FUMETTOMANIA continua a celebrare i 60 ANNI di DOCTOR WHO!
Con l’episodio del 25 dicembre, trasmesso dalla BBC nel Regno Unito ed in Italia da Disney+, abbiamo visto in azione il nuovo Dottore, l’attore Ncuti Gatwa. A Noi è piaciuto tanto e a voi?
Anche tra Natale e fine anno (ormai mancano pochi giorni) prosegue il nostro speciale, Dopo la trilogia di Fabio Ciaramaglia (che ricordiamo era dedicata al secondo episodio della terza stagione di Doctor Who, dopo il reboot dei primi anni 2000, dal titolo The Shakespeare Code), arriva oggi il testo di un grande esperto di fumetti, USA in particolare, che ha accettato il nostro invito per la festa per i 60 ANNI di DOCTOR WHO. Ho il piacere di presentarvi questo bell’articolo (n. 1730 di questo sito) di Alessandro Bottero, che ringrazio, e ringraziamo, per la sua preziosa presenza.
L’articolo di Alessandro, inoltre, ha una compagna: la talentuosa Pinzaru Gabriela Bianca (che ringraziamo) che aveva già partecipato nel 2022 al progetto Anthropocene (la collettiva itinerante sui cambiamenti climatici, NdR), con una bellissima illustrazione.
Il Dottore è tornato, ed anche il suo pubblico!
Auguri per i suoi 60 anni.
Nota bene: Doctor Who © 2023 BBC Studios. Le immagini che pubblichiamo sono solo a fini divulgativi.
Mario Benenati
Presidente di Fumettomania Factory APS
e direttore culturale del sito-magazine omonimo
P.S.: Continuiamo a ringraziare a John Freeman per la sua strip e per gli altri articoli e tutti gli altri amici ed amiche che pubblicheremo nelle prossime settimane: Elena Casagrande, Fabio Ciaramaglia, Bryan Talbot, Sonia Saturno, Alessandro Bottero (che pubblichiamo oggi), Luigi Iannelli, Antonino Barreca, Maria Celeste Arena, Gabriela Pinzaru (che pubblichiamo oggi), Damiano Gallinaro e, mi auguro, tanti altri artisti.
I nostri ringraziamenti sono molto sentiti, perché sappiamo bene che non è facile per un autore professionista partecipare a questi tipi di progetti, immerso com’è nei vari impegni di lavoro. Grazie di cuore a tutti.
WE CELEBRATE 60 YEARS OF DOCTOR WHO
(Celebriamo i 60 anni della serie televisiva Doctor Who)
Il Dottor Who. Chi?
di Alessandro Bottero
Uno dei segreti meglio conservati, o forse ignorati, da chi segue il mondo visivo della fantascienza in Italia è il Doctor (notare il rispetto dell’originale) Who. In mezzo a altri nomi come Star Trek, Star Wars, Fondazione, Walking Dead e chi più ne ha aggiunga nomi a piacere, la produzione di serie/speciali Tv/fumetti/libri/tanto altro del Doctor Who passa – volendo essere benevoli – inosservata. Esiste, è vero, un fan club, che a ogni edizione di Romics imperterrito prende uno stand e cerca di diffondere notizie sul Dottore, ma i risultati sono scarsi.
Eppure, volendo attenerci ai fatti, il Dottor Who è un personaggio che in UK come affetto dei fan e penetrazione nell’immaginario pop è pari ai nomi che abbiamo citato prima. Addirittura, come altri in questa serie di articoli hanno detto molto meglio di me, è un personaggio con una storia molto più lunga di tutti i suoi concorrenti. Il Dottore (come è chiamato da amici e nemici, e anche dai fan) è una presenza più o meno fissa nell’immaginario fantascientifico anglofono dagli anni XX in poi, con pause certo, ma con rinascite e ritorni di fiamma a volte francamente inaspettati.
Mario Benenati, a cui il mondo del fandom italiano dovrebbe tributare maggiore attenzione e riconoscenza per tutto quello che è riuscito a costruire in questi anni di passione & lavoro per la causa del fumetto e dell’immaginario pop, mi ha chiesto un contributo per questa serie di riflessioni e io non potevo rifiutare, visto che l’alternativa sarebbe stata la diffusione di foto che mi ritraevano non posso dire con chi e non posso dire dove. Ma così è la vita. Cogli l’attimo, e poi ti ritrovi a parlare del Dottor Who.
Torniamo a noi. Che taglio dare a questo contributo che già non sia stato affrontato e sviscerato da persone ben più esperte di me? Potrei parlare dell’intuizione geniale di rendere il Dottore un personaggio staccato dagli attori che gli danno corpo e voce, ipotizzando periodiche rigenerazioni – coincidenti con la fine dei contratti che legavano il singolo attore alla serie – così che il pubblico accettasse, e trovasse plausibile, che il Dottore fosse UNO e al tempo stesso MOLTI.
Questo ha fatto sì che esistessero molti dottori, tutti però parte o sfaccettature di un unico personaggio immensamente più ampio come possibilità narrative e mitologia fantastica di un unico essere. Ma mettiamo in ordine alcuni punti. Il Dottore non è umano. È un Signore del Tempo, potenzialmente immortale, o perlomeno dalla vita talmente lunga da poter essere considerato tale da tutto il resto degli esseri viventi, ed ha come campo di azione TUTTO il tempo e TUTTO lo spazio.
È quindi nella sua essenza una storia di fantascienza, che nel corso di queste decadi (notate il sapore aulico ed epico di decadi, rispetto al ben più banale decenni? È voluto.) ha costruito pezzo a pezzo una mitologia – o come si preferisce dire un Canone – molto ben strutturato. Il Dottore è un Signore del Tempo. C’è stata una Guerra spaventosa che ha eliminato/tolto di scena/reso ininfluenti tutti gli altri Signori del Tempo, tranne qualche rinnegato che ogni tanto appare per contrapporsi al Dottore seguendo la prima legge non scritta della narrativa di avventura (“Se il protagonista è dotato di poteri immensamente superiori a quelli di un normale essere vivente, dobbiamo far entrare in scena un rivale dotato dei suoi stessi poteri, ma con obiettivi opposti ai suoi. Meglio se uno della sua stessa razza, diventato cattivo” ©).
Il Dottore è dotato di poteri quasi divini, ma non li usa spesso, anzi quasi mai, preferendo lasciare che la sua fama lo preceda: “C’è il Dottore!” “Cavolo, allora siamo messi male”. Ogni tot anni però – anche qui quando il contratto degli attori scade, o quando il pubblico fa capire che QUEL particolare dottore ormai ha esaurito il suo fascino – al Dottore succede qualcosa. Muore. O meglio, non muore ma si rigenera. Rinasce.
Non però come un clone che riprende la storia dal punto in cui si è interrotta, senza problemi. No. Ci sono delle cesure. C’è una discontinuità tra dottore e dottore. E questa è stata la grande intuizione. Diverse incarnazioni del Dottore, ognuna con un quid particolare che la caratterizzava, hanno permesso la scrittura di storie diverse da Dottore a Dottore.
Il Dottore bonario, quello anziano e rassicurante, quello stravagante, quello hippie (negli anni ’60 della Swinging London), e poi quello calcolatore, quello tormentato dallo sguardo un po’ spiritato (il decimo), quello hip e simpatico (l’undicesimo, che ha anche una storia d’amore con Raven), quello che sembra anziano perchè ha i capelli grigi, ma che in realtà è giovane dentro, veste trendy e non sempre ha chiare le cose ma alla fine risolve (il dodicesimo). Già. Il dodicesimo.
Il numero è probabilmente casuale. All’inizio, all’alba dei tempi del Dottore, la BBC o per meglio dire lo staff creativo dietro al Doctor Who stabilì che il Dottore avesse diritto a dodici rigenerazioni. Ma potevano essere pure 7, 23, o N alla -1 fratto 12 con la tangente di Y. In fin dei conti eravamo nel secolo scorso. Chi poteva credere che si sarebbe arrivati al 2000 e oltre? Chi poteva mai pensare che la BBC si sarebbe trovata nella necessità di andare OLTRE dodici incarnazioni di un personaggio che – diciamoci la verità – era nato come elemento di un programma televisivo di fantascienza per bambini?
Eppure malgrado ogni aspettativa dodici rigenerazioni non sono bastate, e quindi la BBC si trovata a dover inventare un modo per andare avanti. Il nemico supremo del Dottore non sono i Dalek o i Cyberman, ma lo share. E se lo share tiene il Dottore è costretto ad andare avanti. Quindi rimescolamento delle carte in tavola. Nuovo ciclo vitale, con nuove rigenerazioni concesse (quando il cambio di attore si dimostra inevitabile), e nuove carte uscite gratis di prigione. Se una rigenerazione dura più o meno tre/quattro stagioni, con altre dodici la BBC si è assicurata la possibilità di almeno altri trent’anni di vita (televisiva) del personaggio.
Inoltre, per rimarcare ancora di più lo stacco tra il prima e il dopo la prima incarnazione del nuovo corso di vita del Dottore è stata una Dottoressa. Voglia di rimescolare le carte in tavola? Cedimento al #metoo? Abbandono degli stereotipi di genere? Mossa furbetta per attirare il pubblico femminile? Ai posteri l’ardua sentenza. Nel frattempo la parentesi Dottoressa è cessata, e dall’ottobre 2023 nei panni del Dottore c’è un attore ruandese, naturalizzato britannico (Ncuti Gatwa), per spezzare la barriera della razza, dopo aver infranto quella del sesso.
Ma perché il Doctor Who, pur andando avanti da 60 anni (prima apparizione nel 1963) oltre 8.000 puntate, e la menzione nel Guinness dei primati come serie fantascientifica più longeva al mondo, in Italia arranca? In fin dei conti, volendo affondare il coltello nella piaga, è dal giugno 2020 che il Dottore è assente dagli schermi italiani. L’ultima serie trasmessa è stata la dodicesima, dal 14 al 19 giugno 2020. Tre anni e mezzo di assenza. La Tredicesima stagione (la dottoressa) del tutto inedita. E il futuro si annuncia sotto il segno del Topo, visto che il 25 ottobre 2022 la BBC annuncia che al di fuori del Regno Unito sarà Disney+ a distribuire la serie, a partire dallo speciale per il 60esimo anniversario (quindi in teoria la tredicesima continua a rimanere inedita). *
Secondo me ci sono due motivi:
-A) Doctor Who nasce nel 1963 come programma televisivo di fantascienza a basso budget per i bambini.
L’orario di trasmissione era le 17:15, quindi la fascia oraria post scolastica. La serie era pensata per un pubblico di famiglie, genitori (principalmente madri o nonni) che guardavano la TV assieme ai bambini, e voleva essere un programma educativo (quella che oggi chiameremmo docufiction).
L’obiettivo, almeno inizialmente, non era raccontare storie di avventura alla Star Trek (venuta quattro anni dopo) ma di esplorare fenomeni scientifici e momenti importanti della storia tramite il trucco narrativo del viaggio nel tempo. L’approccio conciliante verso le famiglie era confermato dal personaggio del protagonista. Infatti il primo Dottore, interpretato da William Henry Hartnel era chiamato “nonno” dai bambini presenti nelle prime puntate.
Dato poi che nelle prime puntate apparvero tutti i quasi i nemici classici del Dottore, primi tra tutti i Dalek, e dato anche il successo incredibile che i Dalek ebbero col pubblico, rendendoli uno dei giocattoli più richiesti di quegli anni, è chiaro che l’imprinting “children” non è mai scomparso del tutto. Prendiamo proprio i Dalek. Sono il nemico più terribile e longevo del Dottore, spietati, senza misericordia, con un unico obiettivo: dominare tutto l’universo.
A questo obiettivo degno di un Darth Vader o un Thanos, abbiamo un aspetto che ricorda un bidone dell’immondezza su cingoli, con una bacchetta che spunta dal volto, alto più o meno un metro. Immaginate un C1-P8 (e tanto ci sarebbe da dire sui legami tra Doctor Who e Star Wars, a partire dal parallelismo Dottore/Cavalieri Jedi e Dalek/C1-P8) cattivo, e non sarete tanto lontani dalla realtà. Il peccato originale del budget da programma per bambini anni ’60 rimane.
Anche oggi, nel 2023, i Dalek sono così. Li puoi rendere più edgy, più cool, più hi tech, ma sempre cazzobarattoli alti un metro su cingolati restano. Perfetto per i bambini. Meno per il pubblico che ERA bambino, e oggi guarda il Dottore perché nostalgia is cool.
Questo ad esempio non è successo con Star Trek. Prendete Star Trek The Original Series (la TOS) e Stark Trek Strange New Worlds. Sono ambientate nello stesso tempo narrativo interno dell’universo Star Trek, ma sono prodotte una nel 1967 e una nel 2022. TUTTO quello che all’interno dell’universo narrativo di Star Trek esisteva nella serie del 1967 esiste anche in quella del nel 2022, ma rivisto e rinato per il futuro. Questo è possibile perché Star Trek non è nato come serie per famiglie (ossia per bambini e nonni), quindi non è mai stata ingabbiata nei canoni ferrei della produzione dei giocattoli derivati dalla serie TV. Le armi Phaser di Star Trek possono modificarsi come concezione e struttura. Nel 1967 vendi un giocattolo modellato su QUELLA versione, e nel 2023 venderai un giocattolo modellato su quella nuova. Coi Dalek è impossibile. Devono rimanere sempre gli stessi.
Quindi Doctor Who è una serie che lotta con tutte le sue forze per diventare adulta, ci riesce, ma la zavorra, o il peccato originale della sua nascita è sempre presente, e ogni tanto rialza la testa.
-B) Doctor Who è un prodotto intensamente, invincibilmente, totalmente britannico.
E questo gli sbarra le porte altrove. Non si tratta di dire “Ma è solo parlato in inglese come i film di Hollywood o le serie americane. Basta doppiarlo”. No. È l’atmosfera, i riferimenti, il mood. Doctor Who è talmente inglese che uno si aspetta di vedere i Cyberman prendere il tè alle 5, o il capo del Dalek chiedere delle tartine imburrate e della marmellata di fragole. Non è solo un problema di lingua.
È un dato di fatto che le grandi serie TV britanniche qui da noi facciano fatica. Due esempi su tutti Fawltry Towers (considerata da gran parte della critica UK la migliore serie tv britannica mai prodotta) e Blackadder (degna di starle alla pari). Qualcuno le conosce? No, a parte gli addettissimi ai lavori, perché non esistono versioni disponibili tradotte, ma solo sottotitolate vaganti per la rete. E se le vedeste capireste perché. Trasudano britannicità a tali livelli che una visione prolungata fa venire voglia di pudding e scotch.
Ora, al di là del pudding la britannicità (lo vedete perché la tentazione di usare l’inglese è fortissima? Britishness fa molto più fico di Britannicità) del Doctor Who non è tanto nella scrittura esplicita delle storie, che andando avanti nel tempo cerca sempre più di conformarsi ai canoni USA della serialità di intrattenimento quanto nell’atmosfera generale. Un mix di distacco, arguzia, del “Lo so che sono un personaggio fittizio, e so che te lo sai, ma faccio finta di crederci lo stesso perché sarebbe maleducato toglierti l’illusione”, e di uso di piccoli particolari narrativi che connotano in modo inequivocabile come britannico il setting complessivo.
Avete mai fatto caso come gli ambienti urbani vissuti dai personaggi del Doctor Who siano mediamente più piccoli di quelli di una serie USA? Non è solo dire “siamo a Londra” o “siamo a Chicago”. La differenza si vede. A Chicago poliziotti, pompieri, medici, (ma anche a New York, Los Angeles e così via) abitano tutti in case ampie, spaziose, che qui in Italia per permettertele dovresti essere non un medico ma il primario supremo, non un pompiere ma il capo assoluto di tutti i vigili del fuoco d’Italia e Europa comprese isole e penisole.
In Doctor Who invece le case sono a misura più umana, quasi europea, se volessimo usare un cliché. E poi l’uso del folklore tipico britannico, con un’aggiunta di sci-fi gotica, una mescolata e servire caldo ogni settimana. Ora mi rendo conto di aver detto poco o nulla. Ma come diceva Peppino in Toto, Peppino e la Malafemmena “E ho detto tutto, e ho detto troppo” e qui mi taccio.
BREVE BIOGRAFIA DELL’AUTORE DELL’ARTICOLO
Alessandro Bottero (1962, Roma) è nato in un tempo e un luogo dove il buon senso e la ragione erano ancora considerati doni da conservare ed usare per migliorare la società e distinguersi dagli Uruk-Hai e dagli Abitatori del Profondo.
In questo presente confuso e ad a tratti esilarante usa i doni che Crom gli ha concesso – la vita e la forza per colpire i nemici – rinunciando allo spadone a due mani, malvisto sui mezzi pubblici, per usare la penna a due mani, scrivendo ovunque sia possibile per colpire il buco nero della stupidità. Il successo delle imprese si contano nel numero delle volte in cui è stato bandito dai social media e dal numero di conoscenti che gli hanno detto “Ehhhhh, ma come sei cambiato!”.
Tra le varie missioni compite ricordiamo i saggi Tolkien: l’anello e la spada (Mare nero 2002), Da Nembo Kid a Superman (Iacobelli, 2011) Batman, i segreti del Cavaliere Oscuro (Iacobelli 2012), Il razzismo nei fumetti (NPE 2016) e vari racconti scritti sovente sotto l’occhio severo ma giusto del Demiurgo De Turris, l’ultimo dei quali è apparso sull’antologia Decamerovirus (Homo Scrivens, 2022).
Propositi per il futuro? Sopravvivere alla stupidità.
GABRIELA PINZARU : Doctor Who e la Luna
BIOGRAFIA
Mi chiamo Pinzaru Gabriela Bianca ho 26 anni, ho già partecipato a due progetti con fumettomania factory ed è stata un’esperienza bellissima.
Sin da piccola lo spazio mi ha sempre affascinata, sia con i documentari che con i libri dove ho sempre espanso la mia curiosità. Poi un giorno vidi in tv una giovane signore con la sua cabina viaggiare per vari mondi, galassie e universi, era una cosa bellissima da vedere, le ambientazioni stupende, le varie razze o creature per quanto una più bella o più bruttina erano sempre belle nel complesso.
Questa cosa mia ha talmente affascinata che portai come tema per il diploma lo spazio, dove realizzai un tardis che dentro conteneva varie illustrazioni di alcuni “alieni” che mi affascinarono nella serie.
In questo progetto di Doctor Who ho realizzato una illustrazione in digitale, dove il Doctor Who della ‘4 stagione’ tiene in braccio un Adipose e ci gioca, volevo rendere la scena una cosa graziosa. Esso poggia sulla luna e lo sfondo è pieno di stelle, proprio per ricordare l’atmosfera dello spazio che si basa su questa serie televisiva. Ho scelto di mettere la luna per fare da contrasto per i colori viola che occupano la maggior parte dell’illustrazione.
NOTE A MARGINE
(*) – come ha scritto Alessandro, i 4 speciali sul Dottore sono andati in onda sul canale Disney +, tra novembre ed il 25 dicembre, così come avverrà per la nuova serie con l’attore Ncuti Gatwa, NdR.
I FUMETTI DI DOCTOR WHO IN ITALIA
I fumetti di Doctor Who, attualmente sono pubblicati dall’editoriale Cosmo, digitando il link seguente vedrete quali sono i volumi in vendita e come acquistarli.
https://www.editorialecosmo.it/serie/doctor-who-editoriale-cosmo/
UN PO’ DI RASSEGNA STAMPA SUL LANCIO DEL NOSTRO PROGETTO SUI 60 ANNI DI DOCTOR WHO
Sul web
https://magazinepausacaffe.blogspot.com/2023/11/festeggiamo-i-60-anni-di-doctor-who.html
https://www.tempostretto.it/news/fumettomania.html
https://www.orawebtv.it/barcellona-pg-lultima-stagione-di-fumettomania/
https://24live.it/2023/09/28/lultima-stagione-di-fumettomania/