“Io non sono ebreo”: una breve riflessione nella Giornata Internazionale della Memoria

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27 gennaio 2024. Anche oggi, a quasi ottant’anni da quel fatidico giorno in cui furono abbattuti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau e il mondo intero aprì gli occhi sulle nefandezze perpetrate dal nazismo, ci fermiamo 10 minuti e li dedichiamo ai 6 milioni di ebrei uccisi durante la seconda guerra mondiale insieme agli omosessuali, ai malati di mente, ai Rom, ai Testimoni di Geova, ai disabili … e facciamo memoria dell’Olocausto, della Shoah.

Oltre una mia breve riflessione su questa giornata, Visto che siamo un magazine dedicato ai fumetti, pubblichiamo le copertine di alcuni dei fumetti dedicati alla Shoah, ed in aggiunta quelle di alcune pagine estratte dai graphic novel: “Giorgio Perlasca” scritta da Marco Sonseri, e  “Jan Karski l’uomo che scoprì l’Olocausto” (scritto da Marco Rizzo, e disegnato da Lelio Bonaccorso Ed. Rizzoli- Lizard, 2014).

Nota bene: le 2 foto presenti nell’articolo sono stata scattate dal sottoscritto nel 2014, durante il suo soggiorno in Polonia.

Mario Benenati
ideatore dei progetti culturali di “Fumettomania Factory – APS”

Monumento che ricorda il carico sui treni degli ebrei a Varsavia (anno 2014)
Varsavia: Monumento che ricorda il luogo dove gli ebrei venivano caricati sui treni che li portavano ai campi di concentramento e di lavoro (foto, anno 2014) © Fumettomania

Io non sono ebreo, così come quasi tutti gli amici ed amiche che ho conosciuto durante la mia vita.

Oggi essere ebrei, è di nuovo rischioso, esattamente come 80 anni fa. Dopo i tragici avvenimenti del 7 ottobre 2023, con un gruppo armato di Hamas che ha attaccato dei territori israeliani, uccidendo e rapendo migliaia di persone innocenti, e la terribile risposta israeliana che sta di fatto uccidendo tutti (bambini, donne, uomini, innocenti, criminali), insomma un nuovo genocidio, si sono create in tutto il mondo occidentale e non solo. le fazioni pro e contro Israele , pro e contro palestinesi (ho scritto palestinesi non Hamas).

Tra le cose lette in questi giorni, il testo pubblicato ieri dallo sceneggiatore e giornalista Marco Rizzo (che vi consiglio) nel suo spazio su substack, non mi ha lasciato indifferente:

13 I giorni della memoria perduta”
Della storia di Jan Karski, del perché si deve celebrare il Giorno della Memoria nonostante quanto accada a Gaza, della differenza tra antisemitismo e sionismo e di presenze fisiche e virtuali

E stamattina non ho potuto non soffermarmi sulle parole altrettanto “forti” del signor Saverio Castanotto, ex professore del Liceo Classico della mia città, che ha formato migliaia di uomini e donne (non me voglia professore se ho riportato alcune sue frasi):

<<Shoah, in ebraico “tempesta devastante”…
…”giorno della memoria” in italiano oggi “sfilata di colletti bianchi ed una ghirlanda ai milioni di assassinati”, e trai colletti bianchi anche i romantici discendenti di coloro che tale “tempesta devastante” hanno suscitato e favorito…
Non assisterò in TV al cerimoniale ipocrita, ripetuto e reiterato…
Sono cattivo ed arrabbiato… forse commuove solo i ragazzini delle elementari a cui la signora Maestra ha raccontato l’orrenda storia…

Non ho bisogno di ” un giorno della memoria” per ricordarmi della “bambina col cappotto rosso” tra mille altri vestiti di stracci di un lugubre grigio o del “Ragazzino che si denuda il braccio sinistro” per mostrare al suo aguzzino lettere e numeri tatuati…la sua identità, o della schiera di altri bambini che in fila ordinata vengono accompagnati dalla kapò di turno ad uno dei tanti forni crematori..>>
il post prosegue sul suo profilo facebook

Marco Rizzo e Saverio Castanotto hanno espresso due stati d’animo, ed il nostro qual’è?

Vi scrivo il mio…

Io non sono ebreo, ma se lo fossi e se oggi fosse il 27 gennaio del 1942 o del 1943, con buona probabilità sarei su un carro merci, schiacciato insieme ad altri 100-200 persone, affamato, assetato, infreddolito, terrorizzato dal non capire quello che mi sta succedendo; sarei su un treno che mi porterebbe lontano dalla mia casa, dalla mia famiglia, dai miei amici, dalla mia vita…

Dopo qualche giorno arriverei a destinazione, e sarei spinto a forza in dei campi di lavoro e di concentramento, insieme a migliaia di altri uomini e donne; sarei privati degli occhiali, dei vestiti, delle scarpe, sarei denudato e rivestito di una casacca grigia; quello con buon probabilità sarebbe il mio ultimo vestito. La mia vita sarebbe un alternarsi di giorni e di notti fredde, di angoscia, di urla, di pianti, finché forse in un giorno qualsiasi andrei insieme ai miei nuovi compagni di quel campo a fare, quella che apparantemente sembrerebbe una doccia, l’ultima doccia prima della mia scomparsa. E di me non resterebbe nulla, forse neanche il nome … sarei solo uno dei 6 milioni di vittime dell’Olocausto.

Ecco (in breve, molto in breve) cosa succedeva a chi era ebreo durante la seconda guerra mondiale.

Tutto ciò era orribile ieri per gli ebrei, come lo è oggi per gli innocenti che muoiono in qualsiasi luogo del mondo, a cominciare dai palestinesi della striscia di Gaza… Oggi è un giorno triste, ancora più triste del solito.

Mario Benenati

Presidente Fumettomania factory APS


SHOAH E FUMETTI

COVER del reportage disegnato da Lelio Bonaccorso, durante il suo viaggio in Polonia ed Auschwitz (2015), per il tour di presentqzione dell'edizione in Placco del GN su Jan Karski
COVER del reportage disegnato da Lelio Bonaccorso, durante il suo viaggio in Polonia ed Auschwitz (2015), per il tour di presentazione del GN su Jan Karski (edizione in Polacco)
© Lelio Bonaccorso

Galleria di immagini estratta dalle diapositive utilizzate negli anni scorsi, da Fumettomania Factory APS, nel progetto di lettura, approfondimento ed incontro con l’autore dedicato alla Shoah realizzati in alcuni istituti scolastici della nostra città-

nota bene: se ne ho dimenticato qualcuno chiedo venia

la copertina del racconto a fumetti La bete est morte di Calvo
la prima pagina del racconto Master race di Bernard Krigstein.
Copertina del graphic novel capolavoro "Maus" di Art Spiegelman
Copertina del GN "Yossel" di Joe Kubert
Copertina del GN "Auschwitz" di Pascal Croci
Copertina del n.  della collana Dylan Dog, dal titolo  "Doktor terror" (copertina della prima ristampa della collana)
Copertina del GN Esperanto di Otto gabos
Copertina del GN "Giorgio Perlasca, un uomo comune" di Marco Sonseri e ennio Bufi
Copertina del brossurato "Magnetto: testamento" (edizione italiana) di Greg Pak e Carmine Di Domenico
Copertina del GN "Stalag XB" di Marco Ficarra
Copertina del GN "La nebbi ae il granito" di Caci Gambotto Surroz
Copertina del GN "La port di Sion" di Walter Chendi
Copertina del GN "noi non andremo a vedere Auschwitz" di Jérémie Dres
Copertina del GN "Un sacchetto di Biglie" di Vincent Bailly e Kris
Copertina del GN Italiano: "Jan Karski, L'uomo che scoprì l'Olocausto", di marco rizzo e Lelio Bonaccorso (2014)
Copertina del GN "La Proprietà di Rutu Modan" (2013)

 

ALCUNE PAGINE TRATTE DAL GRAPHIC NOVEL
“GIORGIO PERLASCA” (2009)

di Marco Sonseri ed Ennio Bufi

CHI ERA GIORGIO PERLASCA?

<< Giorgio Perlasca fu uno dei pochi uomini comuni che, durante la seconda guerra mondiale, fecero la cosa giusta, cioè aiutare altri uomini, salvarli dalla morte certa e dare loro una dignità ed una speranza.
Da una decina di anni, la vicenda umana ed eroica di G. Perlasca viene presentata ad un numero sempre più vasto di italiani. Libri, documentari, fiction televisiva, stanno finalmente ricostruendo, ognuno col proprio punta di vista, il vasto mosaico legato al gesto di un italiano che si è ritrovato suo malgrado all’interno di quel meccanismo disumano, aberrante e distruttivo della guerra, della seconda guerra mondiale.
Perlasca, come Gino Bartali a Firenze, come i cittadini di Monterotondo, come Vassili Zaitsev (un pastore russo, infallibile cecchino dell’Armata Rossa che ingaggiò un tremendo duello con il miglior tiratore tedesco, come ampiamente descritto nel film “Il Nemico alle Porte”), ed infine, come Oskar Schindler, è diventato suo malgrado un eroe, un uomo da onorare e ricordare.

Primo Pannello di 15 di una mostra espositiva messa a disposizione dalla Fondazione Perlasca, che fonde il fumetto ed i fatti storici. Noi di Fumettomania l’abbiamo sempre messa a disposizione di coloro ce l’hanno richiesta.

ed ALCUNE PAGINE TRATTE DAL GRAPHIC NOVEL
JAN KARSKI, L’UOMO CHE SCOPRI’ L’OLOCAUSTO” (2014)

di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso

Varsavia: Statua di Jan Karski che guarda “Il POLIN”, il Museo della Storia degli ebrei a Varsavia. © Fumettomania

CHI ERA JAN KARSKI ?

Nel 1914 nasceva Jan Kozielewsky, meglio conosciuto come Jan Karski, fu militare ed eroe della resistenza polacca durante la seconda guerra mondiale e, dal 1982, riconosciuto giusto tra le nazioni. Se inserite il suo nome sul motore di ricerca  “Google” escono circa 611.000 risultati!

Estrapolo direttamente da wikipedia (che si ringrazia pubblicamente): <<Nel 1944 ha scritto “La mia testimonianza davanti al mondo: storia di uno stato segreto” dedicato allo stato clandestino polacco.
Fu uno dei protagonisti del documentario di Claude LanzmannShoah, in cui rilasciò una lunga intervista su ciò che vide nel Ghetto di Varsavia e che raccontò agli Alleati per informarli della situazione degli ebrei polacchi durante la guerra.
La figura di Jan Karski colpì lo scrittore francese Yannick Haenel che racconta l’eccezionale vicenda nel libro “Il testimone inascoltato”.>>

Karski fu ” Nominato cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Bianca, la massima onorificenza polacca, dal presidente Lech Walesa nel 1995, candidato al Nobel per la Pace da Israele nel 1998 in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita dello Stato ebraico, ed il 29 maggio 2012 Barack Obama ha insignito Jan Karski della più alta onorificenza civile statunitense, la Presidential Medal of Freedom, alla memoria.”

Nel centenario dalla sua nascita la Polonia ha dedicato a questo eroe atipico l’anno 2014.

Sempre nel 2014, dopo quasi due anni di lavorazione Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, due giovani e bravi autori di fumetti siciliani, già noti per i romanzi a fumetti su Peppino impastato, Che Guevara e Marco Pantani, pubblicarono proprio quell’anno un nuova graphic novel dedicato proprio a lui:  Jan Karski, l’uomo che scoprì l’Olocausto (Rizzoli Lizard) .
Gli autori poi presentarono il romanzo a fumetti in varie città d’italia e l’anno successivo anche in Polonia.

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