Il mese di ottobre, da alcuni anni, è diventato denso di eventi per la nostra associazione: nuovi progetti che iniziano, altri che si concludono, altri ancora su cui si lavora per proporli fuori dal nostro territorio di appartenenza …
Il prossimo 18 ottobre inizia, ad esempio, lo speciale “Licence to kill – 70 years of 007“, su James Bond; mentre è ripreso lo speciale Dungeons&Dragons 50th Anniversary, senza dimenticare l’anniversario della scomparsa di Luigi Bernardi (16 ottobre) e del nostro amico e collaboratore Carlo Scaringi (29 ottobre)
All’interno del nostro ‘palinsesto’ non mancano, inoltre, i nuovi articoli tratti dal n. 10 della nostra fanzine cartacea (che risale a dicembre del 1997). Oggi restiamo negli States e leggiamo un articolo scritto da Salvatore Bonanzinga (articolo n. 16 per salvatore su questo sito), di Messina, su una delle migliori produzioni degli anni 90: MARTHA WASHINGTON GOES TO WAR di Frank Miller e Dave Gibbons.
Buona lettura
Mario Benenati, curatore del sito Fumettomania Factory Magazine
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L’Associazione FUMETTOMANIA FACTORY – APS, che opera dal 1991 a livello nazionale – senza mai dimenticare le attività svolte nel territorio della propria sede operativa a Barcellona P.G., – ha come finalità la promozione, la divulgazione e la valorizzazione delle tematiche correlate al linguaggio del fumetto.
La “mission” di Fumettomania, è quella di attrarre ragazzi di tutte le età promuovendo progetti a loro dedicati, che parlino di argomenti attuali e coinvolgenti, utilizzando il fumetto, che si profila come forma d’arte autonoma che contiene in sé il codice linguistico della letteratura (le parole), le sue modalità di fruizione, ma anche la sequenzialità del cinema e l’attenzione figurativa delle arti visive tradizionali.
L’impegno dell’Associazione – a 32 anni dalla fondazione – è quello di diffondere la cultura del Fumetto e, fra i nostri obiettivi, c’è la volontà di continuare i progetti culturali e sociali sul territorio con laboratori rivolti a giovani appassionati e alle scuole, mostre personali e collettive dedicate al fumetto, all’illustrazione e affini, presentazioni di fumetti ed incontri con gli autori
Il sommario del n. 10 è riportato di seguito
- 3 Fu vera gloria?… Meglio le edicole o le librerie? – di Mario Benenati
- 4 Comic Art ritorna in edicola – di Mario Benenati
- 4 Dago. Le avventure di Cesare Renzi – di Domenico Cutrupia
- 6 Selen, dalla TV al fumetto – Intervista di Gianluca Piredda
- 6 Passeggiate nei boschi – di Ambrogio Isgrò
- 8 Martha Washington, Goes to war – di Salvatore Bonanzinga (pubblicato oggi)
- 9 Nato morto: arriva. il vampiro del 2000! – di Michele Ginevra
- 10 Portfolio – vari autori esordienti
- 12 Napoleone parte bene – di Lucio Sottile
- 12.Eppure sento che soffia – di Lucio Sottile
- 13 Mangasaurus Rex – di Ambrogio Isgrò
- 14 Gianluca Piredda presenta Whinny – di Jacopo Bonistalli
- 14 Memo Comics – di Mario Benenati
- 16 Schizzo Presenta – di Mario Benenati
- 16 Primi dieci del cuore – di Domenico Cutrupia
- 17 Ade Capone – Intervista di Gianluca Piredda
- 18 Lucca e Roma, breve reportage – di Michele Ginevra
- 18 Sulle Tracce di Fumettomania di Mario Benenati
- 19 Internet e dintorni, notizie dal mondo dei fumetti – di AA.VV.
Premessa
Restiamo negli Stati Uniti con uno dei più belle storie degli anni 90, frutto di un felice connubio di due straordianri autori.
Anche se la versione italiana di questa miniserie è stata pubblicata l’anno scorso (nel 1996, NdR), ecco un analisi attente di una delle migliori storie pubblicate dall’editoria indipendente americana. Una miniserie di ottima qualità da leggere e rileggere.
MARTHA WASHINGTON GOES TO WAR di Frank Miller e Dave Gibbons
(Dark Horse Comics, Divisione Legend, miniserie di 5 numeri – edizione italiana: Comic Art)
di SALVATORE BONANZINGA (giugno-luglio 1997)
Sono trascorsi due anni, nel mondo di Martha Washington, dagli eventi narrati in “GIVE ME LIBERTY“, e la minacciosa figura di combattente che campeggia sulla copertina della prima parte della nuova miniserie è quella di un tenente dei corpi PAX. appena diciannovenne ma già forgiata da una vita difficile. E’ il 2014 quando la prima tavola ci introduce nel pieno dell’azione, bellica naturalmente.
Tre vignette bastano a Dave Gibbons per spiegare che ci si trova ancora in un’America dilaniata da una guerra interstatale, o meglio intercorporativa, nel pieno dello scontro tra i Fat Boy Burgers, “invasori’ del New Mexico, e i PAX, “sentinelle della libertà” che si sono attribuiti il compito di riunificare una nazione divisa senza risparmiare uomini e mezzi delle “forze di pace” una missione mai disdegnata dagli statunitensi di ogni epoca.
Tutto questo, non a caso, viene ammannito ai telespettatori che seguono PAX TV, in una fusione di potere militare, politico e mediatico che deve sempre far riflettere per la sua verosimiglianza. Quando l’azione passa dagli schermi televisivi ad un primo piano della protagonista, la guerra si fa vera e, come sempre, meno gloriosa.
I prototipi di armi non sono affatto in grado di garantire l’efficienza. la “precisione chirurgica” già vantata in altri conflitti di fine secolo e, soprattutto, il soldato Martha Washington è sacrificabile. Fortunatamente per il lettore, la protagonista non è d’accordo ed emerge vittoriosa da uno scontro apparentemente impari.
Dopo un nuovo flash su un trionfale notiziario televisivo cala il sipario sul prologo della vicenda e la protagonista viene a sapere dell’esistenza di “fantasmi” quando incontra un soldato texano, un nemico dunque, stanco come lei di uccidere.
Per evitarle la prigionia, gli autori ricorrono all’Arrivano i nostri: un attacco aereo sembra annientare le forze dei Fat Boy Burgers, come prontamente sottolineato dal solito network che esalta la forza dell’esercito di liberazione, descritto come onnipotente, sapiente dispensatore di distruzione sulle forze nemiche quanto magnanimo nel risparmiare vittime innocenti.
Un’apparizione sembra essere quella di Raggyann, creduta morta così come l’apache Wasserstein, proprio quando l’eroina viene soccorsa, in condizioni disperate: sarà il ricordo della madre a darle l’energia necessaria per riprendersi. Il conflitto si è concluso e riappaiono altri due personaggi creduti morti: il Ministro della Sanità, che ha ripreso il proprio ruolo, e Wasserstein, che si presenta alla protagonista nelle vesti di uno dei “fantasmi” che sembrano dover svolgere un ruolo importante nel prosieguo della seconda guerra civile americana.
Se nel primo capitolo il motivo ricorrente è quello del network PAX, il secondo sì apre con due tavole dedicate ad un altro cliché, quello dell’opulento predicatore televisivo. Torna quindi in scena Martha, ormai ristabilita, che prima di un nuovo incontro con le valchirie clonate e il Ministro della Sanità ha un primo approccio con un inquietante partner, il computer, che le chiede di chiamarlo Chuck, volendosi proporre come amico: per lei, l’utente, che tra l’altro sì muove in apparente assenza di gravità, un tributo al genio di Kubrick (sembra di sentire la voce di HAL), reiterato dopo 14 tavole (“Sono davvero spiacente per ciò ‘che è accaduto al capitano, Martha. Ti va di parlarne?”) e un rimando a un certo sistema operativo tendente all’onnipresenza.
Appena il tempo di un messaggio antifemminista del Ministro e la protagonista viene messa al corrente del necessario per affrontare i nemici dei PAX, quei “fantasmi” nelle cui fila agiscono i Suoi amici, subito prima di sperimentare un saggio della loro potenza bellica.
Tocca quindi al telepredicatore presentare uno scenario in cui dovrà agire Martha, quello di una zona radioattiva, che rappresenta l’inferno ma anche il ghetto in cui sono relegati i mutanti, bestiali per le conseguenze di un incidente nucleare ma molto simili per passioni e reazioni alle bande giovanili che popolano i ghetti delle metropoli del cosiddetto “mondo civile”.
L’arrivo ad Harmony, l’arma finale dal nome rassicurante, permette di incontrare l’ingegnere Coogan, il Montgomery Scott della situazione, profondamente umano al punto da entrare in risonanza con la protagonista in poche tavole prima di un colpo di scena che porta la Washington ad uno scontro con i “fantasmi” e la proietta, nel terzo capitolo, nella Valle della Morte, la zona radioattiva cui sì è accennato.
E’ proprio al centro di quell’area condannata che dovrebbe darle la morte che ritrova la luce e i colori della natura, nonché Raggyann e Wasserstein, dai quali viene introdotta al segreto che sta dietro il mito dei “fantasmi”, che non sono affatto gli spettri dei caduti in guerra tornati in cerca i vendetta ma un’organizzazione che lavora per proporsi come guida del Paese al posto dei PAX.
La passeggiata nella piramide base dei “fantasmi”, che segue un cammeo del Presidente degli Stati Uniti (duplicemente fantoccio in quanto robot nelle mani del Ministro e dei PAX) e l’apparizione del solito simbolo già visto in Watchmen (e volgarmente noto in Italia come smile), offre l’opportunità di un momento satirico in cui gli uomini nuovi che ambiscono al potere hanno modo di coltivare fiori e di rilassarsi giocando all’agone politico, ricreazione tradotta in scontro fisico, qualcosa di sciocco e risibile agli occhi della protagonista.
Al di là di questo momento di satira sulle inclinazioni umane, Martha vede del bene in ciò che la circonda ed è a questo punto che l’attacco portato da Harmony a quest’oasi la induce a fare un bilancio delle responsabilità dei PAX in quanto di male è accaduto e accade in ciò che resta di una grande nazione, per aver alimentato una spirale delittuosa e per aver sfruttato di ogni progresso tecnologico le applicazioni belliche; la risoluzione, dopo le lacrime, è quella naturale per chi ha vissuto combattendo, scegliendo la fazione opposta per continuare a svolgere il suo ruolo nella Storia.
L’ultimo capitolo è ovviamente dedicato al confronto finale (?) tra le opposte fazioni, inevitabile dopo l’attacco da parte di Harmony, che svela una rete già attiva nel Paese (e che sì è già mossa in senso informatico diffondendo il virus Mc-Goohan, in omaggio all’attore che ha dato vita al Prigioniero) in attesa solo del via alla rivoluzione, ma ancora una volta c’è una presenza ricorrente: il sistema di interconnessione tra le parti dei nuovi alleati è più amichevole e rassicurante che mai e, al culmine dello scontro con il Ministro della Sanità, come i suoi precursori meno sofisticati ma altrettanto funzionali per la logica militare in generale e di guerra in particolare, non si fa scrupolo di comunicare a Martha che Wasserstein è sacrificabile (in fondo questa lezione era stata esemplarmente espressa da un Maestro del fumetto italiano nella saga di Maxmagnus, secondo il vecchio adagio “cambiano i suonatori ma la musica resta la stessa”).
A due anni dalla conclusione vittoriosa di questo conflitto, la protagonista è cresciuta, continuando a combattere per proseguire la sua missione, istruendosi nel contempo, in modo da capire finalmente quale sia il suo scopo, ora che crede di far parte di un gruppo che ha la libertà come principio guida e come obiettivo rendere il mondo più felice, in fondo migliore, è che sì propone di estendere agli altri continenti questo verbo dopo aver pacificato la propria nazione con metodi “dei quali meno sì dice e meglio è”.
La consapevolezza raggiunta che da soldato ha reso Martha Washington un guerriero (in fondo nella miniserie successiva il compito annunciato è quello di salvare il mondo) dopo questo nuovo rito di passaggio: l’evoluzione del singolo, come di un popolo, nella vicenda umana e nella Storia, passa attraverso momenti di crisi in cui sì è chiamati a trarre il meglio dall’esperienza, dalle energie e, ultimi ma non ultimi, dai valori, indispensabili perché il frutto della transizione sia un passo avanti nel cammino che in senso personale o corale sì è chiamati a compiere sul terzo pianeta della stella chiamata sole e un giorno, probabilmente, oltre i suoi confini.
NOTE A MARGINE
Il volume Martha Washington, l’integrale , 600 pagine a colori, è stato pubblicato alcuni anni fa (2017, NdR) dalla Magic Press edizioni.
Salvatore aveva scritto anche la recensione della prima miniserie GIVE ME LIBERTY, con Martha Washington, sempre di Frank Miller e disegnata da Dave Gibbons, cliccando il riquadro sotto a potete rileggere.
L’INTERO NUMERO DIECI DI FUMETTOMANIA
NOTE EXTRA
FUMETTOMANIA INDEX 1990 – 2012
ovvero, tutte le informazioni e tutti i contenuti relativi ai 20 numeri pubblicati della rivista cartacea Fumettomania.