Ultimo testo estratto dal n. 7 della fanzine fumettomania, del 1995, il cui direttore responsabile era il nostro grande amico Luca Boschi (scomparso lo scorso 3 maggio).
Vista la qualità degli articoli li abbiamo pubblicati quasi tutti singolarmente (a meno di articoli o interventi che erano accumunati da argomenti simili). Oggi pubblichiamo una recensione dell’amico barcellonese Lucio Sottile, bonelliano doc e socio dell’associazione negli anni 90, dedicata ad uno dei primi team up della Sergio Bonelli Editore.
Si ringrazia il socio D. A. per aver sistemato le scansioni dei testi di questi articoli.
Buona lettura
Mario Benenati,
responsabile del sito Fumettomania Factory Magazine
Il sommario del n. 7 è riportato di seguito
- Mr. Punch , Il nuovo capolavoro di Neil Gaiman e Dave McKean – pag. 2 – pubblicato il 30 settembre
- Expo Cartoon, presente e futuro – pag. 4 – pubblicato il 2 ottobre
- Il fumetto italiano made in Phoenix – pag. 6 – pubblicato il 9 ottobre
- Death of Groo – pag. 6 – pubblicato il 12 ottobre
- Cosa c’è di nuovo in USA – pag. 7 – pubblicato il 12 ottobre
- Fred in Italia – pag. 8 – pubblicato il 19 ottobre
- Moliterni e la Bande Dessinée – pag. 9 – pubblicato il 18 ottobre
- General Press – pag. 10 – pubblicato il 25 ottobre
- Viaggio nella psichedelica – pag. 14 (per problemi tecnici, il font sulla carta è bianco e bisogna riscrivere l’intero articolo, sarà pubblicato prossimamente)
- English Comics – Intervista a Bryan Talbot pag. 12 – pubblicato il 10 novembre
- Giovan Battita Carpi – Un maestro del fumetto italiano – pag. 14 – pubblicato il 10 ottobre
- Nathan Never e Martin Mystère – pag. 15 – pubblicato oggi (19 novembre)
- Sulle tracce di Fumettomania: Il fumetto a Scuola. – pag 16 – pubblicato il 3 ottobre
- Al di là delle Alpi – pag. 17
- Esordienti in vetrina – pag. 18
Il team up che non ti aspetti
di Lucio Sottile (novembre 1995 )
Vi è piaciuto l’incontro tra Martin Mystére e Dylan Dog? Persino il secondo? Siete andati in visibilio nel leggere quello tra il BVZM e Mister NO? Vi ha lasciati soddisfatti il breve incontro tra Dylan Dog e Ken Parker?.
Se avete risposto ‘si’ a tutte le domande non avete vinto un gettone d’oro, ma in compenso saprete apprezzare anche quest’ultima novità appioppataci da Alfredo Castelli e Antonio Serra. Come al solito, infatti, la storia regge (salvo in qualche punto) ed e anche gradevole, ma lascia ugualmente insoddisfatti come la sorpresa dell’uovo di Pasqua.
Del resto, Bonelli sostiene di avere sempre provato “una certa antipatia” nei confronti dei team up, cioè gli incontri fra i protagonisti di serie differenti, soprattutto a causa delle difficolta di coordinamento tra i vari autori, ognuno dei quali cerca giustamente di dare più spazio al proprio personaggio, ed io credo che un altro dei motivi di questa antipatia sia dato dalle incongruenze che compaiono quasi inevitabilmente all’interno di questo tipo di storia, incongruenze che spingono migliaia di lettori a protestare tramite lettera, indipendentemente dalla qualità del racconto.
E’ una sorte di costante che riguarda praticamente tutti gli albi celebrativi: “La storia di Dylan Dog”, per fare un esempio, o “Il segreto di San Nicola” e la sconclusionata “Fine del Mondo”. Nemmeno il recente “Prigioniero del futuro”, frutto degli sforzi del nathaneveriano Serra e di quelli ( pochi ) del martinmysteriano Castelli, sfugge a questa maledizione.
La storia, di per sé, presenta abbastanza colpi di scena (troppi, anzi) e il modo in cui i nostri eroi si incontrano é fedele agli storici limiti fissati da Castelli prima ancora di avere una qualsiasi idea in testa: il racconto é ambientato nel futuro, non ci sono paradossi o altre dimensioni, non è immaginario, etc.
Le inesattezze però abbondano, basti pensare al fatto che l’arma di Orloff non ha mai funzionato così, che secondo quello che sappiamo noi lettori ogni murchadna o murchchdna o raggio di potenza o come diavolo si chiama, é tarato sulle onde mentali del proprietario e quindi Mystére e Orloff non possono usare che il loro.
Comunque, l’unica cosa che veramente mi ha infastidito e stata la rocambolesca fuga di Mystére, che riesce a stendere due uomini armati di pistola sonica con un pugno solo (tenete presente che quando ha iniziato I’azione si trovava davanti a loro ad almeno tre metri di distanza e che quelle pistole, se usate per pochi secondi, si limitano a stordire Ie vittime, quindi non c’era motivo di non usarle). Roba che nemmeno James Bond.
Passando al mondo di Nathan Never, poi, la situazione non cambia: ammettiamo che il proprietario di un robot sia tanto stupido da non fissare una parola d’ordine, un codice o qualcosa capace di disattivarlo ad istanza, ma é pur vero che, a parte varie eccezioni come Link e Aaron N. Stack, ogni droide deve obbedire alle famose tre leggi della robotica, per cui per costringere un robot a bloccarsi basterebbe minacciare un suicidio o un omicidio nonostante, a nessuno dei cattivi viene in mente una simile sciocchezza.
Adesso prendete il fumetto e andate fino alla sequenza della cattura di alcuni terroristi.
Vi ricordate quell’ episodio di Tom&Jerry in cui continuavano a bere sorsi dalla bottiglia con la pozione per diventare ognuno più grande dell’altro e alla fine si ritrovano ad essere grandi quanto il mondo? Beh, in una sequenza della storia, da pagina 29 in poi, si verifica una scena degna di Tom&Jerry (senza offesa): immaginatevi uno che vi punta addosso una pistola, voi schioccate le dita e in vostra difesa arrivano due col bazooka, il nemico schiocca le dita pure e compaiono tre carri armati e così via.
Ultima nota negativa.
Dal racconto si intuisce che nel futuro non esistono ancora computer abbastanza potenti da contenere la memoria di un uomo, ma in realtà in almeno due occasioni, sono comparsi dei calcolatori con questa capacita: uno di essi servirà ad Aristotele Skotos per riottenere il proprio figliolo, mentre un altro compare in CyberMaster e contiene la mente di un ribelle sanguemisto.
Per il resto non ho trovato nulla da eccepire, anzi. Serra, devo ammetterlo, sembra più castelliano dello stesso Castelli nella ricostruzione del recupero della Joyeuse , recupero che presenta alcuni punti di contatto addirittura con il primo numero di Martin Mystére, “Gli uomini in nero”, e mi piace pensare che dietro una frase apparentemente innocua di Nathan si celi una felice frecciatina a una tendenza delle avventure del BVZM.
Sembra infatti che secondo gli autori di Mystére gli scrittori si limitino a raccontare storielle con personaggi reali: e accaduto cosi con Lovecraft e Hitchcock, che si sono fatti influenzare dalla visione del Necronomicon, con il nostro Dante, che ha vissuto davvero la propria commedia; per l’alieno Johnathan Swift, esiliato da un pianeta di cavalli telecinetici; e ancora per Conan Doyle con Watson e l’ancora vivo Holmes, il quale ha anche visitato “l’isola che non c’é” di cui ha scritto qualcosa un certo Jim Barrie.
Ultimo in ordine di apparizione sarebbe Van Helsing, un cacciatore di vampiri (vampiro a sua volta) citato anche da Bram Stocker. Ebbene, in questa storia é proprio Mystére ad essere ritenuto fino al 2096, secondo il Nuovo Calendario, un personaggio di fantasia e di conseguenza il suo biografo ufficiale Castelli, risulterebbe essere un semplice fumettaro.
Diavoli dell’inferno!
L’INTERO NUMERO SETTE DI FUMETTOMANIA

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NOTE EXTRA
FUMETTOMANIA INDEX 1990 -2012
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