“Mi manca solo il balletto, ma vedrete che ce la farò …”. Intervista allo scrittore Stefano Benni (da Fumettomania n. 11 dic. 1998)

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In questo penultimo giorno del 2023 pubblichiamo il primo nuovo testo tratto dal n. 11 della nostra fanzine cartacea, che risale a dicembre 1998. Con quel numero l’associazione iniziava un lungo percorso, l’idea era quella di dedicarsi a temi specifici, che durò fino al 2010; con il n. 11 ci fu il ritorno ad una copertina vera e propria, le pagine passavano da 20 a 32, anche se la tiratura rimase invariata (cioè circa 350 copie).

I due testi di oggi sono un’intervista raccolta nel 1999, al Roccella Jonica Jazz, al grande scrittore italiano: Stefano Benni ed una recensione dello spettacolo Sconcerto, di Benni e Paolo Damiani, registrato il 28 agosto 1998.
Abbiamo scelto questi testi perché Benni ci ha fatto sognare con i suoi libri e con i suoi spettacoli, e continua a farlo. E dopo quattro anni (2020-2023) complicati e per certi versi tristi, abbiamo bisogno di sognare magari un 2024 veramente migliore degli ultimi che lo hanno preceduto.

Se volete saperne di più sui nostri progetti potreste leggere la nostra newsletter natalizia ( https://associazione-fumettomania.voxmail.it/p/hedkwj/c-2fc86ded ), che abbiamo già inviato ai nostri 1000 contatti la vigilia di Natale.

Auguri di Buon Anno Nuovo a tutti voi.
Mario Benenati, curatore del sito Fumettomania Factory Magazine

L’Associazione FUMETTOMANIA FACTORY – APS, che opera dal 1991 a livello nazionale – senza mai dimenticare le attività svolte nel territorio della propria sede operativa a Barcellona P.G., – ha come finalità la promozione, la divulgazione e la valorizzazione delle tematiche correlate al linguaggio del fumetto.
La “mission” di Fumettomania, è quella di attrarre ragazzi di tutte le età promuovendo progetti a loro dedicati, che parlino di argomenti attuali e coinvolgenti, utilizzando il fumetto, che si profila come forma d’arte autonoma che contiene in sé il codice linguistico della letteratura (le parole), le sue modalità di fruizione, ma anche la sequenzialità del cinema e l’attenzione figurativa delle arti visive tradizionali.
L’impegno dell’Associazione – a 32 anni dalla fondazione – è quello di diffondere la cultura del Fumetto e, fra i nostri obiettivi, c’è la volontà di continuare i progetti culturali e sociali sul territorio con laboratori rivolti a giovani appassionati e alle scuole, mostre personali e collettive dedicate al fumetto, all’illustrazione e affini, presentazioni di fumetti ed incontri con gli autori

Il sommario del n. 11 è riportato di seguito

  • 2 editoriale di mario benenati
  • 3 The Funky: intervista agli autori e recensione
  • 5 Un anno di Autoproduzioni
  • 6 Zero Tollerance: gli ultimi capolavori Marvel
  • 6 Chi è Batman?
  • 8 Nuvole a Cremona:
    chiacchierate con Stefano Ricci, Giovanna Anceschi, Massimiliano De Giovanni,
    • Otto Gabos, Vanna Vinci, Carlo Ambrosini e Claudio Chiaverotti
  • 14 In principio era Tex
  • 16 Portfolio
  • 18 Intervista a Stefano Benni e
    • Impressioni sullo spettacolo Sconcerto (che stiamo pubblicando oggi)
  • 20 Sognando la realtà realizzando i sogni
  • 21 Zograf, racconti di guerra
  • 21 Spazio indipendenti
  • 22 Recensioni:
    • Tex e Martin Mystère
  • 24 Recensioni Manga:
    • Ushio e Tora; e Berserk
  • 26 Voce alle fumetterie: Intervista ad Alex Bertani
  • 28 L’indiscutibile Supremazia di Alan Moore
  • Anticipazione: Jonathan Steel
  • 31 Sulle tracce di fumettomania
  • 31 Bilal e Ade Capone

Lo abbiamo incontrato la mattina del 29 agosto, a Roccella Jonica (Reggio Calabria), nell’ambito del XVIII Festival Internazionale del jazz: RUMORI MEDITERRANEI, uno dei più importanti eventi musicali nazionali ed internazionali (lo era negli anni ’90 e lo è tutt’ora, NdR). La sera prima (28 agosto 1998), avevamo ammirato il suo spettacolo, il giorno dopo abbiamo cercato di conoscerlo meglio.
L’intervista è divisa idealmente in due parti: la chiacchierata del 29 agosto 1998 e le risposte inviateci a metà ottobre di quell’anno.

“Mi manca solo balletto, ma vedrete che ce la farò…”
INTERVISTA A STEFANO BENNI

di C.M. e Mario Benenati (agosto-ottobre 1998)

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Stefano Benni par Claude Truong-Ngoc – sept 2013. © degli aventi diritti.

Fumettomania: Che rapporto c’era con Pazienza e con i fumetti?
Stefano Benni: Era un rapporto ottimo, era un amico, un grande disegnatore e narratore, ed era appena all’inizio del suo percorso. Non si accontentava mai, cercava sempre di andare al di là di ciò che gli aveva dato successo, di cambiare, di sorprendere. Non tutti gli autori di fumetti hanno lo stesso coraggio.

Avevamo delle idee in testa, volevamo fare insieme una trasposizione di ‘Terra’, per esempio, anche se era difficile seguire Andrea.

Ed anch’io ho fatto delle cose nel campo del fumetto e ho letto qualcosa, specialmente dei miei amici disegnatori di Bologna, oggi leggo le cose di mio figlio, ‘Topolino’ in particolare. A me piacciono i disegnatori, i disegni, più che mettermi a leggere le storie, anche perché non ho tempo. Ammiro molto Daniele Brolli e gli altri ‘ragazzi’ di Bologna.

Nell’ultimo anno ho fatto parte di un seminario sull’immaginazione con altri professori, è ho dovuto ri-leggermi quasì 40 libri di filosofia in un anno.

F.: (…) Come mai ha partecipato ad un seminario sull’immaginazione?
S.B. : Diciamo perché sull’immaginazione manca completamente una riflessione in Italia, sì parla di linguaggio in letteratura, di struttura, però sull’energia che anima la scrittura che è l’immaginazione se ne parla poco. Vedere un pò la storia della letteratura non più dalla parte della semantica, ma da parte dell’energia magnetica, l’atto dello scrivere, ma è molto più complessa la cosa…

Il seminario dura tre mesi, io lo dirigo poi ci sono quattro scrittori, due psicanalisti, due scienziati, due antropologi, due filosofi; ognuno porta il Suo contributo. Sulla musica abbiamo avuto il contributo di un giornalista musicale dell’’Unità’ Al seminario vengono insegnanti, molti psichiatri, qualche studente, ma tralasciamo gli studenti di Bologna…

F.: Come sì è sentito ieri sera dopo lo spettacolo?
S.B.: E’ stata una scarica di energia piacevole, ma è un momento. E’ una cosa seria leggere davanti ad un pubblico di 2000 persone, di cui
1800 non ti conoscono, che poi hanno pagato, e quindi è molto più impegnativo.

F.: All’inizio gli applausi erano tiepidi, poi si sono riscaldati.
S.B.: Vero. Avevo fatto degli spettacoli in alcuni Centri Sociali, ma erano gratuiti, è per un pubblico minore, che conosce i testi, e lì puoi improvvisare. Ieri sera non era possibile improvvisare.

Oh, è arrivato il mio non manager, quello che cerca di non farmi lavorare. Tutti gli scrittori hanno un agente, allora una volta mi sono detto << lo prenderò anch’io>>. Perché non proponete un festival Jazz a Barcellona P.G.?

Magari, riusciamo a malapena a fare due numeri ogni sei mesì della rivista ed una mostra espositiva, figuriamoci un festival. Non è così facile, ci sono troppe difficoltà.

F.: Come sì è trovato a Roccella?
S.B.: Ho trovato un ambiente molto caldo, pieno di passione e di amicizia, molto gradevole.
Nel jazz non c’è divismo, al contrario che tra gli scrittori, dove c’è il tavolo ‘A’, il tavole ’B’’, il tavolo ‘C’. A trent’anni mi piaceva, oggi mi interessa poco. Probabilmente ci sono divi anche nel jazz, ma meno ‘pesanti’ che nel campo letterario.

Elianto di stefano benni prima edizione

A ottobre è arrivata la seconda parte dell’intervista (NdR.).

F.: Quando nasce Benni scrittore? Chi si accorge per primo del suo talento?
S. B.: Più o meno venticinque anni fa, e i primi ad accorgersì di me sono stati Fruttero e Lucentini che dirigevano, all’epoca, una rivista chiamata “Il Mago”, dove furono pubblicati i miei primi racconti, “Viva pizza” e “Il Grande Pozzi”.

F.: Leggere i suoi libri, in particolare “La compagnia dei Celestini” e “Bao!”’, è come immergersi in un racconto a fumetti. Qual’è il suo legame con questo tipo di arte?
S.B.: Ho letto molti fumetti in gioventù, mi piaceva Paperino e poi Will Eisner, Crumb , e Altan. Adesso ne leggo di meno. Ma la libertà plastica ed immaginativa del fumetto e del cartone animato mi ha molto suggestionato.

F.: Che cos’è il morbo dolce di cui lei parla in “Elianto’, il suo ultimo libro (era il 1998, NdR)?
S.B.: E’ la malattia dell’immaginazione, con le sue luci e le sue ombre, le sue febbri, i suoi abissi, le Sue guarigioni miracolose.

F.: Perché i bambini diventano soggetti importantissimi di molti suoi libri? Quanto c’è di Lei bambino in questi personaggi?
S.B.: I Bambini sono eroi dell’immaginazione, usare l’immaginazione, nell’arte e nella vita quotidiana, vuol dire mantenere l’ordine del simbolico, del flusso dei significati, contro il concettuale e l’ordine unico e prevalente della razionalità adulta. Per dirla più semplicemente:
per un adulto un bastone è un bastone, tutt’al più un manganello. Per un bambino è un cavallo, una spada, un totem, un’’astronave, il palo di una porta di calcio, un serpente, il fulmine di Giove eccetera.

F.: Cos’è la magia Baol?
S.B.: Opps mi chiedi molto, non posso divulgarne i segreti.

F.:In “Baol’” Bed cerca il segreto che é chiave della sua esistenza: un mago Baol è qualcosa da ricercare in se stessì e negli altri, oppure è un’immagine, un‘idea da cui trarre forza in momenti particolari?
S.B.: Il segreto è saper immaginare in piena libertà e varietà, non arrendendosi ai nemici dell’immaginazione, i produttori di una falsa immaginazione predeterminata, televisiva e misera. Immaginare dieci futuri possibili e non solo quello scritto sullo schermo.

F.: Lei sì è mai sentito un Baol?
S.B.: Nei momenti migliori , si.

F.: La dimensione fantastica, dei ricordi e delle speranze è per lei un luogo dove cercare o dove rifugiarsi?
S.B.: Non è un luogo “altrove”. L’immaginazione ci serve per restare sulla terra è viverci meglio, non per fuggire. Si possono inventare tutti i mondi possibili, ma è in questo mondo che i guerrieri dell’informazione finiscono quasì sempre per combattere. E ognuno ha dentro di se non uno, ma molti mondi da esplorare.

F.: Ci sono, secondo lei, delle soluzioni reali e possibili per colmare la diseguaglianza tra i Mussolardi e i Lupetto del mondo?
S.B.: E’ più divertente vivere da Lupetto che da Mussolardi. Ma Lupetto ha ancora la capacità di sperare, Se invece intendi la vera diseguaglianza, che è quella tra avere un futuro e non averlo, quella tra paesi poveri e ricchi, tra la miseria e lo spreco, io credo che sarà il grande problema politico dei prossimi vent’anni, ma non so assolutamente come finirà. Anche se ci Sarà la buona volontà dei governi, basteranno dieci multinazionale impazzite a far saltare in aria il mondo. L’onnipotenza dell’avidità economica è già sfuggita al controllo della politica.

F.: Lo spazio che la vede protagonista su ‘Repubblica’ ogni giovedì, ed anche lo spettacolo di ieri sera (il 28 agosto 98 n.d.r.), rispondono a sue nuove esigenze e alla voglia di rivolgersi ad un pubblico nuovo, rispetto a quello dei suoi romanzi?
S.B.: Lo spazio su ‘Repubblica’ nasceva dal desiderio di dire qualcosa su questa sinistra è questa destra, e sulla loro paradossale corsa a annullarsi in un centro vuoto, depresso e sen- za idee. Repubblica è stata una piccola sfida, che mi sembra di aver vinto, e che abbandonerò a novembre. Ritornerò a parlare coi libri, che sono il mio sogno e il mio linguaggio preferito. Ma mi piace sfuggire alle etichette, arrivare da dove nessuno se lo aspetta, dal teatro, dalla poesia-jazz, dai seminari teorici.

Mi manca solo il balletto, ma vedrete che ce la farò …

ballate di Stefano Benni

BREVE BIBLIOGRAFIA

Giornalista, scrittore e poeta, collabora con numerose testate, tra cui il giornale francese Libération
Ha diretto per Feltrinelli la collana Ossigeno. Ha curato la regia e la sceneggiatura del film Musica per vecchi animali (1989), scrive per il teatro e ha allestito, tra gli altri, col musicista Paolo Damiani uno spettacolo di poesia e jazz, Sconcerto (1998). È ideatore della Pluriversità dell’Immaginazione.

È autore di numerosi romanzi di successo pubblicati da Feltrinelli, tra cui La compagnia dei celestini (1992), Achille piè veloce (2003), Margherita Dolcevita (2005), Pane e tempesta (2009), Bar sport Duemila (2010), Di tutte le ricchezze (2012), Cari mostri (2015), La bottiglia magica (2016), Prendiluna (2017), Teatro 3 (2017), Achille pié veloce (2013), Dancing Paradiso (2019), Giura (2020) e di molti testi teatrali tra cui Le Beatrici (2011). P

er Sellerio è uscito nel settembre 2011 “La traccia dell’angelo”; per Mompracem nel 2013 L’uomo che incontrò il piccolo drago. A Stefano Benni e al suo mondo letterario è dedicata la Bennilogia, un’enciclopedia online interamente e liberamente costruita dai suoi lettori.  Tutti possono partecipare al progetto e incontrare gli altri benniani al Bar Sport.


SCONCERTO

di C.M.

Blues-in-Sedici1 - di stefano benni

E’ stato un connubio unico.

Un coro di sentimenti che, cullati dall’ondeggiare della musica, travolti dalla viscerale passione della voce femminile, sì innalzano nei versi della voce recitante (lo stesso autore) fino a raggiungere il cuore in un intimo, concitato pulsare. Devo dire che, se anche io non avessi amato l’arte di Stefano Benni da lungo tempo, avrei imparato in questa splendida serata sotto il cielo di ‘Roccella Ionica, ad apprezzarne la schiettezza della metrica è dei contenuti e la poesia delle parole capaci di trasportare la realtà Sulle pagine di un libro, nella sua voce intensamente emiliana per renderla ancora più fortemente reale.

Questo suo pacato e insieme vivace modo di guardarsìi attorno sì riflette nell’ opera messa in scena il 28/08/98 presso il XVIII Festival
Internazionale del Jazz – RUMORI MEDITERRANEI a Roccella Ionica (RC). E’ un adattamento di un’opera già pubblicata, fanno da cornice le splendide musìiche di Paolo Damiani e la coinvolgente voce di Diana Torto, mentre al centro della scena due danzatrici (Maddalena Scardi e Caterina Inesti) rafforzano l’impatto sul pubblico dei testi e della voce cantante, rendendo ancora più intensa l’emozione trasmessa.

Bravo Stefano Benni per la netta è pulita espressione di sentimenti, per i testi (ispirati da una vicenda realmente accaduta) con i quali mette a nudo i piccoli gesti della vita quotidiana che a volte, come in questo caso, sfociano in un grande eroismo. L’assistere a questa rappresentazione è stato senza dubbio più emozionante per coloro che avevano già letto la raccolta di poesie edita proprio quest’anno da “Universale Economica Feltrinelli”; é proprio il suo titolo “Blues in sedici – Ballata della città dolente” a farci intuire lo snodarsi della vicenda in cui otto personaggi entrano in scena per due volte (ecco quindi spiegato quel sedici, ndr) a narrare il violento dolore del vivere la metropoli, il continuo mutare dei sentimenti e delle condizioni per cui ciò che era può scomparire o essere sempre, tarpando le ali alla vita.

Gli otto personaggi sono: la CITTA’, il PADRE, il FIGLIO, la MADRE, l’INDOVINO CIECO, LISA, il KILLER e TESCHIO un piccolo spacciatore che era l’uomo da uccidere ed al cui posto muore il Padre. Tutti sono importanti e si incontrano in uno strano gioco di ombre in cui passato è presente, sogni è realtà si completano fino a diventare tutt’uno.

Il Killer che percepisce l’odio annidato nella società e da cui inutilmente ci si vanta immuni, uccide e sorride finché il Suo colpo non tocca un vecchio cuore pulito che per amore combatte e con l’amore vince la sua triste battaglia. E chi invece doveva morire, il vigliacco Teschio, prega perché il colpo neanche stavolta colpisca lui, e fugge alla morte così come ogni notte in realtà fugge alla vita. Tutti si muovono nella Città che diventa “persona”, accoglie ama e distrugge: conosce i suoi figli, perfida madre, ed è per questo che lì riconosce e lì invita a non smettere di sperare, ad abbattere i muri dell’apparenza per trovare ciò che stanno cercando.

Io sono un’altra.
In me ci si può perdere
ma ritrovarsi è splendida battaglia
di tutte le bugie e le catene
almeno da una sii libero
non dobbiamo sperare
possiamo, ogni istante del giorno.

In questa bella e terribile città sì muove il Padre, vecchio operaio disoccupato che ricorda i tormenti di un tempo che ormai non gli appartiene mentre vive quelli del suo lento appassire in “giorni senza inizio né scopo“, e sente di averne perso, mentre conta le monete in tasca, in fila a Supermarket, uno tra tanti. E pensa al figlio che ama e a cui dedica l’ultimo rotolare della sua vita, per cui sì sacrifica facendogli scudo col proprio corpo, morendo al suo posto.

Ed il Figlio che sente questo legame ma lo fugge attirato dal mondo di luce che la città offre, così diverso dal buio appassire di una spoglia cucina, avvolto dal silenzio di un vecchio. Ama e disprezza quasi in un unico impeto di rivolta, sente lontano quel padre che pur lo segue è accompagna nella sua vita di Strada, tra i videogame e le moto rombanti, negli occhi belli della sua giovane ragazza.

Ed ecco Lisa, una commessa di una profumeria, che sente la doppia anima della sua età è se ne fa travolgere in un vortice in cui essere ed apparire sì confondono e non se ne vede più la differenza. Lisa é sola ma cammina tra occhi e fiati diversi, sa più di quello che riesce a vedere. Su tutto questo sta l’Indovino che tutto sente e capisce, che vede col cuore il rincorrersi degli eventi ed il filo che unisce ogni vita Senza mai Spezzarsi.

Conclude il Padre che nel riconoscere la propria morte prende coscienza anche della propria vita è di ciò che passa inosservato nel viverla ma alla fine diventa importante come l’ultimo lunghissimo istante.

… Ero felice, ma ne dubitavo
quelle pagine erano il mio libro
Poiché io sono stato
più di quanto sono, e sarò.

copertina del CD Sconcerto_roccella Jonica jazz 1998
copertina del CD Sconcerto- Roccella Jonica Jazz 1998, © degli aventi diritti

NOTA A MARGINE

Sconcerto (su testi tratti dal libro di Stefano Benni Blues in sedici), con Paolo Damiani diventò un CD registrato dal vivo al festival “Rumori mediterranei”, Roccella Jonica, il 28 agosto 1998 (Roma, Il manifesto, 1999)

BIOGRAFIA di STEFANO BENNI
(tratta dal suo sito, https://www.stefanobenni.it/biografia/)

Non esiste una biografia del lupo Benni perché da trent’anni, tutte le volte che gliela chiedono, il lupo la cambia, dicendo un sacco di balle, o quasi-balle. Poiché nessuno ha mai controllato, Benni si è divertito a costruirsi almeno dodici biografie diverse.
Eccone una che è quasi vera.

Benni nasce nel 1947 a Bologna ma la sua infanzia è sulle montagne dell’Appennino, dove fa le prime scoperte letterarie, erotiche e politiche.

Il soprannome Lupo nasce qui, per la sua abitudine di girare di notte ululando insieme ai suoi sette cani.
Gioca a pallone ma la sua carriera è interrotta da un infortunio.
Studia al classico con risultati non eclatanti, viaggia e sbevazza. L’università proprio non fa per lui. Cambia due o tre facoltà, ma intanto ha cominciato a scrivere.

Inizia a fare l’attore, ma non guadagna una lira. É un’esperienza che gli servirà dopo. Lavora come abusivo in alcuni giornali, poi Fruttero e Lucentini lo scoprono sulla rivista il Mago. Donato Barbone lo chiama alla Mondadori, (che allora non era di Silvio). Scrive articoli per il Mondo, Panorama, Espresso e soprattutto per il Manifesto.

Fa il militare nei Lupi di Toscana (che destino!) e tra una guardia e un picchetto, scrive Bar Sport. Con i primi soldi viaggia come un pazzo .
Grazie a due grandi amici, Valerio Occhetto e Grazia Cherchi, si convince di poter diventare uno scrittore.  Scrive Terra e Comici Spaventati Guerrieri.

A quarant’anni ha un figlio, a quarantacinque ritorna sul palcoscenico spinto dal jazzista Paolo Damiani. Collabora a Repubblica e allo Straniero, e riprende a fare il quasi-attore. Vive attualmente a Roma. Adora la Sardegna e ci va da trentacinque anni. Ha girato un film Musica per Vecchi Animali, con Dario Fo, che non ha avuto alcun successo, ma durante il quale ha imparato un sacco di cose, grazie agli indimenticabili Umberto Angelucci e Pasqualino De Santis.

Ha scritto più di venti libri. Il suo preferito è Blues in sedici, l’ultimo Prendiluna edito da la Feltrinelli.

Ha lavorato in teatro soprattutto con Dario Fo e Franca Rame, Angela Finocchiaro, Lucia Poli, Paolo Rossi, Antonio Catania, Fabio De Luigi, Anita Caprioli e tanti altri. Ha scritto e interpretato Misterioso, dedicato a Thelonius Monk con il pianista Umberto Petrin, da cui è stato tratto un dvd, Sagrademari con Paolo Fresu, Strani Amori con Paolo Damiani e Gianluigi Trovesi, Il Cyrano de Bergerac (riscritto per la collana Save the Story de L’Espresso) con la pianista Giulia Tagliavia, Il Poeta e Mary, melologo interpretato con Brenda Lodigiani e i musicisti Danilo Rossi e Stefano Nanni, Va’ fuori straniero con il pianista Danilo Rea e Ci manca Totò con il chitarrista Fausto Mesolella. Ha messo in scena Pompeo di Andrea Pazienza con Danilo Rossi, I mille cuori di E. A. Poe con Umberto Petrin, il violoncellista Mario Brunello e la violoncellista Riviera Lazeri, Lolita di Nabokov. Ha preso parte alle letture dell’Iliade, di Novecento, City e Moby Dick, tutte realizzate da Alessandro Baricco. Attualmente è in tournée con il nuovo spettacolo Bestia che sei insieme ad Angela Finocchiaro. Con Altan e Pietro Perotti ha creato il Museo delle Creature Immaginarie per sostenere Amref.

Ha fondato con Alessandro Castellari e Libero Mancuso un delirante seminario sull’immaginazione che ha tenuto per molti anni a Bologna, e in un sacco di posti: Napoli, Gressoney, Roma, Alghero, Libera Univerisità di Alcatraz. Ha fatto nascere il leggendario progetto di solidarietà sociale Gruppo Lupo, attivo da vent’anni. Ultima iniziativa, un progetto di borse di studio per giovani immigrati.
Ha praticato per tredici anni arti marziali e ha inventato lo stile del coniglio codardo. È tradotto in molte lingue, aspirava al mercato cinese, dove è finalmente arrivato con Stranalandia. Misura uno e ottanta per settantasette chili.
È momentaneamente vivo e in buona salute.


L’INTERO NUMERO UNDICI DI FUMETTOMANIA


NOTE EXTRA

FUMETTOMANIA INDEX 1990 – 2012

ovvero, tutte le informazioni e tutti i contenuti relativi ai 20 numeri pubblicati della rivista cartacea Fumettomania.

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