RICORDI …
Grande appuntamento quello di oggi! Dopo lo scrittore Loriano Macchiavelli, l’artista (chiamarlo solo disegnatore sarebbe riduttivo) Massimo Rotundo e lo straordinario Franco Saudelli, abbiamo il piacere di ospitare la Signora del Fumetto Italiano: Laura Scarpa.
E’ un immenso piacere ed onore poterla pubblicare nel nostro web-magazine.
Buona lettura, e condividete questo articolo se vi piace.
Mario Benenati, curatore del web magazine Fumettomania
Conobbi Luigi Bernardi un po’ per caso. immagino fosse il 1978, lo deduco dalle date dei due libri, evidentemente freschi di stampa, che erano disposti su un tavolino – vedo perfettamente la luce bianca di una finestra quasi all’angolo, e nell’angolo quel tavolino, mentre tutto il resto scompare… era Bologna, ma dove? Ma cosa? Un piccolo evento di fumetto, altro non ricordo…
Se era il ’78 io avevo solo pubblicato una o due storielle brevi su «Linus», e stavo iniziando Moll Flanders.
Se guardo le date i tempi mi appaiono accelerati. Da quel primo fugace incontro, dietro a quel tavolino c’era Luigi e, ne son certa, anche Ilde, che cosa accadde per creare subito intesa, se il mio Venturina Veneziana uscì nel 1980? La stampa, senza la copertina stampata, mi fu data in mano a Immaginaria, l’unico grande evento veneziano, voluto da Tony De Marchi e ormai dimenticato.
Non ricordavo che tutto fosse accaduto in meno di due anni, un anno e mezzo.
Con Luigi fu subito intesa. E poi quel libro, Indagini dell’Altroquando, più ancora de I miti di Chtulu, mi faceva scoprire possibilità di fare libri diversi.
Nel 1978 libri a fumetti li facevano solo Mondadori e Rizzoli, con Pratt e solo poi Manara, e strisce comiche o classici in formato tascabile. Poi vennero i libri dei Frigidaire ma questo dopo. Oltre ai colossi qualche libro lo pubblicavano i preti, oppure Ottaviano. Poi qualche traduzione dai francesi che cominciavano ad esplodere, Moebius su tutti (a parte Asterix, ovviamente).
Non so come Luigi potesse rischiare in un’invenzione così, follia e coraggio. D’altra parte era un giocatore, i giocatori rischiano. Lui, dopo (mi pare di aver capito dai suoi racconti) aver messo da parte qualche soldino proprio giocando a carte, trovò dei soci per la sua folle impresa, ma il capitano era lui.
Il quartetto era ben coordinato, avreste potuto farne una serie a fumetti o per la TV. L’architetto, forse più vecchio degli altri, con cui credo poi ci sia stato un allontanamento brusco, e poi stava a Torino e portava il farfallino da architetto… e temo sia lui il responsabile della mia copertina. Copertina che odiai, fatta a sorpresa (cucù!), scartando la mia su cui avevo lavorato con cura (è vero la pistola in primo piano faceva cagare, ma potevate dirmelo), inserendo tre figurine di Zanni prese da dentro, senza cura… e su FONDO ROSA! FEMMINA!
Da editore oggi so che la scelta delle copertine spetta più all’editore, ma che va concordata, e almeno il rosa me lo sarei risparmiato…
Stefano Federici era il cucciolo dei quattro, ragazzo giovane, volenterosissimo, bravo, appassionato, fece molto per la casa editrice, finché non migrò a sud, a fare il grafico e ogni tanto a tornare ai fumetti e ai romanzi anche. Ilde era compagna in tutto, la mente pratica, la grande lavoratrice solidale, appassionata, ma più per come fare le cose che per il fine.
Erano così giovani, che non me lo potevo immaginare quanto, solo un paio d’anni più di me, i baffi di Luigi e l’essere editore me lo facevano credere più grande, trentenne, finché non andò militare, l’anno dopo.
Con Luigi, l’intesa – dicevo – fu immediata. Parlava poco, ma a lungo, e con lui si parlava. Iniziò, credo, un periodo di telefonate lunghe sul fumetto, la vita… erano i tempi del telefono fisso, col dischetto. Seduta nell’angolino di casa ricordo le conversazioni, non so più bene di cosa si parlasse. Ricordo che Luigi, che già parlava a voce bassa, spesso non lo capivo, non lo sentivo. L’attenzione perciò era altissima. Ma da quelle conversazioni sul fumetto, con lui e poi anche con gli amici autori, nasceva tutto. Dal parlarne prima che dal fare o pubblicare, nascevano le idee, una linea nuova.
Per inciso la prima volta che andai a casa sua a Bologna, viveva ancora con i suoi, vidi che avevano un telefono che imitava quelli del primo 900, con una cornetta enorme, lunga e riccia, e finalmente capii allora perché le telefonate risultavano così sottovoce.
Nel 1979 iniziò una nuova collana, una vera collana, che univa, con notevole coraggio e faccia tosta, autori autorevoli, come Alberto Breccia e Oesterheld, George Pichard e Wolinski, dico niente, a autori nuovi, giovani, Panebarco e Mattotti con Tettamanti… e Luigi chiese a me una storia. Concordammo assieme che fare una storia a Venezia era una buona idea.
Foto pubblicata per gentile concessione di Laura Scarpa
Ricordo un contratto fatto con tutte le regole, e un solido anticipo, anche se certo non copriva i mesi di lavoro (ma i libri prodotti non possono mai essere pagati il giusto).
Stabilite alcune cose inizia il lavoro, mentre Ottaviano invece stava in crisi e non si sapeva se avrebbe pubblicato il mio primo libro, Moll Flanders, sceneggiato da Antonio Tettamanti. Posso dire che Luigi si prese sempre le sue responsabilità, cercò sempre, per quanto gli fu possibile, di non creare situazioni, frequenti nell’editoria, di progetti chiusi prima di nascere.
Anni dopo, quando, dopo la mia pubblicazione di una breve storia su «Orient Express», mi propose di farne una a puntate, persi qualche mese abbandonando un primo progetto, quando iniziai il secondo, impegnativo, e arrivai da lui con un terzo del lavoro fatto, gli piacque, ma credo un mese dopo mi bloccò. «Orient Express» non sarebbe arrivato alla fine, meglio interrompere la lavorazione.
Con Luigi il rapporto era sempre sincero e diretto, non credo fosse solo con me.
Mentre iniziavo a lavorare a Venturina, lui andò militare, come dicevo. Era arrivato all’anno limite, non poteva più rimandare.
Il servizio militare era una corvé psicologicamente pesante per chi aveva interessi e un lavoro e una vita piena, ancora di più quando lo si faceva a 24 anni, l’ho sentito testimoniare da vari amici. Luigi ne soffrì credo particolarmente. La sua salvezza dipendeva dalle lettere.
Sì, lettere a mano, scritte come si scrivevano una volta, già un poco desuete in quegli anni.
Immagino scrivesse a Ilde, o forse con lei si telefonava. So che scriveva a me, e ancor più a Cinzia Ghigliano, più sollecita di me nelle risposte.
Le sue amiche. Luigi ha sempre avuto un animo maschile e femminile. Non sto parlando di sessualità, ma di sensibilità, forse di sensualità anche. L’intesa con le donne era alla pari, e però anche maschile. Questa doppia anima secondo me gli ha fatto cogliere, in tempi non facili, la presenza delle rare autrici, con vera partecipazione, Annie Goetzinger e soprattutto Chantal Montellier, dal segno duro e drammatico, politico e noir.
Il noir ha sempre interessato Luigi. Abbiamo progettato assieme una serie nera-erotica, non ricordo, ma immagino fosse per «Blue». Era il periodo in cui veniva tanto a Milano, perché la Bonelli aveva acquisito L’Isola Trovata e «Orient Express». Spostarsi di città non era facile per lui, quando ci vedevamo capivo che stava chiuso nel suo stanzino-casa-ufficio, Bologna gli mancava, e anche la famiglia, il figlio molto piccolo. Ma soprattutto immagino gli pesasse l’aver perso il comando, era un “nata libera”, aveva sempre retto lui il timone, anche nel condividere le responsabilità, libere scelte. Ci vedevamo e parlavamo, questa volta seduti a un tavolo, o su un divano, ma Luigi languiva. Per quel nostro progetto, pur concordando in buona parte in gusti e idee, non avevamo credo lo stesso ritmo narrativo, e io sto stretta nelle sceneggiature non mie. Così ebbi solo il piacere di illustrare i suoi racconti su «Blue», quando Vanna Vinci diede forfait, per il motivo – mi dissero – che non le faceva piacere raccontare scene erotiche più o meno esplicite (sebbene che fossero esplicite non era richiesto, e spesso nemmeno suggerito dal racconto). Vanna fu un’altra autrice scoperta da Luigi, sempre nella sua scia di sensibilità e curiosità femminile. Fu per lui che pubblicò la sua prima storia, molto bella.
Luigi, in fondo, aveva sempre soprattutto capito e scritto. I suoi editoriali raccontavano il fumetto ma anche la storia contemporanea, il presente extra-fumetto. Erano davvero belli, la prima cosa da leggere nelle sue riviste, soprattutto quelli di «Orient Express».
A illustrare i racconti su «Blue» mi divertivo, anche se non era sempre facile, ma questi racconti mi piacevano. Amo le storie brevi, i racconti che suggeriscono un mondo più ampio, degli stralci di vita. Luigi in quello è sempre stato un maestro, con la vita sua e di altri.
Anche per questo ha accolto presto, precoce come sempre, i manga, gli anime. Ha coinvolto i Kappa Boys. «Orient Express» era stata innovativa, mescolando la vita all’avventura e alla storia politica. Oggi è quello che succede nei graphic novel, o con il graphic journalism. Anche «Nova Express» proseguiva su quella strada, ma con sguardo più americano, più duro. Sperimentare sempre, rischiare, puntare, tentare il Buy the pot, e poi anche crollare.
Il nero è entrato sempre più nella sua vita, prima nel fumetto («Nero» fu anche il nome di una rivista), poi sostituendosi al fumetto.
D’altra parte lui il nero lo cercava, ma se lo trovò anche in casa, quando una ragazza cinese, reclusa e schiava, tenuta a lavorare a un piano alto del suo palazzo (un bel palazzo borghese delle nuove periferie), tentò la fuga con un lenzuolo strappato, e si schiantò, sotto le sue finestre.
Come editore, aveva preso tutto il piatto, rilanciato e perso tutto. Il gioco è un vizio pericoloso.
Ci si vede a sprazzi nella vita, si scompare e poi ci si ritrova. Lo incontrai di nuovo a Lucca, a una tavolata (allora si riusciva a stare rilassati a Lucca Comics) con Francesco Coniglio. Seppi che seguiva una terapia, era malato. Mi parlò di un liquido blu. Abbandonò il fumetto e cominciò solo a scrivere.
La libertà ha tanti modi di essere trovata. Scrivere era un gioco diverso, tradurre, scoprire autori, proporli come editor a diversi editori, sempre con uno sguardo attento, e sempre più noir. I rapporti diretti con chi ha ucciso, chi uccide, chi poi si suicida.
Un liquido blu e le storie nere. Sono i suoi colori per me, che definiscono gli ultimi anni.
Ma quando ci vedevamo, e anche quando non ci vedevamo, in telefonate più rapide (e con voci chiare, ormai ai telefonini), si parlava di fumetto, di scrittura e di noi. E aveva sempre, anche nel rapporto personale, quelle grandi immediate intuizioni, di chi sa le tue carte.
L’ultima volta lo vidi su skype.
Dopo quell’ultima operazione, invece, il silenzio.
Laura Scarpa
10 novembre 2019
BIOGRAFIA
DI LAURA SCARPA
Nata a Venezia nel 1957, si trasferisce a Milano e quindi a Roma.
È autrice di fumetti, illustratrice, editor, docente in varie scuole e direttrice della Scuola di Fumetto Online da lei creata.
Come autrice ha scritto e disegnato storie su per le più note riviste italiane, da «Linus» a «Il Corriere dei Piccoli», «Snoopy», «Lupo Alberto Magazine» (con il personaggio di Martina), «Blue», «Mondo Naif» e «Internazionale», è autrice completa di graphic novel, tra cui Venturina Veneziana, L’Isola Trovata, Amori lontani, Kappa edizioni, Sous les étoiles, con Delcourt e prossimamente per Hachette. Nel 2018 è uscito il suo graphic novel War painters 1915-1918 Come l’arte salva dalla guerra, per ComicOut, e di storie brevi in diverse antologie, come La vita inattesa (Rizzoli Lizard 2014) e la rivista «Crisma» #1 di LabAquattro.
Pubblica una vignetta settimanale “Visto da Laura” su «La Prealpina», quotidiano di Varese.
Per il web, disegna Caffè a colazione, e pubblica sulla rivista digitale «Aces Weekly», diretta da David Lloyd.
Come editor ha curato da «il Corriere dei Piccoli» a «Blue» e ha fondato e diretto «Scuola di Fumetto» e «ANIMAls».
Scrive saggi e testi di didattica, tra i quali Io fumetto… e tu? Praticamente Fumetti, Fumetto Facile, Disegnare Dylan Dog e Hugo Pratt – le lezioni perdute oltre a vari titoli della collana Lezioni di Fumetto.
Presiede l’Associazione Culturale ComicOut, che si occupa della diffusione e studio della Nona Arte.
laurascarpa.com
caffeacolazione.tumblr.com
Per chi ci legge per la prima volta
Il recupero filologico, di una parte degli scritti di Luigi Bernardi, a cura di Mario Benenati e di Fumettomania è iniziato dalla metà di ottobre del 2016 con la ripubblicazione delle scansioni degli articoli di Luigi Bernardi pubblicati originariamente (tra il 1985 ed il 1990), sulla rivista Comic Art.
Il primo progetto si è concluso il 19 ottobre 2017, dopo 48 puntate più sei ricordi di altrettanti amici di Luigi (Daniele Barbieri, Vittorio Giardino, Onofrio Catacchio, Otto Gabos, Roberto Baldazzini e Sergio Rossi).
Nel link indicato sotto trovate l’elenco della prima serie di articoli, https://fumettomaniafactory.net/appunti-di-critica-fumettistica/gli-scritti-di-luigi-bernardi-trentanni-dopo/ .
La prima parte del secondo progetto chiamato “Luigi Bernardi, da Nova Express ad Orient Express“ (19 puntate) è stata pubblicata tra l’11 gennaio ed il 14 luglio 2018. Per chi non li ha letti, oppure per chi lo scopre in questo momento ecco il link dove sono elencati tutti i 19 articoli, https://fumettomaniafactory.net/appunti-di-critica-fumettistica/luigi-bernardi-e-nova-express-marzo-1991-novembre-1993/
I ricordi degli amici e conoscenti di Bernardi, sono stati pubblicati tra luglio e novembre 2018 e sono stati a cura dello scrittore Sacha Naspini , dell’editor Panini Andrea Plazzi (curatore delle collane dedicate a Ratman), dell’autore ed editor Massimiliano De Giovanni (uno dei quattro mitici Kappa Boys, fondatore della Kappa Edizioni) e di Michele Ginevra, responsabile del Centro Fumetto “Andrea Pazienza di Cremona, ed infine di Alessandro Di Nocera, Giornalista, Critico di fumetti ed Insegnante di materie letterarie e Storia dell’Arte, di origine Campana .
Ed infine la seconda parte del progetto chiamato “Luigi Bernardi, da Nova Express ad Orient Express“ (30 puntate) è stata pubblicata tra il 24 ottobre 2018 ed il 23 ottobre 2019. Sono state 30 puntate molto interessanti, con tanti spunti critici. Questa seconda serie insieme alla prima (gli scritti estratti dalla rivista Nova express), formano le 49 puntate del secondo progetto, e per il momento ultimo, legato a Bernardi che Mario Benenati e Fumettomania hanno voluto fortemente realizzare.
Per chi non li ha letti, oppure per chi lo scopre in questo momento ecco il link dove sono elencati tutti i 30 articoli,
[…] http://www.fumettomaniafactory.net/il-giocatore-di-laura-scarpa […]
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