2020-01-02: Centenario dalla nascita ISAAC ASIMOV
– SECONDA PUNTATA –
Dopo l’avvio sprint della settimana scorsa, in concomitanza del centenario dalla nascita di ISAAC ASIMOV (insieme alle piccole e grandi celebrazioni e/o articoli, singoli post sui social che si sono susseguiti quel giorno), eccoci ad una settimana di distanza alla seconda puntata dello SPECIALE di FUMETTOMANIA dedicato all’indimenticato scrittore e scienziato russo, naturalizzato statunitense, scomparso nel 1992.
Oggi saremo intrattenuti dalla lettura di un testo molto interessante di Umberto Scopa, collaboratore del sito http://www.fantascienza.net/robot/ (che proviene dal n.18 della Pro-zine cartacea Fumettomania , anno 2008); è un testo fondamentale per introdurci nell’opera dello scrittore ed essendo molto lungo lo abbiamo diviso in due parti. Oggi leggerete la prima parte.
Mario Benenati, ideatore dei progetti culturali di Fumettomania Factory
P.S.: c’è stato un anteprima di questo speciale, con un articolo del sottoscritto, pubblicato sulla bellissima rivista Gold “Lo Scarabocchiatore“ di Mirko Leo. Per maggiori informazioni vedasi il link scaricabile (delle prime 15 pagine della Rivista Gold: ) su facebook http://bit.ly/2PFZHM1
GUIDA SPERICOLATA nel CICLO della FONDAZIONE di ASIMOV
– PRIMA PARTE –
di Umberto Scopa
collaboratore del sito http://www.fantascienza.net/robot/
1) Gli enciclopedisti
Il primo e più immediato pensiero che la fantascienza mi suggerisce è l’immensità dello spazio e del tempo. Non so se qualcuno meglio di Isaac Asimov ha saputo essere interprete di quell’immensità che ci circonda in tutte le direzioni. La sua produzione narrativa che meglio rappresenta l’immensità e soprattutto la percezione del respiro cosmico è il noto ciclo della Fondazione. Il primo libro del ciclo, ovvero “Cronache della Galassia” (1) , è una raccolta di 4 racconti pubblicati nel lontano 1952. I racconti sono accomunati dal medesimo scenario, cioè quello di universo popolato dagli esseri umani che abitano ogni pianeta adatto alla vita. Siamo in un futuro sufficientemente lontano da oggi da non correre il rischio di poterlo vedere. Così lontano nel tempo che nessuno ricorda neppure quale pianeta ha originato gli esseri umani. La memoria si è persa nella notte dei tempi. Il Regime dell’universo è un impero che ha sede su Trantor. Trantor è una presenza invisibile in questo libro. La prima significativa descrizione di Trantor non appare, infatti, in Cronache della Galassia, ma solo nel secondo libro del ciclo: “Il crollo della Galassia centrale”. Si tratta di una descrizione grandiosa che devo affidare per forza alle parole dell’autore (2) :
“(Trantor ndr) …era di più di un pianeta: era il cuore pulsante di un impero di 20 milioni di sistemi stellari. Aveva una sola funzione: l’amministrazione, un solo scopo il governo, un solo prodotto: la legge (…) Il lucido, indistruttibile, incorruttibile metallo che copriva tutto il pianeta costituiva l’armatura e le fondamenta di quelle colossali strutture che incastellavano il mondo (…) Si poteva percorrere tutta Trantor senza mai uscire dall’abitato”.
Ma questo ancora non dice tutto. Trantor aveva quaranta miliardi di abitanti ed era abitata fino a due chilometri sotto terra (3) .
Tornando indietro alle origini della storia, cioè a Cronache della Galassia, occorre mettere a fuoco la vera anima di tutte le vicende narrate che accompagnerà i lettori fino alla conclusione del ciclo.
Mi riferisco alla figura di Hari Seldon.
Hari Seldon è uno scienziato, massimo e ultimo esponente di una disciplina scientifica che si chiama psicostoriografia. Ultimo esponente, come dicevo, perché “nessun uomo in seguito è stato capace di risolverne le complicate operazioni” (4).
La psicostoriografia è il più potente strumento mai esistito per lo studio dell’umanità. Questa scienza è in grado di prevedere con formule matematiche l’evoluzione della storia universale, studiando i comportamenti delle masse. Hari Seldon a conclusione dei suoi studi ha capito come si evolverà il futuro della società umana distribuita nell’intera galassia: l’impero, rappresentato da Trantor, è destinato ad un lento e inesorabile processo di sgretolamento. Di fronte alla caduta dell’impero si profila un’epoca di barbarie, un medioevo galattico, dove i singoli pianeti saranno o aggressori, o esposti alle mire espansionistiche di altri pianeti. Morte e distruzione dilagheranno.
Prefigurandosi questo quadro del futuro Hari Seldon concepisce il progetto di costituire due Fondazioni su due pianeti ai margini opposti dell’Universo. Ma di una sola Fondazione in realtà si parla in Cronache della Galassia e cioè la Fondazione insediata su un pianeta insignificante che si chiama Terminus, un pianeta arido, deserto e privo di risorse (5).
La Fondazione ha uno scopo preciso: curare il progetto di realizzare un’immensa e apparentemente insensata Enciclopedia Galattica. Custodire il sapere di tutto l’Universo.
Quanto sia lungimirante il progetto sarà rivelato dal tempo. Così la voce narrante del già citato secondo romanzo del ciclo, descriverà in retrospettiva l’ascesa della Fondazione: “in tre secoli la Fondazione si era trasformata da piccolo centro di scienziati in tentacolare impero commerciale, che si estendeva per gran parte della galassia” (6). Ma come si è arrivati a questo?
Il primo passo è proprio ascrivibile al progetto di curare l’enciclopedia galattica.
La disgregazione dell’impero infatti interromperà le comunicazioni fra i pianeti, le idee non circoleranno più, chi sa qualcosa la terrà per se, gli scienziati si estingueranno e le civiltà saranno condannate a regredire nel loro sapere, ognuna di loro perderà lentamente la memoria delle grandi conquiste scientifiche e tecnologiche.
Ma non Terminus, dove è insediata la Fondazione. Questo piccolo e arido pianeta ai margini dell’Universo, ora non appare affatto privo di risorse; in realtà, ne ha una preziosissima, il sapere, la memoria di tutto ciò che si sapeva all’epoca in cui le civiltà cooperavano unendo i loro intelletti. Non ha armi, non ha prodotti materiali da vendere, ma ha il sapere e su questo costruisce la sua supremazia. Terminus si trova a dover respingere le mire espansionistiche del vicino pianeta Anacreon. Terminus (e quindi la Fondazione) sembrerebbe destinato a soccombere sul piano militare.
Eppure, senza spargere una sola goccia di sangue, riuscirà a mettere sotto scacco la minacciosa Ana-creon, solo con l’astuzia e l’intelletto. La logica dell’attacco preventivo appare in questa fase come oggetto di una specifica riflessione che Asimov ci sottopone. “Dobbiamo colpire per primi, si tratta di autodifesa” (7) dice Leopoldo reggente di Anacreon. E scoprire in che modo questa logica verrà miseramente umiliata e travolta dalla sua stessa stupidità è un piacere che voglio lasciare ai lettori.
Dalla parte opposta, quella della Fondazione, c’è Salvor Hardin, Sindaco di Terminus, il vero artefice della strategia vincente, il quale risponde – a chi lo spinge a sferrare a sua volta verso Anacreon un attacco militare preventivo – con questa frase che diventerà nel futuro l’emblema del suo governo: “la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” (8) . Salvor Hardin e la sua filosofia rimarranno impressi in modo indelebile nella storia della Galassia.
Una pillola di saggezza per noi uomini del passato, viventi in quest’epoca sventurata che non conosce, purtroppo, la saggezza di Salvor Hardin.
Ma bisogna dire qualcosa di più a proposito di Hari Seldon, l’uomo che ha concepito la Fondazione e l’ha creata. Hari Seldon è uno scienziato, come detto, unico esponente di quella disciplina cui ho accennato poc’anzi, cioè la psicostoriografia. Questa disciplina permette, avvalendosi di calcoli matematici, di prevedere il futuro dei comportamenti di massa con altissi- me percentuali probabilistiche di avveramento. In sostanza è in grado di prevedere in questo modo il futuro della storia dell’Universo.
Hari Seldon concepisce la Fondazione proprio allo scopo di ridurre da 30.000 a soli 1.000 anni l’inevitabile epoca di barbarie susseguente al crollo dell’impero. Il futuro è pianificato con un progetto che cerca di limitare il peggio. C’è un margine di intervento possibile, dunque, per modificare il futuro.
Ma occorre rispettare i piani studiati da Hari Seldon.
La psicostoria però ha un limite – dirà Salvor Hardin – “non poteva applicare la sua scienza all’individuo” (9). Per intenderci deve essere un po’ come quando si tira una moneta milioni di volte. La statistica dice in anticipo che ciascuna faccia della moneta uscirà un numero di volte che si approssimerà al 50 per cento delle volte, tanto più quanto aumenta il numero dei tiri. Ma nessuno può prevedere cosa uscirà dal singolo tiro di modesta.
Sembra quindi di capire che in questo futuro l’individuo abbia ben poca possibilità di cambiare il mondo. Come la singola moneta, che è libera di cadere come vuole, non influirà sul risultato finale della serie. La psicostoriografia può prevedere ed entro certi limiti cambiare il futuro, ma a una condizione, che gli esseri umani non conoscano il contenuto delle sue predizioni (10).
Questa è una condizione interessante che suggerisce delle riflessioni davvero stimolanti. Proviamo a spiegarci perché, se le masse vengono informate delle previsioni della psicostoria, il corso degli eventi prenderà un’altra direzione.
Per avere una possibile spiegazione il lettore dovrà attendere addirittura il seguito di questo romanzo, ovvero “Il crollo della galassia centrale”, già citato, dove nelle pagine finali leggiamo: “La spiegazione più semplice è che la psicostoriografia di Seldon non agisce sugli individui, ma su tutta la massa che deve ignorare gli avvenimenti che seguiranno in modo che agisca in maniera naturale” (11). In altre parole vuol dire che le previsioni di Seldon hanno come oggetto il comportamento naturale della masse e se le previsioni del loro comportamento diventano di dominio pubblico è evidente che la masse non si comporteranno più in maniera naturale e le previsioni diventeranno inutili.
Ma quali implicazioni profonde sono sottese a questo stato di cose? Sono implicazioni veramente paradossali che proverò a delineare con un gioco di supposizioni. La prima è che le masse, solo quando non conoscono il proprio futuro, possono conservare la consapevolezza del proprio libero arbitrio e solo a questa condizione possono essere prevedibili. Ed è un paradosso evidente. La seconda è che la massa riacquista il proprio libero arbitrio nel momento in cui conosce il piano e, sapendo di non essere più libera, cerca di sfuggire al disegno prestabilito. Ma per sfuggire al disegno prestabilito dovrà fare ciò che non vuole, perché la previsione della psicostoria ha come oggetto proprio la naturale volontà delle masse.
E se uno fa quello che non vuole, come fa a essere libero?
Un doppio paradosso che porta ad una sola conclusione: l’uomo non è libero. Viene in mente in proposito un passo di “Come io vedo il mondo” di Albert Einstein, dove il noto scienziato, citando Schopenauer afferma: “E’ certo che l’uomo può fare ciò che vuole, ma non può volere che ciò che vuole” (12). Il libero arbitrio che nega se stesso.
Ma si può concludere il complesso discorso con una banalità rassicurante. Che se noi singole monetine possiamo cadere sulla faccia che vogliamo e nessuno può prevedere il nostro comportamento individuale, non abbiamo forse tutta la libertà che vogliamo?
Per non rassicurarvi troppo, si può anche pensare che la psicostoria, come ogni scienza, possa progredire e un giorno possa arrivare a prevedere anche quel-lo che nei mondi di Asimov non riesce (e non riuscirà mai) a fare, cioè prevedere il comportamento del singolo individuo.
2) L’uomo in carrozzella
Dunque abbiamo chiarito che Hari Seldon non può rivelare le sue predizioni al mondo, pena il mancato avveramento delle stesse. I membri della Fondazione sono al corrente di vaghi elementi. Sanno che l’impero crollerà e che nel vuoto di questa caduta la Fondazione inizierà un’ascesa per il bene dell’Universo. Ma neppure loro sanno in che modo ciò avverrà, perché tutto questo fa parte di ciò che non può essere rivelato. Ma Seldon sa che nelle sue previsioni c’è un piccolissimo margine di errore. Per cautelarsi contro possibili deviazioni della storia dell’umanità dal tracciato delle sue previsioni, individua dei precisi momenti del futuro che rappresentano gli snodi più critici dell’evoluzione della storia dell’Universo, quelli dove è più al- to il rischio che il futuro deragli. Questi snodi prenderanno il nome di “crisi Seldon”. Quando starà per avverarsi una crisi Seldon, Hari Seldon, benché ormai morto, apparirà ai viventi materializzandosi grazie ad una registrazione da lui stesso preparata: apparirà sotto forma di immagine tridimensionale ai posteri (un ologramma), rivelando loro degli indizi. Indizi che dovranno aiutare gli uomini del futuro a risolvere le crisi Seldon e salvare il progetto. Ma vediamo come appare Hari Seldon al verificarsi della prima crisi. Innanzi- tutto il luogo deputato ad accogliere la sua apparizione ha un nome molto altisonante, si chiama “la Volta del tempo”.
I rappresentanti della Fondazione, che sanno di essere di fronte a una crisi, si dispongono davanti alla Volta del Tempo e puntualmente Hari Seldon appare. Apparirà all’interno di una cabina a forma di prisma, con l’aspetto che aveva nei suoi ultimi anni di vita: cioè quello di un anziano seduto su una carrozzella (13), perché rimasto vittima di una paralisi. Dopo essere apparso rivolge ai presenti l’invito a rimanere seduti. Seldon era molto sicuro della sua autorità, evidentemente duratura nel tempo.
Permetterà ai presenti di fumare anche. Una parentesi: non so se qualcuno ci ha fatto caso, ma nel ciclo della Fondazione, che abbraccia una buona parte della storia dell’Universo, ogni vicenda ha sullo sfondo un sigaro, una pipa o una sigaretta. Su qualunque pianeta in ogni epoca qualcuno fuma. Non credo ci sia un personaggio non fumatore. E se Seldon, quando appare, permette di fumare, vuol dire che la sopravvivenza del fumo è addirittura un fatto che lui ha previsto. Chiusa la parentesi frivola sulla sopravvivenza delle buone abitudini.
Gli uomini della Fondazione che ascoltano il discorso di Seldon dovranno trarne ispirazione per agire in modo da risolvere la crisi.
Non è difficile immaginare che Hari Seldon, in questo modo, diventerà nei millenni una vera e propria figura guida vicina alla divinità.
E al contempo la Fondazione, accumulando le conoscenze di tutto l’Universo, diventa progressivamente un tempio del sapere. Agli occhi degli altri pianeti, quel sapere appare sempre più come magia e la Fondazione si trasforma in una vera e propria autorità, che detiene poteri soprannaturali. Ecco come viene descritto il potere della Fondazione da un abitante del pianeta Kalgan: “vi è gente che dice che sia un mondo (ndr, Terminus) magico capace di costruire un fuoco che distrugge i pianeti e che custodisce segreti di una potenza inimmaginabile” (14) .
La tecnologia che le altre civiltà hanno perduto (ndr, soprattutto l’energia atomica) viene concessa dalla Fondazione agli altri pianeti, ma solo attraverso dei sacerdoti da essa istruiti in modo da poterla far funzionare senza conoscerne i principi e i meccanismi profondi di funzionamento. Questi sacerdoti diventano un po’ come degli autisti che sanno accendere una macchina, la sanno guidare, ma non hanno mai aperto il cofano, non sanno cos’è il motore, com’è fatto e come funziona. In questo modo la Fondazione conserva il suo potere di conoscenza esclusiva e le civiltà degli altri pianeti dipendono da lei.
Al tempo stesso i sacerdoti hanno potere nei rispettivi pianeti, come dei ministri di culto, dotati di poteri soprannaturali, ma dipendenti dalla Fondazione dalla quale derivano i loro poteri.
Credo che sia opportuno fermarmi qui per ora perché La Fondazione, come istituzione, merita delle riflessioni. I suoi principi sono assolutamente pacifici. Ma nella storia appare via via portatrice di una violenza sottile. Inventa una religione che, come detto, serve a mantenere in uno stato di ignoranza i beneficiari del sapere da lei stessa detenuto.
Ricorderete di certo il grande Sindaco della Fondazione Salvor Hardin e la sua celebre frase, già citata, “la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci”. Però Salvor Hardin sarà ricordato anche per altre 2 frasi, che ci mettono in luce un altro lato della sua persona. Queste frasi di Hardin sono estrapolate dall’ultimo romanzo della trilogia, ambientato quando Salvor Hardin ormai appartiene ad un lontano passato. Queste frasi gli vengono attribuite in una conversazione fra due personaggi: “(…) una bugia che avesse vergogna di sé non aveva nessuna possibilità di successo (…)” e “(…) niente doveva essere vero, ma piuttosto sembrare vero” (15) .
Quest’uomo, che ha le qualità di un grande pacificatore, non esita a fare dell’inganno il terreno su cui la pace deve essere costruita.
Noi sappiamo bene che una persona tenuta in condizioni di ignoranza, o ingannata, è privata della sua libertà. Perché non sapere limita le nostre possibilità di scelta, quindi la nostra libertà. Ma questa libertà viene ben volentieri sacrificata dalla Fondazione, nell’interesse superiore della pace dell’Universo (o forse per mantenere il potere?). Limitare la libertà nell’interesse della pace è un discorso già sentito. Ed è l’inquietante sottinteso dello scenario che prende forma nel corso della storia. Fino ad un epilogo dove i sacerdoti, custodi dell’ignoranza universale più che del sapere, vengono soppiantati dai prìncipi mercanti.
Al controllo per mezzo della religione si sostituisce il controllo attraverso il potere del denaro.
Nell’ultima pagina del libro, Hober Mallow, altro grande Sindaco di Terminus e capo dei mercanti, espone con grande chiarezza la nuova fisionomia del suo potere, che è in grado di decidere dove il benessere deve prosperare e dove deve scomparire.
Siamo al potere politico soggiogato dal potere economico, al quale spetta l’ultima parola.
Tutto questo, che oggi ci appare sotto gli occhi come un meccanismo di funzionamento della nostra società – che non ci stupisce neanche più – Asimov lo ha immaginato 60 anni fa.
3) Il Mule
“Nuvole leggere coprivano la luce delle stelle. L’universo sembrava ostile. Freddo e cupo ospitava una strana creatura, il Mule. Il buio impenetrabile degli spazi sembrava contenere una terribile minaccia”. (16)
I secoli passano, le generazioni si succedono l’una dopo l’altra, e ci appaiono solo come entità minuscole rispetto alla lunga gittata della predizioni di Seldon, che si rivelano esatte col passare del tempo. La Fondazione rafforza la sua convinzione di avere un potere basato quasi sulla necessità storica, quindi invincibile, essendo al centro dello scenario politico dell’intero U- niverso nell’epoca post imperiale.
Sapere di avere dalla propria parte la necessità storica non è poi tanto diverso dall’idea di essere favoriti dalla protezione di una divinità. Per questa ragione, quando un misterioso condottiero incomincia una campagna inarrestabile di espansione conquistando pianeta dopo pianeta, piegando la volontà dei mondi abitati, uno dopo l’altro, quasi come se fosse dotato di misteriosi poteri che vanno oltre la capacità militare, la Fondazione è fiduciosa di poter sventare quella minaccia. Per Seldon! la storia è già stata scritta e un solo individuo non può certo sovvertirla. Man mano che aumenta il potere di questo minaccioso condottiero, Asimov, con rara maestria di narratore, ne accresce in modo esponenziale l’alone inquietante di mistero. Il nome con cui il condottiero entrerà nell’epopea dei grandi personaggi della galassia è “il Mule”.
Ma Seldon non ha previsto nuovi imperi, ne il crollo della Fondazione, quindi la situazione non è disperata. Eppure il Mule avanza; non si sa bene come accada, ma i pianeti si arrendono senza combattere soggiogati da una forza di volontà che riesce a piegare la volontà dei resistenti senza neppure combattere. La figura del Mule intanto si arricchisce di altri particolari. Non appare mai in pubblico, è un mutante, ha poteri telepatici e la sua mente riesce a plasmare quella dei suoi nemici. Ma dirò di più sulla sua figura, rubando una descrizione del Mule che Asimov farà nel terzo romanzo del ciclo: “quarantacinque chili distribuiti in un metro e settanta di altezza. Le sue costole racchiudevano una misera e deformata cassa toracica. La sua faccia scarna aveva all’altezza della bocca una prominenza carnosa della lunghezza di sei centimetri. Gli occhi soltanto non erano ridicoli. Nella dolcezza dello sguardo, dolcezza strana per il più grande conquistatore della Galassia, traspariva una sfumatura di tristezza” (17).
Il Mule ha appena conquistato anche il pianeta Kalgan, quando una coppia appena sposata, Bayta e Toran, col pretesto di trascorrere una luna di miele, si reca in missione per conto della Fondazione proprio su Kalgan, per cercare di vedere il Mule di persona e carpire qualche preziosa informazione sul suo conto. Non riusciranno a vederlo, ma incontreranno un singolare personaggio in fuga, nientedimeno che il buffone personale del Mule. Scapperanno tutti insieme dal pianeta in modo avventuroso, portandosi con loro questo bizzarro personaggio che è il buffone, l’unico che ha visto il Mule di persona.
Il buffone, a sua volta, era inseguito dal Mule e ossessionato dalla sua figura terrorizzante. Con quell’incontro il buffone trova dei compagni di fuga che seguirà da quel momento in poi in tutte le loro peregrinazioni.
Intanto l’espansione inesorabile delle armate del Mule continua e quando arriva a minacciare direttamente la Fondazione, questa ne esce sconfitta in modo disastroso.
Gli sconfitti cadono in una condizione di sconcerto, di totale smarrimento. Non c’è solo la sconfitta, c’è di più, c’è lo sgretolamento di ogni certezza. La consapevolezza che quella mano invisibile che guidava il corso della storia è svanito. Il loro pensiero corre a Seldon naturalmente. Come può avere sbagliato le previsioni?
Ma forse non è così. Perché Seldon aveva in origine istituito non una ma due Fondazioni ai margini opposti dell’universo. Occorre trovare la seconda Fondazione, perché questa potrebbe restituire verità al progetto Seldon, forse potrebbe offrire una risposta che nessuno conosce e che forse restituirà un senso alle predizioni di Seldon. Forse potrebbe essere l’ultima speranza contro il Mule.
Ma nessuno sa dove sia la seconda Fondazione, nè con che scopo sia stata costituita. Tra miliardi di pianeti è impossibile trovarla.
L’anziano Ebling Mis, l’ultimo grande psicologo della Fondazione, nonché zio di Bayta, parte in incognito verso Trantor, accompagnato dalla nipote, dal marito Toran e dal buffone del Mule.
Lo scopo del viaggio è cercare informazioni che permettano di stabilire dove si trova la seconda Fondazione.
Dopo febbrili studi e ricerche, l’anziano Mis Ebling sembra essere giunto finalmente alla risposta. Ma mentre si accinge a rivelarla ai suoi compagni di viaggio, la nipote Bayta ha una folgorazione, prende un’arma e uccide il suo amato zio prima che possa rivelarlo. E’ un colpo di scena drammatico e inatteso.
Bayta a questo punto si rivolgerà verso il buffone, smascherandolo come il Mule. Il buffone dunque era il Mule in persona, che si era infiltrato sapendo che solo in quel modo avrebbe potuto scoprire dove si trovava la seconda Fondazione.
E Bayta se ne era accorta solo in quell’istante, quando per impedire che il Mule ottenesse questa notizia, non poteva fare altro che uccidere colui che la stava rivelando. Se avesse cercato di uccidere il Mule, questo con i suoi poteri mentali l’avrebbe neutralizzata in tempo. Tocca quindi alla nipote il crudele compi- to di salvare la speranza, uccidendo a sorpresa una persona a lei cara. Il finale è quasi da tragedia Shekespeariana; a dire il vero, anche la figura del buffone lo è. Forse Asimov, magari per gioco, ha trasposto in questo scenario fantascientifico elementi da tragedia Shakespeariana, forse invece è solo coincidenza.
Ma cosa rappresenta il Mule? Anche il Mule, così come la Fondazione, sembra avere due facce quasi contrapposte. La bifaccialità dei personaggi e delle situazioni è quasi una costante nel ciclo della Fondazione.
Il Mule ha una faccia che rappresenta senz’altro l’ambizione smisurata, la sete di dominio inesauribile, ma volendo guardare bene ha anche un’altra faccia, quella dell’uomo che aspira a liberarsi dalla necessità storica, dal futuro pianificato di Seldon, cercando di sovvertirlo. E se ricordate la descrizione che ho riportato nelle righe che precedono, vi avrà colpito questo strano contrasto tra la ferocia del suo aspetto e la dolce tristezza dei suoi occhi.
<<CONTINUA …>>
Note:
1 – Cronache della galassia – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975
2 – Il crollo della galassia centrale – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975 – pag 66
3 – Cronache della galassia – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975 – pag 10,11
4 – Il crollo della galassia centrale – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975 – pag 23
5 – Cronache della galassia – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975 – pag 32
6 – Il crollo della galassia centrale – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975 – pag 155
7 – Cronache della galassia – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975 – pag 93
8 – Cronache della galassia – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975 – pag 62 e 107
9 – Cronache della galassia – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975 pag 88
10 – Cronache della galassia – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975 pag 88
11 – Il crollo della glassia centrale – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondatori – 1975 – pag 203
12 – Come io vedo il mondo – Albert Einstein – Grandi Tascabili Economici Newton- Roma -1993 – pag 17
13 – Cronache della galassia – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza Mondadori – 1975 – pag 68
14 – Il crollo della Galassia centrale – Isaac Asimov – Oscar Fantascienza mondadori – 1975 – pag. 107
15 – Trilogia Galattica – L’altra faccia della spirale – Isaac Asimov – Ed. Euroclub Italia spa – Bergamo – 1981 – pag. 506
16 – Trilogia Galattica – L’altra faccia della spirale – Isaac Asimov – Ed.Euroclub Italia spa – Bergamo – 1981 – pag. 463
17 – Trilogia Galattica – L’altra faccia della spirale – Isaac Asimov – Ed.Euroclub Italia spa – Bergamo – 1981 – pag. 433
GLI ARTICOLI DI QUESTO SPECIALE
Prima puntata – https://www.fumettomaniafactory.net/2020/01/02/100-anni-fa-nasceva-isaac-asimov/
VERSIONE INGLESE DELL’ARTICOLO DI PRESENTAZIONE DEL PROGETTO
https://www.fumettomaniafactory.net/2019/06/24/2020-01-02-special-isaaac-asimov-english-version/
BREVE BIOGRAFIA DI ISAAC ASIMOV
Scrittore e scienziato russo, naturalizzato statunitense
Introduzione (Biografia, scaricata da https://biografieonline.it/, che si ringazia
Isaac Asimov nasce il 2 gennaio 1920 a Petrovichi, vicino a Smolensk, in Unione Sovietica. Nel 1923 la famiglia si trasferisce negli States, a New York, dove in seguito Isaac compirà gli studi.
Le doti straordinarie del bambino prodigio emergono da subito. Basti pensare, ad esempio, che a soli cinque anni impara a leggere da solo (quasi come Leopardi) e che da quel momento in poi non smetterà più di leggere libri e di studiare.
Leggendarie, in questo senso, sono le sue frequentazioni assidue alle biblioteche nazionali, sua unica fonte di “sostentamento” intellettivo nei primi anni della sua vita e per molto tempo ancora, poi. La passione per la fantascienza lo contagia nel 1929 quando nel negozio del padre (a quei tempi i candy stores americani non vendevano soltanto dolciumi, ma anche giornali e riviste) scopre le riviste di “Science Fiction”, di cui diviene subito un assiduo lettore.
Le promesse vengono ampiamente mantenute e il padre non potrà che essere orgoglioso di un figlio che prima si laurea in Chimica alla Columbia University di New York, (Bachelor of Science Degree, 1939) e che poi, non contento, si laurea anche in Filosofia (Master of Arts, 1941).
Dopo l’entrata in guerra degli USA, Isaac Asimov lavora come chimico presso la U.S. Navy Yard a Philadelphia. Tra il 1949 e il 1958 è professore alla Boston University School of Medicine.
Successivamente, grazie al successo delle sue opere, abbandona l’attività accademica e diventa uno scrittore a tempo pieno, dando così vita alla sua produzione sterminata, frutto della sua vena che definire prolifica sarebbe davvero riduttivo.
Di fatto Isaac Asimov è unanimamente considerato uno dei maggiori scrittori di fantascienza di tutti i tempi. La sua fortuna è dovuta al felice connubio tra invenzione letteraria e verità scientifica che riesce a rendere i suoi libri verosimili e fantastici insieme, veri specchi di un futuro possibile. Nell’ambiente letterario è nota la sua fine vena satirica e ironica, che si può riscontrare anche in alcune sue opere, soprattutto nelle prefazioni.
Conosciutissimi, in Italia come nel resto del pianeta, sono, tra i libri di Asimov, quelli appartenenti
al ciclo sul futuro della robotica (Io, Robot; Il secondo libro dei Robot) e al ciclo di “Foundation” (tradotti con i titoli di “Cronache della galassia”, “Il crollo della galassia centrale” e “L’altra faccia della spirale”).
Isaac Asimov muore il 6 aprile 1992 in seguito a delle complicazioni nel sistema cardiovascolare, gettando nello sconcerto migliaia di appassionati in tutto il mondo.
Nel 2002, la seconda moglie, Janet Jeppson, rivela che la morte di Asimov era stata provocata dall’Aids, malattia che aveva contratto nel 1983 durante una trasfusione di sangue. Non sarebbe stato lo scrittore a voler mantenere il segreto, quanto più probabilmente l’ospedale, per evitare uno scandalo.
RINGRAZIAMENTI
L’immagine, del banner proposto per la promozione del progetto è stata realizzata da Silvano Beltramo, e ci è stata concessa gratuitamente dalla STEREOTOMY – The Alan Parsons Project Tribute Band, che ringraziamo, e della quale proponiamo la LOCANDINA del loro spettacolo dedicato ad Asimov ed una breve BIOGRAFIA.
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[…] Seconda puntata – http://www.fumettomaniafactory.net/guida-spericolata-nel-ciclo-della-fondazione-di-asimov-prima-par… […]
[…] 2 gennaio 2020 ci ha accompagnato per buona parte di questa quarantena: Andrea Ghilardi, Umberto Scopa (con due articoli differenti), Stereotomy (the alan parsons project tribute […]
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