan si sono chiesti a quale nome o nume sarebbe stata affidata la regia fino alla scoperta che “chi paga sceglie la musica” e i produttori si sono affidati a Snyder per garantire azione ed impatto visivo: l’autore della trasposizione di “300” voleva una missione, e per i suoi peccati gliene hanno data una.

Il risultato appare come una ragionevole mediazione tra la richiesta di una corretta ricostruzione di personaggi, ambientazione e clima della vicenda narrata, ristretta da un ragionevole tempo di proiezione non abbastanza relativo da appagare tutti i fan e le fasi di più cruda azione esibite nello stile caro al regista e che dovrebbero essere ancor più rappresentate nella versione director’s cut.

Da cultori del fumetto, dobbiamo considerare obiettiva la considerazione di una pellicola della durata potenziale di 300 – 330 minuti, inaccettabile per il grande pubblico cinematografico e possibile solo per una edizione speciale in DVD o una miniserie televisiva su cui difficilmente qualcuno avrebbe investito.

Spiace notare l’assenza dai credits di Alan Moore accanto al nome del co-autore Dave Gibbons, mentre gli eccellenti titoli di testa costituiscono una preziosa opportunità per sintetizzare alcuni decenni del passato del mondo dei protagonisti e dei riferimenti a “Under the hood” ed agli altri testi integrativi del fumetto, sulle note di Bob Dylan.

Buona l’aderenza del cast ai personaggi, con una nota di merito per Jackie Earle Haley nel ruolo di Rorschach per il suo finale degno di una tavola di Neal Adams. Apprezzabili le citazioni kubrickiane nelle scene ambientate al NORAD, mentre si sente la mancanza delle scene di vita quotidiana a New York con la progressione della consapevolezza dell’altro, germe di una pace che nasce dal basso, troppo tardi per evitare la tragedia, ma comunque prima dei freddi calcoli di chi detiene il potere.

Resta il dubbio sulla scelta di un finale modificato rispetto al testo originale, apprezzato da alcuni per una maggior verosimiglianza dell’uscita di scena del Dr. Manhattan, modifica che non ritengo indispensabile per la miglior fruizione della storia, comunque preferibile a qualche soluzione alla ricerca di un lieto fine che avrebbe fatto insorgere ogni lettore di buon senso (mi riferisco ai rumors sul finale proposto da Sam Hamm).

Da vedere, anche per tornare a discutere di fumetti, come eravamo soliti fare quando Watchmen era da poco sui nostri scaffali.

Messina, 03/26/2009

Illustrazione di Giuseppe Camuncoli, dal volume "Watchmen, vent'anni dopo", Lavieri edizioni. Per gentile concessione
Illustrazione di Giuseppe Camuncoli, dal volume “Watchmen, vent’anni dopo”, Lavieri edizioni. Per gentile concessione

di Alberto Conte

Quando si concretizzò il progetto della trasposizione cinematografica di questo epocale graphic novel apparve chiaro ai più si trattasse di missione impossibile, per ricchezza di spunti, densità narrativa e messaggi contenuti.

La sfida sarebbe stata realizzare un equilibrio tra prodotto d’autore e destinazione commerciale dello stesso. I più anzi hanno semplicemente preconizzato un misero fallimento. Così non è, in effetti, avendo Snyder e gli sceneggiatori puntato su una fedeltà al testo originario, che arriva a clonarne addirittura scene, vignette e dialoghi. Tutto questo sforzo, però, rimane ancorato alla mera superficie del volume citato.

Quello che non convince affatto è la mancanza evidente di sviluppo ed approfondimento della psicologia dei personaggi, dei legami tra essi. Unica eccezione i titoli di testa, paradossalmente durando un minuto scarso sulle quasi tre ore totali, e la figura di Rorshach, che evidentemente ha colpito la fantasia del regista, anche per il suo ruolo di attivo nella risoluzione della vicenda. Comico, Gufo Notturno, Dr. Manhattan, Sally Jupiter, Silk Spectre, Ozymandias rimangono purtroppo personaggi abbozzati, ben diversi dalle figure tragiche che ha delineato il Barbuto di Northampton.

Era chiaro si dovessero apportare tagli per una trasposizione cinematografica, ma si sarebbe dovuto avere la consapevolezza si sarebbe trattato di pellicola preclusa al grande pubblico per sua stessa natura, e procedere con maggiore coerenza. Si è calcato sul registro della violenza, per motivi di cassetta, ma privandola delle motivazioni e delle emozioni che avrebbero reso la cosa sensata ed organica. La stessa scelta da parte dei personaggi di indossare una maschera e delle conseguenze ad essa correlate non viene in pratica esplicitata, mentre dovrebbe essere un motivo portante della vicenda.

Il film manca di credibilità, storpiando spesso il senso delle parole di Moore per eccesso di fedeltà: i dialoghi sono ridondanti o talvolta insensati perfino. Quello che manca in definitiva è il coacervo di emozioni e sensazioni che riesce, invece, a comunicare il fumetto: non la superficie quindi, ma il cuore stesso dell’opera.

Segnando ancora una volta una profonda distanza tra l’opera di Moore in generale e l’ambizione dei cineasti di trarne ispirazione. Dispiace, perché non si può escludere Snyder abbia avuto anche delle intuizioni positive. L’aver escluso il mostruoso “calamaro” dell’originale, poco credibile al giorno d’oggi, ma avendo piuttosto mirato ad una possibile catastrofe nucleare; aver ricondotto le sottotrame ad una risoluzione comune; il flashback dedicato al dott. Manhattan (che nel fumetto però è qualcosa di davvero straziante); la morte di Rorshach, efficace anche per merito dell’attore che lo interpreta (tra i più bravi del gruppo).

Si può sperare che il film spinga almeno una parte degli spettatori a leggersi il libro: per tutti gli altri si tratta di attendere l’uscita del cofanetto con la versione integrale (circa 4h di girato), ed incrociare le dita.

Genova, 05/29/2009

pw_watchmen - Ross Luca:Pirati

di Stefano Casini

Parlo di Watchmen a distanza di qualche mese (? – era il 10 giugno 2009, ndr) e, visti i tempi, già se n’è offuscata la memoria, anche perché, per quanto paradossale possa sembrare, non solo non amo, ma mi sono stancato di andare al cinema a vedere film tratti da eroi e supereroi dei fumetti, non mi appassionano e non riescono a divertirmi proprio perché in ogni momento mi viene da rimandare la memoria alla carta stampata in continui quanto estenuanti confronti, senza contare che spesso viene da pensare che di certe trasposizioni se ne poteva fare a meno. Ma tant’è.

Premetto che l’opera di Moore all’epoca in cui l’ho letta mi piacque molto, apprezzai molto anche la scelta del disegnatore perché, a parer mio, pur nella sua precisione un po’ statica, Gibbons era uno tra i disegnatori più funzionali per poter rappresentare un’opera così complessa che doveva avere, nella sua forma grafica, una definizione che non lasciasse spazi a frizzi e lazzi inutili.

E con queste premesse, sono andato a vedere il film, quasi forzandomi e adducendo tale pervicacia ad un chissà quale “spirito di corpo”, senza crearmi particolari ansie e/o aspettative, anche se convinto della difficoltà dell’operazione.
Realizzare un film del genere non era un’impresa facile per Zeck Snyder, e infatti non lo è stata.

Ma il film in sé si regge molto bene, e anche gli articolati intrecci della trama, per quanto complessa fosse, e in parte sia rimasta, credo fosse abbastanza comprensibile anche per chi non avesse letto il fumetto, almeno credo, anche se gli occhi di mio cognato alla fine della proiezione li ho trovati leggermente strabuzzanti.

Plaudo alla scelta di attori non di “prima fascia”, non ce n’era bisogno (ammesso che sia stata una scelta fatta per convinzione, e non dettata da problemi di bilancio), usare delle star sarebbe stata una mossa dispendiosa quanto inutile, queste avrebbero corso il rischio di essere fagocitate all’interno di una trama così articolata che avrebbe lasciato loro poco spazio.

Ma i vari Malin Ackerman, Jackie Hearle Haley, Jeffrey Dean Morgan & Co. non solo sono stati all’altezza della situazione, ma sia per phisique du role che per presenza scenica li ho trovati oltre che molto funzionali, oltre che molto calzanti ai loro relativi omonimi di carta. Certo, inutile far finta di niente, su tutti si eleva Rorschach, per la personalità e per la sua faccia, cattiva, disperata e vendicativa, perfino più credibile di quella disegnata da Gibbons, e la sua fine, anche per chi conosceva l’epilogo della storia, arriva lasciandoci tutti orfani di un protagonista che sarebbe stato pronto per ben altre avventure.

Le luci e le ambientazioni avevano il respiro caldo e l’atmosfera avvolgente degli anni ‘80, anche perché accompagnate da una colonna sonora strepitosa fatta di brani storici che hanno segnato un’epoca, di auto dalle code oggi improbabili e dal gusto un po’ retrò, per un salto in un periodo che non c’è più e che lascia spazio ad un po’ di nostalgia.

Gli effetti speciali tanto belli quanto opportuni, mai invasivi ed usati nella loro stretta funzionalità, così come dovrebbero essere.
Quella di Watchmen credo sia stata una di quelle operazioni che appartengono anche al mio modo di vedere la creatività legata ai propri sentimenti, voluta fortemente per il piacere e la passione di un regista, probabilmente rimasto come molti folgorato dalla graphic novel, più che per stretto calcolo commerciale, azzardo questa ipotesi perché, per sua natura, un film del genere porta con sé innumerevoli rischi, come risulta, mi pare, dal non esaltante risultato al botteghino.

La trama si articola in un presente alternativo dell’epoca in cui è stata scritta e concepita la storia, e cioè gli anni ’80, che per noi contemporanei sono già storia, e non solo, basa le sue radici raccontandoci le origini dei supereroi protagonisti, nel flash back iniziale, ancora in un altro periodo storico, un dopoguerra alternativo anch’esso, ne converrete, un’operazione alquanto impervia per uno spettatore normale, che si siede in sala con l’intento di vedere un film con un po’ d’azione e con qualche personaggio in costume multicolore.

Parla di personaggi che devono essere definiti, supereroi che, essendo sconosciuti devono essere fatti conoscere al pubblico, con inevitabili lacune sulle descrizioni delle loro psicologie, ed inoltre sono belli i camei di personaggi politici dell’epoca, ma quanti dei ragazzi che hanno visto il film li hanno riconosciuti ed hanno intuito il loro valore all’interno della storia?

Insomma, nonostante tutte le inevitabili asperità che la realizzazione poteva offrire per certi sfalsamenti temporali, e per quanto sia stata impegnativa la visione del film (ma anche la lettura del fumetto non fu uno scherzo), alla fine il film si è lasciato vedere con una relativa scioltezza e, almeno il sottoscritto, ne è rimasto soddisfatto, e credetemi, ultimamente non è così facile.


Un ultimo commento che, almeno per un fumettista come me, suona come una piccola soddisfazione, è bello constatare che non solo le opere letterarie “perdono” nelle loro trasposizioni cinematografiche, ma anche un fumetto, quando la sua complessità è superiore allo stordimento prodotto dagli effetti speciali che a volte ne divorano i contenuti, ha nella sua antica forma di carta ed inchiostro, la sua rappresentazione più alta.
Watchmen ne è la prova.

Per il resto, mi resta ancora da spiegare lo sguardo di mio cognato, che ricordo un po’ allucinato all’uscita della proiezione, ma lui mi tranquillizzò dicendomi che andava tutto bene, mentre si dirigeva con passo malfermo verso la sua auto.

Cecina, 10/06/2009

Tributo a Rorschach, uno dei protagonisti della graphic novel Watchmen. a cura del disegnatore Giovanni Brusca. Per gentile concessione
Tributo a Rorschach, uno dei protagonisti della graphic novel Watchmen. a cura del disegnatore Giovanni Brusca. Per gentile concessione

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Tributo di Matt Groending a Watchmen, in stile Simpson. Dal sito dell'Autore © dell'Autore
Tributo di Matt Groending a Watchmen, in stile Simpson. Dal sito dell’Autore © dell’Autore

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