Dodicesimo articolo dello speciale Licence to kill – 70 YEARS OF 007 (dedicato al settantesimo anniversario di James Bond, creato da Ian Fleming, ed apparso per la prima volta nel romanzo “Casino Royale” del 1953, NdR).
Torna nelle nostre pagine virtuali l’esperto di fumetti, USA in particolare, Alessandro Bottero che, dopo l’ottimo articolo su Doctor Who del 28 dicembre 20323, si pone delle riflessioni molto interessanti sull’Agente Segreto Britannico con licenza di uccidere, e le condivide con noi.
Ringraziamo Alessandro che ha partecipato a questo progetto, e porgiamo i nostri ringraziamenti alla Ian Fleming Pubblication per la loro liberatoria che ci permette l’utilizzo dei vari nomi, e per il banner dello speciale.
Vi ricordiamo, infine, che è ancora possibile partecipare al progetto 70 YEARS OF 007 (scrivendo un articolo o facendo una illustrazione-tributo dedicata a James Bond), l’ultima data utile per consegnare, una eventuale opera, è il 31 gennaio 2024. Le informazioni per partecipare le trovate in fondo all’articolo.
Questo progetto è giunto alle ultime battute. Cosa ci riserveranno le prossime 4 settimane?
Forse un articolo dedicato ai Comic Book dedicati a James Bond? forse un articolo sulla colonne sonore dei film di 007? forse un articolo sui genitori di un certo Peter Parker che hanno incontrato l’agente 007? forse un articolo sulle Bond Girl? forse qualche altra nuova illustrazione tributo a James Bond? forse …
Mario Benenati, curatore di Fumettomania Factory Magazine
P.S.: vi diamo appuntamento a giovedi per un nuovo articolo, invece, dello speciale sui 60 anni della serie televisiva Doctor Who.
Il mio nome è Bond, 007 Bond.
(Articolo di Alessandro Bottero)
Pochissimi possono vantare il merito di aver praticamente creato un intero genere letterario. Ian Fleming è tra questi. Ovviamente dire che prima di Fleming il genere spionistico nella narrativa di intrattenimento non esistesse sarebbe una sciocchezza. Esisteva, e la sterminata produzione di racconti nelle riviste pulp lo dimostra. Ma erano sottodeclinazioni specialistiche della narrativa di guerra e/o di avventura.
Un genere spionaggio, con un mercato proprio, regole di scrittura e narrazione proprie, e un pubblico fidelizzato e bramoso di avventure di QUEL genere e non altro, non esistevano. I romanzi e i racconti di Fleming, dedicati all’agente segreto britannico 007 furono il catalizzatore che portò alla nascita di un qualcosa di nuovo, qualcosa che ancora oggi domina il mercato, e che addirittura ha inglobato in sé altri generi affini (giallo, thriller, noir, sci-fi). Ma come è stato possibile?
Ian Fleming, scrittore la cui vita è essa stessa degna di un grande romanzo di avventura, crea il personaggio James Bond nel romanzo Casino Royale uscito nel 1953. Da allora fino alla morte (avvenuta nel 1964) e addirittura oltre (un romanzo e una raccolta di racconti, uscirono postumi rispettivamente nel 1965 e nel 1966), in dodici romanzi, due antologie, e un racconto (007 a New York) pubblicato nell’antologia collettiva Thrilling Cities del 1963, Fleming costruì non solo un personaggio, ma un’intera mitologia, quella della Spia Britannica, carismatica, piena di risorse, seducente, e superiore sia alle controparti Sovietiche o orientali, sia agli alleati un po’ cialtroni (USA) o presuntuosi (Francesi).
Non sto qui ad elencare le opere di Fleming, o a farne il sommario. Non è questo l’obiettivo dell’articolo, e altri molto più esperti di me hanno già fornito date e dati ai lettori di questo dossier. Qui l’orizzonte è riflettere sul personaggio e su cosa significhi per chi scrive.
Prima riflessione: Il ruolo non è il personaggio.
Di chi parla Ian Fleming? Di James Bond, o di 007.
Se all’interno della parte letteraria la domanda pare oziosa (nei romanzi 007 è sempre James Bond), una volta entrati nell’universo narrativo incredibilmente più vasto e complesso dell’immaginario visivo, la domanda è non solo lecita, ma necessaria. Nei romanzi abbiamo una corrispondenza univoca: 007 = James Bond.
Nei film invece l’equazione è a tre dati: Ruolo (007) + Nome (James Bond) + Attore che rende visibile il personaggio (anche qui, inutile stare a fare l’elenco). Dalla modulazione dei tre elementi esce ogni volta un risultato unico per quel film preciso. Ed è sempre questa rimodulazione perenne a permettere l’esistenza di vari 007, ognuno con un suo stile e sottili differenze di approccio alla vita e al ruolo.
Gli esperti convengono sul fatto che lo 007/Bond di Sean Connery sia diverso da quello di Daniel Craig, ed entrambi siano diversi da quello di Roger Moore o Pierce Brosnan, per non parlare degli altri. Il ruolo è sempre lo stesso: Agente Segreto Britannico con licenza di uccidere, ma il come questo ruolo venga svolto cambia sottilmente ad ogni mutare del terzo elemento dell’equazione.
Seconda riflessione: il contesto è tutto.
Fleming pubblica il primo romanzo di 007 nel 1953, il 13 agosto. Il 5 marzo era morto Stalin. Anche se la pubblicazione avviene dopo la morte del dittatore, fino alla presa del potere da parte di Kruscev il 7 settembre del 1953, l’Occidente non poteva sapere cosa sarebbe successo. Lo stalinismo sarebbe sopravvissuto a Stalin? Il clima in cui Fleming elabora e poi scrive il romanzo è quello della Guerra Fredda più rovente. Cortina di ferro, Guerra di Corea, tentata invasione di Formosa da parte della Cina comunista solo 4 anni prima, guerriglia anticoloniale nell’Indocina francese, tensione e scontri tra Israele e i paesi arabi confinanti, colpo di stato in Iran (proprio nell’agosto del 1953) sostenuto dai servizi segreti USA e UK.
Era un mondo in bianco e nero, in cui agli occhi dei governi occidentali la lotta al comunismo giustificava qualsiasi cosa. Il James Bond di Fleming rispecchia in pieno questo contesto. L’obiettivo è sconfiggere gli avversari, siano essi spie russe o criminali, con ogni mezzo, perché il mondo della guerra fredda in cui nasce 007 è un mondo machiavellico: il fine giustifica i mezzi. Se il fine è giusto (o meglio, se il fine è definito giusto dal governo UK), allora ogni mezzo è lecito.
Esistono poche semplici regole: non farsi prendere con le mani nel sacco; salvare sempre le apparenze e l’onore del governo UK (e in genere dell’Occidente); niente testimoni scomodi. È una narrativa di spie, non di guerra. E questo significa che concetti come onore delle armi o rispetto delle regole di ingaggio, valgono fino a un certo punto e quasi sempre solo nelle dichiarazioni alla stampa e al mondo civile.
Il contesto di 007 è quello di un mondo sommerso, nascosto agli occhi della società normale, dove si muovono coloro che difendono questa stessa società da chi vorrebbe distruggerla. Le spie giocano sporco, perché in ultima analisi per difendere davvero la società dai Russi o dalla Spectre è necessario sporcarsi le mani.
Terza riflessione: il contesto cambia, e te cambi con lui
Se il contesto è tutto questo inserisce un ulteriore elemento: il contesto cambia. E quindi tutto è suscettibile di cambiamenti. Se il contesto del 1953 giustificava ambientazione e modi di essere del personaggio, modificandosi il contesto geo-socio-politico anche il personaggio e l’ambientazione devono necessariamente modificarsi.
Nel 2023 un personaggio identico al James Bond scritto e descritto da Fleming non sarebbe più l’eroe, ma il cattivo. Per i canoni della sopportabilità sociale del pubblico il personaggio di Fleming è arrogante, spocchioso, razzista, maschilista, sessista, sciovinista, e troppo sicuro di sé. Una parola sul razzismo.
Tra il 1953 e il 1964, anni in cui Fleming è in vita e scrive, l’Inghilterra ha ancora il suo Impero. India e Pakistan sono indipendenti dal 1947, e l’Irlanda dal 1949, ma il resto delle colonie (Africa, Asia, Indie Orientali, Cipro e Malta) sono ancora colonie o protettorati inglesi, e la convinzione di essere oggettivamente superiori al resto del mondo (gli americani sono solo dei cafoni arricchiti) è parte dell’establishment UK, e anche del mondo dell’Intelligence. Nei romanzi e nei racconti di Fleming non ci sono esplicite dichiarazioni razziste, ma l’uso dei cliché narrativi nei riguardi delle razze non-occidentali è rivelatorio.
Inoltre se uno rileggesse romanzi e racconti segnandosi che mestiere fanno i vari personaggi non europei che si incontrano scoprirebbe che sono quasi tutti inservienti, domestici, camerieri, ossia mansioni ai livelli più bassi della scala sociale. Oggi ovviamente tutto questo sarebbe impossibile da riproporre, attribuendolo all’eroe della narrazione.
Il contesto è cambiato. Idem per il ruolo della donna. Nel canone di Fleming le donne sono segretarie (Moneypenny), amanti dei criminali, spie russe bellissime (e che quindi cadono vittime del fascino di Bond), spie russe brutte e criptolesbiche, lesbiche vere e proprie (Pussy Galore in Goldfinger) che però anche loro cedono al fascino della Spia Inglese, oppure figlie di criminali che vogliono redimersi ma muoiono tragicamente. Oggi non sarebbe possibile, e quindi cambiando il contesto anche la narrazione deve cambiare. Ma fino a che punto? E qui torniamo al dualismo personaggio/ruolo.
Quarta riflessione: tutto cambia, ma 007 è eterno.
Alla fine quel che resta è il ruolo, e qui ci può aiutare la teoria del Campione Eterno di Michael Moorcock. Moorcock, grande scrittore di fantasy inglese, ha teorizzato l’esistenza del Campione Eterno, una figura archetipica di difensore dell’equilibro tra Legge e Caos, che nelle varie dimensioni assume di volta in volta volti diversi. Rimane sempre il Campione Eterno, ma l’incarnazione del Campione è diversa ogni volta. Vive, lotta, a volte trionfa, e alla fine incontra (quasi) sempre la morte.
Seguendo questa teoria potremmo dire che 007 è la Spia Eterna, che lotta per impedire al Caos di prevalere incontrollato distruggendo l’ordine e lo status quo. James Bond ne è stata un’incarnazione, ma altre possono sorgere come – ad esempio – la versione femminile di 007 penata per le future incarnazioni cinematografiche. È un tradimento del canone? Un cedimento al contesto volatile e fuggevole di una società che cambia idea ad ogni sondaggio sui social? Forse. O forse è solo una nuova incarnazione di un ruolo costante nel tempo.
BREVE BIOGRAFIA DELL’AUTORE DELL’ARTICOLO
Alessandro Bottero (1962, Roma) è nato in un tempo e un luogo dove il buon senso e la ragione erano ancora considerati doni da conservare ed usare per migliorare la società e distinguersi dagli Uruk-Hai e dagli Abitatori del Profondo.
In questo presente confuso e ad a tratti esilarante usa i doni che Crom gli ha concesso – la vita e la forza per colpire i nemici – rinunciando allo spadone a due mani, malvisto sui mezzi pubblici, per usare la penna a due mani, scrivendo ovunque sia possibile per colpire il buco nero della stupidità. Il successo delle imprese si contano nel numero delle volte in cui è stato bandito dai social media e dal numero di conoscenti che gli hanno detto “Ehhhhh, ma come sei cambiato!”.
Tra le varie missioni compite ricordiamo i saggi Tolkien: l’anello e la spada (Mare nero 2002), Da Nembo Kid a Superman (Iacobelli, 2011) Batman, i segreti del Cavaliere Oscuro (Iacobelli 2012), Il razzismo nei fumetti (NPE 2016) e vari racconti scritti sovente sotto l’occhio severo ma giusto del Demiurgo De Turris, l’ultimo dei quali è apparso sull’antologia Decamerovirus (Homo Scrivens, 2022).
Propositi per il futuro? Sopravvivere alla stupidità.
NOTE EXTRA: GLI ALTRI ARTICOLI DI QUESTO SPECIALE
2024–01-08
2024–01-04
2023–12-26
2023–12-18
2023–12-11
2023–12-04
2023-11-27:
2023-11-21: SILVANO BELTRAMO
2023-11-14: (REVISIONE ED AMPLIAMENTO DEL PRECEDENTE ARTICOLO)
2023-11-03:
https://www.fumettomaniafactory.net/licence-to-kill-70-years-of-007-i-fumetti-prima-parte/
2023-10-26:
2023-10-18: PRIMO ARTICOLO
ARTICOLO INTRODUTTIVO
2023-10-06
ARTICOLO INTRODUTTIVO
2023-08-12
ARTICOLO DI LANCIO DEL PROGETTO
2023-07-17
Potete leggere le info per partecipare al progetto nella seconda pagina