MGP: UN PEZZO DI STORIA DEL FUMETTO ITALIANO – dallo SPECIALE 40 ANNI DI MARVEL COMICS IN ITALIA

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Dopo l’intervista a Giuseppe Camuncoli, un giovane autore (nel 2010) alla corte della Marvel, abbiamo puntato l’attenzione su una figura che ci ricordasse l’avvento della Marvel in Italia nel lontano 1970. E dal momento che in questo speciale la presenza femminile è forte abbiamo voluto chiudere questo lungo tributo, sui 40 anni di fumetti Marvel in Italia, intervistando la donna che ha rappresentato per la nostra generazione, di quasi cinquantenni, un punto di riferimento nelle letture dell’Editoriale Corno del periodo 1972-78.
Mario B.

Intervista a Maria Grazia Perini –
MGP: UN PEZZO DI STORIA DEL FUMETTO ITALIANO

di Mario Benenati, Fabio Graziano, Marcello Vaccari, Carlo Scaringi, Alessandro Neri e Michele Ginevra

ct09_10_Editoriale Corno: Uomo Ragno n.1

Mario Benenati: Salve Maria Grazia. 
Il 30 aprile 2010 noi lettori dei fumetti Marvel abbiamo festeggiato i 40 anni dalla prima collana di supereroi Marvel pubblicata in Italia. Per i pochi che non sono a conoscenza, la collana era L’Uomo Ragno il cui n.1 fu pubblicato, appunto, il 30 aprile 1970. 
Credo che non ci sia modo migliore di chiudere questo nostro approfondimento scritto e illustrato porgendoti alcune domande sulla tua esperienza alla Editoriale Corno e non solo. 
All’epoca le ragazze che leggevano fumetti non erano molte, ed ancora meno quelle che lavoravano come redattrici in una casa editrice.
Cosa ha significato per te, lavorare come traduttrice e come curatrice della corrispondenza alle testate dei supereroi, letti per lo più da maschietti?
Maria Grazia Perini : Premesso che alla Editoriale Corno, non mi occupavo solo di tradurre i fumetti Marvel e occuparmi della corrispondenza con i lettori, per quanto riguarda questa ultima mansione, rispondere a lettori per lo più di sesso maschile non mi ha mai comportato alcuna difficoltà: il linguaggio e i toni erano sempre gli stessi, indipendentemente dal sesso

M.B. : Ti ricordi qualche risposta? Quale fu quella più fantasiosa?
M.G.P.: Ricordarmi delle risposte che davo, è assai arduo…me ne è rimasta in mente una, proprio per la sua ingenuità: un ragazzino mi chiedeva cosa avrebbe dovuto fare per acquisire i poteri dell’Uomo Ragno e io inventai una serie di ricette gastronomiche i cui ingredienti erano tutti a base di parti di ragno…

45_Copertina del n. 97 dell'Uomo Ragno (editoriael Corno)

Fabio Graziano : Tra i refrain dei nostalgici dell’epoca Marvel/Corno, risuona spesso una critica alle traduzioni degli albi di allora, accusate di essere spesso addirittura bislacche. Cosa rispondi a questa critica? E, in generale, c’è mai stata l’esigenza di modificare i dialoghi originali per qualche motivo, magari nel caso di storie su temi difficili come la celebre sequenza di episodi dell’Uomo Ragno sulla droga?
M.G.P.: Non mi risultano critiche per le traduzioni realizzate sia da me sia da altri collaboratori, questo almeno sintanto che sono stata alla Editoriale Corno. Per quanto riguarda il sequel di episodi dell’Uomo Ragno sul tema “droga”, ho avuto modo di confrontare proprio in questi giorni i testi americani e le relative traduzioni in italiano e non ho notato alcuna differenza, potrei affermare con assoluta certezza che nulla è stato modificato per esigenze “nostrane”.
Forse qualche “purista”, nel tempo, può aver avanzato qualche critica ma le traduzioni, da sempre, e non solo per quanto riguarda i fumetti, spesso vengono adattate al linguaggio comune del Paese in cui vengono realizzate.

Marcello Vaccari : Nel 1975 l’ANAF (Associazione Nazionale Amici del Fumetto, oggi ANAFI) ti conferisce il premio omonimo “per l’impulso dato all’Editoriale Corno con il suo vivo apporto di idee, esperienza ed entusiasmo, tradotto anche nel recente lancio di nuove testate”, probabilmente riconoscendo anche il tuo impegno nella collana “Il Corriere della Paura”. Quanto vendeva questa collana rispetto alle altre della Corno, ed in generale quali erano le testate che vendevano di più e quante copie nel momento migliore e in quello peggiore dell’Editoriale Corno?
M.G.P.: Il “Corriere della Paura”, se non ricordo male vendeva circa 100.000 copie, Uomo Ragno era il leader (mi pare arrivò anche alle 200.000), seguito da Fantastici Quattro. Non so quanto vendessero nel momento della “decadenza” poiché io lasciai la Corno nel marzo del 1978 e, in quel momento, le vendite erano ancora molto soddisfacenti.

45_Copertina del n. 5 della rivista Corriere della Paura (editoriale Corno)

M.B.: Com’era strutturato il lavoro di redazione?
M.G.P.: Per quanto riguarda il lavoro in redazione, io coordinavo l’uscita di tutte le testate, ovvero sceglievo le storie principali, quelle di supporto, ne ordinavo la traduzione (quando non ero direttamente io a realizzarla), poi sia io sia altre persone dello staff, controllavamo la traduzione, la si mandava al lettering, poi si sviluppava il menabò inserendo le parti scritte (posta, sommario, etc), il grafico realizzava la copertina inserendo i titoli e gli strilli e infine si mandava il tutto al fotolitista che, con il campione originale americano, provvedeva alla realizzazione delle pellicole a colori, quindi il tutto passava allo stampatore. Questo lavoro veniva fatto, ovviamente, per tutte le testate del gruppo che erano davvero tantissime! (Oltre ai Super-Eroi, al “Corriere della Paura”, c’erano, tra gli altri, Guerra d’Eroi, Kriminal, Satanik, Alan Ford, Eureka, Smack, Tommy, gli Eureka Pocket, i libri cartonati e, in ultimo, anche i libri di narrativa e saggistica.

45_Copertina del n. 4 della rivista Corriere della Paura (editoriale Corno)

M.V.: Avevi contatti con lo staff della Marvel di allora, oltre Stan Lee?
M.G.P.: I contatti avvenivano con l’agente italiana della Marvel, la sig.ra Lazzaro, titolare della Transworld, con Stan Lee ci sono stati solo rapporti di esclusiva amicizia!

M.V.: Non ti è mai venuta l’idea di produrre fumetti marveliani in Italia, come aveva fatto anni prima la Mondadori per quelli DC?
M.G.P.: No, non ce n’era bisogno, la Marvel aveva un inesauribile catalogo e, almeno ai tempi, nel contratto non c’era la clausola di poter disegnare autonomamente le storie.

M.B. e F.B.: Dal gennaio 1977 al marzo 1978 dirigi Eureka. In questo periodo qual è il tuo rapporto con gli autori? Con quali ricordi di aver avuto il miglior rapporto?
M.G.P.: Fermo restando che negli anni precedenti avevo la carica di redattore capo di Eureka, il passaggio a Direttore Responsabile fu un fatto di riconoscimento di ciò che avevo fatto sino a quel momento. In realtà, da sempre avevo avuto contatto con i vari autori, portandone alcuni alla ribalta (come Luca Novelli e  Giuseppe Laganà, per citarne solo alcuni). I rapporti migliori, trasformatisi poi in vera amicizia, sono senza alcun dubbio stati con Bonvi, Magnus, Ferruccio Alessandri, Silver e Pino Zac.

M.B. e F.B.: Che differenza c’era tra lavorare a una rivista come Eureka rispetto ai tuoi incarichi precedenti che – ci pare di aver capito – erano di altro tenore?
M.G.P.: Diciamo che la prima vera esperienza editoriale è stata alla Corno.

45_Copertina di Eureka (n. 8 anno 1976), editoriale Corno

M.B.: Che accoglienza ricevevano le riviste di fumetti, in quegli anni, nel mercato italiano? Ti immaginavi che dieci anni dopo non ci sarebbero state più riviste di fumetti in edicola?
M.G.P.: A quei tempi, il mercato editoriale era molto ricettivo per quanto riguardava le pubblicazioni a fumetti.
Sì, c’era nell’aria il sentore che a poco a poco il mercato si sarebbe ridotto, poiché era scontato che l’invasione del cartoni animati giapponesi avrebbe portato via una larga fascia di utenza dalle edicole.

Carlo Scaringi: Come ricordi il periodo in cui Eureka si schierò con i radicali? Ebbe problemi di diffusione, o i lettori accettarono la svolta, grazie anche alle tavole che Ferruccio Alessandri dedicava ai temi dei radicali, come diritti civili e divorzio?
M.G.P.: La ricordo con entusiasmo anche perché fui proprio io a dare a Eureka questa svolta, più in linea con i tempi, erano momenti in cui l’impegno civile coinvolgeva soprattutto le giovani generazioni.

45_Copertina del Corrierino, diretto da MGP

M.B. e F.B.: Lasciamo il periodo dell’Editoriale Corno: dal 1978 al 1998, la maggiore parte dei tuoi impegni si rivolgono a riviste dalle tematiche più svariate, Il Corriere dei Piccoli in particolare. Come è avvenuta e cosa significò l’evoluzione del Corriere dei Piccoli (che come ricorderai in quegli anni divenne il “Corrierino”), e cosa ricordi di quegli ultimi, travagliati (la Rizzoli passò grossi guai a causa dello scandalo P2) anni di vita della testata? 
M.G.P.: ll periodo “rizzoliano” è stato senza dubbio il più gratificante dal punto di vista professionale (quello alla Corno è stato, sino ad un certo momento, il più divertente). Vorrei ricordare che entrai alla Rizzoli come Direttore Editoriale dei libri per ragazzi (Rizzoli Junior) e della produzione libraria della Milano Libri (che era stata assorbita dalla Rizzoli), poi passai alla Direzione Marketing di alcune testate del Corriere della Sera – Rizzoli (al momento della loro fusione), testate come Boy Music, Corriere dei Piccoli, Salve, Astra, Brava Casa. Fu in questo periodo che tutti noi affrontammo l’oscuro periodo della P2, dell’amministrazione controllata e non furono momenti facili. Poi, nel 1989 mi venne affidata la direzione responsabile sia del “Corriere dei Piccoli” sia di “Snoopy” (una sorta di “Linus” per bambini).
Con il “Corriere dei Piccoli” intrapresi una rivoluzione editoriale, eliminando i fumetti tratti dai cartoni animati giapponesi e dando spazio ad autori italiani, all’attualità e dando vita a una serie di rubriche molto coinvolgenti per i piccoli lettori. Le pagine della “posta”, che curavo in prima persona, era la più gettonata (ricevevo qualcosa come centinaia di lettere alla settimana!). Fui io a trasformare il “Corriere dei Piccoli” in “Corrierino” per due motivi: il primo è che tutti i lettori lo chiamavano così, il secondo perché tanti bambini mi scrivevano lamentandosi di non essere più così “piccoli”….
Nel 1989 vinsi, insieme ad illustri co-autori (tra i quali Giorgio Albertazzi, Giorgio Saviane, Cesare Marchi), il premio “Ravello, favole per un anno”. Un riconoscimento a cui tengo ancora molto anche perché, nel corso delle varie edizioni, fu vinto anche da Andreotti!!!! Le favole scritte dai vari autori venivano poi pubblicate, ogni anno, in un libro edito dalla Rizzoli.

F.B.: Ti interessi al mercato attuale, lo conosci? Cosa ne pensi? Come è rispetto all’epoca Corno?
M.G.P.: Il mercato attuale? Per quanto riguarda i fumetti, rispetto all’epoca Corno direi che è quasi inesistente…..Per il resto c’è un affollamento di testate gossippare che a me, personalmente, fa venire i brividi….

F.B.: Oggi, per quanto riguarda i comics – ma non solo, vedi il fenomeno graphic novel – c’è una sempre maggiore fuga dalle edicole. Come la vedi?
M.G.P.: Una fuga fisiologica! E il “web” in questo caso, ha una grandissima responsabilità. L’interazione che offre è vastissima, il dialogo tra fan è in tempo reale, così come lo sono le critiche o i plausi, il bisogno di dialogare in modo virtuale ha messo fine a quella “incomunicabilità” che di fatto si è venuta a creare nella società odierna. Di più, su Internet i giovani e i meno giovani, trovano risposte a tutti i loro desideri di informazione e anche di lettura, possono “scaricare” quello che a loro piace di più, soprattutto per quanto riguarda i fumetti del passato. E, non da ultimo, le edicole offrono ben poco in fatto di comics.

F.B. : Credi che oggi potrebbe esistere un Corrierino? Come lo vedresti?
M.G.P.: Forse sì, ma ci vorrebbe un editore molto coraggioso e con un bel budget pubblicitario per poterlo lanciare. Forse i bambini, se incoraggiati, potrebbero ritrovare il gusto di sfogliare le pagine di un bel settimanale fatto apposta per loro. Come lo farei? Credo nel modo giusto…ma mi ci vorrebbe troppo spazio per svelarne i contenuti!!!

Alessandro Neri : Sempre a proposito del Corrierino, oggi la situazione del mercato fumettistico italiano non è roseo in generale, ma colpiscono i dati di vendita delle testate destinate ai più giovani, Topolino e Il Giornalino, passati rispettivamente dalle 316.000 e 86.000 copie vendute di dieci anni fa alle 200.000 e 42.000 del 2009. A cosa è dovuto secondo te questo calo? 
M.G.P.: Topolino e Giornalino. Due casi emblematici di calo fisiologico dovuto soprattutto all’interazione che i giovani hanno con Internet e con tutto ciò ad esso collegato. In più, Topolino ha sempre avuto una gran componente di lettori “adulti” che continuavano a comperarlo per affezione e forse oggi sono diventati “troppo” adulti e lo hanno sostituito con altre testate.

Michele Ginevra (del CFAPZ di Cremona): Riallacciandomi a queste ultime domande, c’è ancora spazio oggi per una rivista contenitore dove poter trovare anche fumetti?
M.G.P.: Ci potrebbe essere ma, ancora una volta, manca la figura di un Editore coraggioso. Potrei ipotizzare, che so, un quotidiano (Corriere della Sera, Repubblica, Stampa o altri ancora) che nella edizione domenicale dedicasse qualche pagina ai fumetti, o anche un settimanale ( ad esempio Panorama o Espresso) potrebbe ripetere la stessa operazione. Ma, come sempre, il rapporto costi-ricavi è imprescindibile dal lancio di una nuova iniziativa, qualunque essa sia. Operazioni come quelle che ho citato, richiederebbero un investimento sia in rapporto ai costi dei diritti di acquisizione dei comics sia per un incremento del personale redazionale, e la dura ma giusta legge del mercato, impone che ad un investimento corrisponda un sicuro aumento delle vendite!

M.G.: Che ruolo assegneresti ai fumetti: occasione di evasione o rappresentazione della realtà?
M.G.P.: Entrambi i ruoli sono inscindibili tra loro! L’evasione è sacrosanta, soprattutto nella realtà odierna e la rappresentazione della realtà, in chiave satirica o comunque dissacrante, aiuta senza alcun dubbio a superare le paure, le incertezze e a guardare con più ottimismo ciò che ci sta intorno.

45_Pagina di Eureka 1974, con un articolo di MGP

.. e chiudiamo questa lunga chiaccherata con l’ultimo quesito.
M.B.: Come hai maturato l’idea di lasciare il mondo del fumetto, dopo l’esperienza del Correre dei Piccoli, (diretto dal 1989 al 1994)? 
Possibile che nessuno degli editori italiani, esistenti a quel periodo, oppure qualcuno dei piccoli editori che si sono affacciati sul mercato in questi ultimi dieci anni non abbia chiesto una tua consulenza, o altro?
M.G.P.: Dopo l’esperienza al “Corriere dei Piccoli”, passai, sempre in Rizzoli, alla sezione “Nuovi Progetti” e, nell’ambito di questa attività, svolgevo anche il ruolo di revisionare e/o riprogettare il format editoriale di alcune testate in crisi. Tra queste vi era “Quattrozampe”, un mensile che mi piaceva molto poichè trattava di animali (altra mia grande passione!). Feci un numero “zero”, che venne accettato, e mi trovai quindi a dirigere il nuovo mensile che, grazie alla nuova formula, riuscì a superare nelle vendite “Argos”, il concorrente di sempre! Nel frattempo, una parte delle testate della Rizzoli passò alla “Editoriale Italiana” (gruppo facente parte della stessa Rizzoli) e la mia esperienza editoriale si chiuse dopo circa un anno e mezzo poichè dopo aver pubblicato un servizio contro la “vivisezione”, venni convocato dall’allora Direttore Generale che catechizzò la mia iniziativa, “proibendomi” di uscire con la seconda puntata. Evidentemente il servizio aveva provocato i malumori di determinati inserzionisti. Ma non pubblicarlo avrebbe provocato il malcontento dei miei lettori e quindi preferì andarmene, argomentando nella lettera d’addio i motivi che mi avevano spinto a prendere tale decisione. Era il 1998.
Ricevetti in seguito alcune proposte ma, francamente, lo squinternato baraccone della editoria italiana non mi attraeva più e…nei tempi che seguirono, ho dovuto affrontare problemi di tutt’altro genere che mi hanno dato modo di non pensarci nemmeno più e di dedicarmi alla stesura di un romanzo che tengo ben chiuso in un cassetto.
Però, nella vita, non si sa mai….può succedere di tutto….

45_Immagini promozionale della rivista Corriere della Paura

MINI BIOGRAFIA di MGP

Per quasi un trentennio Maria Grazia Perini ha veleggiato nel tempestoso mare dell’Editoria Italiana in ruoli diversi e variegati: giornalista , scrittrice, traduttrice, direttore editoriale, e, soprattutto, direttore di testate (Eureka, Daniel e Tommy per l’Editoriale Corno, Snoopy, Corriere dei Piccoli e Quattrozampe per la Rizzoli).
La sua sigla, MGP, ha costituito una sorta di marchio di fabbrica e, per gli affezionati lettori, un simbolo di qualità, affetto e professionalità.

45_Editoriale di MGP tratto dal Corriere della Paura
45_Copertina della rivista Eureka n. 88 del 1972
45_Copertina della rivista Eureka n. 84 del 1972
45_Copertina della rivista Eureka n. 75 del 1972
45_Copertina della rivista Eureka n. 50 del 1971

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