“Ho sempre pensato che realizzare un buon fumetto sia molto difficile e che produrne uno grandioso sia quasi impossibile! ” Intervista a Klaus Janson

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Sono passati 35 anni da un fumetto USA che ha cambiato la storia della nona arte, e dell’approccio ai Super eroi, mi riferisco The Dark Knight Returns (Il ritorno del Cavaliere Oscuro).
E’ un piacere , grazie al mitico Filippo Marzo, ospitare uno dei tre artefici di quel capolavoro: mr. Klaus Janson.

Buona lettura da Mario Benenati, curatore di Fumettomania Web Magazine


DIRETTAMENTE DAL NOSTRO INVIATO A MONTERREY (MESSICO)

Quattro chiacchiere con ..

Banner-copertina intervista a Klaus Janson

di Filippo Marzo & Fabio Butera

Filippo Marzo: Salve a tutti amici di Comics Reporter e Fumettomania, oggi, per l’anniversario de “Il ritorno del cavaliere oscuro”, abbiamo un ospite che non ha bisogno di presentazioni.

Inchiostratore, disegnatore, scrittore, insegnante alla “School of visual arts of New York”, abbiamo con noi, oggi, Mr. Klaus Janson. Benvenuto!

Klaus Janson: Grazie. Grazie tante.

Tha Dark Knoght returns_spash page

FM: Cominciamo subito con la prima domanda. Riguarda, per l’appunto, il vostro capolavoro. Ricorrono quest’anno i 35 anni di “Batman: The Dark Knight Returns”. Tu e Miller, eravate consci del fatto che sarebbe diventata una storia che avrebbe segnato un punto fermo nella definizione del personaggio di Batman, un vero capolavoro a livello globale?

KJ: Sapete, non penso che nessuno si aspettasse che “The Dark Knight Returns”, potesse perdurare per 35 anni. È stata una sorpresa per me, è stata una sorpresa per Frank, so che è stata una sorpresa per la DC Comics. Ma penso che ognuno di noi sia molto impressionato del fatto che al pubblico e agli appassionati piaccia così tanto e, personalmente, ne sono molto grato.

Penso che abbia rappresentato una enorme svolta nella mia carriera e che abbia rappresentato una svolta anche nella carriera di Frank, ovviamente.

Gothic_by_Legend of the dark Kinight #10

FM: Perfetto. Andiamo avanti questa volta con le domande che ci vengono poste dal pubblico. Cominciamo con quella che ti fa Timothy Witowich.
Come ti è venuta in mente e come hai realizzato la scena del sogno in “Batman: Gothic”.

KJ: La prima cosa che devo dire è che lavorare con Grant Morrison, è un onore e un privilegio. Devo ammettere che non tutti gli scrittori hanno l’abilità di visualizzare una storia e l’abilità di raccontarla per immagini. Grant Morrison sa come realizzare uno storyboard, come disegnare una storia e questo aiuta molto. Puoi percepire già nella sua scrittura.

Ma, per la scena del sogno, scritta da Grant, credo di essermi soltanto attenuto a ciò che voleva, a ciò che ha descritto nella sua sceneggiatura. Credo che il mio unico contributo, si sia limitato soltanto alla narrazione visiva, la scelta delle inquadrature, la dimensione delle vignette e così via.

Steve Buccellato ha poi colorato la storia, per la maggior parte, proprio nel mio studio, insieme a me, quindi abbiamo avuto una stretta collaborazione per quel che riguarda la sua realizzazione. È stato un progetto meraviglioso e spero di lavorare, un giorno o l’altro, nuovamente insieme a Grant. Mi è piaciuto molto. Amo il suo lavoro, anche quando non lavora con me, ma se avessi la possibilità di lavorare nuovamente con lui, lo farei immediatamente.

Pagina da Gothic_by_Legend of the dark Kinight #10

FM: Questa volta la domanda te la pone Giulio Belzer.
La tua lunga collaborazione con Frank Miller ha influenzato il tuo stile?
E, secondo te, il tuo lavoro sulle sue matite ha influenzato il suo modo di inchiostrarsi?

KJ: Questa è una domanda davvero interessante. Frank mi racconta spesso storie di quando, dopo Daredevil, stava lavorando su Elektra e su altre storie per la Marvel, che stava disegnando ed inchiostrando. Veniva a farmi visita nel mio appartamento e parlavamo di come inchiostrare, di pennini, di inchiostro, di come impugnare il pennino, come impugnare il pennarello…

Penso che Frank sia davvero un genio, davvero. Spesso siamo insieme, e capita davvero spesso, ad esempio lo scorso fine settimana. Abbiamo trascorso un paio di giorni in Florida, in una sessione di firme. Ha tantissime idee. Pensa costantemente al progetto successivo, o anche ai prossimi dieci progetti successivi. Tira fuori sempre idee impressionanti e ognuna è migliore della precedente. Penso che Frank non abbia bisogno di altre istruzioni, o di insegnamenti.

Qualsiasi suggerimento possa io avere per lui, sono felice di fornirglielo. Sicuramente gli ho fatto conoscere il tipo di pennini ad inchiostro che ancora oggi usa, cosa che mi fa piacere.

Tavola con daredevil : Klaus Janson e Frank Miller

FM: Continuiamo adesso con le domande che ci vengono poste dal pubblico, questa volta riguarda un personaggio che abbiamo amato moltissimo, il tuo Punisher.
Jose Maniette, di Univers Comics, ti chiede: “Mi piacerebbe qualche aneddoto, qualche ricordo di quando ha inchiostrato il Punisher, e cosa pensa del personaggio, e della violenza urbana com’è rappresentata ora nei comics mainstream.”

KJ: Anche questa è una domanda molto interessante. Non posso non citare il fatto che inchiostravo Punisher sulle matite di John Romita Jr, di cui amo il lavoro. Ma ho anche disegnato i primi cinque numeri di Punisher, sulla sua testata.

Punisher è molto cambiato attraverso gli anni. Uno dei momenti cruciali, almeno per me, in cui ho realizzato questo cambiamento, è stato mentre inchiostravo una storia che John Romita Jr. aveva disegnato. Dal momento che ero l’inchiostratore, non avevo ricevuto la sceneggiatura, prima di iniziare il lavoro.

The Punicher #1 disegni di John Romita Jr, e chine di Kalus Janson

Alla fine del lavoro, il personaggio di Daken, che credo sia il figlio di Wolverine, smembra Punisher. Gli taglia le braccia, le gambe, la testa e lascia rotolare le parti smembrate dal tetto dell’edificio. L’ultima vignetta ha quindi questa inquadratura del corpo smembrato di Punisher nel vicolo. Quello è stato il punto in cui mi son detto “Ok, questo è troppo”.

Penso che il concetto dietro a Punisher sia ancora valido, ma penso che, ad alcuni livelli, le sue storie siano troppo violente per me. Quando ero più giovane non pensavo che la musica o la televisione o i video o i fumetti influenzassero i giovani. Ho dovuto cambiare idea, crescendo.

Posso vedere che i social media, la televisione, i film, fumetti, hanno un’influenza sui giovani. E quindi mi piacerebbe realizzare dei lavori che non facciano virare i giovani o il pubblico, in direzioni che non mi piacciono. Ad esempio, il simbolo di Punisher è stato usato dai suprematisti bianchi e dai fascisti, in questo paese. E non posso che dire che loro non hanno capito quale sia la reale essenza del personaggio di Punisher. Non è di questo che parla Punisher. Quindi cerco di essere positivo nel mio lavoro, edificante, cerco di raccontare storie che siano sane.

Daken vs Punisher

FM: A proposito di inchiostrazione, Thomas Vise ci chiede: “Ci sono dei disegnatori che ti piacerebbe inchiostrare? Se sì, quali?”

KJ: Sì. Continuo ad infastidire Bryan Hitch. E forse l’ho infastidito anche un po’ troppo, ma mi piacerebbe moltissimo lavorare con lui.

Ci sono molti disegnatori esordienti, che mi vengono in mente… James Harren, non so se conoscete il suo lavoro, ha realizzato Ultramega. Mi piacerebbe molto inchiostrarlo, è stato un mio studente alla “School of Visual Arts”. Penso che sia eccezionale e che sia uno stupefacente disegnatore. E narratore. E anche molto divertente. Penso proprio a persone come Bryan o James.

Penso che, in questo momento, ci sono molti artisti che si inchiostrano da soli in maniera digitale, quindi non è altrettanto piacevole… anche se… non è del tutto vero: inchiostrare digitalmente è divertente e lo trovo un buon modo di lavorare. Io stesso inchiostro digitalmente. Ma, alla fine, continuo a preferire la carta.

FM: Ti abbiamo visto all’opera su Batman: Von Freeze, insieme a Sean Murphy, uno spin-off della serie White Knight. Puoi parlarci di questa collaborazione?

KJ: Sean abitava a Brooklyn, io a Manhattan, quindi entrambi a New York. Perciò capitava spesso di uscire insieme. Come succede in questi casi, tra scrittore e disegnatore si instaura sempre il “Sai, dovremmo fare qualcosa insieme, prima o poi”. Sapete, avendo gli stessi interessi… e, alla fine, penso che ci siano molte similitudini tra il lavoro di Sean ed il mio. Entrambi sono oscuri, spaventosi, aggiungerei anche lunatic.

Alla fine, siamo arrivati ad una conclusione. Sapete, quando uscivamo insieme, come con tutti gli altri amici a cui sono affezionato, parlavamo della nostra famiglia, della nostra infanzia, della nostra educazione o di pettegolezzi nel mondo del fumetto, delle nostre influenze artistiche. E abbiamo scoperto, durante le nostre uscite, che avevamo moltissimo in comune. Abbiamo quindi deciso che dovevamo lavorare insieme e, quando questa opportunità si è presentata, ero più che felice di lavorare con lui.

Ancora oggi siamo in contatto e continuiamo ad essere amici, il che è un bene. Non tutti quelli che lavorano insieme restano amici. Tutto ciò che posso dire è che è stata una esperienza grandiosa: Sean ha davvero molto talento. Ed è intelligente, un aspetto che mi piace molto nelle persone. Ed ambizioso. Molto ambizioso, altro aspetto che mi piace.

FM: In “The Dark Night Returns”, rispetto a Daredevil, un altro personaggio per noi notissimo in Italia, dove il bilanciamento del bianco e nero creava l’atmosfera, il colore gioca un ruolo fondamentale: come hai regolato la tua inchiostrazione in funzione di questo aspetto?

KJ: Bella domanda. Quando stavamo realizzando Daredevil con Frank, negli ultimi anni ero io a colorare gli episodi. E quindi le matite e l’inchiostrazione, cominciarono a cambiare nel momento in cui cominciai a colorare ogni episodio. Quando Lynn (la colorista Lynn Varley NdR) colorava “The Dark Knight”, ovviamente mi dovetti adattare.

Ma bisogna adattarsi ogni volta che qualcun altro colora il tuo lavoro. Ho dovuto adeguare le mie chine in modo che coincidessero con la colorazione. Quando qualcuno colora in modo dettagliato, come Dean White… Dean White quasi dipinge interamente la tavola, in questi casi cerco di essere il più essenziale e pulito possibile. Lynn non dipinge: usa dei semplici schemi di colori. Questo mi ha permesso di inserire qualche dettaglio aggiuntivo. Ma, alla fine della realizzazione di “The Dark Knight”, penso di aver trovato il giusto equilibrio, specie nel quarto episodio.

L’equilibrio tra semplicità, trame, e un approccio più complesso all’inchiostrazione. È una domanda interessante perché penso che le persone che non lavorino nel mondo del fumetto, pensino, qualche volta, che produrre un fumetto sia facile. O che realizzare un fumetto sia semplice. Quello che invece mi sento di dire è che in realtà sia molto difficile e che richieda degli sforzi notevoli.

La rivista della Corto maltese con Batman in copertina, contenente la prima parte di "The Dark Knight Returns"

Ho sempre pensato che realizzare un buon fumetto sia molto difficile e che produrne uno grandioso sia quasi impossibile.

Ci sono così tanti aspetti che possono andare male… così tante persone coinvolte nel processo, e, in qualsiasi punto, se una delle persone non esegue correttamente il suo compito, ne soffre l’intero fumetto. Quindi è realmente difficile, qualche volta. Ma divertente! È una sfida! Ed è questo il motivo per cui penso di essere rimasto così tanto a lungo nel campo dei fumetti. È ancora interessante, per me.

FM: Hai ricevuto diversi premi come inchiostratore. Le storie che hai realizzato sono molto vivide, reali, ma non fotorealistiche, come se il tuo stile punti più ad un approccio impressionista, funzionale alla narrazione. Sei d’accordo con questa affermazione?

KJ: Come prima cosa, sono d’accordo con quello che dite e penso che la domanda sia molto precisa. Penso a me stesso più come ad un cartoonist. Con tendenze da illustratore.

E, se posso usare Frank come esempio, o anche John Jr… Frank è persino molto di più un cartoonist di quanto lo sia io. Frank, sapete, ama il Walt Kelly di Pogo, ama Calvin and Hobbes, come tutti noi. E io cerco di aggiungere, ad ogni disegnatore, qualcosa che manca, in modo che, il prodotto finito, sia qualcosa che vada oltre le sue matite e qualcosa che vada oltre me. E penso di esserci riuscito, lavorando con Frank o lavorando con John Romita Jr.

Penso che Frank sia un cartoonist puro e che io abbia aggiunto un po’ di illustrazione, qualche dettaglio aggiuntivo. In questo modo c’è un equilibrio nel prodotto finale. Ma io sono il primo a pensare a me come ad un cartoonist e sono anche molto fiero di esserlo. Sapete, il problema con la rappresentazione della realtà o con i disegni “realistici”, tra virgolette, è che non ti permettono certe tecniche o certe tecniche di narrazione come l’esagerazione, la distorsione della prospettiva, l’uso degli scorci…

Jack Kirby è un cartoonist, non un illustratore. Si può trovare, ad esempio, un pugno gigante in primissimo piano, ci sono tantissime distorsioni della prospettiva, tanta energia, tanta amplificazione. Gli artisti fotorealistici non lo fanno. Ed è qualcosa che non condiviso. Penso che il modo migliore di raccontare una storia combini tutti questi aspetti. Quindi puoi essere “realistico” in una vignetta e poi esagerare ed essere un cartoonist nella vignetta successiva. E non c’è nulla da temere nel farlo. Va bene.

Disegnavo una vignetta giusto pochi giorni fa, dove la mano era rappresentata davvero in maniera cartoonesca e mi stavo chiedendo “Dovrei ridisegnarla, disegnare le nocche, le unghie…” e mi son detto “No, tienila così com’è” perché trasmetteva qualcosa che era più grande della realtà. E questo è qualcosa che mi piace tantissimo.

cover dell'alboUSA Daredevil #173

FM: Klaus, hai una carriera davvero lunga, lunghissima. All’interno dei tuoi lavori, ad ogni modo, non si possono non citare due personaggi ricorrenti: Daredevil e Batman. In Daredevil, che ti ha visto coinvolto anche nelle matite, quale è stata l’evoluzione della collaborazione tra te e Frank Miller? Avevate già degli intenti ben chiari nel voler adottare delle atmosfere così noir o è stato un processo più graduale?

KJ: Daredevil è stato l’inizio della mia amicizia con Frank. All’epoca non ci conoscevamo così bene, come ora. Ma, come si è scoperto in seguito, più tempo passavamo insieme, più scoprivamo di amare gli stessi film, gli stessi film noir, gli stessi attori, e, come molti autori di fumetti, potevamo citare e fare riferimenti a film perché li avevamo visti anche 10 volte, 15 volte, li avevamo studiati.

Questo è stato molto divertente perché, anche prima di conoscerci bene, c’era stata una sorta di connessione tra me e Frank, in quell’ambito. A livello della passione per quei modi, toni, per Will Eisner, per i film in bianco e nero degli anni ’40 e ’50. Ma non ne abbiamo mai parlato: era presente già nel nostro lavoro. E abbiamo realizzato solo in seguito che avessimo così tanto in comune.

Penso che, nel momento in cui io e Frank abbiamo cominciato a conoscerci meglio, ho cominciato, col passare del tempo, a contribuire maggiormente oltre a ciò che avevamo in comune. Lasciatemelo dire: quando Frank cominciò su Daredevil realizzava delle matite molto fitte, davvero molto fitte. Penso che fosse molto teso, che tendesse ad impressionare tutti, cosa che ovviamente fece.

All’epoca, il mio lavoro era, dato che mi trovavo già su Daredevil prima che arrivasse Frank, cercare di mantenere il personaggio sempre con lo stesso aspetto. In quegli anni la continuità o la coerenza era molto importante. Al giorno d’oggi non è più così importante. Avevamo avuto altri artisti prima di Frank: Bob Brown, Gil Kane, Carmine Infantino, Gene Colan, ognuno di loro con il suo stile differente ed il mio lavoro consisteva proprio nel cercare che Mat Murdock fosse sempre uguale.

Fabio Butera: Quasi come un supervisore…

KJ: Esatto, un supervisore dal punto di vista visuale. O un supervisore dell’inchiostrazione. E, devo dire che Frank, era incredibilmente generoso. Mi ha concesso sempre più spazio, dal momento che aveva anche altre scadenze e stava realizzando altri lavori, perché voleva continuare a realizzare Daredevil. Quindi, alla fine, ho realizzato matite, chine e colori per la testata. Ma questo è stato un processo che ha richiesto dai due ai tre anni, prima di arrivare al punto in cui io realizzassi anche le matite della testata.

Una delle cose meravigliose della nostra amicizia, è che quando lavoriamo insieme, abbiamo fiducia l’uno nell’altro. Si fida di me, conoscendo il mio lavoro, e, viceversa mi fido di lui conoscendo il suo. E questo è davvero la forma più auspicabile di relazione in cui essere, quando due persone sanno di potersi fidare l’uno dell’altro. Specialmente quando si lavora insieme.

Sono davvero felice che ognuno dei due sia così come sia, parlando di me e di Frank.

cover per il nuvo lavoro di Klaus Janson: Sacred Creatures

FM: Benissimo. Klaus, per favore, raccontaci dei tuoi progetti presenti e futuri, se non sono confidenziali. E se possiamo vedere qualcosa, per il nostro pubblico.

KJ: Penso di trovarmi in un momento in cui non sono così “impegnato”; per così dire, con i fumetti mainstream, intesi in termini di Marvel e Dc. Al momento sto lavorando su una copertina di John Romita per la Marvel.

Ma, allo stato attuale, la maggior parte della mia attenzione è focalizzata su un progetto che sto creando, insieme a Pablo Raimondi, il cui titolo è “Sacred Creatures”, per la Image. Il primo volume è stato pubblicato due o tre anni fa, stiamo lavorando al secondo volume.

Sto lavorando insieme a Brian Michael Bendis nel creare un nostro progetto. Sto lavorando ad una storia breve, non so quanto possa mostrarvi… fatemi vedere… non so se riuscite a vederla.

Questa è un lavoro in corso per una storia che ha scritto Matt Kindt, dopo che avevamo parlato di una nostra idea e probabilmente ne realizzeremo altre per la nuova casa editrice Bad Idea. Voglio anche scrivere del materiale… penso di essere in un momento in cui voglia mettere alla prova quanta creatività mi resti ancora.

FB: Siamo sicuri che ci sia ancora davvero molto da vedere.

KJ: Posso solo sperarlo! Lo scopriremo, lo scopriremo insieme.

Foto dell volume Sacred Creatures

FM: Klaus, l’ultima domanda veloce perché il tempo a nostra disposizione sta per terminare. In Italia sei veramente molto apprezzato, molto amato. Qual è il tuo rapporto con la nostra penisola, con il nostro paese?

KJ: Sono stato in Italia, parecchio tempo fa… credo nel 1987, a gennaio. E l’ho amata. Dovevo essere alla convention di Lake Como, (LCCAF 2020 NdR) lo scorso anno, ma è stato tutto annullato per via della pandemia.

Ognuno di noi spera di poter tornare e speriamo che l’invito, in futuro, sia rinnovato. Sono stato a Roma, a Firenze, che ho amato tantissimo. Ho anche disegnato, durante le mie escursioni lungo la costa italiana.

C’è anche un altro artista, che vive a Napoli, che ci invita sempre a mangiare della pasta. Quindi non vedo l’ora di visitare nuovamente l’Italia: la amo è un paese meraviglioso. E la gente è meravigliosa: lo sono davvero.

immagine promozionale del lake como 2020

FM: Grazie mille Klaus. Grazie mille. Per oggi il nostro tempo a disposizione finisce qui. Da parte di Comics Reporter e Fumettomania, grazie per il tuo tempo, la tua disponibilità, l’Italia ti apprezza davvero molto, ciao e alla prossima.

KJ: Grazie a voi. Non vedo l’ora di incontrarvi di presenza, entrambi.

FB: Oh, sarebbe meraviglioso.

KJ: Sarebbe bello anche per me, non vedo l’ora. Grazie ancora e buona fortuna!

IL VIDEO DELL’INTERVISTA a KLAUS JANSON

In inglese con i sottotitoli in italiano

Nel caso non appaia l’anteprima del video, ecco il link da digitare e/o cliccare per vederlo sul canale YouTube di Comics Reporter.

https://youtu.be/5Y4sc0I8QLw

BIOGRAFIA KLAUS JANSON

Klaus Janson è un fumettista professionista nato nella città bavarese di Coburg nel 1952. Emigrò negli Stati Uniti quando era ancora un adolescente e alla fine ottenne il suo primo incarico professionale nell’industria dei fumetti facendo il lavoro di etichettatura per la casa editrice DC. degli anni Sessanta. Poco dopo, nel 1972, inizia un’intensa carriera professionale principalmente come inchiostratore, legata soprattutto alla Marvel Comics.

Il suo pennello è stato inizialmente destinato a serie di second’ordine, oggi salvate dalla nostalgia dagli studiosi: Astonishing Tales, Defenders, Jungle Action o Man-Thing.

Successivamente, lo stile di Jauson ha preso piede nel gusto dei fan americani con opere destinate a serie con un po ‘più di attrazione commerciale: Captain Marvel, The Amazing Spider-Man, The Avengers, Battlestar: Galactica, Ghost Rider, Logan’s Run o Marvel Comics Presents, finché gli editori, soddisfatti del suo uso rivoluzionario dell’illuminazione e della freschezza, gli hanno fornito le matite da inchistrare di  Gil Kane e Gene Colan per Daredevil.

Nel 1981,  arrivò  Frank Miller, che la trasformò in una serie cult. Janson era maturato e con il supporto estetico asciutto e sconsiderato di Miller ha cambiato il suo modus operandi per poi generare inchiostri più sciolti, più ruvidi, più personali, a tal punto che ha acquisito un temperamento molto pronunciato e, da Daredevil vol .1 # 192, si appropria della matita della serie per qualche mese.

Inoltre, non ha mai smesso di lavorare come inchiostratore per diverse serie di Marvel Comics, The Punisher, Spider-Man, The Punisher War Zone, Midnight Sons, Gambit o Wolverine e DC, Detective Comics, Batman: The Dark Knight Return, Showcase, Batman: Legend of the Dark Knight, Flash, Jemm Son of Saturn, Star Trek e World’s Finest.

Spiccano anche i suoi lavori con il fantasy eroico, come la sua collaborazione con Gil Kane e John Buscema per l’adattamento del racconto di Robert E. Howard “The Black Stranger” (“The Treasure of Tranicos”, The Savage Sword of Conan vol.1 # 47) e la sua potente inchiostrazione su schizzi forniti da John Buscema in alcuni numeri della serie Kull the Conqueror.

I suoi lavori includono la sua partecipazione alla serie Marvel UK Black Axe, la sua intrusione nel mondo ombroso percorsa da due eroi oscuri nel crossover Batman / Spawn, o il suo ritorno alla collezione Legend of the Dark Knight, precisamente nel numero cento. , anniversario che riunisce un folto gruppo di autori che sono passati attraverso questa serie di Bat Man. Ha anche inchiostrato le matite di Steve Epting per Team X / Team 7, un crossover tra gli universi Wildstorm e Marvel.

Nel 1998 si occupa delle miniserie Conan the Usurper e Batman: Gordon of Gotham, prodotte con un team mitico: Dennis O’Neil e Dick Giordano. Attualmente si sta dedicando al secondo volume della serie Sacred Creatures edita da Image Comics, e un nuovo lavoro per l’etichetta Bad Idea.

Janson ha suscitato apprezzamento e disprezzo tra i fan. È possibile che la sua ruvidità meriti di essere respinta, ma bisogna anche ammettere che la sua paternità è evidente ovunque compaia la sua linea, modellando le atmosfere in modo tale da arrotolarle, romperle, immobilizzarle, conferire loro un carattere minerale e freddo , sentito oltre che pietroso. Il suo lavoro è uno dei più importanti tra gli inchiostratori che si rifiutano di imitare perfettamente i tratti del disegnatore che hanno sotto.

Questo è qualcosa che è evidente nel suo lavoro sulla serie regolare di Thor, insieme a John Romita Jr., sotto la linea Heroes Return.

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Filippo Marzo nasce nel 1975, grande appassionato fin da piccolo di cartoni animati e fumetti, da Topolino a Sturmtruppen fino a Beetle Bailey. Crescendo i suoi gusti si spostano verso i super eroi e il connubio durerà per moltissimi anni.

Collaboratore con fanzine locali, diverse fan page e siti con contenuti cinematografici, visto che il cinema è un’altra sua passione. Piccolo collezionista di opere originali  è curatore di due mostre di sketchbook di disegnatori di comics negli anni ’90, sposta ancora una volta i suoi interessi verso il fumetto maturo e dai contenuti artistici sopraffini, con un occhio di riguardo alle case editrici indipendenti, come Eclipse, Tundra, Fantagraphics e Dark Horse.

Fan delle opere di Bill Sienkiewicz, Mike Mignola e John Byrne.

Da  qualche anno reporter e corrispondente dall’estero per quanto riguarda Comic Convention che hanno luogo in Messico e negli Stati Uniti.

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