In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne pubblico questo testo che avevo preparato nel 2021 per la fase finale del progetto Leggere e creare il graphic journalism, dedicato a Cinzia Ghigliano, pluripremiata autrice di fumetti, e non solo, nonché autrice di statura internazionale.
Il testo approfondisce, così come l’intervista che realizzammo all’autrice, il 29 maggio 2021 (in modalità in remoto), un suo fumetto che mi ha colpito per il tema trattato, uno dei primi casi di femminicidio accertati in Italia, e per la scelta stilistica dell’autrice, ed anche due altre opere molto importanti che hanno come protagoniste delle donne forti e coraggiose, molte legate all’arte (Vivan Meir e Tina Modotti)
Il Mistero dell’Isolina vi assicuro che è un gran bel umetto, su un tema terribile e attuale.
Spiace che da due anni questo fumetto viene inserito nel nostro progetto di lettura, approfondimento ed incontro con l’autore, sia per le classi di terza media, sia per gli Istituti Superiori, e nessun Dirigente (ne nella nostra città, ne dell’hinterland messinese) lo abbia scelto.
Mario Benenati,
responsabile del Sito Fumettomania Factory Magazine
LEGGERE E CREARE IL GRAPHIC JOURNALISM
INCONTRO CON L’AUTRICE CINZIA GHIGLIANO
Il Mistero dell’Isolina, ed altre storie di Donne
di Mario Benenati
Ho conosciuto i lavori di Cinzia Ghigliano negli anni ‘90 (del secolo scorso), sulle pagine di una rivista di fumetti, chiamata Comic Art, in un fumetto chiamato Solange: una donna intraprendente e coraggiosa nel Venezuela d’inizio secolo (XX), nato sulle pagine della rivista Corto Maltese e in seguito pubblicato sulla rivista Comic Art, appunto, ed altre testate. Le sue storie (in tutto sei) sono state di volta in volta raccolte in volume e pubblicate anche all’estero (soprattutto in Francia).
Di quelle storie mi colpirono, oltre le tematiche, i colori ed i visi dei personaggi. Ricordo che l’autrice aveva anche vinto il prestigioso “Yellow Kid, nel 1978 al Salone del Fumetto di Lucca e nel 1986, con Luca Novelli, il premio Andersen per la divulgazione scientifica a fumetti, per bambini (Storia della chimica a fumetti, La biologia a fumetti, da Aristotele al DNA).
Negli anni ‘90, ad una ad una, tutte le riviste di fumetti chiusero, il fumetto d’autore ebbe un momento di crisi in attesa che negli anni duemila riprendesse “vita” grazie ad innumerevole proposte, con i libri che comunemente chiamiamo graphic novel e con tanti nuovi editori.
<<Per 20 anni ho fatto fumetti. Ma la crisi del settore di fine anni ’90 mi ha portato a illustrare libri e a dipingere. Amo troppo “giocare” con il disegno e il colore, credo che non smetterò mai.>> così ha affermato l’autrice in un’intervista pubblicata sul quotidiano La Stampa lo scorso 19 gennaio 2021.
Quella di fumettista non è la sua sola attività; si dedica infatti attivamente anche all’illustrazione, prevalentemente di libri per l’infanzia).
Ha illustrato libri per bambini per i più importanti editori (Einaudi, Mondadori, Panini, Bompiani e tantissimi altri) e realizzato centinaia di copertine (Piccoli Brividi, Anastasia, Le Baby Sitter).
Come illustratrice collabora con varie case editrici e nel 2003 arriva un nuovo premio: il Caran d’Ache, quale migliore illustratore, quell’anno era stato pubblicato “mamma di pancia, mamma di cuore”, su testi di Anna Genni Miliotti, 32 pagine ricche di immagini (breve nota: questo libro l’abbiamo scoperto, io e mia moglie, nel periodo intercorso tra la decisione deciso di adottare un figlio ed il momento dell’abbinamento vero e proprio, 2012-2014) e la mostra espsitiva sulle poesie dialettali di Ignazio Buttitta.
Caratterizzata da uno stile morbido e delicato, alterna storie realizzate in un semplice b/n a tavole di stampo pittorico.
Leggo dalla sua biografia: << Si dedica con successo anche alla pittura. Mostre monotematiche la vedono esporre in tutta Italia. In questo modo, i versi di Pavese, il dialetto siciliano di Buttitta (2003), i testi che mutano attraverso le differenti traduzioni di Edgar Lee Master, le canzoni di Fabrizio de Andrè, le posture delle donne che variano a seconda dell’autore che stanno leggendo, entrano a far parte del suo immaginario dipinto.
Cinzia Ghigliano inoltre è docente di illustrazione e fumetto presso la Libera accademia d’arte Novalia. >>
Il Mistero dell’Isolina
Io e l’arte di Cinzia Ghigliano ci siamo rincontrati di nuovo nel 2019 quando lessi dell’uscita in volume, per l’editore Comic Out, di una storia del 1980 che era stato uno dei primi esempi in assoluto di Romanzo a Fumetti come fosse un’indagine giornalistica i cosiddetti graphic journalism. Posso affermare, dunque, che l’autrice ed il suo compagno, Marco Tomatis, furono precursori di questo tipo di racconto fumettistico.
Come scritto in maniera chiara ed esauriente nel libro “Il Mistero dell’Isolina”, c’è stato un lavoro di ricerca documentativo notevole relativo agli atti del processo per “diffamazione continuativa a mezzo stampa” che, a Verona nel 1901, vide il tenente dell’esercito Carlo Trivulzio, da una parte, contro l’avvocato e deputato socialista Mario Todeschini, dall’altra parte; e nel mezzo, quasi invisibile la figura di una ragazza, Isolina Canuti, sedotta, uccisa, tagliata a pezzi e gettata nelle acque dell’Adige solo perché era incinta e non voleva abortire. Probabilmente, questo omicidio fu il primo caso di un crimine efferato che oggi viene chiamato “Femminicidio”.
Cinzia per rendere quest’opera quanto più reale si affidò, in particolare, alle illustrazioni che i disegnatori dell’epoca fecero, durante il processo (in quanto erano gli unici che potevano entrare nell’aula), a tutti personaggi di quel processo per conto dei giornali, tra i quali la rivista “L’Illustrazione Italiana”.
L’autrice scelse per questo racconto l’uso del bianco, nero e dei grigi non solo come scelta stilistica per raccontare di un omicidio, ricostruito con gli atti del processo, ma anche per rappresentare la “fotografia” di un’epoca dominata dagli uomini, dal perbenismo, dalle ideologie patriottiche.
LEI. VIVIAN MAIER
Nel 2016 pubblica “Lei. Vivian Maier”, prima collaborazione con Orecchio Acerbo Editore, e vince il premio Andersen quale “miglior Libro fatto ad arte”.
Con delle magnifiche illustrazioniin bianco e nero, e tanti grigi e l’uso tenue del colore, Cinzia racconta, con l’escamotage di farlo “raccontaread una macchina fotografica”, la vita di una ragazza che amava fotografare e viaggiare, i bambini (faceva la tata), e che si ritraeva spesso nelle foto; Vivian era una persona esile, silenziosa, che passava quasi indifferente, come probabilmente sarebbero passate indifferenti le migliaia e migliaia di foto, conservate in varia casse (alcune ancora nei rullini), se non fossero state acquistate all’asta e che la fecero diventare (postuma) famosa.
Le immagini del volume, oltre che restituirci dei volti bellissimi, espressivi, tridimensionali, sono molto dettagliati, raccontano una storia, che associata al testo presente nel libro (ridotto ai minimi termini), rendono il libro una piccola opera d’arte. Come se fosse parte di un “rullino fotografico”, ogni illustrazione è un momento di vita, reso eterno. In ogni scatto (illustrazione) c’è Lei, Vivianm o qualcosa che le appartiene, oltre la fedele macchina fotografica, le sue mani, il suo cappello, i suoi guanti, la sua camicetta, la sua ombra.
Vi consiglio un video che trovate su YouTube con la lettura del libro (https://youtu.be/jvtHsXvJG9s) è molto bello.
C’è una distanza abissale (e non solo temporale) tra questo libro e “l’Isolina”, qui non ci sono gabbie fumettistiche ma “istanti”, momenti di vita immortalati, l’immagine è il racconto stesso.
Facendo delle ricerche sul web ho trovato alcune informazioni interessanti sulla vicenda umana di Vivian Maier:
<< Nel 2007 un appassionato di foto d’epoca, John Maloof, acquistò all’asta per 380 dollari il contenuto di un box, espropriato alla sua proprietaria perché non ne pagava più l’affitto.
Insieme agli oggetti più disparati, Maloof trovò delle scatole con dentro centinaia e centinaia di negativi e rullini da sviluppare. La proprietaria del box, nonché autrice delle fotografie, si chiamava Vivian Maier. Ancora non lo si sapeva, ma stava per nascere una leggenda.>>
Testo estratto da https://illupomangiastorie.blogspot.com/2021/01/lei-vivian-maier.html
La maggior parte delle sue foto sono “street photos” ante litteram e dunque Maier può essere considerata una antesignana di questo genere fotografico. Inoltre, Vivian scattò molti autoritratti, caratterizzati dal fatto che non guardava mai direttamente verso l’obiettivo, utilizzando spesso specchi o vetrine di negozi come superfici riflettenti.
Mentre Maloof faceva le ricerche su Viviana Maier, la stessa era ricoverata in una casa di cura a Highland Park, cittadina poco lontana da Chicago ( in seguito ad un incidente nel quale aveva battuto la testa sul ghiaccio), per volontà dei fratelli Gensburg, con i quali Vivian (dopo essere stata la loro tata) aveva per molto tempo mantenuto un legame andando a visitarli in occasione di matrimoni, lauree e nascite. Nonostante queste affettuose attenzioni Vivian Maier morì dopo poco tempo, il 21 aprile 2009, senza che né lei né i Gensburg sapessero che due anni prima, a causa degli affitti non pagati, il suo box era stato messo all’asta, e prima che John Maloof, che cercava sue notizie e voleva valorizzare la sua opera, potesse trovarla e incontrarla. (Testo estratto da Wikipedia)
LO SPECCHIO DI TINA – Vita e immagini di Tina Modotti
Tina Modotti, nella sua breve vita (morì a 46 anni, nel 1942 in circostanze misteriose) fu migrante, operaia, stilista, modella, attrice, poetessa, moglie, amante, fotografa sociale, esule, tutto questo tra gli anni ‘20 agli anni ‘40 del secolo scorso.
Ma quale fu la vera Tina?
L’autrice Cinzia Ghigliano, ci fornisce sua personale risposta con una biografia sintetica della vita di Tina Modotti che è una delle figure femminili di spicco e più controverse del Novecento (su di lei esiste una ricchissima bibliografia), fu una eccellente fotografa, una brava attrice (di Cinena muto), uno spirito libero, sicuramente una rivoluzionaria (oggi si direbbe attivista) ma, al contempo, anche una vittima.
Il romanzo illustrato punta l’attenzione sui passaggi salienti della sua burrascosa ed avventurosa vita, attraverso gli specchi, più volte raffigurati nelle varie pagine. Guardandosi negli specchi Tina si confrontava con la parte più segreta di sé stessa e trovava le risposte e gli stimoli per affrontare le sfide della vita. Davanti ad uno specchio lei decise di non fotografare e rappresentare più il dolore, perché il dolore lei lo aveva vissuto e lo stava vivendo in quel momento. Lei stesso diventò specchio in cui gli altri osservandola si osservavano.
Il libro approfondisce con una sequenza di illustrazioni stupende, a mio parere, e con un ritmo narrativo molto fumettistico (molte due pagine sembrano dei splash page con due, tre o quattro immagini tra loro legate) la vita di Tina, i suoi sguardi, i suoi amori, le sue lotte e le sue sconfitte.
Il testo critico finale e le immagini fotografiche completano ed esaltano il racconto di Cinzia Ghigliano
In conclusione, questi tre volumi, che raccontano la vita di Isolina Canuti, Vivian Meier e Tina Modotti, sono tre modi diversi (uno crudo e straziante, uno poetico e sensibile, ed uno vigoroso e rivoluzionario) di esprimere il giornalismo disegnato, o graphic journalism, di raccontare cioè storie di persone, di donne (nel caso specifico), sulla base della documentazione esistente, senza filtri se non quelli legati alla sensibilità, alle matite ed ai pennelli di Cinzia Ghigliano, una delle autrici di fumetti italiane più conosciuta ed apprezzata, anche all’estero, che quest’anno festeggia 45 anni di carriera.
Biografia di Cinzia Ghigliano
Cinzia Ghigliano è stata una delle prime fumettiste donne in Italia. In questa veste ha collaborato con importanti testate, come Linus, Corto Maltese e il Corriere dei Piccoli, conseguendo premi prestigiosi come lo “Yellow Kid” a. Lucca Comics.e l“Andersen” per la divulgazione scientifica
Contemporaneamente si è dedicata all’illustrazione, in particolare nell’editoria per ragazzi, lavorando per le principali case editrici italiana, sempre con grande successo, testimoniato dai premi “Gigante delle Langhe” e “Caran D’Ache”. Negli ultimi anni si è molto concentrata anche sulla pittura.
Tra suoi lavori più recenti, i disegni per Le mille e una notte edito da Donzelli e per Lei. Vivian Maier che si è aggiudicato il premio “Andersen 2016” per il miglior libro fatto ad arte.
Quando non disegna o dipinge, insegna illustrazione e fumetto presso la “Libera Accademia D’Arte Novalia
Ultime produzioni
Le mille e una notte, Donzelli editore, Roma, 2016
Io ti salverò. La storia dell’indimenticabile Rin Tin Tin. Anna Lavatelli. Orecchio Acerbo editore, Roma, 2017
Il ripostiglio – Orecchio acerbo editore 2018 Saky
La bambina mascherata, Le rane Interlinea, Novara 2019
Vietato l’ingresso, Fabrizio Silei, Rrose Sélavy 2019
Il mistero di Isolina, Marco Tomatis Cinzia Ghigliano, COMICOUT, Roma 2019
LO SPECCHIO DI TINA. Vita e immagini di Tina Modotti , Contrasto editore , Roma 2019