IL FUMETTO DICE BASTA! CAMPAGNA CONTRO IL FEMMINICIDIO

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A distanza di pochi mesi dal post su una mostra fotografica che trattava della violenza sulle donne, lo scorso 8 marzo 2013, torniamo a scrivere di questo argomento; stavolta per fare da traino per una iniziativa, che rientra nell’ambito fumettistico, lodevole ed importante.
Ecco il comunicato stampa per gentile invio di Adriana Roveda.
Mario B.

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Come tragicamente dimostrato dalla statistica e confermato dalla cronaca, la violenza sulle donne è la forma di violenza più diffusa in assoluto, senza confini di ambiente, religione, cultura e nazionalità. Sono centinaia le donne che ogni anno vengono uccise ed una donna su tre subisce violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Il 25 novembre di ogni anno è “La giornata mondiale contro la violenza sulle donne”, e in questa giornata sono molte le associazioni di decine di città italiane che si danno appuntamento in strada, organizzando manifestazioni ed eventi, cortei e discussioni per sensibilizzare tutti su questo fenomeno.

Suscita la generale indignazione collettiva l’incremento delle donne uccise nel nostro Paese, basti pensare che solo in Italia nei primi mesi del 2013 sono state uccise 81 donne, di cui il 75% nel contesto familiare o affettivo. Ogni 12 secondi una donna viene colpita da atti di violenza di genere (fisica, verbale e psicologica), mentre ogni giorno 95 donne denunciano di aver subito minacce e 87 di aver subito ingiurie; 64 donne al giorno sono vittime di lesioni dolose, 19 di percosse, 14 di stalking, 10 di violenze sessuali. I dati emergono dal rapporto Eures-Ansa sull’omicidio volontario in Italia e sono testimoni dell’emergenza sociale che ci caratterizza.

Tutto questo, oggi, viene definito con il termine di Femminicidio: i più pensano che si tratti di un neologismo creato ad hoc per l’escalation di violenza che caratterizza questi ultimi tempi. E’ invece un termine ventennale, praticamente equivalente a ‘femicidio’ (rispettivamente sono di matrice latina e americana, usate appunto dall’inizio degli anni Novanta).

‘Femicidio’ è un termine della criminologa americana Diana Russel che nel 1992, nel suo libro Femicide, dà un nome alla violenza contro le donne, facendo rientrare in questo concetto non solo l’assassinio ma tutte quelle situazioni legate a pratiche misogine che possono avere come esito la morte della donna.

Il termine ‘femminicidio’, del 1993, si deve ad un’antropologa messicana Marcela Lagarde che lo usa per identificare «la forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei loro diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine – maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale – che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia».

Certo è più corretto parlare di violenza di genere, in modo che l’accezione più ampia consenta di includere anche i casi in cui a subire è il maschio. Non giriamoci attorno, però: il rapporto tra le violenze subite dagli uomini e quelle patite dalle donne rendono il primo caso simile ad un’influenza, rispetto alla meningite del secondo.

Naturalmente nessuna vittima va tralasciata ma ad una campagna di sensibilizzazione sociale va data una precisa identità, affinché il messaggio non si disperda: tale identità, oggi come oggi, viene associata al termine di Femminicidio, dai media, dalle istituzioni, dall’opinione pubblica. Per questo la identificheremo così, fregandocene (abbiamo letto un sacco di assurdità in questi mesi e parliamo soprattutto di quotidiani nazionali, cartacei o online) di chi inventa dati assurdi per ribaltare le statistiche, di chi ‘a pelle’ non sopporta il termine, dei Bastian Contrari da tastiera. Nel nostro piccolo (ci dilunghiamo perchè questo è un tema molto delicato) vogliamo offrire il nostro contributo creando un prodotto che possa essere contemporaneamente latore di un messaggio fisico e concreto e una ricompensa adeguata e collezionabile da dare in cambio di una piccola donazione.

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E’ nata così la Comics Collection in cartolina di Postcardcult, la prima di una serie di collection che verrà in futuro estesa anche ai personaggi dello Sport e dello Spettacolo. 13 soggetti (più una cover) che spaziano dai più importanti personaggi a Fumetti delle case editrici nazionali e non ad immagini create ad hoc da parte di autori di riferimento fino alle cover di alcune graphic novel tristemente in tema con questo tragico argomento.

Nello specifico sono presenti: Eva Kant, l’eterna fidanzata di Diabolik, che proprio quest’anno compie cinquant’anni; Asso, l’alter ego di Roberto Recchioni, uno dei fumettisti più importanti a livello nazionale, neo curatore di Dylan Dog e papà della miniserie Orfani della Sergio Bonelli Editore; proprio l’Indagatore dell’Incubo grazie ad una magistrale interpretazione di Gigi Simeoni; Julia, la detective di casa Bonelli, una vera eroina del Fumetto. E ancora: ‘A Panda Piace‘, la divertentissima creatura di Giacomo Bevilacqua che fra poco sbarcherà in edicola ma che nel frattempo un sorriso, anche se amaro, ha saputo strapparcelo; una fanciulla di Milo Manara, non discinta come al solito ma armata di pistola e pronta a difendersi; due graphic novel purtroppo in tema, come Inès di ReNoir e Io so’ Carmela di Becco Giallo. Il protagonista de Il Corvo in una posa già vista ma con autorizzazione diretta di James O’ Barr (grazie ad Edizioni BD), e la cruda ma efficace immagine di AlessandroGanassaMazzetti, un altro che ci delizia con le sue fanciulle ma che oggi ci ha riservato un vero pugno allo stomaco. Chiudiamo con colui che difende i più deboli, alias Long Wei di Diego Cajelli, con la protagonista de L’Insonne e con il testimonial (quasi) in carne ed ossa: Francesco Facchinetti non ha esitato a metterci la faccia. Per restare in tema, si è anche fatto disegnare dalla fumettista Lola Airaghi.

Per partecipare ecco il link al progetto sul sito di Eppela (LINK DIRETTO PER DONARE – http://www.eppela.com/ita/projects/572/il-fumetto-dice-basta-campagna-contro-il-femminicidio), una piattaforma di crowdfunding adattissima allo scopo.

La campagna si divide in due fasi:

1) il processo di crowfunding che cercherà di raccogliere più fondi possibili dal 7 novembre per i successivi 30 giorni. Tutti i donatori riceveranno l’adeguata ricompensa (altre ricompense sono poi previste sul sito).

2) La campagna di sensibilizzazione sociale attraverso la distribuzione delle cartoline nelle location pubbliche di Milano.

Per informazioni: postcardcult@gmail.com

 GALLERIA DI CARTOLINE