JOKER
cartonato, 80 pagg.,col.Cover del cartonato. Joker
testi: Brian Azzarello;
disegni: Lee Bermejo
edizioni: Planeta DeAgostini Comics
di Antonio Recupero
“Se te ne devi andare, vai con un sorriso!”
Questa è la frase con cui si può riassumere il Joker nella sua incarnazione cinematografica del primo “Batman” di Tim Burton, nelle fattezze di un Jack Nicholson magnificamente aiutato dai make up artist.
Ma chiunque ormai ricorda principalmente l’interpretazione (ottima, precisiamolo!) di Heat Ledger nell’ultimo adattamento curato da Cristopher Nolan, quasi fosse l’unica o comunque la definitiva versione del pagliaccio del crimine.
Ma volendo essere pignoli e polemici, del Joker di Ledger (che grazie al gossip incontrollato ha seriamente rischiato di diventare un altro Brandon Lee, dimenticando facilmente le sue precedenti ottime prove d’attore, invece mancanti al figlio del maestro del Kung Fu cinematografico), più che l’interpretazione ha colpito l’aspetto. Per la prima volta si affrontava con la necessaria crudezza la questione del viso del più famoso psicopatico del mondo del fumetto: il suo sorriso non è semplicemente una deformazione del volto dovuta ad una sorta di paralisi dei muscoli facciali, ma è piuttosto un’orrida cicatrice, uno sfregio profondo e deturpante, che segna il personaggio esteriormente quanto interiormente.
La trovata dei maestri del trucco di Hollywood appare a tutti geniale. Eppure non si è sicuri che sia del tutto originale…
In vista dell’uscita del film, Brian Azzarello, sceneggiatore maestro del noir, e Lee Bermejo, disegnatore strabiliante che qui sperimenta un approccio grafico che si potrebbe definire “neo-realista”, avevano in preparazione un volume dedicato al Joker che doveva aumentare l’hype nell’attesa delle prime proiezioni. Come si evince già dalla copertina, Bermejo aveva deciso di dare una impronta grafica profondamente nuova del Joker, e questo già alcuni mesi prima che venissero diffuse pubblicamente le prime immagini del personaggio di Ledger. Quando queste iniziarono a trapelarei sui primi siti web, Bermejo cadde dalle nuvole, restando a bocca aperta di fronte alle foto che mostravano il sorriso del Joker esattamente identico alla sua cruenta versione. Bermejo affermò ripetutamente di non aver copiato, e di essere peraltro sicuro che al di fuori di Azzarello e del suo editor, nessuno aveva visto neanche degli schizzi preparatori della sua opera. Insomma, ci si troverebbe di fronte ad un rarissimo caso di “ispirazione duplicata”…
Ma che sia vero o meno questo fenomeno, questo non toglie che il volume di Azzarello e Bermejo è un piccolo capolavoro, un romanzo noir su crimine e follia pura, narrato attraverso la voce e gli occhi di Jonny Frost, piccolo delinquentello locale con grandi aspirazioni, che ha la “fortuna” di diventare il nuovo tirapiedi del Joker dopo il suo inaspettato rilascio dal manicomio criminale di Arkham. Frost si troverà spalla a spalla col più grande criminale di Gotham, deciso a riprendersi la sua fetta negli affari della mala cittadina, affrontando nemici e amici, e divertendosi un mondo nel frattempo.
Ma il potere che tanto solletica Frost si rivelerà un piccolo compenso per affrontare la follia più pura e sadica.
Azzarello e Bermejo ridisegnano Gotham City e i suoi abitanti in maniera molto più realistica di quanto si sia osato prima: Killer Croc, il Pinguino, Harley Quinn, l’Enigmista, e persino Batman, vengono adeguati ad un pubblico che ormai è molto più consapevole di come funzionino le gang e il crimine organizzato, grazie anche a serie tv come “The Shield”, e che non si può più accontentare di credere a costumi sgargianti e pose plastiche da divo. Merito soprattutto va al disegnatore per il magnifico restyiling grafico deri personaggi, che va ben oltre le crude immagini dell’adattamento cinematografico dedicato all’uomo pipistrello.
Su internet e sulle riviste di critica, amatoriali e professionali, si ripete ormai spesso la domanda se, per la definizione psicologica del Joker, sia più importante quanto scritto in quest’ultima opera da Azzarello o piuttosto l’immagine del personaggio data da Alan Moore e Brian Bolland nel capolavoro “The Killing Joke” (anche questo recentemente riproposto in una nuova e lussuosa edizione). A parere del sottoscritto, in realtà il problema non si pone: al di là dell’indubbia qualità superiore di entrambe le opere, se nel volume di Moore e Bolland si voleva esaminare la natura quasi perversamente complice del rapporto tra Batman e il Joker, nell’opera di Azzarello e Bermejo è invece protagonista la visione del Joker che può avere un uomo psichicamente “normale”, per quanto animato da intenzioni criminose.
In definitiva, un nuovo punto di riferimento nella letteratura batmaniana.