Dialettica della Diversità nei Fumetti di Supereroi Statunitensi fino ai primi Anni del XXI Secolo

6
405

Dopo l’intervista a Philip Craig Russell, a cura di Filippo Marzo, dopo la pubblicazione del Comunicato stampa del Progetto-Tributo a Gianni Rodari, a cura del trio Chiaramonte-Benenati-Mazzotta, dopo il primo intervento critico sull’universo Eternauta, di Damiano Gallinaro

ECCO UN ALTRO NUOVO PROGETTO
la pubblicazione di una Tesi di Laurea!

Sarà Cesare Giombetti a guidarci in questo viaggio nel quale scopriremo la Dialettica della Diversità nei Fumetti di Supereroi Statunitensi fino ai primi Anni del XXI Secolo.

Mario Benenati
Curatore del web magazine Fumettomania


INTRO

Questa Tesi di laurea, riveduta e aggiornata per l’occasione, Cesare l’ha pubblicata qualche anno fa nel sito di La Zona Blu (della Luna), che si ringrazia.
Questo è il link: https://www.blue-area.net/dialettica-della-diversita a beneficio di chi volesse leggere la Tesi tutta d’un fiato senza aspettare la pubblicazione a puntate.

Logo del sito La Zona Blu (della Luna)

Qui troverete invece una edizione ulteriormente rinnovata, a beneficio di una fruizione più agevole.

Le tesi si compone di una premessa, di quattro capitoli e della Bibliografia, che pubblicheremo come indicato di seguito.

Indice


cover di fantastic four #1 (agosto-novembre 1961)

Tesi di Laurea:

Dialettica della Diversità nei Fumetti di Supereroi Statunitensi fino ai primi Anni del XXI Secolo

di Cesare Giombetti

Premessa

Si è scelto, in questo lavoro, di indagare il mondo del fumetto, in particolare di quello statunitense e dei supereroi dagli anni ’60 ai giorni nostri, non avendo la pretesa di occuparsi di un’eventuale valenza estetica pura del fumetto stesso, ma piuttosto, del senso estetico-sociologico dei contenuti di queste opere. Si da, qui, abbastanza per scontata, e si rimanda ad altre sedi per eventuali discussioni su questo argomento, la valenza sociologica del fumetto di supereroi statunitense.

Si citano a favore di questa tesi solo due fatti: il largo consumo del prodotto fumetto da parte del pubblico giovanile (e non solo) statunitense, che sfocia, poi, in particolare nel nostro caso, in una vasta conoscenza, da parte della massa statunitense, dei mondi fantastici ideati dalle due maggiori case editrici che si sono occupate del fumetto che qui trattiamo (Marvel Comics e DC Comics); il fatto che, nel 1954, sia stato pubblicato un famoso saggio – che avrebbe poi portato all’unico momento di crollo del mercato supereroico – da parte dello psichiatra Fredric Wertham, intitolato Seduction of the innocent, che «aveva accusato i comic books di sedurre ragazzi innocenti e di portarli sulla cattiva strada» (Meo, Roma, 2003, p. 5).

cover della prima edizione di Seduction of the innocent, di Fredric Wertham,

La premessa è che dunque i fumetti statunitensi fossero così diffusi da essere uno specchio dei tempi, rappresentativi dunque della società, e trasformantisi con essa.

A conferma, citiamo alcune testimonianze: «Che le comic strips vengano lette, almeno negli Stati Uniti […] dagli adulti più che dai ragazzi, è fenomeno assodato; che dei comic books vengano prodotti circa un miliardo di copie all’anno nei soli Stati Uniti, ci è rivelato dalle statistiche […]. Che infine questa letteratura di massa ottenga una efficacia di persuasione paragonabile solo a quella delle grandi raffigurazioni mitologiche condivise da tutta una collettività, ci viene rivelato da alcuni episodi altamente significativi. […] Si pensa […] a casi in cui tutta l’opinione pubblica ha partecipato istericamente a situazioni immaginarie create dall’autore di comics come si partecipa a fatti che toccano da vicino la collettività» (Eco, Milano, 1964, p. 226-7).

una striscia di Dagwood e Blondie

«Ci sono innumerevoli […] esempi: quando Dagwood e Blondie (famosi protagonisti dei comics, N. d. R.) non sapevano decidersi sul nome del loro secondo bambino, più di quattrocentomila lettori si offersero di risolvere il loro dilemma; […] Milton Caniff ebbe l’audacia senza precedenti di uccidere un personaggio dei fumetti (Raven Sherman) e fu assalito dai lettori infuriati che manifestavano la loro violenta indignazione per la sua sfrontatezza» (Manning White e Abel, 1966, Milano, p. 11).

Milton Caniff ebbe l’audacia senza precedenti di uccidere un personaggio dei fumetti (Raven Sherman) . Ecco la sequenza che ispirò la morte Gwen Stacy

«Quando fu rivelato al pubblico degli anni ’30 che Joe Palooka (famoso personaggio dei comics, N. d. R.) si manteneva in forma mangiando formaggio, le vendite di questo latticino aumentarono in modo così impressionante che l’Istituto Caseario Nazionale incoronò in segno di riconoscenza il creatore di Palooka, Ham Fisher, “Re del Formaggio per il 1937″» (ivi, p. 28).

Cover dell'albor n. 20 di Joe Palooka

Assunta questa tesi, quindi, la prima scelta metodologica è stata quella di occuparsi solo di quelle che oggi sono definite case madri, ovvero Marvel e DC, le due case editrici più grandi (e molto lontane dalle altre in termini di vendite) se parliamo di fumetto di supereroi. Abbiamo scelto proprio queste, e non altre (le cosiddette indipendenti), poiché le riteniamo più rappresentative dal punto di vista sociologico.

I motivi sono i seguenti:

le case madri raggiungono un pubblico più vasto; interessano, per l’età, un target più ampio; accettano il Comics Code Authority, ovvero l’organo della censura, e parlano, dunque, solo di ciò di cui si può parlare (ricordiamo – solo per far capire quale fosse il grado di censura – e, di conseguenza, il livello di intelligenza degli autori nel saper parlare di temi scottanti anche in questo contesto – che, negli anni ’60, era proibito disegnare i capezzoli nei petti maschili nudi).

il bollino del Comics Code Authority,

Sempre in quest’ottica, la maggior parte delle parole sarà spesa per parlare della Marvel, in quanto inventrice ufficiale del mondo dei “supereroi con superproblemi” e, in particolare, di quello del supereroe diverso ed emarginato.

È importante chiarire, dal punto di vista del metodo bibliografico, che la letteratura saggistica sul fumetto di questo tipo, almeno in Italia, è sufficientemente scarsa e frammentaria. Spesso, preziose informazioni filologiche pervengono all’appassionato tramite le risposte dei redattori nella pagina della posta degli stessi fumetti. Molto di questo lavoro è stato compiuto basandosi direttamente sui fumetti letti in trent’anni di passione specifica e sulle informazioni di cui sopra.

Coerentemente, la bibliografia di questa tesi sarà composta da testi filosofici, saggi di estetica, opere sociologiche e altre specifiche che trattano il fumetto in particolare, ma la maggior parte delle fonti proverrà da specifici dialoghi o monologhi del fumetto e, soprattutto, dal maxi-testo composto dai vari mondi inventato dalle diverse case editrici. Si tratterà, quindi, di un testo organico, di cui probabilmente nessuno ha potuto leggere tutto, perché si tratta di tantissime serie nel corso di tantissimi anni. Ogni lettore, quindi, fruisce di una parte di questo organum, cogliendone, bergsonianamente, l’intera essenza (del mondo fittizio nel quale sta entrando e dell’eroe specifico di cui sta leggendo le storie).

Cover dell'albo Journey into Mystery #79

Dal punto di vista metodologico, dunque, si seguirà la scia dell’antropologo Geertz, che, per primo, in maniera decisa e radicale, ha proposto «l’estensione dell’idea di testo al di là del materiale scritto, e perfino al di là di quello verbale» (Geertz, Bologna, 1998, p. 431). Egli dichiara, infatti, che quest’idea «non è poi una grande novità», ma denuncia il fatto che non sia ancora «teoricamente sviluppata» (ibidem) e che «il corollario più profondo […] secondo il quale le forme culturali possono essere trattati come testi, come opere dell’immaginazione costruite con materiali sociali, deve ancora essere sfruttato sistematicamente» (ibidem). Si cercherà, infatti, di seguire i percorsi indicati dal sociologo Lowenthal che si augura che un giorno «l’interpretazione del ruolo sociale dei prodotti della letteratura artistica e non artistica potrà essere ricondotta ad una unica formulazione teorica» (Lowenthal, Napoli, 1977, p. 29), di Manning White e Abel [1966] che affermano che il vero autore del fumetto sia il pubblico e che, invece di un messaggio, i comics contengano l’immagine riflessa dei loro lettori, diventando, così il teatro popolare delle masse americane, ma anche di Eco (1964) che si chiede quanto un fumetto possa essere un quotidiano e corrosivo pamphlet e quanto, invece, non svuoti le situazioni e le sdrammatizzi in maniera qualunquistica.

Riportiamo, al riguardo, uno stralcio di Apocalittici e integrati che ben riflette la peculiarità dell’espressione artistica basata sul fumetto. A sua volta Eco riporta e commenta un’intervista ad Al Capp, creatore di Li’l Abner, uno dei fumetti più famosi d’America.

«”Il fumetto è il più libero dei mass media”, dice. Infatti l’autore non è sottoposto alla tirannia dello sponsor televisivo, i condizionamenti tra cui si muove sono molteplici, ma nessuno è abbastanza tirannico. Così l’autore è totalmente libero di esprimersi al proprio pubblico ogni idea che gli passi per la testa. Certo ha alcuni limiti: anzitutto deve fare in modo “che l’idea sia affermata in modo abbastanza chiaro che possa essere compresa dal più gran numero di persone”. Ma questa condizione non cambierà totalmente l’idea da esprimere?»

(Eco, Milano, 1964, p. 179).

Copertina del saggio Apocalittici e integrati di umberto Eco.

Concludiamo questa introduzione metodologica con uno stralcio di Benjamin che sintetizza efficacemente lo spirito che sta alla base di questo lavoro, cioè il ritorno, col fumetto, ad un’arte dell’oggetto (come nella biblia pauperum o nella poesia pre-islamica o nel teatro di burattini giapponese) e non del soggetto (come nell’arte romantica o post-romantica). L’opera non è più, quindi, un’intuizione soggettiva che, secondo Croce, perde la sua essenza con la «comunicazione, cioè la trascrizione tecnica del prodotto artistico – spirituale – in qualcosa di “oggettivo” o materiale» (Restaino, Torino, 1991, p. 204) e non è più valido l’impianto hegeliano secondo il quale, «poiché l’Assoluto è spirito e non materia, una raffigurazione sensibile non potrà mai pervenire al giusto modo di realizzare l’autocoscienza, o autoconoscenza, o libertà, dello Spirito assoluto» (ivi, p. 139). L’opera d’arte (ri)diventa un’opera dell’oggetto. È il fruitore, cioè, a decidere, di fatto, cosa debba essergli raccontato.

È, dunque, pertinente, a nostro avviso il commento di Benjamin, secondo il quale «la distinzione tra autore e pubblico è in procinto di perdere il suo carattere sostanziale […]. Il lettore è sempre pronto a diventare autore. In quanto competente di qualcosa, poiché volente o nolente lo è diventato nell’ambito di un processo lavorativo estremamente specializzato – e sia pure anche soltanto in quanto competente di una funzione irrisoria – ha accesso alla schiera degli autori» (Benjamin, Torino, 1966, p. 36).

In sintesi, la rivoluzione (o meglio reazione, contro-rivoluzione nei confronti dell’approccio autoriale post-romantico che ormai identifichiamo come unico possibile) di questo tipo di fumetto popolare, è quella di riportare l’autore al ruolo di cantastorie che si fa voce delle esigenze del pubblico, racconta ciò che il pubblico si attende. Il pubblico diventa soggettista involontario del fumettista sceneggiatore e dunque le storie devono rappresentare i cambiamenti della società, per stare al passo con le esigenze del pubblico che chiede che, tramite la trasfigurazione in storie di eroi e supereroi, si racconti la loro storia.

Gli X-Men la prima formazione di supereroi 'diversi' della Marvel

In questo senso, il fumetto di supereroi, negli anni ’60, fu una svolta notevole rispetto ai fumetti statunitensi precedenti. Grazie a una maggiore consapevolezza di questo meccanismo, si fece ancor più rappresentativo della società che in quell’epoca cambiava notevolmente, soprattutto a proposito del tema in oggetto, ovvero la diversità.

Nei prossimi capitoli analizzeremo l’andamento dialettico del tema della diversità applicato ai diversi eroi e periodi.

Fine Premessa

1 – CONTINUA, fra 15 giorni


Bibliografia

  • BENJAMIN, W. 1955 Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit, Frankfurt am Main, trad. it.: “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, Torino, Einaudi, 1966.
  • BRADY, M. 2002 Marvel Encyclopedia, vol. 1, New York, Marvel Comics.
  • DISTEFANO, G. 2005 Silver Surfer, relazione per l’esame di Letterature Comparate II, A. A. 2005/6, Università di Cagliari, Corso di Laurea in Lettere, inedita.
  • DRAKE, A. 1963 My Greatest Adventure n° 80, New York, DC Comics
  • ECO, U. 1964 Apocalittici e integrati, Milano, Rizzoli.
  • GABILLET, J. P. 1994 Cultural and Mythical Aspects of a Superhero: The Silver Surfer 1968-1970, in “Journal of Popular Culture” vol. 28, Michigan, Michigan State University, Department of Writing, Rhetoric and American Culture.
  • GEERTZ, C. 1973 The Interpretation of Cultures, New York, , trad. it.: “Interpretazione di culture”, Bologna, Il Mulino, 1998.
  • GERBER, S. (A) 1976 Defenders n° 39, trad. it. in: “I Difensori” n° 5, Milano, Editoriale Corno, 1979.
  • GERBER, S. (B) 1976 Defenders n° 40, trad. it. in: “I Difensori” n° 6, Milano, Editoriale Corno, 1979
  • KIRBY, J. 1971 The New Gods n° 5 e 10, trad. it. in: supplemento a “JLA” n° 12, Roma, Play Press Publishing, 1999.
  • KIRBY, J. 1975 Kamandi n° 36, trad. it. in: “Kamandi” n° 31, Milano, Editoriale Corno, 1978.
  • LEE, S. 1967 Spider-Man No More!, in “Spider-Man Collection” n° 13, Modena, Marvel Italia, 2006.
  • LEE, S. 1969 The Silver Surfer n° 3, trad. it. in: “Play Book” n° 4, Nepi, Play Press, 1990.
  • LOWENTHAL, L. 1968 Literature, Popular Culture and Society, Palo Alto, trad. it.: “Letteratura, cultura popolare e società”, Napoli, Liguori, 1977.
  • LUCA EVANGELISTA I D.C. Vangelo secondo Luca, in: “La Bibbia”, Cinisello Balsamo, Edizioni Paoline, 1993.
  • MANNING WHITE, D. E ABEL, R. H. 1963 “Introduzione: i fumetti e la cultura americana” in The Funnies, trad. it.: “Il fumetto e l’ideologia americana”, Milano, Bompiani, 1966.
  • MANTLO, B. 1986 Alpha Flight n° 35, in “Gli incredibili X-Men” n° 26, Bosco, Edizioni Star Comics.
  • MEO, F. 2003 Le storie, in “I classici del fumetto di Repubblica” n° 8, Roma, Gruppo Editoriale l’Espresso.
  • MEO, F. 2003 Chi sono gli X-Men, in “I classici del fumetto di Repubblica” n° 12, Roma, Gruppo Editoriale l’Espresso.
  • MILLER, F. 1982 Daredevil n° 189 e 191, trad. it. in: “I Classici del fumetto di Repubblica” n° 8, Roma, Gruppo Editoriale l’Espresso, 2003.
  • MILLER, F. 1986 Batman, The Dark Knight Returns n° 2, trad. it. in: “I Classici del fumetto di Repubblica Serie Oro” n° 23, Roma, Gruppo Editoriale l’Espresso, 2006.
  • MOORE, A. 1986 Watchmen n° 1, trad. it. in: “I Classici del fumetto di Repubblica Serie Oro” n° 26, Roma, Gruppo Editoriale l’Espresso, 2005.
  • MOORE, A. 1988 V for Vendetta, trad. it. in: “V for Vendetta”, supplemento a “XL”, marzo 2006, Roma, Gruppo Editoriale l’Espresso, 2006.
  • NIETZSCHE, F. 1882 Die fröhliche Wissenscaft, trad. it. in: “Opere 1882/1895”, Roma, Newton Compton, 1993.
  • NOCENTI, A. 1989 American Pie, trad. it. in: supplemento a “Play Book” n° 11, Nepi, Play Press, 1991.
  • O’ NEIL, D. (A) 1992 Green Lantern/Green Arrow n° 5, trad. it. in: “Play Book” n° 24, Nepi, Play Press, 1992.
  • O’ NEIL, D. (B) 1992 Green Lantern/Green Arrow n° 6, trad. it. in: “Play Book” n° 24, Nepi, Play Press, 1992.
  • RESTAINO, F.1991 Storia dell’estetica moderna, Torino, UTET.
  • SCATASTA, L. 1991 Jack Kirby il monarca, in “Star Magazine” n° 6, Bosco, Edizioni Star Comics.
  • SCATASTA, L. 1992 Volo Alfa, in “Gli incredibili X-Men” n° 26, Bosco, Edizioni Star Comics.
  • SIEGEL, J. 1942 Superman n° 15, trad. it. in: “Superman dagli anni 30 agli anni 70”, Milano, Milano Libri, 1990.

BIOGRAFIA/BIOGRAPHY

Cesare Giombetti

Laureato a Cagliari nel 2006 in Lingue e Culture europee ed extraeuropee con una tesi sul tema della diversità del supereroe nel fumetto statunitense. È stato responsabile editoriale Green Comm Services. Si occupa da anni di traduzione dall’inglese e diffusione del fumetto statunitense in Italia. Ha tradotto Bloody Mary di Ennis (2008), L’ira dello spettro di Fleisher (2008), JSA Classic 5 di Thomas (2009) per la Planeta DeAgostini, tradotto e curato le pubblicazioni Archivi del fumetto 1-2-3 (Daniele Tomasi Editore) e co-tradotto Cruel and unusual di J. Delano (2012, Green Comm Services).

Si è occupato inoltre della cura editoriale di 2020 Visions di Delano (2011, Green Comm Services). Ha curato la rubrica “Seriali sul serio”, sull’uso del seriale come strumento narrativo, per la rivista Continua… (2010/11, Daniele Tomasi Editore). È stato ideatore e organizzatore della rassegna di incontri con autori e operatori del fumetto Crêpes Dessinées, che si è tenuta a Cagliari fino al 2011 raggiungendo le 5 edizioni annuali. Attualmente, nel poco tempo libero a disposizione tra un cambio pannolino e l’altro (non perché nel frattempo sia invecchiato così tanto da diventare incontinente) scrive qualche breve saggio sul fumetto per Fumettomania, per European Comics Journal, traduce libri, London Macabre di Savile e un libro di ricette e si è anche dato alla scrittura di un radiodramma, Problems , ed all’attività di agente letterario. Per Dana editore sarà  infatti pubblicato il primo romanzo di J. Delano.