Chiudiamo anche il mese di ottobre con due articoli breve tratti sempre dal n. 10 della nostra fanzine cartacea (che risale a dicembre del 1997).
Stavolta la parola, anzi la penna, passa al barcellonese Lucio sottile, che era un “divoratore” di fumetti boneli e che scrisse nell’estate el 1997 due testi su due nuove serie Bonelli: Napoleone e Magico Vento (di quest’ultimo a giorni esce in edicola una nuova miniserie, NdR), che iniziavano il loro percorso editoriale proprio in quei mesi.
Buona lettura
Mario Benenati, curatore del sito Fumettomania Factory Magazine
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Il sommario del n. 10 è riportato di seguito
- 3 Fu vera gloria?… Meglio le edicole o le librerie? – di Mario Benenati
- 4 Comic Art ritorna in edicola – di Mario Benenati
- 4 Dago. Le avventure di Cesare Renzi – di Domenico Cutrupia
- 6 Selen, dalla TV al fumetto – Intervista di Gianluca Piredda
- 6 Passeggiate nei boschi – di Ambrogio Isgrò
- 8 Martha Washington, Goes to war – di Salvatore Bonanzinga
- 9 Nato morto: arriva. il vampiro del 2000! – di Michele Ginevra
- 10 Portfolio – vari autori esordienti
- 12 Napoleone parte bene – di Lucio Sottile (pubblicato oggi)
- 12.Eppure sento che soffia – di Lucio Sottile (pubblicato oggi)
- 13 Mangasaurus Rex – di Ambrogio Isgrò
- 14 Gianluca Piredda presenta Whinny – di Jacopo Bonistalli
- 14 Memo Comics – di Mario Benenati
- 16 Schizzo Presenta (anno 1997) – di Mario Benenati
- 16 Primi dieci del cuore – di Domenico Cutrupia
- 17 Ade Capone – Intervista di Gianluca Piredda
- 18 Lucca e Roma, breve reportage – di Michele Ginevra
- 18 Sulle Tracce di Fumettomania di Mario Benenati
- 19 Internet e dintorni, notizie dal mondo dei fumetti – di AA.VV.
Napoleone parte bene
di LUCIO SOTTILE (novembre 1997)
E parte proprio bene questo Napoleone Di Carlo, uno dei personaggi più eccentrici che abbia mai messo piede in casa BONELLI, salvo forse Ken Parker e Judas.
Intendiamoci: Bonelli, nella classica introduzione, ha scritto di non ricordare nessun altro eroe dei comics con il quale Napoleone abbia qualcosa in comune, ma se vi chiedo di pensare ad un ex poliziotto neanche tanto bravo che abita in un qualche paese di un Europa dal volto onirico e singolare, e collabora con la polizia per risolvere casì misteriosì, a voi non viene mica in mente un certo Dylan Dog?
Pure, nonostante questo, Bonelli ha ragione, Napoleone é completamente diverso dall’indagatore dell’incubo e dagli altri suoi colleghi bonelliani. Solo Martin Mystére, forse ha davvero qualche caratteristica in comune con lui, tra le quali il vizio del fumo e un naso che in entrambi i casi farebbe destare l’invidia di Cyrano.
Napoleone, comunque, é un individuo a metà strada fra l’uomo comune (grassoccio, non bellissimo, lavoro comune) e il metapsìchico (basta guardare i suoi angeli custodi per rendersene conto); non é un finto scettico come Dylan Dog o Martin Mystére, ma neanche un mistico alla Magico Vento.
E piuttosto, come sì definisce lui stesso, “una Sentinella che sorveglia il confine tra quello che c’é e quello che vogliamo vedere”, e che vive questo compito come un comune uomo addestrato a farlo. Non so sé sì é capito, ma finora Napoleone é l’unico fumetto che non mi abbia deluso, non foss’altro perché mentre scrivo siamo a novembre, e sono usciti solo due numeri, “L’occhio di vetro” e “Il cavaliere senza nome” (effettivamente mi é sempre piaciuto anche Ken Parker, ma girano brutte voci su una Sua imminente chiusura).
Tornando a noi; per quanto riguarda il numero uno, credo proprio che Carlo Ambrosini meriterebbe l’Oscar per la dedizione che ci ha messo nel realizzarlo: tutto da solo ha fatto copertina, soggetto, sceneggiatura e disegni. Che il personaggio é Suo lo si sente: nello sceneggiare Dylan Dog era probabilmente più legato e, nonostante tutto, l’ambiente sembrava lo stesso troppo surreale, mentre qui non ci sì trova nulla di incongruo nel vedere tre personaggi assurdi come Lucrezia, una rossa mozzafiato che non ti arriva al ginocchio, o Caliendo e Scintillone, due così che sembrano usciti’ freschi freschi dal mon-
do di Keko il mago.
Ottimi i dialoghi e anche gli arabeschi del destino, come quello che inizia a pag. 28: se Napoleone non avesse avuto la penna difettosa non avrebbe dovuto cercarne un’altra nel cassetto dove tiene la pistola, Scintillone e Caliendo non gli avrebbero dato l’idea di caricarla e i gemelli Boratto sarebbero probabilmente riusciti a farla franca. Divertenti pure il surreale scoop televisivo sulla gorilla Suicida, e le varie macchiette sparse quà e là nella storia.
Buono anche il secondo episodio, seb- bene credo che Manfredi insista troppo sui problemi d’identità; spero che la qualità non diminuisca più avanti. Del resto Bonelli ha anticipato che sì tratterà di una miniserie divisa in più parti, dunque Ambrosini avrà la possibilità di ricaricarsì ed eviterà di fare storie così, tanto per non Saltare il mese, come capita a volte nelle altre collane.
Riuscirà Ambrosini a non deluderci, o anche Napoleone cadrà nel novero dei personaggi da seguire per la collezione?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Eppure sento che soffia
di LUCIO SOTTILE (novembre 1997)
Ha visto la luce, pochi mesi orsono, uno dei nuovi personaggi della scuderia Bonelli: Magico Vento (l’articolo è del novembre 1997, NdR).
La sua nascita é stata seguita con trepida attesa e qualche apprensione. Gianfranco Manfredi, il “papà” di Magico Vento (al secolo scorso Ned Ellis) ha scritto infatti negli ultimi anni alcune delle migliori e più documentate storie di Dylan Dog, quali “La Morte rossa”, “I giorni dell’incubo” o “La porta dell’Inferno”; ma come sì sarebbe trovato con un personaggio del tutto nuovo e peraltro già preceduto da colleghi illustri?
Tex, ad esempio, cavalca nel Nuovo Mondo già da mezzo secolo, mentre il sentiero del western orrorifico é stato ampiamente battuto dal poco più giovane Zagor TeNay, con cui il nostro ultimo arrivato presenta alcune affinità, a prescindere dal secondo nome, che é una costante per tutti gli eroi di frontiera: Tex Willer é Aquila della Notte, Mark é il Lupo, Ken Parker é noto anche come Chemako e Lungo Fucile, il succitato Zagor é in realtà un certo Patrick Wildings, e così via.
Dicevamo, entrambi i personaggi sono in un certo senso dei rinnegati dai comuni bianchi anglosassoni protestanti; entrambi hanno particolari poteri (Magico Vento é un Uomo Strano, mentre Zagor, lo Spirito con la scure, é consìderato un immortale); entrambi, ancora, sono pragmatici e apparentemente invulnerabili.
In uno scontro fisico tra i due non so chi ne uscirebbe vincitore, ma sul piano della sensibilità ora come ora non c’é competizione; l’uno vanta un bagaglio di esperienze pluridecennale, l’altro invece ha qualcosa di autistico nei suoi comportamenti: che prova emozioni lo sì intuisce, ma c’é molta più sensibilità nel mignolo di Willie Richards (la sua spalla, soprannominato Poe per la sua somiglianza con un certo scrittore del New England) che in tutto Ned Ellis.
Ned, che a detta dello stesso Poe sembra del tutto immune al fascino femminile, sì comporta spesso esattamente come un automa; perfino nelle poche avventure sentimentali il suo atteggiamento ricalca quello dell’eroe greco decantato dall’aedo cieco, è poiché é anche Poe a stupirsene ogni volta, appare ovvio che Manfredi ha volutamente depersonalizzato il protagonista. Ovvio, sì! ma perché lo ha fatto?
Forse Magico Vento, avendo perso la memoria durante il disastro ferroviario, é costretto a ripartire da zero e quindi anche la sua identità sì evolverà man mano eli corso degli episodi, uniti tra loro da un filo di continuità come già accade in Ken Parker e Nathan Never. Spero pro-
prio che sìa così, che più avanti acquisterà una personalità più interessante, perché purtroppo fino ad ora é così piatto, così poco entusiasmante e caratterizzato da sembrare lui il “secondo” di Poe, e non viceversa.
I primi numeri poi, hanno il difetto di essere troppo brevi; chiudere in una gabbia di 94 pagine certi episodi in un fumetto d’avventura é un atto che rasenta il crimine. Consideriamo per esempio “Artigli”: buona l’idea di base, ben caratterizzati i personaggi principali, fine purtropp prematura di Lupo Nero. Per Magico Vento scontrarsi con creature da incubo sarà come per uno di noi andare alla posta a pagare le tasse, ma credo che molti avrebbero preferito saperne di più su quel licantropo: come é nato? quando é nato? perché era cattivo? tornerà? Boh!
Stendiamo intanto un velo pietoso sul terzo episodio, “Lady Cha-rity”, albo così scontato che già dalla prima di copertina si capisce che il colpevole é lei e che anche se apparentemente é morta tornerà a scontrarsi col nostro. Gli albi migliori, invece, sono finora il primo e il quarto, due classìci manfrediani ben piazzati temporalmente e dotati di una trama abbastanza interessante.
Nel quarto, “La bestia”, é simpatico osservare come il metodo induttivo di Poe lo porti sempre a conclusioni errate.
Un difetto di questo episodio, è che il vermone gigante non é il massimo dell’originalità: ricorda i suoi colleghi del pianeta Arrakis, i voraci Chtorr della saga di Gerrold, i centozampe dell’Universo di Nathan Never, etc… del resto un bravo sceneggiatore non é quello che ha l’idea rivoluzionaria, semmai quello che sa cavare una buona storia da un presupposto banale, è in questo campo Manfredi é un maestro, ricorda lo Stephen King dei tempi andati (in “Stagioni diverse”, che cos’è in fondo la novella “Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank” se non la solita storia di un uomo incarcerato ingiustamente?).
L’INTERO NUMERO DIECI DI FUMETTOMANIA
NOTE EXTRA
FUMETTOMANIA INDEX 1990 – 2012
ovvero, tutte le informazioni e tutti i contenuti relativi ai 20 numeri pubblicati della rivista cartacea Fumettomania.