Lo scorso 20 febbraio sono stato contatto, dalla dott.ssa sociologa Tiziana Tarsia in merito ad una iniziativa che si sarebbe svolta a Messina, città che sempre più frequentemente sta dando grande spazio alla cultura ed al Fumetto in particolare.
Dopo il primo articolo dedicato agli incontri del 6 e del 12 marzo, che potete leggere qui , Giorno 7 aprile, presso l’aula magna del dipartimento Cospecs dell’Università di Messina, si è svolto il quarto incontro del ciclo di presentazioni di graphic novel. Il fumetto dal titolo ‘’I disconosciuti. Vivere e sopravvivere al di fuori del sistema di accoglienza’’, realizzato da Francesco Della Puppa, Alessandro Lise, Francesco Matteuzzi, Giulia Storato, Francesco Saresin, è stato introdotto da Tindaro Bellinvia, sociologo. Il tema principale del graphic novel è l’immigrazione, in particolare si preoccupa di testimoniare e dar voce a tutte le persone che sono ritenute come una presenza marginale nella società.
Ecco l’intervista, alla fine dell’incontro, a Francesco Della Puppa, sociologo dell’Università di Venezia, a cura delle studentesse Maria Chiara Aiello, Elena Chiappalone, Jessika Quattrone e Maria Chiara Verduci, che ringrazio.
Mario Benenati,
presidente dell’associazione di promozione sociale e culturale Fumettomania Factory APS
RACCONTARE L’ACCOGLIENZA DELLE PERSONE RIFUGIATE TRAMITE I GRAPHIC NOVEL
di Maria Chiara Aiello, Elena Chiappalone, Jessika Quattrone, Maria Chiara Verduci,
studentesse cds Scienze e Tecniche Psicologiche, dipartimento Cospecs (Università di Messina).

Introduzione
Giorno 7 aprile, presso l’aula magna del dipartimento Cospecs dell’Università di Messina, si è svolto il quarto incontro del ciclo di presentazioni di graphic novel. Il fumetto dal titolo ‘’I disconosciuti. Vivere e sopravvivere al di fuori del sistema di accoglienza’’, realizzato da Francesco Della Puppa, Alessandro Lise, Francesco Matteuzzi, Giulia Storato, Francesco Saresin, è stato introdotto da Tindaro Bellinvia, sociologo.
Il tema principale del graphic novel è l’immigrazione, in particolare si preoccupa di testimoniare e dar voce a tutte le persone che sono ritenute come una presenza marginale nella società.
Alla presentazione sono intervenuti studenti universitari, studenti del Centro provinciale per l’istruzione degli adulti (CPIA), giovani con esperienza di migrazione forzata, operatori sociali e insegnanti. vi è stato un dibattito con i presenti che hanno espresso ognuno la propria opinione o pensiero. In particolare, grazie a questo incontro si è potuto riflettere sulla difficoltà e sulla reale esperienza che vivono le persone richiedenti asilo in Italia al momento in cui escono dai sistemi di accoglienza.

Alla fine dell’incontro, abbiamo avuto la possibilità di intervistare Francesco Della Puppa, sociologo dell’Università di Venezia.
1) Cosa l’ha spinta a raccontare i risultati della sua ricerca proprio attraverso un graphic novel e non con un saggio tradizionale? Che potenzialità ha visto in questo formato?
Da un lato c’è il piacere di fare qualcosa al di fuori di ciò che faccio abitualmente, cioè scrivere nel formato tradizionale. Mi appassionava, mi ha appassionato molto, e quindi ho intrapreso questa esperienza utilizzando un linguaggio non so se più creativo, ma sicuramente diversamente creativo. C’è anche un po’ di narcisismo, nel senso che ci si mette un po’ in mostra, ma soprattutto è stato il piacere di sperimentare. Tuttavia, il vantaggio è che anche i non specialisti del settore – nel mio caso, della sociologia delle migrazioni – possono comprendere i fenomeni trattati.
Ad esempio, possono capire meglio le dinamiche migratorie tra Bangladesh, Italia e Londra o nel caso del mio libro sui richiedenti asilo esclusi dal sistema di accoglienza. Un altro vantaggio, che all’inizio ho faticato a cogliere, è che – se si è abili – si riescono a dire molte cose con poche parole.
2) Quanto tempo ha impiegato a raccogliere le storie raccontate nel libro? E come ha costruito un rapporto di fiducia con le persone coinvolte?
Nel libro che ho presentato, i dati sono stati — tra virgolette — raccolti, o meglio costruiti, nell’arco di due anni. Io ho partecipato da una certa distanza, coordinando più che conducendo sul campo. Coordinavo Giuliana, antropologa di Messina, con cui avevamo avviato il progetto che avevo vinto e finanziato. A volte ho partecipato anche io, ma il lavoro principale lo ha svolto lei. Quando Giuliana ha ottenuto un incarico a Messina, il testimone è passato a Giulia — anche autrice del fumetto.
La ricerca è durata due anni: iniziata da Giuliana Sano e portata avanti da Giulia Strato. Io ho continuato a coordinare, supportare nell’analisi e contribuire alla costruzione della fiducia, fondamentale nelle ricerche etnografiche. Giuliana, e poi soprattutto Giulia, hanno trascorso molto tempo con richiedenti asilo e protezione internazionale fuori dal sistema di accoglienza, visitandoli negli insediamenti informali, nei parchi e chiacchierando a lungo con loro.
Si è creato un ribaltamento curioso: l’intervistatrice — bianca, italiana, accademica — era in posizione di privilegio rispetto ai migranti, spesso con permessi precari e provenienti dal Sud globale. Però questo squilibrio si è riequilibrato nel quotidiano: erano loro a spiegare a Giulia come orientarsi nella città, facendole da “tutor”. Questo ha attenuato l’asimmetria e contribuito alla buona riuscita della ricerca.
3) Ci sono scelte stilistiche – uso del colore, del tratto, del vuoto – che hanno un significato preciso in relazione al tema del disconoscimento?
Aggiungo una cosa che c’entra relativamente con la domanda, ma che ritengo importante. Uno dei protagonisti del fumetto — oltre ad “Anna”, pseudonimo della ricercatrice, e ai disconosciuti, ovvero richiedenti asilo o protezione internazionale fuori dal sistema di accoglienza — è la città dove si è svolta la ricerca. Parlo della città perché, a differenza de La linea dell’orizzonte, dove i colori di Londra erano più freddi ma meno “crepuscolari”, qui i toni sono crepuscolari fin dalla copertina. Questo riguarda sia la ricerca che la narrazione, dove il tempo — giorno e notte — ha un’importanza significativa. Lo spazio verde vicino al fiume, con edifici firmati da un architetto celebre, diventa rifugio notturno per i disconosciuti.
Dopo giornate tra servizi a bassa soglia — mensa, docce pubbliche, lavori occasionali come la raccolta della frutta — tornano lì, dove non disturbano e non vengono disturbati. Quando raccontano il passato, si inseriscono flashback sul viaggio migratorio, il periodo nei Paesi di origine o tappe in Italia, come la raccolta stagionale nel nord. Per queste sequenze abbiamo usato toni seppia: non bianco e nero, ma una colorazione che comunica subito — anche visivamente — che si tratta di ricordi, come già in La linea dell’orizzonte.
4) Come avete scelto di raccontare l’immigrazione attraverso il mezzo del fumetto? Ci sono particolari vantaggi nel farlo rispetto ad altri format.
Nel fumetto si possono fare grandi salti avanti e indietro nel tempo e nello spazio, e questo permette di mostrare e analizzare sia fenomeni storici e strutturali – che sono alla base delle migrazioni internazionali contemporanee – sia le traiettorie individuali delle persone. Il fumetto rende facile rappresentare tutto questo, anche grazie a strumenti visivi come l’uso di palette di colori diverse per distinguere i momenti del presente, del passato remoto o recente: così, già a colpo d’occhio, il lettore capisce il contesto temporale del racconto. E lo stesso vale per lo spazio: si possono rappresentare spostamenti, mobilità, la molteplicità delle traiettorie migratorie che una persona – o più persone – possono attraversare.
In questo senso, il fumetto è un mezzo molto versatile: permette di tenere insieme sia i grandi processi storici e sociali, cioè i fattori macroscopici, sia le traiettorie individuali e biografiche, nella loro complessità, intrecciando tempi e spazi diversi in modo efficace e leggibile.
Il prossimo incontro
Il prossimo incontro si terrà giovedì 8 maggio presso l’istituto di istruzione superiore F. Bisazza alle ore 10.00. Verrà presentato il fumetto dal titolo “Pancreas. Biografia a fumetti di un organo” di V. Moretti, S. Ratti, A. Cucchetti, C. Fabbri (autori) e M. Farinella, F. Rossi, P. Zanghè e E. Anderle (illustratori).