Torna Fumettomania Story! Dopo quattro mesi torniamo a pubblicare sul sito gli articoli estratti dalla nostra rivista cartacea, di quella pubblicazione che è stata il nostro vessillo a livello nazionale e locale dal 1990 al 2008!
Torniamo al 1995 quando pubblicammo, nell’autunno di quell’anno, il n. 6 della fanzine.
Rileggiamo insieme, divisi in quattro parti, quegli articoli che costituivano il n. 6 della fanzine fumettomania. Dopo il bellissimi disegno di Death a cura dell’immenso Dave McKean e l’articolo su Ken Parker (pubblicato stamattina), oggi pomeriggio presentiamo un’intervista a due bravissimi autori della Sergio Bonelli, che danno lustro al fumetto italiano. Si continua domani e nei prossimi giorni,
Si ringrazia il socio Antonio Barreca per aver sistemato le scansioni dei testi di questi articoli.
Mario Benenati, responsabile del sito Fumettomania Factory Magazine
Il Sommario del n.6 era questo:
- Ken Parker e il Magazine pag. 2
- Phoenix, Lazarus Ledd, Videomax, fumetti italiani! pag. 4
- INTERVISTA AGLI ESPOSITO BROS. pag. 4
- Ritornano le Leggende di Batman pag. 6
- ll Marvel: un suicidio annunciato! pag. 6
- Epic Illustrated pag. 8
- ll Sandman: le origini pag. l0
- Valiant, e la nave non va! pag. 11
- la Bande dessineé, pianeta sconosciuto pag. 11
- Sulle tracce di Fumettomania pag. 12
- Internet e dintorni, news sui fumetti pag. 13
- Esordienti in vetrina a pag. 14
UN FUMETTO DIVISO IN DUE
Intervista agli ESPOSITO Bros.
di Massimo Todaro (Messina, settembre 1995)
Esposito Bros, cioè Denisio e Nando Esposito, svizzeri di nascita ma vissuti in Italia, precisamente a Foggia, sin da giovanissimi. Dopo varie collaborazioni, tra le quali ricordiamo quelle con Comic Art e LancioStory, dal 1989 sono nello staff di Martin Mystère e, dal 1992, con la storia Terra Bruciata scritta da Michele Medda, iniziano la loro collaborazione con Nathan Never. Recentemente, sul numero 11 del bimestrale Zona X, è apparsa la loro ultima fatica, il primo episodio della miniserie La stirpe di Elian, dal titolo Delitti e sortilegi.
Circola una leggenda sui fratelli Hildebrandt, cioè che dipingano le loro illustrazioni partendo uno da destra e l’altro dalla sinistra della tela per poi ricongiungersi al centro di essa in modo perfetto; quale è invece la leggenda dei fratelli Esposito?
Denisio: “Possiamo dire che la magia è analoga, solo che, per noi la tavola balza da una mano all’altra. Il discorso è semplicissimo: mio fratello Nando parte con il lay-out della tavola, cioè con un’impostazione tecnica delle varie inquadrature sulle vignette e completa il tutto arrivando ad un disegno più o meno finito che, a questo punto, passa nelle mie mani.
Io non faccio altro che dettagliare tutto ciò che trovo. Per esempio, lui abbozza un ambiente o degli abbigliamenti, e io mi occupo del dettaglio, della piega, rifinisco gli alberi, ecc., e poi passo tutto a china. Il lavoro finale è quindi perfettamente diviso in due”.
Come siete arrivati a questa sinergia?
Denisio: “Forse per un compromesso abbastanza naturale: nel 1989, dopo una gavetta non indifferente, fatta di vari su e giù tra la Puglia e le città di Roma e Milano in cui portavamo e facevano visionare i nostri lavori realizzati separatamente, un giorno, forse il più bello della nostra vita, incontrammo alla Epierre Alfredo Castelli.
Incontro casuale, visto che lui lavorava allora per due case editrici e perché fu Carlo Chendi (persona a cui tengo moltissimo) a chiamarlo. Castelli visionò le nostre tavole e riscontrò una cosa a cui noi non avevamo fatto caso e cioè che io avevo degli studi più approfonditi sulle chine, mentre mio fratello Nando era molto più preparato sulle anatomie e su altri particolari che mi mancavano.
A quel punto, bramosi di entrare nel mondo del fumetto, decidemmo di provare a collaborare; Castelli ci diede una sceneggiatura di prova, una storia del di quelle che sarebbero poi andate su Zona X e mai pubblicata, con la quale ci ripresentammo a lui qualche tempo dopo. Allora, soddisfatto, ci diede una ulteriore prova per delle tavole di Martin Mystére, probabilmente perché ritenne il nostro tratto più adatto al personaggio del Dectetive dell’Impossibile, piuttosto che a Zona X.”
Come ricordate gli inizi del vostro lavoro?
Nando: “Lavoravamo in continuazione. Ricordo che spesso, a notte fonda, nostra madre entrava in camera e ci vedeva ancora piegati sui fogli, intenti a realizzare l’ennesima idea che ci era passata per la testa. Siamo entrati in questo mondo ignorando la possibilità che attraverso questo lavoro si potesse guadagnare abbastanza da vivere. Per noi si trattava più che altro di un sogno, di una meta da raggiungere in modo ingenuo e spensierato”
Cosa diceva vostra madre?
Nando: “Inizialmente abbiamo dovuto lottare contro quei concetti legati alla cultura del posto fisso, del lavoro serio, ecc. Poi però, come tanta altra gente, anche lei si è dovuta ricredere. Io penso che qualsiasi talento artistico vada coltivato. Tutto ciò che è arte o che cresce dentro di noi, ha bisogno di essere incoraggiato ma con realismo e restando con i piedi per terra, non aspettandosi tanto da un ambiente che sembra facilmente accessibile ma è invece caratterizzato da una gavetta molto lunga e complessa”
Come artisti meridionali avete avuto più problemi per affermarvi nel mondo del fumetto che è tipicamente localizzato, come centri produttivi, al nord?
Denisio: “Il problema fondamentale è quello delle distanze. Andare a Milano, stare almeno dieci ore in treno, arrivare, magari già demotivati da esperienze di porte chiuse in faccia, non solo in senso figurato, è sicuramente molto difficile. trattandosi poi di tempi molto lunghi per un ragazzo diventa tutto più difficile.
Ricordo di essere andato avanti facendo delle simpatiche collette e lavoricchiando nel campo della pubblicità e della grafica, il tutto finalizzato però a finanziare i miei viaggi verso Milano.”
Qualche consiglio allora per quelli che vogliono provarci.
Denisio: “Il consiglio più pratico sarebbe quello di contattare, se possibile, un professionista. Comunque, bisogna cercare di guardarsi attorno, stare attenti a ciò che il mercato richiede, al tipo di tratto che l’editore è tendenzialmente portato ad accettare e a quelli che, invece, egli rifiuta. Bisogna poi avere le idee molto chiare su quello che si vuole fare.
Il fumetto popolare è una strada molto dura, con dei ritmi serrati, in cui sei costretto a lavorare con persone spesso distanti; devi quindi essere sicuro di quello che fai. In ogni caso comunque, ti può andare bene e ti può andare male: secondo me è al 50%. Molto dipende da quello che proponi e non sempre, anche se sei bravissimo, sfondi.
Un autore come Claudio Castellini, che ha la fortuna di avere una dote naturale quale la padronanza delle anatomie, trovandosi in un momento fumettistico adatto, ha sfondato in pochissimo tempo, avendo però anche un trampolino di lancio di tutto rispetto come la Bonelli. Accanto a questi casi comunque c’è molta gente che, magari lavorando per l’estero, vive nell’ombra, pur avendo fatto molta gavetta e molta fatica a esplodere.”
A quanto servono manifestazioni e concorsi per esordienti?
Denisio: “Io credo che puntare unicamente su questi eventi sia riduttivo. Bisognerebbe comunque fare delle cose per sé: fare fumetti è una cosa che parte da dentro e va fatta egoisticamente, essendo i primi a godere delle proprie cose. A volte mi capita di pensare al lettore mentre lavoro, ma penso sempre prima a me stesso e faccio sempre tutto con entusiasmo, cercando di dare il massimo. Tutto ciò può sembrare una cosa retorica, però è vera.
In fondo la vita ti porta a vivere momenti e situazioni anche drammatiche: un fumettista può vivere dei momenti di crisi ma deve continuare comunque col proprio lavoro che, essendo di fantasia, diventa più difficile rispetto agli altri visto che devi creare sorrisi ed emozioni. Tornado alla domanda, seguo i progressi di diversi ragazzi e mi è capitato spesso di vedere che si demoralizzano nel corso del lavoro che, sicuramente, è molto impegnativo.
Bisogna essere molto perseveranti e cercare di superare situazioni all’apparenza insostenibili. L’unico modo a mio avviso, è quello di crederci fino in fondo, in maniera ostinata; e bisogna essere anche molto obiettivi, nel senso che, se fai dei disegni che reputi non piaceranno alla gente, devi cercare di ammetterlo, essere cioè il primo; e peggior critico di te stesso.”
LA TERZA PARTE DEL N. 6 LA POTETE LEGGERE DOMANI
L’INTERO NUMERO SEI DI FUMETTOMANIA
LO POTETE VISUALIZZARE E SCARICARE GRATUITAMENTE DAL SITO DALL’APP HyperComix