La quarantena, causata dal virus Covid-19, ci fa restare a casa ma non ferma le nostre attività, che proseguono invece con ancora più intensita , così come continua l’approfondimento di Dario Janese su Capitan America incentrato, oggi, sul suo “ritorno” editoriale nel 1964.
Buona lettura.
Mario Benenati, curatore del web magazine “La Mediateca di Fumettomania”
Nota introduttiva per chi ci legge: questi articoli (estratti dal blog di Dario: “Lone Ranger, di storia critica del fumetto”) vengono ri-pubblicati, a distanza di oltre sette anni, nel nostro web magazine e completati con l’aggiunta di immagini.
da LONE RANGER,
un BLOG DI STORIA CRITICA DEL FUMETTO
LA SECONDA VITA DI CAPITAN AMERICA: UN UOMO FUORI DAL TEMPO
(Articolo originario del 21.11.12)
1964.
L’America di Kennedy si sveglia diversa da quella sorridente e repressa che l’isteria conservatrice della Caccia alle Streghe aveva cercato di congelare come un dipinto di Norman Rockwell.
L’America di Kennedy, prima di tutto, ammette i suoi problemi. Il disagio giovanile e l’ingiustizia sociale portano la violenza nelle strade metropolitane. La popolazione nera sfila con Martin Luther King per reclamare i suoi diritti: I HAVE A DREAM, dice a Washington, il centro politico della nazione.
Poi, l’America di Kennedy perde Kennedy: ucciso da chi, poco importa. Il trauma è inimmaginabile per chi, come gli europei, guarda senza capire a un Paese così vicino e così lontano, che aveva sognato di essere perfetto e si scopre diviso, diseguale, tradito.
Stan Lee e Jack Kirby hanno trascorso dieci anni a creare storielle brevi su mostri, fantasmi e minacce aliene per riviste-contenitori dai titoli tipici – STRANGE TALES, JOURNEY INTO MYSTERY, TALES OF SUSPENSE e TALES TO ASTONISH. Il successo nel 1961 di FANTASTIC FOUR – una serie di gruppo su supereroi dall’aspetto inquietante e dalle dinamiche interne da famiglia litigiosa, con un mostro, un teenager e una donna guidati da uno scienziato nerd che sembravano uno spaccato del Paese dell’epoca – aveva dato loro forza economica e commerciale. Il boato di SPIDERMAN nel ’63 aveva messo in scena i disagi della gioventù americana, dalle difficoltà economiche ai problemi d’integrazione e di lavoro. X-MEN aveva per la prima volta fissato col concetto di “mutante” il valore positivo della diversità in sè, dopo esser stata la realtà rimossa dell’intero decennio precedente.
I due autori decisero che era il momento per riproporre uno standard morale al di sopra delle parti, un simbolo di unità e di integrità che potesse superare i sospetti e le divisioni e dal medium popolare del fumetto lanciasse un appello di speranza all’America orfana della sua guida spirituale. E l’unico candidato possibile era Steve Rogers, il James Stewart dei comics, l’uomo perfetto nella sua onestà e modestia, limpido ed esemplare aldilà del genere, la razza, il credo e l’opinione politica.
L’unico problema era che Capitan America era svanito dalle cronache, era poco più che un ricordo.
L’operazione di recupero che Lee architettò per riportarlo nel presente fu scaltra al limite del geniale.
OPERAZIONE RINASCITA
La testata anziana della neonata Marvel (che aveva rilevato le serie Atlas ex-Timely degli anni ’50) era STRANGE TALES, che dal n.101 ospitava le storie della Torcia Umana, il popolarissimo eroe teenager dei Fantastici Quattro. Il fatto che il personaggio riprendesse di fatto la primissima creazione della Timely – la prima Torcia datava Ottobre 1939, ed era comparso in MARVEL COMICS 1, in onore del quale era stata ri-nominata la nuova casa editrice – agli occhi di Stan Lee era una circostanza in più per il piazzamento dell’Operazione Rinascita.
Fu così che nel n.114 del Novembre ’63 un abile impostore si presentò sotto le spoglie di Capitan America per coprire, in realtà, un progetto criminale poi sventato dalla Torcia: ma per la prima volta il Paese rivedeva il suo antico eroe, assistendo a una sorta di prova generale del suo ritorno; e alla fine della storia la redazione invitava i lettori ad esprimersi sulla possibilità di un ritorno vero e proprio.
L’improvvisato referendum ebbe un esito incoraggiante, per cui Lee e Kirby si misero al lavoro: si decise di non rischiare un rilancio su una testata singola, ma di andare per gradi inserendo Cap in un contesto di gruppo. Fu scelta la serie AVENGERS, un contenitore che già riuniva eroi provenienti dai loro titoli individuali: THOR, HULK, IRON MAN e GIANT-MAN. Lo storico numero 4 del Marzo 1964, il cui prezzo si aggira oggi sui 7000 dollari, vide questo eterogeneo team ritrovare nelle acque dell’Artico un blocco di ghiaccio contenente il nostro eroe, rimasto congelato in animazione sospesa fin dagli ultimi giorni della Seconda Guerra Mondiale.
Una metafora ironica, cui fu data sostanza narrativa con un intervento di Ret-Con (retro-continuity, termine per designare la riscrittura di eventi passati in un continuum di narrazione) che vedeva Cap disperso nel ’45 in un’azione bellica in territorio europeo, volta a sventare il lancio di un missile contro l’America da parte dello scienziato nazista Zemo.
Nello stesso episodio perdeva la vita Bucky, trauma il cui senso di colpa diventerà un tormentone negli anni a venire – e cui porrà fine in tempi recenti la discutibile resurrezione della giovane spalla, che verrà rivelato essere stato salvato e catturato dai Sovietici per divenire poi un temibile agente al servizio del KGB.
Ora, l’abilità di Stan Lee fu di ridisegnare la periferia narrativa di Cap, mantenendo intatti i valori e i principi che lo definivano, ma spostandoli nel contesto problematico e in divenire dei nuovi anni ’60: Steve Rogers si troverà quindi ad essere un uomo fuori dal tempo, sintesi e bandiera dello spirito costituzionale americano ma portato di fronte ai dilemmi e alle spaccature che il cambiamento sociale ha comportato. Cap dovrà affrontare i temi della contestazione e del razzismo, della diseguaglianza e dell’alienazione con un impatto e una partecipazione che nessun altro eroe del fumetto avrebbe potuto presentare.
Ancora più del SUPERMAN della DC, la sua resterà nei decenni la voce autentica dell’America di fronte al mondo: un’America con gli occhi aperti, che cresce e si interroga confrontando di continuo i principi a cui si ispira con la realtà della vita e della Storia.
3 – continua
Janisch
BREVE BIOGRAFIA
Dario Janese, torinese, 1964, sociologo e storico americanista, dall’infanzia cultore del Fantastico in tutte le sue forme espressive. Scrittore, saggista e curatore di laboratori letterari e di informazione civile, ha tenuto cicli di divulgazione dell’opera di Lovecraft, Ballard e Pasolini e di lettura storica delle Scritture. Da vari anni conduce un blog (Lone Ranger) di storia critica del fumetto e vari gruppi Facebook sulle espressioni del Fantastico nella cultura popolare.
GLI ARTICOLI DI DARIO SU CAPITAN AMERICA, SONO:
16 del 02-03-2020
https://www.fumettomaniafactory.net/capitan-america-ovvero-il-primo-vendicatore/
17 del 09-03-2020
https://www.fumettomaniafactory.net/il-volto-dellamerica-i-tempi-che-cambiano-levoluzione-di-cap-america/
18 del 16-03-2020
https://www.fumettomaniafactory.net/la-seconda-vita-di-capitan-america-un-uomo-fuori-dal-tempo/
19 del 23-03-2020
https://www.fumettomaniafactory.net/le-molte-ceneri-del-sogno-americano/
[…] 18 del 16-03-2020http://www.fumettomaniafactory.net/la-seconda-vita-di-capitan-america-un-uomo-fuori-dal-tempo/ […]
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