Nel n. 4 della Pro-zine Fumettomania (uno dei più bei numeri della nostra pubblicazione) c’erano anche delle recensioni di 3 belle riviste che uscivano in quegli anni, rileggiamone insieme in questa nuova puntata di Fumettomania Story!
Dopo alcuni articoli sul fumetto USA, della ultime due settimane, completiamo la riproposizione degli articoli estratti dalla rubrica Obiettivo su … (pagine 38-46). Si ringraziano il soci Antonio Barreca e ambrogio Isgrò per la trascrizione degli articoli.
Per i ricordi legati al Salone di Lucca del 1991, invece, bisognerà aspettare qualche altra settimana.
Mario Benenati, responsabile del Web Magazine Fumettomania.
Nota bene: Questa settimana è stata piena di eventi: da martedi pomeriggio a sabato una mostra sulle otto edizioni precedenti del progetto di lettura, approfondimento ed incontro con l’autore: “Leggendo un fumetto” e sulle altre nostra attività; giovedi mattina con il primo ciclo di incontri (per 5 classi) l’inizio della nuova edizione (l’ottava) di LEGGENDO UN FUMETTO, presso l’Istituto Comprensivo “Bastiano Genovese”.
I festeggiamenti per l’anniversario dei trent’anni di “Fumettomania Factory– APS” terminano questo mese.


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OBIETTIVO SU … Fumetto U.S.A., Manga ed Italiano
(APRILE – SETTEMBRE 1992)
Testo estratto dalla rivista cartacea fumettomania:
<<Eccoci alla nostra solita rubrica di recensioni dedicata ai fumetti italiani e americani.
In questo numero sono sotto esame le mini serie della DARK HORSE: La cosa da un altro mondo, Terminator Secondary Objective; da Legend of the Dark Knight: Venom e Faces, Batman Year Two e Full Circle (pubblicati negli ultimi giorni), la miniserie della DC Kid Eternity, gli independents USA; gli X-Men orfani di Claremont e le riviste Heavy Metal, Kappa Magazine, Ken Parker Magazine (delle quali scriviamo oggi).>>
HEAVY METAL
(di Giovanni Genovesi)
È successo nel gennaio 1991. Avevo conosciuto e fatto da poco amicizia col gestore del “Bookstore”, un negozio di libri e riviste situato entro la base americana di Sigonella, ove potevo acquistare di prima mano pubblicazioni originali in lingua inglese, dai ‘magazines’ dedicati al wrestling alle patinate raccolte di Playboy, dalle parole crociate ai libri di poesia, dai manuali tipo <<come avere successo>> alla bibbia.
Un intero scaffale dedicato ai fumetti, e vi trovavano posto sia serie della Marvel che della DC e degli editori indipendenti, specialmente DARK HORSE.
Rovistavo tale scaffale tutte le volte che visitavo il ‘bookstore’, restando sempre deluso dalle mediocrità dei fumetti, sia per le storie banali che per la poca qualità della stampa e della carta. Poi (quando l’ho già detto) scoprii, quasi nascosto o fagocitato dalla massa degli altri, un “magazine” di cui avevo sentito ben parlare, ma che mai avevo visto.
“La rivista della fantasia illustrata”: così recitava il sottotitolo, e, per il formato e l’indice dei contenuti, già stavo cercando dei paragoni con un COMIC ART, L’ETERNAUTA e pure con FRIGIDAIRE. Paragoni che già avevano perso la ragione d’esistere dopo aver sfogliato più di metà albo, occupata quasi esclusivamente dalla prima parte di “Slaine: the Horned God” di Pat Mills (autore) e Simon Bisley (inutile e riduttivo dire disegnatore): non credevo ai miei occhi!
Praticamente avevano pubblicato una storia (divisa in due albi) di oltre 100 pagine, cosa che le riviste di casa nostra avrebbero diluito in un’agonia (per il lettore) lunga almeno 6 numeri.
Forse qualcuno obietterà dicendo: “guarda che Heavy Metal è un trimestrale, mentre le nostre riviste sono mensili”. Va bene, ma volete mettere il piacere di leggere quasi sempre storie che si concludono entro lo stesso numero, anche se di lunghezza superiore alle 30- 40 pagine? E poi la gioia di vedere storie sempre di alto livello, con una grande resa grafica e, soprattutto, senza l’intro-missione di alcun cervellotico articolo su questo o quell’autore, su questo o quel fumetto?
Heavy Metal si limita a pubblicare fumetti, si limita a essere tramite distaccato tra l’artista e il lettore, che può giudicare quanto letto senza condizionamenti, senza guide. Non si cerca di suggerire nulla, chi ha in mano la rivista non deve preoccuparsi d’altro che nutrire la propria fantasia regalandole le immagini e i testi dei migliori artisti mondiali nel campo dei fumetti.
Ben poca altra roba trova spazio su Heavy Metal, una iniziale “Gallery” che si limita a mostrare alcuni quadri di un autore che cambia in ogni numero, del quale vengono fornite ben poche informazioni. Solo nome, data e luogo di nascita, tecnica preferita e hobbies, insieme a pochi commenti, solitamente fatti dall’artista stesso, fanno da cornice a numerose illustrazioni.
Il resto dell’albo ospita alcune offerte d’acquisto per corrispondenza, cosa tipica dell’editoria americana, ma estremamente pertinenti al campo dei fumetti e dell’illustrazione fumettistica. Fantastiche le copertine (ospitano sempre delle splendide ragazze).

Solo a titolo d’esempio, e anche perchè diversi numeri mi sono stati sottratti da famelici e appassionati amici, vorrei elencare qualche autore e qualche storia, tralasciando il bellissimo e già citato “Slaine” di Mills-Bisley: “The adventure of Tristan Karma:Zoo” di J .Beroy, “Buddythe chicken“ di Pahek, “The great martian scare of 1936“ di Rick Geary, “Madness of everyday life“ di Prado, “The osion” di Alee Stevens, “Tizon” di Aerikberto, “Hello, Silvania” di Theureau e illustrato da Galliano, “The wathers of deadmoon” della celeberrima coppia Cothias-Adamov, “Modem World” di Peter Kuper, ‘The tragedy of 319 East 8TH Street” di Seth Iobocman, “City in Flames” di Torres, “Desert Bones” di Mick Aarestrup, “My dear friend” di Torres, “CA-RT-OON” di Gimenez, “Eskimo song” di Eric Drooker, “Bombs away” di Peter Kuper, “Foligatto” di De Crecy e Jrouas, “Cipher” di Brad Leare.
Se qualcuno di voi ha mai letto la rivista EPIC anch’essa americana, non più pubblicata da alcuni anni, avrà la possibilità di fare un paragone alla pari. Ed EPIC è stata comunque, l’unica rivista ch’io ho trovato qualitativamente simile ad Heavy Metal, nessun’altra credo possa rendere l’idea.
Certo, la mia è un’opinione personale, probabilmente pure riduttiva, visto che non posso sicuramente ritenermi un esperto, ma lasciatevi confessare, da appassionato ad appassionato, la gioia provata nel toccare qualcosa di così ben fatto da uscire dal consueto, di così originale (almeno in Italia) da colpire la nostra sensibilità.
Vi confesso che è bello acquistare una rivista con la ferma e mai tradita fiducia di trovarvi sempre delle nuove, entusiasmanti storie da guardare, da leggere, da amare.

KAPPA MAGAZINE #1/2 – EDIZIONI STAR COMICS
di Maurizio Pustianaz
Meno di dieci anni fa (l’autore si riferisce al 1983, Ndr) il fumetto giapponese era totalmente sconosciuto al lettore medio-attento italiano fino a quando nel 1983 Eureka nel periodo di gestione Castelli/Silver presentò una breve panoramica sul fumetto del sol levante, però quello rappresentò l’unico caso.
Per poter riparlare di fumetti giapponesi tradotti in italiano dobbiamo aspettare sino al 1990, anno di uscita dell’ultra osannato Akira (versione a mio parere molto inferiore rispetto a quella americana avendo quest’ultima i colori più carichi e la carta non lucida che rende più viva la cromia dei colori computerizzati di Steve Oliff) e di Zero prima rivista antologica dedicata esclusivamente a quel paese (anche a questo proposito avrei una marea di critiche da portare, così come per Magazine del resto: la totale assenza di critica e la asetticità che aleggia sulla parte scritta).
Oggi le cose sono cambiate e così come per i fumetti super-eroistici abbiamo assistito all’ennesima corsa all’oro “giallo”, le testate sono più di dieci e ormai anche COMIC ART che sembrava seguire la “linea dura” da un paio di mesi ha iniziato a pubblicare il mastodontico “Sogni di bambini” di Katsuiro “AKIRA” Otomo (e andando avanti di questo passo pubblicando venti pagine per volta (magari!) non lo finirà prima di due/tre anni).
La maggioranza delle testate non seguono un discorso di presentazione critico-antologica creando per lo più un guazzabuglio di personaggi e di autori che rischiano di passare come delle comete sotto i nostri occhi per andare subito nel dimenticatoio (il cosiddetto fumetto da cesso: dieci minuti, la seduta è finita e il fumetto letto).
Con questi presupposti sembrerebbe totalmente inutile intasare l’edicola (che non è neanche dotata di catenella per l’evacuazione dei prodotti indesiderati) con un’altra rivista antologica di fumetti nipponici.
Per fortuna questo non è il caso per ora, visto che ne sono usciti solo due numeri, di Kappa Magazine. La ricetta con cui fondamentalmente è fatta è la stessa di Mangazine: tre fumetti, una parte dedicata all’animazione e dei redazionali.
C’è solo un appunto da fare “anche se sembrerebbe palese che con la stessa ricetta si possa ottenere lo stesso piatto effettivamente non è così, tutto dipende dal cuoco. I cuochi della Star, che tra l’altro sono i dimissionari di Mangazine, hanno saputo offrire un menù di tutto rispetto.
I tre fumetti presentati (“Squadra speciale ghost’‘ di Masamune Shirow, “3×3 occhi” di Yuuzoo Takada e “Oh mia dea” di Koosuke Fujishima), non parlerò questa volta del racconto originale di “Dirty pair“, si basano molto sul testo (a es. “Squadra speciale Ghost ha una descrizione così maniacale e ipertecnologica della sua ambientazione futuristica che ci obbliga a leggerlo con molta cura e costantemente concentrati per cogliere tutti i particolari della storia così piena di hackers e bioroidi) oltre che sull’azione.
Per leggerla, quindi, si mette più dei soliti dieci minuti e inoltre le storie occupano quasi trenta pagine ciascuna e addirittura cinquanta il fumetto di Shirow, il che ci permette di appassionarci ancora più alla vicenda.
Come conclusione non posso che fare un augurio di non perdersi per strada e spero che la rivista si sappia evolvere come ben si preannuncia. Lasciate che gli altri si perdano nelle monografie eterne ed acritiche.
KEN PARKER MAGAZINE #1/2
di Maurizio Pustianaz
Finalmente dopo tanti anni d’attesa e qualche apparizione su Comic Art (storie poi ristampate su volume dall’ISOLA TROVATA) Ken Parker l’antieroe più umano di tutto il fumetto italiano è tornato fra noi con una nuova iniziativa editoriale.
Seguendo cronologicamente le sue vicende si concludono ogni numero come ormai era la sua formula più che sperimentata nei 59 numeri usciti per la Bonelli, allora CEPIM. Ken continua a scappare inseguito dagli uomini della Pinkerton e come al solito ogni storia è ricca di azione, riflessione e umanità a piene mani.
Il personaggio negli anni è maturato molto e con lui l’abilità di Berardi vero poeta e fine analizzatore dell’animo umano.
Ogni personaggio che gravita intorno a Ken non è mai stato un comprimario qualunque, la vicenda si svolge sempre su diversi piani narrativi e ogni punto sviluppato si ricongiunge con gli altri per creare una storia-matrioska: un racconto dentro il racconto. Ken ancora prima che personaggio, è uomo (sottolineato) e come tale ha dei principi e delle regole e un mondo con cui confrontarsi esattamente come noi.
Forse è per questo che il lettore è portato a condividere ciò che lui vive provando emozioni vere (sottolineato). Ken è tornato fra noi e tutto il resto non conta.
Prima di congedarmi vorrei sottolineare che insieme a Ken possiamo trovare in ogni numero un racconto dall’ambientazione non necessariamente western e “il monaco pazzo”, fumetto di Khao Vink vietnamita abitante a Liegi che ci presenta una storia avvincente (naturalmente la scelta di questo e del racconto è stata dettata dal gusto degli autori e dei collaboratori di Ken Parker) che ha come punti cardine: il figlio di un signore locale dedito alla droga e all’omicidio, una ragazzina inseguita da questo e tre monache che aiutano la malcapitata nella sua fuga.
Vorrei farvi notare anche il prezzo: per 3500 lire potete acquistare 100 pagine di emozioni, avventure e sensibilità.
L’INTERO NUMERO QUATTRO DI FUMETTOMANIA
LO POTETE VISUALIZZARE E SCARICARE DAL SITO DALL’APP HyperComix
NOTE EXTRA
FUMETTOMANIA INDEX 1990 -2021





