“La Marvel potrebbe essere un posto grandioso e terribile in cui lavorare … Intervista a Danny Fingeroth

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Danny Fingeroth, è stata un autore per la Marvel, ma essenzialmente è stato ed è un editor, uno scrittore, un biografo ed un insegnante (ha fatto delle lezioni anche in Italia, alcuni anni fa, NdR). Scopriamo cosa ha da raccontarci ai microfoni di Filippo Marzo.
Siamo sempre felici di avere grandi ospiti internazionali nelle nostre pagine web.

Buona lettura da Mario Benenati, curatore di Fumettomania Web Magazine



DIRETTAMENTE DAL NOSTRO INVIATO A MONTERREY (MESSICO)

Quattro chiacchiere con ..

Danny Fingerothbanner-benner-intervista

di Filippo Marzo & Vanessa Molina

FILIPPO MARZO: Salve a tutti amici di Comics Reporter e Fumettomania, oggi, per la nostra intervista, abbiamo un ospite illustre, famoso nel mondo dei comics. Si tratta dell’editor, scrittore, biografo ed insegnante Danny Fingeroth. Benvenuto Danny.

DANNY FINGEROTH: Salve. Lieto di essere qui, grazie per avermi invitato.

immagine promozionale della settimana dedicata a Will Eisner, di cui parla Fingeroth nell'intervista

FM: Danny, puoi parlarci dei tuoi progetti presenti e futuri, se non sono confidenziali?

DF: Per certi versi, sono confidenziali.

Al momento sto lavorando molto sulla settimana dedicata a Will Eisner, una settimana all’anno a lui dedicata, la prima settimana di marzo di ogni anno, della quale io curo la gestione per conto della Fondazione Will and Anne Eisner, presso i Will Eisner Studios.

Per via di quest’ultimo assurdo anno, a causa della pandemia mondiale, stiamo chiedendo di organizzare eventi locali, se possibile, o esclusivamente online sui siti web. Ma stiamo fornendo nuovo materiale su Will Eisner o sui suoi graphic novel sul sito willeisner.com. Detto questo, al momento, sono molto coinvolto su questo fronte e abbiamo nomi come Todd McFarlane, Gene Luen Yang e… ovviamente mi sto dimenticando di alcuni di loro… Denis Kitchen, Jerry Craft, il premiato autore di “New Kid” e altri graphic novel.

Quindi, come potete vedere, moltissimi ospiti interessanti. Susan Kirtley, inoltre, quindi ospiti che hanno realizzato saggi interessanti su Will Eisner. Tutto questo sarà disponibile a partire dalla prima settimana di marzo e saranno disponibili aggiornamenti sul sito di Will Eisner.

Questa è una delle cose principali in cui sono coinvolto al momento. Ho altri progetti di libri, di cui è ancora troppo presto parlare. Ma il mio lavoro su Eisner, escludendo ovviamente quello sul libro su Stan Lee, è ancora molto ampio in quelli che sono i miei progetti futuri.

Altra immagine promozionale della settimana dedicata a Will Eisner, di cui parla Fingeroth nell'intervista

FM: Passiamo adesso alle domande dal pubblico.
Dario Janese, ti chiede: “Si dice che chi sia stato editor alla Marvel, non deve avere paura dell’Inferno, perché non può essere peggio. Cosa pensi a riguardo?”

DF: No, non penso sia così. Credo che lo shock che alcune persone possano provare, sia legato al fatto che è un lavoro a tutti gli effetti.

Oh… scusate… i miei capelli risultano buffi con questo sfondo finto… sono all’interno del Sanctum di Doctor Strange… e ricominciamo… e con questi capelli non tagliati a causa del covid, diventa ancora più buffo. Tornando a noi… eravamo soliti dire che si trattasse di un lavoro a tutti gli effetti.

Ci sono stati giorni che si sono rivelati infernali? Potete scommetterci! E le cose che ho visto negli ultimi tempi, quando tutto ha cominciato a diventare più strano… ma ho lavorato con loro per quasi venti anni. Sapete, ogni esperienza che ho avuto al di fuori del mondo dei fumetti, non è che l’abbia trovata tanto migliore.

La Marvel potrebbe essere un posto grandioso in cui lavorare, ma anche un posto in cui è terribile lavorare.

Tutto dipende da quel che succede in un determinato giorno, o su quale corporazione ne detiene la proprietà per quella settimana, e via dicendo. Quindi non sono d’accordo con questa affermazione, e penso che chiunque lavori nel cosiddetto “mondo reale”, così come nell’ambito dei fumetti, abbia costantemente problemi nella stessa maniera.

Danny fingeroth e stan lee, durante un 'panel' ad una convention

FM: Passiamo adesso al libro sulla biografia di Stan Lee.
Mario Moschera ti chiede: “È stato pubblicato recentemente il libro ‘A Marvelous life: the amazing story of Stan Lee’, pubblicato anche in Italia, edito dalla Panini.
Mi sembra molto interessante come hai descritto Stan Lee come l’anima del Bullpen e anche come vengono descritte le sue complessità come uomo d’affari. Che ricordi hai di Stan Lee con maggiore affetto?”

DF: Beh, i miei primi ricordi sono quelli di un bambino che scopriva i fumetti Marvel.
Quindi… mi trovo in un’edicola della città di New York, all’epoca leggevo i fumetti DC, che trovavo belli, e improvvisamente, c’è questa novità: i Fantastici Quattro.

È stato, sin da subito, un approccio completamente diverso ai fumetti. Magari oggi viene dato per scontato dalle persone, ma c’è stato sin da subito qualcosa che rendeva i fumetti Marvel più realistici.

So che sembra assurdo dirlo di un fumetto di supereroi, ma i personaggi erano davvero tridimensionali, reagivano come se davvero una persona normale avesse ricevuto dei superpoteri. Litigavano fra loro, rimpiangevano di aver ottenuto quei poteri, sentendosi dei mostri, dei diversi e cercando di avere soltanto una vita normale. Desiderando di avere un ragazzo o una ragazza, un lavoro e non dovendo avere a che fare con questa responsabilità dei loro poteri.

E molto di questo era reso possibile sia da Jack Kirby, Steve Ditko e quegli artisti che hanno dato alla Marvel quell’aspetto e quell’animo, sia dal fatto che la Marvel era stampata in maniera più economica, o forse dalla stessa tipografia, ma con meno attenzione.

cover del libro "A Marvelous Life" argomento della domanda e risposta successiva

Quindi il colore era sempre fuori registro, avevi quasi la sensazione che fosse stampato in 3D, ti colpiva immediatamente, in un modo che i supereroi DC, così meravigliosamente disegnati, non riuscivano a fare.  E, infine, per quanto Jack Kirby e Steve Ditko realizzassero gran parte dell’aspetto grafico e delle sceneggiature, la voce finale era quella di Stan Lee, che era ciò che superava tutti questi aspetti e definiva la Marvel.

Con Ditko. Con Kirby. Con Martin Goodman che ne era il proprietario e cugino di Stan. Stan aveva questa strana posizione in cui si trovava ad essere contemporaneamente sceneggiatore, freelancer, supervisore, art director e persino parente del proprietario.

Così divenne quello che, in un film, chiamereste un artefice. Anche se non era direttamente l’artista e non avrebbe potuto farcela senza quelle persone, ovviamente. Sia da un punto di vista visivo, che dal punto di vista delle storie e delle loro idee. Ma lui è stato capace di raggrupparne l’insieme, di creare l’idea di un universo che fosse loro comune.

Ha seguito l’idea popolare, o comunque l’ha espansa, che il fumetto dovesse parlarti direttamente. Non era soltanto qualcosa che doveva intrattenerti, a distanza. Doveva urlarti contro, sin dalla prima di copertina, di quanto fosse grandioso. Doveva raccontarti nelle didascalie e nei credits di quanto tu fossi speciale per il semplice fatto di leggere quel fumetto.

C’erano questi caratteri minuscoli nella pagina della posta e il Bullpen Bulletin si rivolgeva a te come se foste amici, ma non come un adulto che ti parlasse dall’alto verso il basso, o un adulto che facesse finta di avere 10 anni d’esperienza più di te, ma come un adulto che, in qualche modo, capiva il tuo amore verso questi fumetti e questi personaggi. Era come se tu ti trovassi nell’età corretta, nella corretta disposizione mentale, che ti portava a questa perfetta forma di intrattenimento e che costituiva la base per la costruzione di una comunità che condividesse questi aspetti.

foto di Filippo Marzo con Danny Fingeroth, ad una convention del 2019

FM: “Sei molto attivo nel campo dell’insegnamento e, per un periodo, hai anche insegnato in Italia. Quel è il tuo rapporto con il nostro paese?”

DF: Sono stato in Italia, tanti anni fa. Negli anni ’70 e, successivamente, circa 10 anni fa, ad insegnare in un posto, di cui sono sicuro che ne stia sbagliando la pronuncia, chiamato MI-Master Illustrazione a Milano.

Forse qualche altro periodo tra questi due, forse no… amo l’italia, insomma, come non si potrebbe non amarla? Le persone erano grandiose, gli studenti pieni di talento, e molti parlavano inglese, il che era un sollievo, per quanto avessi un traduttore. Di fatto avevo due traduttori.

La cosa che ho amato è che dicevo qualcosa che richiedeva, ad esempio, 10 parole, che veniva spiegata per circa 15 minuti. Penso che l’italiano sia molto più descrittivo, perché ogni volta che dicevo qualcosa, questo richiedeva più tempo per essere espresso in italiano.

Ricordo che stavo cercando di insegnare la struttura di una storia, prendendo ad esempio le sitcom americane. E gli studenti non avevano mai sentito parlare di “The Honeymooners”, o “I Love Lucy” ma tutti conoscevano “Everybody loves Raymond” (“Tutti amano Raymond” ndt), perché si tratta di una famiglia italo-americana. 

È stata un’esperienza che mi è piaciuta molto, sono stato trattato davvero bene, gli studenti ne erano entusiasti. Ciò che ho trovato molto interessante è come la percezione della Seconda guerra mondiale sia ancora viva in Italia. Fortunatamente noi non l’abbiamo combattuta in America, i campi di battaglia sono stati in Europa e in Asia. Ma molto di quello che ho visto a Milano, se non risaliva già a più di 600 anni fa, era nuovo. E il fatto che fosse di nuova realizzazione, era legato ai bombardamenti durante la guerra.

E molte delle storie che gli studenti hanno scritto, anche se loro erano i nipoti o i pronipoti di chi aveva vissuto la guerra, davano un grande senso di perdita e di lutto e senso dell’essere in pericolo. Nonostante fossero i figli di un’agiata classe media, tutte le loro storie vertevano sul fatto di poter perdere tutto da un momento, all’altro. Era molto affascinante. E, ovviamente il cibo, non c’è neanche bisogno di menzionarlo. Ogni pasto era migliore del precedente. L’ho davvero amato… anzi se qualcun altro è disposto ad invitarmi una volta che sarà finita la pandemia, fatemi sapere.

Il ritorno di Darkhawk (Marvel Comics) - cover

FM: Negli anni ’90 sei stato lo scrittore della serie “Darkhawk”, un personaggio molto seguito in Italia, molto apprezzato questo antieroe. Puoi parlarci di quel periodo?

Danny Fingeroth: Quello era un gran periodo di espansione per il fumetto moderno.

Marvel, la DC, gli indipendenti e, ovviamente, la Image. C’era una grande fame di fumetti, di ogni tipo. In modo particolare, per i fumetti di supereroi.

Molto aveva a che fare anche con il mercato dei collezionisti dei fumetti, con le persone che compravamo copie multiple, considerandoli un investimento per il futuro, molti effettivamente li leggevano. Darkhawk era un personaggio creato da Tom DeFalco e Mike Manley ma io ne ho scritto ogni episodio e tutti gli annuals. Ho scritto tutti e 50 gli episodi.

Si supponeva fosse lo Spider-Man degli anni ’90, un personaggio che frequentasse la scuola superiore di Peter Parker, che vivesse nello stesso quartiere di Peter Parker, i Queens a New York, era un tentativo di rappresentare quella generazione. A quei tempi Spider-Man aveva già 30 anni, quindi era un tentativo di dare a quella generazione il loro Spider-Man adolescente con grandi poteri e grandi responsabilità. E c’era questo periodo di espansione.

Un fumetto durava per quattro anni ma quelli Marvel, in quel momento… tutto ciò che realizzavamo veniva venduto, anche nell’ordine del milione di copie. C’è stato un momento in cui pubblicavamo qualcosa come 130 testate al mese, la linea editoriale di Spider-Man, di cui io ero il supervisore, a quel punto aveva 17-18 titoli mensili che avevano a che fare con Spider-Man, era un periodo incredibile, esaltante.

Era una specie di corsa all’oro. Fu il periodo immediatamente precedente al crollo delle vendite, dove vennero fatte delle scelte economiche, specie dalla Marvel, che penso fossero relative più alla qualità o alla mancanza di essa nei fumetti, e questo è come se avesse fissato un arpione nel mercato che stava ancora cercando di riprendersi.

Oggi sono tempi interessanti e se ci sono dei fan di Darkhawk, drizzate le orecchie, perché potrebbero esserci al più presto notizie sul personaggio che potrebbero riguardarvi. (In uscita il  14 aprile 2021 “Darkhawk: Heart Of The Hawk” #1, NdR)

FM: Ricordiamo a tutti gli ascoltatori e i lettori che il libro ‘A Marvelous life: the amazing story of Stan Lee’ è in vendita anche in Italia. È stato pubblicato nel 2020, se non sbaglio, a marzo, quindi potete acquistarlo.

Danny noi ti ringraziamo, Da parte di Comics Reporter e Fumettomania per oggi è tutto. Grazie e alla prossima. Ciao

Danny Fingeroth: Grazie, ciao.

E, a proposito, è disponibile un audiolibro, se volete ascoltarlo in originale, letto esattamente da me. Come non potreste volere di ascoltare 14 ore su questo argomento?

IL VIDEO DELL’INTERVISTA a Danny Fingeroth

In inglese con i sottotitoli in italiano

Nel caso non appaia l’anteprima del video ecco il link da digitare e/o cliccare per vederlo sul canale YouTube di Comics Reporter.

https://youtu.be/pCwdH28Us2g

BIOGRAFIA di Danny Fingeroth

Danny Fingeroth_banner-intervista

DANNY FINGEROTH è stato un Editor e scrittore di lunga data per la Marvel Comics, meglio conosciuto per il suo lungo periodo come editore della linea di titoli SPIDER-MAN. Ha scritto l’intera serie DARKHAWK così come la serie limitata THE DEADLY FOES OF SPIDER-MAN e molti altri fumetti con della Marvel tra cui THE FANTASTIC FOUR e IRON MAN.

Danny ha insegnato scrittura e apprezzamento dei fumetti alla NEW YORK UNIVERSITY, THE NEW SCHOOL e al MiMASTER INSTITUTE di Milano, Italia. È Sr VP of Education presso il Museum of Comic and Cartoon Art (MoCCA) di New York e ha parlato di fumetti in sedi quali The Smithsonian Institution e The Metropolitan Museum of Art.

Danny è l’autore di Superman on the Couch: What Superheroes Really Tell Us About Ourselves and Our Society; Disguised as Clark Kent: Jews, Comics and the Creation of the Superhero; The Rough Guide to Graphic Novels e coautore (con Mike Manley) di How to Create Comics from Script to Print.

Tra i suoi libri, da ricordare, scritto insieme a ROY THOMAS, è THE STAN LEE UNIVERSE, pubblicato da TwoMorrows, un tesoro di interviste e articoli sul co-creatore di Spider-Man, Iron Man e The X-Men, con inediti elementi tratti dall’archivio di  STAN LEE. Nel 2019 Ha pubblicato il libro biografico A MARVELOUS LIFE: THE AMAZING STORY OF STAN LEE, edito in Italia dalla Panini.

Biografia adattata dal sito dannyfingeroth.com

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Filippo Marzo nasce nel 1975, grande appassionato fin da piccolo di cartoni animati e fumetti, da Topolino a Sturmtruppen fino a Beetle Bailey. Crescendo i suoi gusti si spostano verso i super eroi e il connubio durerà per moltissimi anni.

Collaboratore con fanzine locali, diverse fan page e siti con contenuti cinematografici, visto che il cinema è un’altra sua passione. Piccolo collezionista di opere originali  è curatore di due mostre di sketchbook di disegnatori di comics negli anni ’90, sposta ancora una volta i suoi interessi verso il fumetto maturo e dai contenuti artistici sopraffini, con un occhio di riguardo alle case editrici indipendenti, come Eclipse, Tundra, Fantagraphics e Dark Horse.

Fan delle opere di Bill Sienkiewicz, Mike Mignola e John Byrne.

Da  qualche anno reporter e corrispondente dall’estero per quanto riguarda Comic Convention che hanno luogo in Messico e negli Stati Uniti.

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