Dopo un periodo pieno di difficoltà torna Damiano Gallinaro, scrittore, antropologo, collaboratore e socio sostenitore di Fumettomania.
A metà dicembre, Damiano ci ha raccontato dell’artista russa Victoria Lomasko, che è stata pubblicata recentemente in Italia da Becco Giallo; oggi inizia un viaggio tra i fumetti che raccontano la Guerra, nello specifico i tre anni di guerra in Ucraina.
Breve premessa prima di leggere l’articolo.
“L’invasione russa dell’Ucraina è iniziata ufficialmente il 24 febbraio 2022 quando le forze armate russe hanno, di fatto, invaso il territorio ucraino compreso nelle due regioni di Donetsk e Luhansk, dove già dal 2014 in seguito agli eventi conosciuti come Euromaidan e all’annessione della Crimea, erano presenti militari provenienti dalle regioni russe limitrofe”.
Buona lettura
Mario Benenati, responsabile di Fumettomania Magazine on line
P.S.: mancano 11 articoli prima di arrivare a quota duemila. Chi sarà l’autore dell’articolo n. 2000?
NUVOLE IN GUERRA
Parte prima: le produzioni internazionali.
di Damiano Gallinaro
Eccoci ad uno speciale in tre parti che ho intitolato nuvole in guerra, che intende analizzare alcune pubblicazioni a fumetti che hanno narrato finora i tre anni di guerra in Ucraina. Come potrete leggere, molte delle pubblicazioni sono state realizzate soprattutto del 2022, nelle prime fasi della prima guerra, mentre alcuni lavori sono stati realizzati a cavallo tra il 2023 e il 2024.
Non è stato facile trovare questi volumi nel web, e sono anche ben cosciente che rappresentino solo una parte dei lavori prodotti negli ultimi tre anni. Come accade in Ucraina, sono certo, tra l’altro, che siano stati prodotti anche in Russia fumetti “patriottici”, di cui ci occuperemo nella seconda parte, ma al momento non mi è stato possibile rivenirli sul web.
Come accennato, ho deciso di suddividere quest’analisi in tre puntate: nella prima tenterò la lettura, e l’analisi, di alcuni lavori realizzati in lingua inglese, non solo pubblicati da editori internazionali, nella seconda, invece, analizzerò alcune realizzazioni di carattere supereroistico e/o “patriottico”, legate, spesso, a finalità umanitarie (supporto a Onlus che raccolgono fondi per i bambini o, ad esempio, i soldati al fronte), mentre nella terza analizzerò alcune produzioni che sono state anche tradotte in italiano e i pochi lavori realizzati da autori italiani, come ad esempio, Igort, ma non solo.
Vorrei iniziare l’analisi da un lavoro del cartoonist Don Brown, 83 days in Mariupol.
Dalla quarta di copertina scopriamo che, come per la maggior parte dei lavori dell’autore, classe 1949, di cui trovate alcuni esempi sul suo sito web https://www.booksbybrown.com/about-don/, anche questo, almeno in teoria, è destinato ad un pubblico di adolescenti o tardo adolescenti.
L’impatto che i disegni di Don Brown portano durante la lettura, in realtà, almeno in questo caso, vanno oltre un intento didattico e possono colpire al cuore e allo stomaco anche lettori di età maggiore.
Cosa narra 83 days in Mariupol?
Narra l’assedio, da febbraio a giugno del 2022, portato dalle truppe russe alla Città di Maria (questa la traduzione in italiano), città posta in posizione strategica e che vedeva, e vede ancora, la presenza di una fondamentale infrastruttura, la famosa o famigerata fabbrica Azovstal.
Con compassione e il suo acuto occhio da giornalista, vincitore anche di un Sibert Honor per il miglior reportage a fumetti, illumina gli orrori di Mariupol e le depredazioni della sua gente come non si vedevano in città dalla seconda guerra mondiale.
83 Days in Mariupol ci ricorda che la sanguinosa sfida mostrata ad Alamo, Dunkerque, Leningrado e alle Termopili non è confinata al passato, ma, purtroppo ha un presente violento e moderno. È una storia di distruzione insensata, patriottismo e grinta contro ogni avversità, una battaglia brutale le cui conseguenze si ripercuotono ancora in tutta l’Ucraina e continuano a rimodellare il panorama politico globale.
Don Brown narra quasi giornalmente cosa accade nella città, anche grazie alla trasposizione di episodi mitici e controversi che hanno delineato la storia dell’assedio e che spesso sono stati messi in dubbio da parte dei media russi e da parte del variegato mondo antagonista italiano.
L’artista, per dimostrare che non ha inventato nulla, in appendice al lavoro propone al lettore una ricchissima genealogia delle fonti che vanno da reportage scritti, a footage video realizzati da giornalisti professionisti, fino a brevi video realizzati dalla gente comune.
Ricordate i filmati che narravano del missile che venne scagliato sul teatro di Mariupol dove erano rifugiate intere famiglie con bambini? Ricordate della scritta “Dijeci” bambini, sul tetto? Don Brown ci racconta proprio alcune storie delle famiglie che si trovavano all’interno del teatro.
Un altro episodio ci viene raccontato dall’autore: quello della donna che partorisce in ospedale durante un bombardamento. Anche in questo caso da alcune parti si era avanzata l’ipotesi, davvero assurda, che fossero soltanto attori che interpretavano una parte.
Il racconto, poi, dell’assedio della fabbrica Azovstal, è quello più delicato, perché tra i più controversi finora di questa triste e inutile guerra. Se è vero che a difendere il “forte” c’erano alcuni degli integranti del Battaglione Azov, in cui effettivamente è stata provata la presenza di militari e paramilitari con tendenze fasciste, spesso si è sorvolato sulla presenza di civili e resistenti che nulla avevano a che fare con i paramilitari, svilendo così un atto eroico di resistenza civile.
Se volete una prova che tutte queste cose sono realmente accadute e che non si stava realizzando nessun film nelle location incriminate, vi consiglio di guardare il pluripremiato documentario, quasi omonimo 20 giorni a Mariupol (https://www.mstyslav.com/20-days-in-mariupol) realizzato da una troupe che si trovò in qualche modo “prigioniera” nella città e iniziò a registrare in tempo reale quanto si stava verificando.
Come si può vedere nel documentario, a causa di una difficile connessione internet, e dell’assenza di corrente elettrica nella città, questa troupe riuscì ad inviare nei venti giorni di permanenza, solo spezzoni di filmanti, proprio quei filmati che vennero tacciati di essere delle fake news dal fronte. Se guarderete il footage integrale avrete modo di essere smentiti dai fatti.
Straziante la conclusione con disegni che narrano con forza la devastazione e quella terribile frase che Publio Cornelio Tacito nell’opera L’Agricola, fa pronunciare al generale caledone Calgaco, “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”, “fecero un deserto e lo chiamarono pace”, motto utilizzato anche dai movimenti di protesta contro la guerra nel Vietnam.
Due produzioni di respiro internazionale
Proseguiamo l’analisi approfondendo due produzioni di respiro internazionale integranti anche artisti di origine ucraina, legate anche in questo caso alla raccolta fondi in favore di onlus che si trovano a lavorare sul fronte o nella cura dei bambini orfani o malati.
Il primo volume si intitola Lower your Sights, realizzato ed edito da Mad Cave Studios (https://madcavestudios.com/loweryoursights/?srsltid=AfmBOorQo_YhyZ9S3qQKEuudrJNQDCcFkikvmeW-IVl_6Sr-xsMASZmE), raccoglie storie che non narrano esclusivamente episodi della guerra in Ucraina ma hanno un respiro più ampio spesso riportando vicende che narrano gli orrori della guerra in generale e che mi ha ricordato per la valenza dei contributi, il bel lavoro “Traces of the Great War”, una raccolta di provocanti capolavori sulla Grande Guerra, in cui spesso di andava oltre il dato storico narrando in realtà le guerre “contemporanee”.
Un capolavoro realizzato in collaborazione con il Lakes International Comics Festival, che ha visto la partecipazione tra gli altri di Bryan Talbot, Joe Kelly, Robbie Morrison and Ian Rankin, edito dalla Image Comics (https://www.comicartfestival.com/project/traces-of-the-great-war).
Tra le varie storie che trovate in Lower your Sights ce ne sono alcune che mi hanno maggiormente colpito.
Keepsave, che apre il volume, narra in poche tavole, la storia di una famiglia e di un portafortuna che i membri maschili della famiglia nel corso della storia portano con sè nelle varie guerre che si sono succedute sul suolo ucraino. Solo la forza del portafortuna sembra riportare a casa vivi gli uomini partiti per la guerra. I disegni dell’artista ucraina Kosheleva sono davvero molto belli e di qualità, e mettono insieme storie mitiche con la realtà quotidiana della guerra.
The wait (l’attesa), è, invece, un racconto in parallelo delle reazioni di tre ucraini che vivono in luoghi differenti e lontani del mondo, nei momenti appena successivi allo scoppio della guerra. Narrazioni di un tempo sospeso tra incredulità, paura e speranza, in attesa di notizie dai propri cari, che non ci è estraneo per la nostra esperienza pandemica.
At your door, è una storia che non è ambientata in Ucraina, ma apparentemente in una città del Sudamerica o del sud degli USA. Un postino attraversa la città consegnando a mano le lettere di richiamo al servizio per molti ex militari. L’uomo raccoglie le reazioni di sconforto, di rabbia, di disperazione e le porta con sé sprofondando lentamente, fino al giorno in cui suonano alla sua porta e stavolta la cartolina è per lui.
Molto interessante la storia che racconta la vita di resistenza e di resilienza della poetessa ucraina Ljudmyla Mychajlivna Staryc’ka-Černjachivs’ka che nel corso della sua vita si oppose con forza ai differenti totalitarismi che nel novecento hanno occupato il proprio paese, prima il nazismo e poi il comunismo, rivelandosi una figura davvero fuori dal suo tempo, unico nel panorama del novecento.
In Mercy, troviamo, invece, la figura ricorrente del “buon nemico”, quello che di fronte a situazioni di vita quotidiana di guerra che gli ricordano la sua vita in tempo di pace, riesce a ritrovare la propria umanità e sceglie di risparmiare, in questo caso, una donna che sta per allattare il suo bambino. Nella narrativa legata alla memoria delle guerre ci sono molti casi riportati dai testimoni del buon nemico, anche io ha avuto modo di ascoltarne qualcuna nel corso della ricerca sulla memoria pubblica delle stragi naziste in Toscana.
Molto toccante la storia successiva, No time to grieve, che sembra il seguito della storia del postino. Un ragazzo sta per partire per la guerra (probabilmente quella del Vietnam), il distacco dalla ragazza è lacerante, ma si promettono amore eterno. Dal fronte lui scrive e non ottiene mai risposta e pian piano le sicurezze vacillano fino a che una lettera della madre della ragazza svela cosa si cela dietro al silenzio. La ragazza non c’è più, divorata non dalla guerra ma da un male incurabile.
C’è da soffrire e da riflettere anche nel secondo volume collettaneo di respiro internazionale, edito da Tokyopop, PEREMOHA: Victory for Ukraine, del 2022 (https://youtu.be/5WUsVXs3eHA per il trailer video , mentre per info: https://tokyopop.com/products/9781427873224_peremoha-victory-for-ukraine?srsltid=AfmBOoqEGSQ_arVHsVTZde28ykkDQKDewtMOw7U jivYhIHSUlcmqMI-)
La raccolta che integra in prevalenza autori e disegnatori ucraini, ed è interessante perché entra ancor di più nelle narrazioni della guerra e riporta alcuni degli episodi già narrati da Don Brown, unitamente ad altri che sono già diventati “mitici” nella narrazione patriottica ucraina.
Ma ancor più interessante è il glossario in apertura del volume (cultural references) che dovrebbe aiutare il lettore nella lettura e che spiega chi sono alcune figure storiche citate, ma che si sofferma anche sulla spiegazione di alcuni nomignoli dispregiativi che i russi hanno da sempre usato nei confronti degli ucraini come kokols oppure ukrop.
Victory for Ukraine è, dunque, una raccolta di brevi storie a fumetti create da artisti ucraini durante le prime settimane dell’invasione russa, che incanalano tutte le loro emozioni: rabbia, coraggio, sogni e disperazione in un unico obiettivo, una manifestazione della lotta per la sopravvivenza della loro nazione!
La guerra arriva ai lettori in nove storie che umanizzano il conflitto in Ucraina in un modo unico ed emotivamente duraturo, con particolare attenzione all’eroismo del popolo ucraino e dell’esercito di fronte a forze schiaccianti. Una parte del ricavato è destinato alla onlus Razom for Ukraine – (‘Razom’ significa ‘insieme’ in ucraino), un’organizzazione senza scopo di lucro per i diritti umani ucraino-americana istituita per dare sostegno diretto al popolo di L’Ucraina nella ricerca di una società democratica con dignità, giustizia e diritti umani e civili per tutti.
Una panoramica delle storie.
Nel primo episodio, The Ghost of Kyiv si narra l’ormai leggendaria storia del fantasma di Kyev, un invincibile pilota di caccia ucraino che ha protetto centinaia di migliaia di abitanti di Kiev, i loro figli e le loro case durante le prime 30 ore di un massiccio attacco alla città quando ha abbattuto 6 aerei russi. Sul suo destino non c’è certezza, è probabilmente morto nei primi giorni del conflitto, ma come si dice, l’anima vive ancor.
Il secondo episodio, The Witch, porta l’attenzione su una delle più importanti figure folkloriche ucraine, le streghe che occupano un posto distinto e leggendario nella cultura ucraina. Alcuni soldati russi decisi a terrorizzare la popolazione civile, trovano più di quanto si aspettassero quando incontrano una vendicativa strega ucraina su una strada deserta.
Il terzo episodio riprende quanto accaduto nei meandri della fabbrica Azov-Stal, e riguarda proprio quel reggimento Azov, i marines, le guardie di frontiera e i poliziotti che ha vario titolo hanno resistito a incredibili avversità nella città a lungo sofferente sulle rive del Mar d’Azov con un finale dedicato alle persone che sono diventate ostaggi delle truppe russe.
Il quarto episodio, Looters, è colmo di ironia, e narra il saccheggio dell’esercito russo e l’ironico destino di una lavatrice ucraina.
Altro episodio mitico della guerra è quello narrato nel quinto episodio, Zmiinyi Island, che racconta l’ormai iconica battaglia per l’Isola dei Serpenti, dove una banda di coraggiosi soldati ucraini ha sfidato la marina russa e ha proclamato la frase leggendaria che il mondo ora conosce – “Russian Warship f… yourself!!!.’
Il sesto episodio, Throughout the Centuries, entra nel cuore della storia ucraina. Gli ucraini comuni prendono le armi contro l’esercito russo usando antichi bastioni di terra chiamati Mura del Serpente, costruite durante il periodo della Rus’ di Kiev dai principi Volodymyr il Grande e Yaroslav il Saggio nel IX e X secolo per difendere le loro terre dagli attacchi provenienti dal sud-est dalle tribù nomadi.
Nel settimo episodio ritorna l’ironia. In Brave Little Tractor incontriamo un eroe improbabile, un coraggioso trattore agricolo ucraino che ruba i carri armati dell’esercito russo.
Nell’ottavo episodio Cyber Kherson, i protagonisti sono la nuova generazione di ribelli ucraini che usano la tecnologia per continuare la lotta per la democrazia sotto la brutale occupazione russa nella città di Kherson, situata vicino alla Crimea e nella regione orientale del Donbass.
Il nono episodio, The price of Victory, che chiude idealmente il volume, porta il focus su come la gente comune in Ucraina sia andata in guerra per difendere la propria casa, la propria famiglia, la libertà e combattere per il diritto di vivere nel proprio paese libero e determinare il proprio futuro.
“Victory for Ukraine”, racconta il curatore, Stu Levy: “è nato da un enorme sconvolgimento causato dall’invasione e dalla mia esperienza personale di ospitare alcune famiglie sfollate nella mia casa di Berlino, dove ora risiedo. Man mano che imparavo di più su ciò che stava accadendo, ci siamo messi in contatto con i talentuosi creatori, artisti e scrittori ucraini che hanno dato vita al libro. Queste storie sono vignette, originariamente create e pubblicate per ispirare il popolo ucraino, ma che spero lascino un’impronta duratura sui lettori di tutto il mondo”.
Ce ne sarebbe già abbastanza per riflettere, e perché no, avere la curiosità di leggere qualcuno di questi brevi episodi, ma nel prossimo capitolo sono certo che sarete ancor più solleticati, che ne pensate se vi dicessi che esistono dei veri supereroi … Capitan Ukraine e Iron Zelenskyy?
Damiano Gallinaro Breve biografia

Antropologo è socio e ricercatore per l’Associazione Nazionale Professionale Italiana Antropologi (ANPIA). Nel 1996 si laurea in Giurisprudenza e nel 2004 in Teorie e Pratiche dell’Antropologia. Nel 2011, dopo un percorso di ricerca di tre anni ottiene un PhD in Etnologia e Etnoantropologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Da sempre appassionato di fumetti ha collaborato alla rivista Glamazonia e nelle sue pause dal lavoro di ricerca antropologica si diletta nello scrivere storie che spera un giorno possano diventare fumetti. E’ sempre più convinto che da grandi poteri nascano grandi responsabilità.
Sotto trovate il link per accedere la suo nuovo sito
https://www.damianogallinaro.it/