IL MIO PRIMO APPUNTAMENTO CON LA MARVEL

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Nella carellata delle suggestioni scaturite dall’Editoriale Corno e dai fumetti della Marvel in italia, dopo quelle degli anni ’70 di Orlando e Mario, ora accogliamo quella di antonio che è legata agli anni ’80.
M.B.


MARVEL 40 ANNI IN ITALIA: Il mio primo appuntamento con la Marvel

di Antonio Recupero

fm19_05_Copertina della serie Hulk e i Difensori

Il mio “primo appuntamento” con i supereroi Marvel è stato quando avevo 4 o forse 5 anni. Se ricordo bene era un albo di Hulk e i Difensori, ovviamente della Editoriale Corno.
Ora, non che all’epoca la casa editrice per me avesse molta importanza, sia perché nessuno immaginava quanto sarebbe stata importante quell’esperienza in seguito, sia perché a me, a 5 anni, del concetto stesso di casa editrice, non poteva fregarmene di meno.
Precisiamo subito che si trattò di un “appuntamento al buio”: io infatti, come ogni bambino di 4 anni, non sapevo leggere, non propriamente almeno. Avevo una forte curiosità per quell’allora per me misterioso codice di lettere e numeri che vedevo stampati un po’ ovunque, e quella curiosità si acuì in maniera morbosa quando iniziai a vedere lettere e numeri racchiusi negli ovali che levitavano sopra le teste di quei buffi e a volte grotteschi personaggi in calzamaglia. Da lì a costringere i miei ad insegnarmi a leggere il passo fu breve.
Mio padre mi comprava i giornalini coi supereroi per due buoni motivi:
1) all’epoca in TV giravano dei cartoni animati in animazione parziale coi supereroi marvel, e quindi sapeva di comprarmi qualcosa per la quale non avrei poi fatto i capricci;
2) i giornalini di supereroi costavano meno di altri.
Ovviamente, mi viene da pensare che se mio padre avesse potuto prevedere che in seguito quelle letture precoci avrebbero portato i miei alloggi a riempirsi di libri e fumetti di ogni genere, prezzo e dimensione, avrebbe forse preferito crescermi nell’analfabetismo, o quantomeno aspettare che mi insegnassero a leggere a scuola, su dei noiosi e anti-stimolanti libri didattici.
Una volta che imparai a leggere non mi fermai certo ai supereroi, che anzi in quel periodo stavano conoscendo un boom di storie alquanto strane, verbose e complicate per un bambino alle prime letture, e che vennero presto etichettate come “noiose”. Passai dagli ovvii Topolino, Braccio di Ferro, Soldino, Tiramolla, e altri. Poi la scoperta, forse prematura per la mia età, di Alan Ford, coi disegni di Magnus prima e Piffarerio poi, e coi testi di tale Max Bunker, al secolo Luciano Secchi, fondatore anni prima delle Editoriale Corno, e quindi ancora una volta responsabile del mio traviamento letterario.
E poi mollai i fumetti intorno ai 10-11 anni, quasi completamente, dedicandomi ad altre letture: Mark Twain, Jack London, e qualcosa che veniva etichettato come “classico” e che leggevo quasi meccanicamente.

fm19_05_Copertina de Fantastici Quattro n. 46 (STAR COMICS)

Al liceo, intorno ai 16 anni, un amico mi passò sottobanco un numero dei Fantastici Quattro con le prime storie di Hulk scritte da Peter David, e un X-Men con le storie di Chris Claremont. Ricaddi vorticosamente nel tunnel dei supereroi Marvel, con spirito da esploratore e voracità da lettore in astinenza da 5 anni. E probabilmente da lì vennero poi i miei tentativi di scrivere in maniera più seria, di scrivere storie per fumetti (con alterne fortune) e di scrivere sui fumetti. No, non nel senso di deturparli con una biro, ma nel senso di scrivere dei pezzi di analisi e critica aventi ad oggetto il fumetto, anche per scoprire e far scoprire che spesso il fumetto ha molto più da dire di certa letteratura.
Intendiamoci, forse non diventerò mai un grande giornalista di critica, né probabilmente scriverò fumetti per la Marvel (ma mai dire mai!), però tutto quello che ho scritto negli anni, che fosse attinente al mondo del fumetto o meno, parte probabilmente da quella prima pietra targata editoriale Corno.
Ho anche pensato nel tempo a come le cose sarebbero potute essere diverse per me se come tanti altri mi fossi limitato a leggere Topolino e altra roba simile, per poi accantonare i fumetti giunto all’età della ragione.
Probabilmente oggi sarei un avvocato, o un qualche altro tipo di professionista, o un impiegato pubblico, apatico e felice e con una stabilità economica. Probabilmente passerei i miei week end tra discoteche e pranzi con amici di famiglia, probabilmente in un pub ordinerei una heineken e non delle birre artigianali.
Sicuramente non avrei conosciuto le decine di persone stupende e geniali con cui ho avuto a che fare nel corso degli ultimi 12 anni. Sicuramente avrei viaggiato molto meno in Italia, e molto più in mete turistiche con villaggi vacanze tutti uguali. Probabilmente non continuerei a guardare i cartoni animati ogni tanto, e al cinema guarderei i film di Vanzina e non quelli della Pixar. Sicuramente non avrei mai pubblicato niente di cui sentirmi davvero soddisfatto, ma al massimo qualche scritto tecnico di carattere giuridico-amministrativo.
Sicuramente non avrei la casa piena di libri e fumetti e dvd e cd, forse avrei i classici bestseller che vengono regalati e mai letti, ma fa figo averli esposti in libreria.
Sicuramente non avrei scritto questo pezzo. Probabilmente non avrei saputo scriverlo bene come ho fatto.
E oggi che son passati 70 anni dalla nascita della Marvel Comics e 40 dal primo fumetto Marvel In Italia, avrei pensato: e chi se ne frega?
E invece, sottovoce, con un sorriso, dico: grazie per quello che mi avete dato, e anche per le cose inutili che mi avete tolto…

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