Nuovo blocco di testi estratti dal n. 7 della fanzine fumettomania, il cui direttore responsabile era il nostro grande amico Luca Boschi (scomparso lo scorso 3 maggio).
Vista la qualità degli articoli li stiamo pubblicando singolarmente, a meno di articoli o interventi che siano accumunati da argomenti simili. Oggi presentiamo una chiacchierata con il mitico Bryan Talbot, il grande artista inglese conosciuto nel 1991 al Salone Internazionale del Fumetto di Lucca, che nel 1995 fu pubblicato in Italia su tre collane diverse e da 3 editori diversi.
Anche questa intervista ritengo che sia un recupero importante, perché ci far scoprire (o riscoprire) uno degli autori inglesi più importanti degli anni ottanta e novanta, e lo è tutt’ora a distanza di 50 anni dal suo debutto nel mondo del fumetto, oltre che è un caro amico di Fumettomania e del sottoscritto.
Si ringrazia il socio D.A. per aver sistemato le scansioni dei testi di questi articoli.
Buona lettura
Mario Benenati,
responsabile del sito Fumettomania Factory Magazine
Il sommario del n. 7 è riportato di seguito
- Mr. Punch , Il nuovo capolavoro di Neil Gaiman e Dave McKean presentato in anteprima. – pag. 2
- Expo Cartoon, presente e futuro – pag. 4
- Il fumetto italiano made in Phoenix – pag. 6
- Death of Groo – pag. 6
- Cosa c’è di nuovo in USA – pag. 7
- Fred in Italia – pag. 8
- Moliterni e la Bande Dessinée – pag.9
- General Press – pag. 10
- Viaggio nella psichedelica – pag. 14
- English Comics – pag. 12
- Un maestro del fumetto italiano – pag. 14
- Nathan Never e Martin Mystère – pag. 15
- Il fumetto a scuola – pag. 16
- Sulle tracce di Fumettomania: Il fumetto a Scuola – pag 16
- Al di là delle Alpi – pag. 17
- Esordienti in vetrina – pag. 18
Premessa. Anno 1992
Fuori piove, noi siamo con autovettura e diamo un passaggio ad un disegnatore che qualche oretta prima ci aveva fatto uno schizzetto niente male di Sandman. Lui contentissimo, noi più di lui. Il giorno dopo è lui che ci regala un gran sorriso e la sua disponibilità.
L’intervista che segue non è molto approfondita, ma ci da uno spaccato di questa persona così meritevole di essere chiamato amico, che poi sia un grande autore di fumetti questo lo lasciamo dire agli altri.
Intervista a Bryan TALBOT
di Mario Benenati (novembre 1995 )
Introduzione: Bryan è stato pubblicato in Italia (tra il 1996 ed il 1996, NdR) su Sandman della COMIC ART, dalla TELEMACO con ‘Le avventure di Luther Arkwright’ ed dalla PHOENIX, proprio in questi mesi con l’ultima sua opera ‘La storia del topo cattivo’.
C’è dell’altro e lo scopriremo insieme. Di lui abbiamo già parlato nel numero precedente nell’articolo di Salvatore Bonanzinga: ‘Ritornano le Leggende di Batman’ in cui Bryan ha dato un ottimo contributo con “the Mask” (Legends of the Dark Knight 39-40); oggi riprendiamo a parlare di lui, dando il giusto riconoscimento ad un artista tanto poliedrico quanto valido. Speriamo di vedere in Italia anche altre opere sue, ancora inedite.
La sua figura è considerevole, un camicia chiara, un pantalone nero ed il suo immancabile ‘chiodo’, dal quale spunta una folta chioma di capelli rossi e la sua faccia ora austera, ora sorridente. La sua cordialità ci avvolge e appena iniziare a parlare l’atmosfera diventa magica quasi come se fossimo all’interno delle storie di Luther Arkwright.
Così si presenta al suo pubblico Bryan Talbot, 44 anni di Wigan (Lancashire).
Mario e Carlo: Come ha iniziato la sua carriera? Che scuola ha frequentato?
Bryan Talbot: A sette anni aveva avuto problemi con il professore di disegno. Ci lasciava un lavoro da fare mentre lui si leggeva il giornale. A me piaceva fare dei disegni astratti che lui invece non gradiva . Poi ho frequentato scuole di grafica e di Tipografia, finché ho fatto qualcosa per i comics e precisamente Brianstorm comics nel ’72. e per altri tre anni nel settore underground. Posso dire che a 10-11 anni ho iniziato a disegnare, a guadagnare dodici anni dopo.
Dopo, questi inizi, da giovane professionista indipendente, cosa ha fatto?
Ho cominciato con dei lavori su un giornale stampato (fino ad allora era stato pubblicato solo nel settore underground) e ho portato avanti un nuovo tipo di grafismo, ho iniziato una graphic novel, ma niente di underground.
Nel 1982 fui pubblicato sui dieci numeri di PSSST!, rivista atipica per quegli anni in Inghilterra, con comics avventurosi, umoristici, seri, d’avanguardia … ( cit. Intervista a Bryan Talbot, pag.55, da “le avventure di Luther Arkwright 4 di 4, collana Europa, TELEMACO Comics, n.d.r.); Dopo ho lavorato per la IPC di Londra, per 2000 AD disegnando Nemesis the warlock e Judge Dredd.
Negli ultimi 4-5 anni ho lavorato per la DC COMICS, di New York, su Hellblazer con Jamie Delano (storia presentata in Italia su DC Comics Presents della COMIC ART), The Nazz (mini serie di 4 numeri) con Tom Veitch, Sandman con Neil Gaiman e Batman ( “the mask” come già scritto precedentemente).
Con i suoi personaggi lei ha cambiato di volta in volta stile. Come si comportano i personaggi da lei disegnati, cosa succede loro?
Ali’ inizio ero influenzato dallo stile americano dei supereroi che avevo letto a sette anni. Brainstrom era una serie mia più legata allo stile ‘giallo’ che ai supereroi, era mia intenzione fare delle storie più profonde, più ricche, gli editori sembravano d’accordo, poi finì per crearsi una sorta di reazione allo stile americano. Sono nate quindi delle storie impegnate, per adulti, con problemi di oggi quali il razzismo, o argomenti di filosofia, storia e politica, il fascismo per esempio.
Ci parli del suo lavoro nella rivista 2000 AD, su Nemesis e Judge Dredd in particolare, e del rapporto con gli editori e degli scrittori?
Ho sempre avuto un buon rapporto con tutti, con Pat Mills, con Steve McManus i quali mi contattarono per disegnare Nemesis the warlock. Con Nemesis ho fatto storie contro il razzismo. Un razzismo però diverso, moderno. In quelle storie la Terra ha conquistato lo spazio e avvengono atti di razzismo contro gli alieni con episodi simili a quelli del tempo dell’ inquisizione spagnola. Non è più quindi una questione fra bianchi e neri, ma tra terrestri e alieni.
E di Judge Dredd cosa ci dice?
Ho lavorato per 3/4 mesi con una storia di Vamp age. Poi ho fatto due storie per l’annual di natale. Ed infine una pagina in numero dedicato ai bambini, avente come tema il mondo economico-finanziario.
E poi arrivarono nel ’90 Hellblazer e Sandman, storie per lettori maturi (Mature Readers, la dicitura esistente nel USA). come è stata la collaborazione con gli scrittori di queste serie e con personaggi stessi?
Ho avuto sempre un buon rapporto con Jamie Delano, l’autore di Hellblazer, che ritengo un bravo scrittore, la collaborazione con lui è stata molto buona, e salda. Per Sandman, è stata la stessa cosa; mi ricordo che ero sempre in contatto via telefono e via fax. Mandavo i miei disegni, le mie pagine e mi rispondevano se andavano bene o no.
Per la storia di Sandman n.30 con Neil Gaiman ho dovuto documentarmi sui modi e sui costumi, sugli oggetti degli antichi romani. Ho cercato di produrre una storia con una visione molto classica con molti orizzontali e verticali, da me molto preferiti.
Come è arrivato a Batman?
Dopo Luther Arkwright, non pensavo che sarei tornato a scrivere qualcosa.
A Glasgow, durante una convention di fumetti, incontrai Archie Goodwin, editor della serie ‘Legend of D.K.’. Abbiamo pranzato insieme e mi chiese di lavorare per Legend e cosa gli proponevo. Ancora non avevo niente in mente. Poi l’ho incontrato un’altra volta e mi rifece la stessa domanda. A questo punto, vedendo che parlava seriamente, decisi di mandargli dei disegni via fax.
Lui accettò sia la storia che i disegni. La mia idea principale era che Batman non esisteva nel mondo reale, ma poteva esistere solo come persona umana. Il resto è dentro la storia, pubblicato da DC Comics.
Quale è stata la reazione del pubblico che ha letto la sua storia e dell’ editor per la sua rappresentazione di Batman?
Archie Goodwin mi disse subito che sugli script non c’era da lavorare perché erano già perfetti. Il pubblico, i giovani specialmente, mi hanno spedito tante lettere molto interessanti, tutti con un giudizio più che positivo.
Vorremmo sapere di più sulla storia “The Nazz”.
Si, è una storia in 4 parti scritto da Tom Veitch, un giovane che ho sempre ammirato fin dal 1970, quando lessi alcune una sua storia con Greg Irons, un disegnatore morto 4 anni fa.
Era una storia piuttosto cruda sul conflitto del Vietnam e contro la guerra. Era la prima volta che leggevo la vicenda di un soldato che si drogava e che aveva ucciso un suo superiore. La storia avrebbe poi ispirato l’autore del filma “Apocalypse Now”. Alla luce di quella lettura, quando ho avuto l’opportunità di lavorare con Tom, fui molto felice.
L’idea di base di ‘the Nazz’ era cosa sarebbe successo nel mondo se ci fossero state persone con superpoteri. Si considererebbero dei messia, farebbero tanti seguaci e sicuramente qualcuno cercherebbe di corromperli. Era un fumetto post-watchmen. Il lavoro fu molto apprezzato dai lettori.
Note extra
Nell’ultimo anno (1995) Talbot ha fatto parecchi cose per la Tekno-Comicx ora chiamata Big Entertainment, tra cui la mini serie PHAGE ed la nuova serie sempre dedicata a Mr. Henry Phage, solo in veste di sceneggiatore. Avremo sicuramente modo di apprezzarlo ancora, quindi questo poliedrico autore. A risentirci.
Per tutti gli altri articoli, ed interviste a Bryan Talbot, pubblicato in tutti questi anni basta cliccare questo link, e vi apparirà una pagina con link colorati da digitare e leggere.
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