Il Fumetto in Italia ovvero “La fantasia non si vede dal numero”, da Fumettomania n. 3 (1991)

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Sono passati quasi trent’anni dal numero 3 della pro-zine Fumettomania e 30 dalla nascita dell’associazione che FESTEGGEREMO proprio il MESE PROSSIMO seppure in ritardo, con una SUPER MEGA MOSTRA nella nostra città, la prima dopo 2 anni e mezzo molto tormentati!

In attesa della mostra prosegue la nostra ‘festa virtuale’ con dei nuovi testi estratti dal quel n. 3 di Fumettomania, che consideriamo uno dei più ricchi di contenuti. Gli articoli che abbiamo pubblicato, da giorno 8 settembre fino ad oggi, sono tratti dalla rubrica Obiettivo suFumetti italiani, con un pizzico di manga e di fumetti USA (pubblicati sempre in Italia), insieme a nuovi ricordi legati al Salone di Lucca del 1991.

Questi articoli seppure lontani nel tempo, conservano una bellezza propria, che non è solo amarcord, e riescono ad essere anche attuali per alcuni aspetti.

Ringrazio il caro amico e socio D. A. che ha trascritto i testi odierni della rivista cartacea.

Mario Benenati, responsabile del Web Magazine Fumettomania.

Nota bene: II festeggiamenti per l’anniversario dei trent’anni dell’associazione Fumettomania Factory sono in corso! Il prossimo appuntamento è per il 18 settembre con altre testimonianze di amici ed ex collaboratori.


Fumettomania da 0 a 30, Trent’anni straordinari!

Com’era il Salone del Fumetto di Lucca – anno 1991-92, prima parte

Un anno di interviste!

Nella puntata precedente ho scritto del momento in cui ho conosciuto e stretto amicizia con il grande Autore inglese John Bolton a novembre del 1990.

L’anno successivo ad aprile pubblicammo l’intervista John sul n.2 di fumettomania (quella parzialmente pubblicata su Hellraiser) e a giugno del 1991 l’Autore inglese ci stupì con l’invio della stampa, l’unica che lui abbia fatto di una illustrazione dedicata alla guerra chimica (eravamo alcuni mesi dopo l’operazione “Desert Storm”, degli USA, NdR), e ci scrisse che era per la nostra nuova copertina quella appunto del n.3.

Il minimo era ricambiarlo con una vera intervista che fu realizzata dall’infaticabile Roberto Irace che, quell’anno, frequentò parecchi eventi fumettistici e realizzò 13 interviste alcune delle quali all’edizione primaverile di Lucca

Per questo motivo intitolammo “Un Anno di interviste”, il lungo spazio redazionale di quel n.3.

Mario Benenati

continua, la prossima settimana

OBIETTIVO SU …
Recensioni su alcuni fumetti ITALIANI , su qualche manga e su produzione USA pubblicati in Italia, del 1991

di Giovanni Luisi, Salvatore Bucca, Maurizio Pustianaz e Massimo Schenatti,

(SETTEMBRE- NOVEMBRE 1991)

AMERICAN HEROES

DI MASSIMILIANO SCHENATTI

“26/10/91. MILANO. Io c’ero.”

Rigiro tra le mani l’albetto della Play Press, AMERICAN HEROES n° 0, ed immagino le parole della quarta di copertina in bocca al sottoscritto, ormai incanutito settantenne, che tiene sulle ginocchia un nipotino del 2041 raccontandogli i fatti importanti della sua vita, mentre fuori dalla finestra mega-schermi alla “Blade Runner” solcano i cieli cittadini annunciando il programma dei festeggiamenti per i 50 anni di AMERICAN HEROES.

Ecco allora che, per il seicentesimo numero della rivista, un suggerimento, così come ci viene chiesto nell’editoriale dell’albo, potrebbe essere quello di pubblicare un bel reportage fotografico sull’avvenimento, in un albo speciale a tiratura limitata che ovviamente verrà dato in omaggio solo a quanti dimostreranno, previa perizia notarile, di possedere l’intera collezione dal numero 1, anzi, dal numero zero.

Ritorno da tali celestiali visioni e geniali pensate al riassunto della giornata: arrivo alla “Borsa del Fumetto” (nota libreria di Milano, capostite delle fumetterie e della distribuzione dei fumetti Usa in Italia, NdR) alle 11,30, in tempo per sapere da una delle numerose persone che già affollano il negozio, non lasciando presagire nulla di buono sulla “viabilità” dei locali nel pomeriggio, che la presentazione dell’albo avverrà alle 15; quindi spulcio un pò tra gli scaffali, arrivo al volume del Cavaliere Oscuro e con quello (ebbene si, ancora non lo avevo) mi presento alla cassa.

Pranzo e itinerario turistico a base di negozi di dischi (mi si passi la digressione non-fumettistica, ma il mega-store della Virgin è davvero notevole) mi vedono giungere nuovamente alla Borsa alle 15,10, in tempo per prendere parte ad una scena dal sapore mitologico e per pentirmi di quel ritardo di 10-15 minuti della cui gravità mi renderò via via sempre più conto nell’ora seguente: circa 150-200 persone si schiacciano contro l’ingresso del negozio in attesa del loro turno mentre la “guardia” preposta si adopera con la sua notevole stazza a disciplinare l’ingresso (4-5 alla volta: tanti ne escono, tanti ne entrano), spingendo e urlando come chi gli sta di fronte ed intervallando la sua voce con quelle provenienti dall’interno nella diffusione delle istruzioni per avere l’album (“dovete ritirarlo appena entrate, all’uscita non vi verrà dato”).

Copertina dell'albo promozionale American Heroes #0 (Play Press)

Rassegnato ad immolarmi per la causa fumettistica, mi metto in coda (si fa per dire) e dopo tre allucinanti tre quarti d’ora di stenti e di sfida alle leggi fisiche sull’impenetrabilità dei corpi, tre costole incrinate e una terribile ascellata del gorilla in stile Franchino-Fantozzi, entro nella libreria ormai privo di olfatto e coi quattro sensi rimasti annebbiati.

Ritiro l’albo e i foglietti allegati, fra cui un cartoncino che compilato e riconsegnato alla cassa da diritto a un omaggio che mi verrà spedito (“una cosa stampata … di valore” recita l’altro foglietto) e mi avvicino all’angolo del locale nel quale si accalcano una ventina di persone, il tempo di intravedere dietro un tavolo quelli che mi dicono essere Adam Centerba, Mario e Simona Ferri ed Alessandro Bottero, dei quali era annunciata la presenza.

Penso tra me e me che un’altra coda non ho voglia di farla e così, con non totale dedizione alla causa, lo ammetto, decido di non fermarmi e di uscire, non prima, naturalmente, di aver diligentemente compilato e consegnato il mio cartoncino: la missione è compiuta, l’albo l’ho preso, no? Già, l’albo: comincio a sfogliarlo mentre mi lascio alle spalle il negozio, fuori dal quale le urla di chi ancora deve entrare si mescolano a qualche commento per la verità non troppo entusiasta di chi è già uscito e l’albo l’ho già letto.

Delle sedici pagine interne le prime tre sono dedicate alla presentazione della rivista e all’illustrazione dei suoi programmi, con l’elencazione delle serie che vi compariranno: Green Lantern, new Teen Titans, Doom Patrol, Lobo, Challengers of the Unknown, Animal Man, Legion (fra un anno) e altre in futuro. Una pagina ciascuno viene poi dedicata alla presentazione delle serie Green Lantern, New Teen Titans e Legion (le prime due presenti fin dal primo numero).

Concludono la “parte scritta” due pagine di un intervista a George Perez che è stata poi completata sul numero uno. Leotto pagine restanti sono costituite da altrettante tavole tratte da storie di Green Lantern, New Teen Tìtans e Doom Patrol che ovviamente vedranno pubblicazione sulla rivista.

In sostanza, ben poco di “esclusivo” rimarrà di quest’albo, totalmente funzionale ad una promozione pubblicitaria che, se da una parte si mostra memore, almeno nei modi, di una formula simile e riuscitissima usata in primavera per il lancio del bonelliano Nathan Never, dall’altra prelude ad un’iniziativa volta a colmare, speriamo nel migliore dei modi, un buco importante nella pubblicazione del materiale U.S.A. in Italia (quello dì molte serie regolari targate D.C.): in tale senso non possiamo che plaudere a questa iniziativa, augurandole tutta la fortuna che saprà meritarsi.


Questa riflessione è più che altro un mio sfogo, uno sfogo da amante del fumetto che vede trattare il suo beniamino (che è una forma espressiva dalle grandi possibilità) alla stregua di una forma di formaggio che deve sottostare alle regole più bieche del mercato consumistico (quindi in questo caso non si parla del fatto che una testata per sopravvivere deve vendere. La differenza tra vendere e VENDERSI è abissale) e che quindi deve essere divorato a velocità vertiginosa.

In questo stato di cose molti editori badano alla quantità che alla qualità; questo lo dico col senno del poi, in quanto anch’io ho provato, preso dall’euforia data dalle molte offerte del mercato a comprare testate su testate e ho ottenuto solo due cose: una montagna di carta colorata e un senso di insoddisfazione molto forte. Che cosa è quindi accaduto? Lo sapremo in:

IL FUMETTO IN ITALIA, OVVERO “LA FANTASIA NON SI VEDE DAL NUMERO”

DI MAURIZIO PUSTIANAZ

Certe volte è davvero sconcertante paragonare la nostra edicola di un paio di anni fa a quella di oggi. Prima, pur dì trovare qualcosa, ci sì adattava a leggere le raccolte cronologiche di Soldino, mentre adesso l’edicola trabocca di pubblicazioni che credono di detenere il “VERBO” per quanto riguarda il fumetto e molte le trovo presuntuose oltre il limite. Cose del tipo: “che fine avreste fatto se noi lungimiranti individui non avessimo pubblicato questa rivista?”

Sono sempre più convinto che ben pochi editori abbiano imparato la lezione di Sergio Bonelli, tutti cercano di raggiungere i livelli di Dylan Dog, perdendo di vista la cosa più importante: la Sergio Bonelli riesce a sfornare dei gran fumetti perché dietro c’è un gruppo di persone che con la loro umiltà disarmerebbero San Pietro. I buoni fumetti non piovono dal cielo, come in tutte le cose è l’uomo che conta in primis.

Copertina del n. 68 della rivista Comic Art

A parte questo, tornando alla nostra edicola credo che molti lettori all’inizio di questa saturazione siano rimasti piacevolmente sorpresi. Così si iniziò a comprare tutto ciò che usciva, l’atmosfera era elettrizzante finalmente una parte di noi riviveva il piacere che aveva provato da bambino a leggere dei fumetti che lo appassionavano.

Ora l’albero della cuccagna si è ridimensionato, tra il caos di riviste creatosi in edicola: il lettore deve effettuare delle scelte, non si può comprare una ventina di albi solo perché sennò si perderebbe la continuity e i cross-over di cui la Marvel fa pieno sfoggio.

Io trovo che il piacere di comprare un fumetto, leggerlo, appassionarvici si, assimilarlo, rileggerlo dopo un pò di tempo è un piacere grandissimo. Ora come può una persona comprare fumetti a peso ed amarli? Diventerebbe un mero collezionismo da magazziniere e certamente non gioverebbe al dialogo fra colui che fa il fumetto e colui che ne fruisce.

Quindi non credo che si possa prendere come credo il far sì che anche il lettore italiano possa e debba leggere tutto ciò che pubblica il tale editore straniero, l’editore dovrebbe fungere da depuratore del grande ‘scarico’ fumettistico straniero e non, dovrebbe essere convinto che ciò che pubblica è bello in quanto tale e non perché al pubblico della KOREA (leggi America, Giappone, ecc.) è sembrato tanto carino.

Ad esempio io da due anni in qua compro la rivista Comic Art (che prima leggevo a scrocco da un amico) perché ho notato che è migliorato notevolmente riuscendo a proporre autori italiani e stranieri senza che ciò crei nessun trauma! Ognuno dovrebbe avere più coraggio, nessuno detiene il “VERBO”, ognuno fa le proprie scelte e se ne accolla le conseguenze. Me compreso naturalmente!


L’INTERO NUMERO TRE DI FUMETTOMANIA

La copertina del n, 3 della fanzine (prozine) Fumettomania. - secondo semestre del 1991. illustrazione inedita di John Bolton
FM#3 – Novembre 1991

LO POTETE VISUALIZZARE E SCARICARE DAL SITO DALL’APP HyperComix


NOTE EXTRA

FUMETTOMANIA INDEX 1990 -2021

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