Dopo tanti artisti USA ci spostiamo in Italia, a Reggio Emilia, per l’intervista che Filippo Marzo ha fatto al grande artista internazionale Giuseppe Camuncoli, che ci racconterà tante cose interessanti.
Era dal 2009 che non si dialogava con Cammo, siamo quindi felici che ci abbia dedicato un po’ del suo prezioso tempo.
Buona lettura da Mario Benenati, curatore di Fumettomania Web Magazine
P.S.: All’ultimo momento ho deciso di arricchire questa bella intervista, inserendo in coda, uno Stralcio di Fumettomania n. 19 (Anno 2010) con una bella intervista che Alberto Conte fece proprio a Giuseppe Camuncoli nel settembre del 2009.
DIRETTAMENTE DAL NOSTRO INVIATO A MONTERREY (MESSICO)
Quattro chiacchiere con ..
(di Filippo Marzo e José Maniette)
FILIPPO MARZO: Salve a tutti amici di Comics Reporter, Fumettomania, UniversComics Le Mag. Oggi intervistiamo l’autore, artista internazionale italiano ma che ci rappresenta benissimo all’estero: Giuseppe Camuncoli.
Salve Giuseppe, benvenuto.
GIUSEPPE CAMUNCOLI: Ciao ragazzi, grazie di avermi invitato.
PRIMA DOMANDA
FM: Hai un tratto unico facilmente riconoscibile, quali sono le tue fonti di ispirazione o influenze?
GC: Beh, ne ho avute tante, soprattutto all’inizio. Penso che un autore quando inizia a formarsi, e tende ad avere un’idea di stile, normalmente abbia un debito verso gli autori che più lo ispirano; poi chiaramente questo stile, una volta che si forma, prende un po’ coscienza di sé e si evolve anche nel tempo.
Il segno progredisce anche senza che un autore lo controlli, almeno questa è la mia esperienza.
Penso semplicemente che si tratti molto banalmente di mole di lavoro, dopo tante tavole fatte, quindi chiaramente ci si “sgrezza”, ci si affina il tratto e poi con il tempo cambiano anche i riferimenti, magari perché uno nel frattempo scopre autori nuovi, anche tra le nuove generazioni. Più semplicemente perché in qualche modo, a seconda delle storie che disegna, un po’ plasma lo stile verso altri canoni. Io l’ho sempre fatto, naturalmente, un po’ perché ho sempre cercato di avere uno stile che in qualche modo fosse riconoscibile, ma al tempo stesso fosse molto adatto al tipo di storia che andavo a raccontare.
Quando ho disegnato Hellblazer in qualche modo mi spostavo verso i canoni Vertigo, magari mettevo un pò più di neri o perché all’epoca chiaramente tra Eduardo Risso e Marcelo Frusin (che erano due dei miei autori di riferimento) andavo a prendere un po’ dei loro stilemi; invece quando ho fatto roba più supereroistica, lo stile andava più verso Jim Lee, che è stato uno dei primi autori che mi ha ispirato.
Devo dire che grosso modo quelli che sono stati i miei canoni, e penso di ritrovarli ancora adesso; faccio sempre questi nomi perché sono gli autori che più mi hanno formato, che ho guardato, e che in qualche modo, anche senza volerlo, ho filtrato in quello che poi è stato il coacervo del mio stile.
Hugo Pratt, per esempio, è stato uno degli autori che più mi ha folgorato quando ero piccolo. Racconto sempre che ho la fortuna di venire da un piccolo paese di 8.000 abitanti: Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, anche se adesso mi sono spostato nella grandi città ed avevo sempre avuto a disposizione un sacco di fumetti, perché la biblioteca del paese é sempre stata molto fornita ed io da piccolo, non potendomelo permettere, mi compravo i fumetti della Corno, però i volumi cartonati di Pratt, ma anche quelli di Moebius e quelli di Toppi li trovavo in biblioteca e li ‘divoravo’.
Quindi ho avuto una formazione che, da un certo punto di vista, ha avuto i supereroi come fonte principale ma che poi si è comunque evoluta fin da subito, perché autori del fumetto europeo, scoperti grazie a queste letture in biblioteca …. Poi c’è stato un momento in cui Frank Miller mi ha stravolto completamente, dopo avere letto “Batman: Il ritorno del cavaliere oscuro”, ed aver visto quella sua versione di Batman così “incarognita”, così “fetente”, così sempre nervosa, ho pensato che non ci poteva essere un punto di ritorno dopo quella scoperta ed ecco che tutti i miei personaggi hanno sempre quell’espressione, perché è il marchio indelebile di Miller che mi ha influenzato tanto.
Poi sono stato influenzato molto da autori anche di scuola Vertigo: Duncan Fegredo, Dave McKean, Sean Phillips, insomma tutta quella generazione di autori, di matrice inglese, che però hanno veramente fatto la storia del fumetto, ed anche Marc Hempel, Ted Mckeever, autori che veramente in qualche modo mi hanno dato tanto; posso citare ancora Mike Mignola e Ivo Milazzo … ce ne sono veramente tantissimi che in qualche modo mi hanno folgorato magari anche semplicemente per il modo in cui “stilizzavano” un certo particolare, le dita, il naso o per l’uso delle inquadrature
Però ripeto è stato un processo in qualche modo naturale, spontaneo, non mi sono mai messo a studiarli, ho sempre letto tanto, fino da quando ero piccolo, quando disegnavo i miei pupazzetti, robot, i supereroi sui miei fogli, senza nessuna ambizione però penso di avere sempre avuto una forte memoria visiva, e in qualche modo prestare attenzione a certi particolari che sono proprio del modo di raccontare, di disegnare degli autori e poi in qualche modo farli miei mi è venuto sempre molto spontaneo.
Hellblazer e Swamp Thing
FM: Hai fatto riferimento al tuo periodo sulla serie Hellblazer, abbiamo avuto l’onore il piacere di poter intervistare Jamie Delano, un autore che ha delineato esattamente il personaggio di John Constantine.
Hai lavorato con autori come Brian Azzarello, Pete Milligan, cosa puoi raccontarci di quel periodo?
GC: Innanzitutto è stato uno dei tanti sogni che si è avverato per me, perché appunto nei momenti in cui ho scoperto la Vertigo, in fase adolescenziale, avevo in qualche modo messo da parte i supereroi; quel tipo di storie (della Vertigo, NdR), il tipo di racconti da Enigma a Sandman, a Hellblazer, a 100 Bullets, mi hanno veramente cambiato.
Forse perché in quel periodo lì forse avevo bisogno di storie un po più mature, non che non ce ne fossero in campo supereroistico, però complice anche l’età, la scoperta di questi fumetti è stata molto rinfrescante e assieme a Matteo Casali, con il quale ho iniziato con Bonerest, eravamo fortemente influenzate da queste letture e quindi il mio esordio tra l’altro avvenuto in America proprio sulle pagine di un titolo Vertigo, cioè di Swamp Thing.
Swamp Thing è un’altro personaggio incredibile su cui ha messo le mani un certo Alan Moore, è stato effettivamente anche quello ciclo sconvolgente, all’epoca scritto da Brian Vaughan anche lui agli inizi, parliamo di fine del 2000; sono passati vent’anni fa e già quello per me era un sogno.
Poi fortunatamente da lì sono passato a fare due libri di Hellblazer due fill-in con Brian Azzarello e per me Hellblazer, tra l’altro essendo anche un fumatore, è uno di quei personaggi che mi è entrato nel sangue fin da subito, già solamente aver fatto due numeri per me era un grande risultato; poi ho fatto un altro numero durante il ciclo di Mike Carey, due numeri durante il ciclo di Andy Diggle, finché poi col numero 250 mi hanno affidato la testata regolare: con l’inizio del ciclo di Peter Milligan, che è un altro di quegli autori che con Shade ha sconvolto il mondo di fare e di leggere fumetti.
Effettivamente nel momento in cui mi è stata affidata la possibilità di disegnare Hellblazer come autore regolare, mi alternavo con un “certo” Simon Bisley che faceva i numeri in cui avevo bisogno di un po di rifiatare, questo perché all’epoca in parallelo stavo disegnando Amazing Spider-Man, ed erano due impegni abbastanza gradevoli ma chiaramente portavano una certa responsabilità; è stato un periodo bellissimo, che si è concluso con il numero 300 dove la serie, e poi anche Vertigo nella sua incarnazione originale, ha chiuso i battenti.
Mi è dispiaciuto da morire, è stato un onore e al tempo stesso mi sono reso conto che era finito un periodo, era finita un’era. Poi il personaggio è stato rilanciato, ma mi manca molto disegnarlo perché ripeto è un personaggio che ho sempre adorato alla follia: diciamo che resta la grande soddisfazione e il grande orgoglio di avere fatto veramente parte della storia editoriale di John Costantine.
Undiscovered Country
JOSÉ MANIETTE: Buonasera Giuseppe, sono molto contento di essere qui.
Ho una domanda che riguarda Undiscovered Country che è serie che stai disegnando in questo momento; cioè è una serie che si contraddistingue per una immaginazione ed una fantasia incredibile a livello grafico. Volevo sapere quanto è dovuto al fatto che l’artista ti ha lasciato la libertà di inventare, di disegnare, di creare o se sono delle cose precise che ti hanno chiesto Scott Snyder o Charles Soule o se hai avuto una libertà assoluta nell’inventare questi personaggi e questi scenari incredibili?
GC: Innanzitutto grazie Josè, sono felicissimo di quello che dici, perché Undiscovered Country è una serie su cui mi sto divertendo moltissimo (edita Image Comics e da SaldaPress in Italia, NdR), parte del merito chiaramente va a due maestri come Snyder e Soule che sono riusciti a concepire una storia incredibile, molto affascinante, molto stimolante, anche da disegnare. E’ una serie, chiaramente, anche molto impegnativa perché ogni sei numeri, grossomodo, cambia la location, cambia l’ambientazione, stiamo parlando di un giro all’interno dell’America dove, in questi 50 numeri che abbiamo in previsione per le uscite americane, vorremmo far vedere quanto il più possibile quello che sono diventati gli Stati Uniti in questa storia ambientata nel futuro…
Per ora quello che riguarda il design, devo dire che più o meno è 50 e 50 come merito e come responsabilità, a me lasciano molto libero, mi danno degli input che sono anche molto precisi, sia sul design dei personaggi sia sulle ambientazioni. Loro hanno fatto chiaramente molta ricerca e a livello di “worldbuilding” hanno pensato effettivamente molto bene quali sono le caratteristiche di ogni ambientazione, però poi sulla base di quelle mi lasciano veramente molto mano libera: posso decidere di fare qualche suggerimento, di dare qualche idea sui colori, dare qualche idea su sui tessuti o sugli ambienti, al tempo stesso sulla base di questi design che gli mando, che di solito sono approvati sempre al primo colpo, anche loro poi possono fare un passaggio successivo quindi, magari dare loro delle indicazioni di colore o sulla base di quello che vedo suggerirmi di cambiare alcune cose perché, nel frattempo, quello che gli ho fatto venire delle idee.
E’ un lavoro di gruppo che è molto ben rodato, funziona molto bene; quando si trova un’affinità con gli scrittori si va tutti nella stessa direzione è facile da parte di tutti fare un bel lavoro; mi sto divertendo molto.
JM: So che nella tua attività artistica sei altrettanto attento alla capacità di raccontare una storia, lo storytelling, rispetto al segno, rispetto alla tecnica stessa del disegnatore. Guardando questa nuova serie, che disegni, ho notato che comunque si ritrova qualcosa a livello di tecnica narrativa, di quello che fa di solito Snyder con Greg Capullo.
Volevo sapere se è una cosa voluta, sono delle istruzioni precise che sono state date da chi sceneggia la storia o se è soltanto un caso?
GC: Non c’è nessuna istruzione da questo punto di vista, penso che sia un caso, tra l’altro dovete sapere che i capitoli di Undiscovered Country sono scritti uno da Charles e uno da Scott; a parte il primo numero che hanno fatto a quattro mani tutti gli altri sono fatti proprio al 100 % o dall’uno o dall’altro.
Tra l’altro con Scott avevo già collaborato sui numeri di All Star: Batman, mentre invece con Soule abbiamo fatto un ciclo di 25 numeri di Darth Vader, che effettivamente mi ha dato modo anche di capire anche lui quanto fosse bravo, è un grandissimo scrittore.
Snyder lo conoscevo un po’ di più però devo dire che anche anche Scott lascia molto libero il disegnatore in alcune sequenze soprattutto quelle di combattimento, quando ho fatto Batman con lui è stato così; ma questo lo fa anche Charles, mi lasciano gestire tutto a me, mi dicono più o meno quelli che sono i punti salienti, poi è tutto mio storytelling, sia l’impaginazione sia il modo di narrare.
Capullo è un autore che mi piace moltissimo, che con Batman si è reinventato in una maniera incredibile; lo seguivo già dai tempi addirittura di Quasar, di X-Force quando lavorava per la Marvel, è un autore che mi é sempre piaciuto molto però non l’ho mai guardato a livello di storytelling, poi magari come dicevo prima può darsi che alcune cose le ho assorbite senza volerlo.
Probabilmente è un caso che vengano che vengono fuori questi tipi di impaginazione. Una cosa che hanno in comune sia Charles sia Scott, questa cosa l’avevo già vista sia su Batman che su Darth Vader, è di usare molto le doppie pagine, entrambi effettivamente, spesso pensano a dei momenti in cui l’azione si svolge “widescreen” su entrambe le pagine, questa cosa per me è molto divertente; a volte addirittura… visto che su Darth Vader ha funzionato molto bene, anche su Undiscovered Country questa cosa qua, sta comunque lasciando dei buoni riscontri, …a volte puó essere che gli suggerisco io di accorpare due pagine di farne una doppia, senza abusarne perché alla fine diventa un giochino che se lo fai troppo spesso stanca.
Poter lavorare sull’arco di due pagine per chi disegna è una bella soddisfazione, una bella sfida, perché ogni volta cerco di trovare delle composizioni che siano leggermente diverse, il fine ultimo è sempre quello di raccontare una storia al meglio delle proprie possibilità.
Io fin dall’inizio, fin da prima di lavorare per Vertigo quando ho fatto le autoproduzioni in Italia, sono sempre stato molto attento allo storytelling, anzi penso sempre una cosa riguardando quelle prime storie fatte per Swamp Thing: probabilmente Heidi MacDonald, l’ Editor Vertigo che mi ha fatto lavorare prima volta, ha intravisto in me di una grande capacità di raccontare, piú che del segno, perché nel riguardare quei disegni “mi vien male”, sono vecchi di vent’anni, li trovo molto grezzi, ma del resto è stato il mio primo lavoro professionale, quindi ci sta che magari non fosse proprio al 100 %.
Alla fine quello che mi abbiano sempre riconosciuto sia proprio il fatto di prestare molta attenzione al racconto e questa è una cosa che faccio sempre anche quando insegno qui alla Scuola Internazionale di Comics, faccio proprio una parte relativa allo storytelling al primo anno perché penso che sia una cosa fondamentale.
Prima ancora di divertirsi e disegnare penso che il compito di ogni disegnatore sia proprio quello di raccontare al meglio delle proprie possibilità la storia e questo penso che sia quello che ancora oggi forse mi contraddistingue, quello che forse magari in tutti questi anni, al di là degli inchiostratori con cui ho lavorato, delle storie che ho fatto, dei cambi di segno, forse mi contraddistingue più di tutto, cioè il fatto di avere questo tipo di storytelling.
JM: Complimenti la serie è fantastica.
FM: Andiamo avanti con la con le consuete domande che vengono poste dal nostro pubblico.
Vittorio Benzi un po’ nostalgico ti chiede a proposito di Pratt: “Farai qualche altro episodio de Gli Scorpioni del deserto?”.
GC: Guarda io lo farei domani. All’epoca, stiamo parlando del 2007-2008, quando uscì per Casterman in Francia, per Lizard in italia, l’intenzione era quella di fare un volume successivo che sarebbe stato poi l’ultimo che avrebbe un po’ chiuso la storia di Koinsky, che con Casali avevamo già effettivamente messo in cantiere.
Poi i lavori sono stati fermati, noi abbiamo una sceneggiatura di 3-4 pagine a matita, più una copertina che avevo fatto, che a questo punto se non cambieranno idea i gestori dei detentori dei diritti, penso che resteranno nel cassetto, è un peccato perché effettivamente assieme avevamo fatto un bel lavoro di costruzione del personaggio; poi io sono abituato a dire mai mai, nel senso che spero sempre che questi progetti possano domani ripartire… noi abbiamo, io e Casali, per esempio alle spalle un caso eclatante come Batman: Europa che è una miniserie che ci ha messo 11-12 anni ad uscire per varie traversie lavorative, non dipendenti da me, però a volte le sorprese positive possono capitare.
Da parte, mia essendo un amante di Pratt, sarei pronto in qualsiasi momento a riprendere il lavoro su questo personaggio, tra l’altro è stata un’esperienza bellissima, un po’ perché appunto in Francia é uscita con Casterman, quindi mi ha dato la possibilità di misurarmi con i lettori francofoni di Pratt, forse piú numerosi di quelli italiani.
É stata un’esperienza incredibile, ma soprattutto alla base c’è stato questo viaggio in Etiopia, che abbiamo fatto nel 2006 per documentarci, da cui poi è uscito anche un film-documentario, che ci ha portato addirittura al Festival del Cinema di Venezia, nel 2009 credo, ed è stata un’esperienza assolutamente incredibile, che al di là del viaggio, della possibilità di andare al Festival del Cinema di Venezia, rifarei veramente in qualsiasi momento.
FM: Altra domanda, questa volta è quella che ti pone Gabriele Ventura, un po’ cliché, un po’ standard: qual è il lavoro del quale sei più fiero?
GC: Non ce n’è uno in particolare che preferisco agli altri,… alla fine in penso di avere sempre dato il massimo, anche quando magari vent’anni fa, come dicevo prima, le mie capacità erano sicuramente più limitate rispetto a quelle di oggi.
Ho avuto sempre la fortuna di lavorare su dei progetti bellissimi e quindi non c’è n’è uno che preferisco ad un altro perché alla fine sono tutti preferiti; se inizio a fare un po di storia; Hellblazer è stata un’esperienza incredibile; Spider-Man che è stato uno dei miei personaggi preferiti da quando ero piccolo, pensavo di fare un annetto o due e invece ci sono stato sopra 6 anni se non ricordo male; Star Wars è un’altra ambientazione che mi piace tantissimo, quindi fare una storia di Darth Vader dall’inizio alla fine, tuttora è un orgoglio incredibile; Undiscovered Country che è stato un po tra virgolette il mio primo passaggio verso sul fumetto “create on home” anche se ho fatto prima Green Valley con Max Landis , U.C: è un progetto di 50 numeri, ed ha veramente una portata incredibile.
Non ho una preferenza, alla fine sarebbe quasi come chiedere ad un padre qual’è il suo figlio preferito, magari qualche piccolo dettaglio in più ci può essere per dire “questo è uscito meglio di quell’altro”, ma tendenzialmente non mi sono mai fermato a pensarci da questo di vista.
Dopo vent’anni continuo a fare questo lavoro con grande divertimento e con grande passione, e penso che sia questo il segreto, cerco proprio di affrontare ogni pagina con il divertimento e quel piacere di voler raccontare una storia ed al massimo delle proprie potenzialità, poi a volte qualche tavola esce meglio di qualche altra, però appunto tutto sommato devo dire che ho una preferenza totale per tutti i lavori che ho fatto.
FM: Andiamo verso la fine dell’intervista, Jose mi sembra che abbia ancora una domanda.
JM: Piccola piccola, se domani potessi fare l’Editor di te stesso, se ti danno l’opportunità, carta bianca, per riformulare completamente un personaggio o una serie di tua scelta, quale sarebbe il tuo sogno? che cosa vorresti veramente fare per lasciare un’impronta tutta tua su un personaggio già molto famoso?
GC: Non mi avevano mai fatto questa domanda.
A volte avere fin troppa libertà è più difficile che avere dei paletti, perché avendo la possibilità di scegliere qualsiasi personaggio, di poterci mettere le mani e lì ci vogliono veramente grandi poteri, per affrontare questa grande responsabilità.
Forse…ma in realtà non tanto per cambiarlo quanto per fare un bel ciclo, forse direi Batman, nel senso che l’ho disegnato, ho fatto appunto il numero di All Star: Batman, ho fatto due numeri con Bill Willingham, nel 2005 credo della testata principale di Batman e poi ho fatto Batman: Europa.
Sento che questo è un personaggio che mi piace veramente tantissimo, come dicevo prima, da Miller in poi ma anche Batman:Year One con Mazzucchelli, Batman: The killing joke; ci sono delle storie nella storia editoriale di Batman che sono veramente dei capolavori assoluti, e quindi essendo un personaggio che ho comunque frequentato un po’ di meno, che ho disegnato di meno, e penso che un domani fare un ciclo importante di Batman, che sia con uno scrittore… mi piacerebbe avere a mio fianco uno scrittore di quelli molto molto bravi perché è chiaro che ti danno degli stimoli in più … ecco lì, penso che mi piacerebbe davvero mettere mani su Batman.
JM: Magari Snyder…per esempio.
GC: Eh beh sì, voglio dire, Snyder andrebbe benissimo, anche se non so quanto abbia intenzione di tornare su Batman, perché penso che grosso modo il suo l’abbia detto, credo che abbia dichiarato recentemente che magari tornerà sporadicamente suk personaggio ma non diciamo su una serie principale, però si devo dire che gli scrittori secondo me molto bravi su Batman ce ne sono stati e ce ne saranno tanti, quindi difficilmente si cade male con Batman.
FM: Bene grazie Giuseppe, per il tuo tempo, per il tuo spazio.
Per oggi ti salutiamo, e ti ringraziamo, da parte di Comics Reporter, Fumettomania e UniverseComic.
JM: “merci beaucoup” a Filippo, aComics Reporter, a Fumettomania ed a Giuseppe per la sua disponibilità, gentilezza e la sua meravigliosa arte.
GC: Ragazzi grazie a voi, è stato un grande piacere, rifacciamolo anche più avanti, io sono disponibile, mi fa piacere.
FM: Grazie mille Giuseppe, alla prossima allora,
GC: Ciao grazie.
GIUSEPPE CAMUNCOLI
(adattata dalla Bio del SITO UFFICIALE DELLA SCUOLA INTERNAZIONALE DI COMICS campus Reggio Emilia,
https://www.scuolacomics.com/docenti/reggioemilia/giuseppecomuncoli)
Esordisce con l’autoprodotto BONEREST nel 1997, fondando al tempo stesso con Matteo Casali lo studio Innocent Victim. Oltre alla serie che lo lancia, alcuni suoi lavori sono apparsi negli anni successivi sui due QUEBRADA (Innocent Victim) e sull’antologico FRONTIERA (Black Velvet).
A fine 2000 sbarca sul mercato americano grazie alla Vertigo/DC Comics, esordendo sulla serie SWAMP THING. Le sue matite sono apparse in seguito su numerose testate Marvel e DC, quali HELLBLAZER, BATMAN, JONAH HEX, ADVENTURES OF SUPERMAN, BATMAN: EUROPA, THE INTIMATES, CAPTAIN ATOM: ARMAGEDDON, X-INFERNUS, INCREDIBLE HULK, DAKEN: DARK WOLVERINE, FANTASTIC FOUR, WOLVERINE AND THE X-MEN e AMAZING SPIDER-MAN.
Ha realizzato inoltre svariate copertine sia in America che in Italia, tra le quali segnalo quelle della prima edizione italiana del manga de L’UOMO TIGRE (saldaPress).
In campo europeo, ha illustrato negli ultimi anni il romanzo grafico IL VANGELO DEL COYOTE (Oscar Ink), il quinto volume de GLI SCORPIONI DEL DESERTO: QUATTRO SASSI NEL FUOCO (Lizard), seguito della celeberrima saga di Hugo Pratt, LA NEVE SE NE FREGA, adattamento a fumetti dell’omonimo romanzo di Luciano Ligabue (Oscar Ink), storie brevi apparse su DYLAN DOG COLOR FEST e COLOR TEX (Sergio Bonelli Editore), il noir MAORI (Ankama) e la versione a fumetti dei film tratti da IL RAGAZZO INVISIBILE di Gabriele Salvatores (Panini).
Attualmente disegna sulla serie UNDISCOVERED COUNTRY (edita Image Comics e da SaldaPress in Italia), da lui co-creata insieme a Scott Snyder e Charles Soule, in precedenza si era dedicato alla serie Marvel DARTH VADER, ambientata nel mondo di “Star Wars”, su testi di Charles Soule.
Direttore artistico (dal 2008) della sede reggiana della Scuola Internazionale di Comics.
Insieme a Riccardo Burchielli, Stefano Caselli, Diego Malara e Francesco Mattina, ha fondato nel 2010 l’Italian Job Studio.
IL VIDEO DELL’INTERVISTA a GIUSEPPE CAMUNCOLI
In inglese con i sottotitoli in italiano
Nel caso non appaia l’anteprima del video ecco il link da digitare e/o cliccare per vederlo sul canale YouTube di Comics Reporter.
(SETTEMBRE 2009)
FUMETTOMANIA INTERVISTA GIUSEPPE CAMUNCOLI
Per l’occasione potete scaricare e leggervi una bella intervista che Alberto Conte fece a Giuseppe Camuncoli, nel settembre del 2009 e che pubblicammo nel n. 19 di Fumettomania (anno 2010)
LE ALTRE “QUATTRO CHIACCHIERE” di FILIPPO del 2021
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Prima intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/con-i-personaggi-che-davvero-ti-interessano-ce-qualcosa-di-te-in-loro-sicuramente-intervista-a-jamie-delano/
ANNO 2020
Ventunesima intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/chris-claremont-non-ho-ancora-finito-intervista-di-filippo-marzo-e-fabio-butera/
Ventesima intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/con-tom-defalco-torniamo-a-chiacchierare-della-marvel-degli-anni-80/
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Le altre interviste le trovate accedendo alla stanza-pagina
“QUATTRO CHIACCHIERE DI FILIPPO CON….“
Filippo Marzo nasce nel 1975, grande appassionato fin da piccolo di cartoni animati e fumetti, da Topolino a Sturmtruppen fino a Beetle Bailey. Crescendo i suoi gusti si spostano verso i super eroi e il connubio durerà per moltissimi anni.
Collaboratore con fanzine locali, diverse fan page e siti con contenuti cinematografici, visto che il cinema è un’altra sua passione. Piccolo collezionista di opere originali è curatore di due mostre di sketchbook di disegnatori di comics negli anni ’90, sposta ancora una volta i suoi interessi verso il fumetto maturo e dai contenuti artistici sopraffini, con un occhio di riguardo alle case editrici indipendenti, come Eclipse, Tundra, Fantagraphics e Dark Horse.
Fan delle opere di Bill Sienkiewicz, Mike Mignola e John Byrne.
Da qualche anno reporter e corrispondente dall’estero per quanto riguarda Comic Convention che hanno luogo in Messico e negli Stati Uniti.