STORIA E FUMETTI
AVIATORI – PARTE PRIMA
Oggi iniziamo una serie di collaborazione con un giovane italiano che lavora e risiede in Polonia, appassionato di storia e di fumetti, che sarà una nuova presenza costante nel nostro blog.
Un benvenuto a Luca Palmarini.
Mario B.
Forse non tutti lo sanno, ma Manfred Von Richthofen, il più famoso degli aviatori, meglio conosciuto come il Barone Rosso, eroe della Grande Guerra con una serie davvero impressionante di duelli vinti nei cieli, celebrato in centinaia di film, articoli, fumetti e persino videogiochi, è nato a Breslavia (Wrocław), oggi splendida città della Repubblica polacca.
Nobile tedesco, l’asso dei cieli, non sembra avere nulla a che fare con la Polonia, senonché le terre dove egli nacque, chiamate Dolny Śląsk (Bassa Slesia), oggi sono parte integrante di questo paese. Nelle sue memorie, scritte nel 1917 durante un periodo di convalescenza in seguito ad una ferita ed intitolate Der Rote kampffliegger, il pilota ed ufficiale tedesco ci racconta che la sua nobile famiglia aveva dei possedimenti a Breslavia e a Strzegom, in Bassa Slesia. Inoltre, egli stesso ci racconta di essere nato il 2 maggio 1892 a Breslavia, nel quartiere di Borek, che ai tempi portava il nome di Kleinburg. In quegli anni il padre abitava in una palazzina il cui indirizzo era Kaiser-Wilhelm-Strasse 92-94 (angolo di via Powstańców Śląskich e via Wielka). Del posto, dove egli passò i primi nove anni della sua vita, la seconda guerra mondiale non ci ha lasciato nulla (Wrocław ha subito danni per il 70 per cento). Oggi si passeggia tra alcuni palazzi del periodo comunista (bloki) ed altri realizzati nell’ultimo ventennio: la casa della famiglia Richthofen si troverebbe proprio davanti al grattacielo Sky Tower, uno dei simboli della città del XXI secolo e della sua voglia di modernità. Qualche via più in là restano comunque alcuni eleganti palazzi, a testimonianza di com’era il lussuoso quartiere di Borek durante l’infanzia dell’aviatore tedesco (in via Lipowa 6 c’è un elegante palazzo che apparteneva ad un altro Richthofen e dove nel 1945 venne firmata la capitolazione della città di Breslau).
Nel 1910 la famiglia Richthofen si trasferisce a Schweidnitz, l’odierna Świdnica, un’altra splendida città della Bassa Slesia, dove possedeva una villa. Qui Manfred passerà qualche anno della sua infanzia, per poi entrare nella scuola dei cadetti di Wahlstatt, oggi Legnickie Pole. La scuola dei cadetti si trovava nell’ex convento Benedettino (ancora oggi esistente) e la sua stanza era la numero 50, la stessa in cui una cinquantina d’anni prima aveva abitato Paul Von Hindenburg, futuro feldmaresciallo e presidente della Germania di Weimar.
Alcuni anni dopo l’asso dei cieli parteciperà alla Grande Guerra, prima sul fronte orientale (proprio in Polonia) contro i russi, per poi trasferirsi su quello occidentale, dove combatterà soprattutto contro gli inglesi. Dopo qualche giorno di ferie passato a Świdnica nell’estate del 1915, Richthofen non tornerà mai più in Bassa Slesia, la sua “piccola patria”. Morirà in battaglia nella zona della Somme, il 21 aprile 1918, dopo aver conseguito più di 80 vittorie, all’età di soli 26 anni. Il mito è già nato: gli stessi francesi e inglesi gli organizzano un funerale con tutti gli onori militari. Il corpo viene sepolto nel cimitero di guerra della zona, ma le continue profanazioni (gli abitanti della zona pensavano fosse lui la causa principale dell’intensificarsi dei bombardamenti) fanno sì che il feretro venga traslato e trasportato in pompa magna a Berlino. Soldati americani ed inglesi che passavano in Slesia dopo la guerra, erano obbligati a fermarsi a Świdnica per rendere omaggio alla casa del Barone. Nel 1928, nel parco vicino alla villa viene edificato un mausoleo, mentre nella stessa villa di famiglia la madre istituisce un museo dedicato al figlio, con all’interno tutti i cimeli che era riuscita a raccogliere. Nel giardino viene posta una lapide a ricordo dell’asso degli assi. Con l’entrata dell’Armata Rossa a Świdnica i Richtofhen fuggono ad ovest (anche la salma di Manfred che si trovava nel settore Est di Berlino occupato dai Sovietici, verrà successivamente traslata e trasferita a Wiesbaden). A Swidnica la stanza con i cimeli viene saccheggiata dai soldati sovietici e non ne resta più nulla. Nel frattempo la città diventa polacca, gli abitanti vengono espulsi, i simboli del periodo tedesco vengono cancellati, ma la villa per fortuna sopravvive alla cortina di ferro ed oggi la si può vedere (solo esternamente ed un po’ trascurata) in via Sikorskiego 19. Anche la lapide, sebbene non più collocata nel punto originale, si è salvata. Il mausoleo nel parco venne invece prima profanato e poi, durante il periodo comunista, dimenticato e lasciato all’incuria. Oggi ne restano solo poche rovine. Il cimitero tedesco, dove erano sepolti il padre ed il fratello Lothar, anch’egli pilota, è stato liquidato per far posto ad un altro parco. Solo dopo il 1989 le cose cominciano a cambiare, ma si tratta pur sempre del ricordo di un eroe tedesco, quindi tutto avviene molto lentamente.
IL BARONE ROSSO NEI MEDIA
Innumerevoli sono i libri, i film e quant’altro, pubblicati su di lui in tutto il mondo. In Italia, uno dei paesi dove il fumetto è culto, tutti ricordano il Barone Rosso, come nemico di Snoopy nei suoi immaginari duelli, al punto che anche Giorgio Gaber, nel 1967, arriva a scriverne una canzone, dal titolo Snoopy contro il Barone Rosso, cover di una precedente canzone americana dallo stesso titolo. Il Barone Rosso viene celebrato anche dal grande Hugo Pratt che nel suo Corto Maltese gli dedica un episodio, dal titolo Corto Maltese ed il Barone Rosso (la versione video la si può vedere su Youtube), in cui si narra la storia del’abbattimento del triplano di Richthofen e l’aviatore tedesco muore. Corto c’era. I fatti storici vengono qui rispettati, anche se in una scena Pratt fa del barone un simpatico mammone e romanza sullo sparo che lo uccide, in quanto lo fa sembrare opera di un soldato austrialiano ubriaco. Anche Bonvi gli rende omaggio ed in un episodio di Nick Carter dal titolo L’arma segreta, lo vediamo alla rincorsa degli eroi bonviani, per essere poi sfortunatamente abbattuto da fuoco amico (anche di questo episodio esiste la versione “fumetto in TV” sempre su Youtube). Persino “Il Giornalino”, nel giugno del 1972, gli rende omaggio con L’ultima impresa del Barone Rosso, dove viene fedelmente raccontata la sua infanzia in Bassa Slesia, tra Świdnica e Legnickie Pole. Mi piace ricordarlo così, in questi simpatici ed eroici fumetti. Chissà che un giorno, nella nuova e più aperta Polonia, la sua stella tornerà a splendere. Credo che ce lo auguriamo tutti.
Luca Palmarini
Università Jagellonica di Cracovia
Luca Palmarini. © i diritti di autore appartengono a Luca Palmarini. L’utilizzo del testo o di alcune sue parti è possibile solo previo accordo con l’autore
[…] entusiasmante storia di un aviatore famoso, tra realtà e fumetto, dopo quella del Barone Rosso.Buona lettura Mario Benenati, Curatore del web magazine “La Mediateca di […]