INTERVISTA a LELIO BONACCORSO
SECONDA PARTE:
ANNI 2014-17
JAN KARSKI
Nel 2014, con Jan Karski, siete tornati al graphic journalism, su base storica, con qualche piccola licenza narrativa, visto che si trattava di condensare una serie di eventi incredibili che quest’uomo, questo eroe, considerato giusto tra i giusti, ha compiuto durante la seconda guerra mondiale.
<<Jan è un soldato polacco e di lui raccontate i momenti più significativi della sua avventurosa vita. Attraverso le tue tavole a colori, vediamo le sue numerose catture, le sue fughe, i suoi rapporti con partigiani polacchi, la sua visita al ghetto di Varsavia, il suo incontro con il Presidente degli Stati Uniti. Lo scopo della sua vita fu quello di tentare far conoscere al mondo quello che stava succedendo agli ebrei, cioè lo sterminio che i tedeschi stavano perpetrando tra il 1943-44. Ma gli alleati europei e gli U.S.A. non credettero alle sue parole, alle sue prove, e non bombardarono mai campi di concentramento.>>
M.B.: Alla luce della sua recente ripubblicazione in edicola (24 gennaio 2020), allegato al quotidiano “La Repubblica”, torniamo su questo bel graphic novel.
Jan è un personaggio molto diverso dai precedenti personaggi (che avete raccontato nei vostri fumetti), ma anche controverso, visto che per molti anni la sua storia non fu creduta. Come è nata la genesi di questo libro? In considerazione anche del fatto che, narrando la seconda guerra mondiale, vi sareste confrontati con maestri del fumetto mondiale come Art Spiegelman, Joe Kubert ed altri?
LELIO BONACCORSO: L’idea è nata quando Marco lesse su la repubblica che in Germania stavano pubblicando la biografia di Jan Karski, ci siamo incuriositi di questa storia, che abbiamo trovato straordinaria e poi abbiamo proposta l’idea al nostro Editore (Rizzoli) il quale ci ha confermato l’interesse ed abbiamo sviluppato la storia. Ed è stata un continua sorpresa, più scavavamo nella vita di questa persona più scoprivamo delle cose straordinarie.
M.B.: Con Jan Karski, hai affrontato anche una situazione nuova, insieme ad gruppo di giovani artisti, quella del colore. Tralasciando “L’invasione degli scarafaggi”, questo è la tua prima graphic novel completamente a colori. Mi ricollego ad un precedente quesito, come hai affrontato il lavoro di questo romanzo a fumetti, con 3 persone che coloravano le varie tavole?
LELIO BONACCORSO: Il lavoro era suddiviso, io mi occupavo del disegno e della supervisione al colore, mentre Chiara Arena, Claudio Naccari e Giulio Rincione si occupavano del colore, ho avuto una mano da Massimilano Failla nella supervisione perché è stato un lavoro di 130 pagine fatto in poco meno di un anno.
Sempre nel 2014 ricorreva il centenario della nascita di Jan, e la Polonia gli ha dedicato l’intero anno, con incontri, dibattiti, percorsi storici sui luoghi da lui vissuti. A Varsavia, nel piazzale antistante il Museo della Storia degli ebrei polacchi, sul lato sinistro, si trova una sua statua in rame che lo ritrae seduto nell’atto di guardare il museo stesso; vi posso assicurare che tutti i passanti ed i turisti vedono questa statua e si fermano di fronte ad essa in un silenzio “quasi religioso”.
M.B.: Dopo aver terminato il volume, averlo promosso, ed aver visitato anche alcuni luoghi in Polonia, vi siete resi conto che con questo libro fate parte della Storia anche voi?
LELIO BONACCORSO: In realtà in un primo momento no, in un secondo momento un pochino.
Il vostro libro, sarà messo sicuramente in esposizione all’interno dello BookStore, che si trova nel Museo, accanto ad altre opere che narrano il genocidio degli ebrei.
M.B.: Come vi fa sentire tutto questo? hai qualche aneddoto sulle presentazioni di questo libro in Polonia?
LELIO BONACCORSO: Noi italiani, rispetto ai polacchi, abbiamo un rapporto con la Storia molto diverso; per loro è ancora una ferita aperta, le gesta di questo eroe hanno avuto un risvolto più pesante, più concreto, e questa cosa che inorgoglisce. Un aneddoto? a parte la gente ci guardava un po’ strana, due italiani, due siciliani che raccontano la vista di un loro eroe; si, una cosa avvenuta da poco: la mamma di Marco è stata in Polonia, e la guida che ha portato i turisti in giro, fermandosi davanti ad una nuova statua di Jan karski, ha detto loro che questa statua è stata eretta subito dopo che due autori siciliani hanno realizzato un fumetto su di lui. e questa cosa l’ha commossa, ovviamente la guida non sapeva che tra il gruppo di turisti c’era la madre dello sceneggiatore di quel fumetto.
M.B.: “JAN KARSKI, l’uomo che scoprì l’Olocausto” in quali altri paesi è stato pubblicato?
LELIO BONACCORSO: Il libro è stato pubblicato in Polonia, in Spagna ed in Francia, non sappiamo se riusciremo a farlo pubblicare nel mercato inglese e USA .
M.B.: A proposito di Libri pubblicati all’estero so che tu hai pubblicato un libro in Francia, con altri autori, ed un altro lo hai finito da poco, ce ne vuoi parlare?
LELIO BONACCORSO: In Francia negli anni scorsi siamo usciti con Pantani, Peppino Impastato e da poco con Jan Karski; inoltre nel maggio 2014 è uscito “African Mafia” scritto dallo sceneggiatore per Ankama editions, e nel 2017 ho pubblicato un nuovo fumetto per Glenat dal titolo “Le Père Turc” sempre con i testi di Loulou Dédola (questo fumetto è stato poi pubblicato nel 2018, ed è molto bello, nda).
THE PASSENGER
“The passenger” è uno spettacolo per gli occhi!
Nel senso che è una bella storia, disegnata magnificamente, e con un finale a sorpresa. A parte le considerazioni fatte prima sull’evoluzione del segno, sullo stile, etc. è una storia urbana, con palazzi, catacombe, inseguimenti, cambi di scena. si vede che è stato gran lavoro…
M.B.: Qual’è stata la parte più pesante di questo romanzo a fumetti: le matite, e dunque interpretare i testi di Carlo Carlei e la sceneggiatura di Marco, oppure le inchiostrazioni o i colori?
LELIO BONACCORSO: The Passenger è un fumetto molto lungo, stiamo parlando di 172 pagine a colori, che ha richiesto un’attenzione particolare, soprattutto ai disegni ed ai colori, dovendo rispettare la realtà e soprattutto una visione più vicina possibile al futuro film. Dunque sicuramente l’aspetto grafico è stato complesso, ma non direi difficile.
La sceneggiatura di Carlo e Marco è stata molto fluida e si visualizza immediatamente; oltretutto anche molto divertente da disegnare.
SINAI
Sketch a matita di Lelio sul volume Sinai © Fumettomania Factory
Nel 2015 hai fatto un viaggio in Egitto, hai preso appunti, scritti e disegnati (tanti) ed hai fatto foto. Questo tuo viaggio è diventato un libro: Sinai, che a mio parere è una delle tue opere migliori, insieme a Jan Karski e a The Passengers.
M.B.: In Sinai gli acquerelli non solo rappresentano delle persone, dei paesaggi, delle situazioni, ma esprimono sentimenti, stati d’animo, simbolismi, ed un’amore per quella terra e per quel modo di essere dei beduini, lo hai ripetuto tante volte negli incontri con gli studenti …Come sei riuscito a esprimere tutto questo? ed ancora meglio quando il volume era pronto, prima di inviarlo all’editore, il fatto che fosse diverso dai tuoi lavori precedenti che aspettative ha generato in te?
LELIO BONACCORSO: Ogni opera, ha una storia a sé, sia graficamente che narrativamente parlando. In Sinai c’era l’esigenza di raccontare il deserto, il calore e soprattutto le immagini oltre ad essere frutto di queste suggestioni, nascevano dall’impatto classico del graphic journalism: l’immediatezza con cui si devono cogliere certi dettagli.
Lo stile dunque è sicuramente più personale e nasce dai motivi sopra elencati.