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Nel 1974 appariva il primo gioco di ruolo dedicato a Dungeons&Dragons!
Nell’anno dei festeggiamenti dei 50 anni dall’uscita di quel primo gioco, Fumettomania sembra essere l’unica Associazione Culturale italiana e l’unico Magazine che, a livello nazionale, gli sta dedicando un lungo speciale approfondimento.
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In questa 22esima puntata Fabio Ciaramaglia, il nostro socio (e super esperto) ‘condottiero’ di questo approfondimento, continua a scrivere del terzo videogioco. <<Avendo ben presente la trama generale di Baldur’s Gate 3, entreremo un po’ più nel dettaglio della tipologia di gioco in cui possiamo scegliere uno dei companion e vivere la storia attraverso il loro punto di vista.>>
Questo articolo come i precedenti è bilingue, in italiano ed in inglese, a beneficio degli amici e delle amiche stranieri che seguono questo approfondimento.
Buona lettura
Mario Benenati, curatore del sito Fumettomania Factory Magazine
SPECIALE 2024:
La trama di Baldur’s Gate 3 dal punto di vista di the Dark Urge, ovvero il virtuale vero e proprio sequel dei primi due giochi
di Fabio Ciaramaglia
Avendo ben presente la trama generale di Baldur’s Gate 3, entreremo un po’ più nel dettaglio della tipologia di gioco in cui possiamo scegliere uno dei companion e vivere la storia attraverso il loro punto di vista.
Non tutti sono disponibili, soltanto quelli che hanno subito la ceremorphosis e che quindi erano sul nautiloid dei Mind Flayer all’inizio del gioco (Lae’zel, Shadowheart, Astarion, Karlach, Gale e Wyll). La possibilità di vivere l’avventura secondo la prospettiva di uno dei companion la cui storia comunque sviluppiamo come side quest nell’arco del gioco, rende l’esperienza diversa perché avremo dei dialoghi e scelte aggiuntivi che ne arricchiscono l’approfondimento.
In realtà c’è un’ulteriore scelta possibile con the Dark Urge, letteralmente “Brama Oscura”, personaggio che noi mai incontriamo davvero nel corso del gioco: anzi, ne vediamo soltanto il cadavere all’interno della stanza di Orin, senza nome se non quello di “Fallen Bhaalspawn”. Non viene nemmeno mai menzionato esplicitamente, sebbene vi si faccia riferimento qua e là in maniera sbrigativa, quindi sembrerebbe totalmente avulso rispetto alla “Origin Story” dei companion. Di base ci viene fornito come un dragonborn albino stregone, ma sebbene sia possibile customizzarlo completamente (in termini di razza, classe e abilità), il mio consiglio è di utilizzarlo come predefinito per poterne meglio apprezzare la storia.
E anche proprio all’inizio del gioco capiamo che Dark Urge soffre di una forte amnesia, non ricorda assolutamente nulla del suo passato di prima che si ritrovasse nel nautiloid. Eppure da alcuni dettagli, come il suo flusso di pensieri, e da alcune scelte possibili (anche piuttosto violente) comprendiamo che quel passato non è propriamente eroico. Per fare un esempio, al momento in cui si incontra Gale intrappolato in un portale magico, si può salvarlo prendendogli la mano: per Dark Urge sussiste l’opzione di strappare brutalmente la mano (con la conseguenza che Gale muore e non lo avremo come companion). Inizia a esserci una svolta nella storia di Dark Urge quando nel primo atto, nelle interazioni con i tiefling profughi, una di loro, Alfina, chiede di unirsi al gruppo di avventurieri ma al risveglio la ritroviamo fatta a brandelli e con il nostro completamente sporco di sangue. Non ricorda nulla di quello che ha fatto ma ci aiuta in questo Sceleritas Fel, il maggiordomo goblin di Dark Urge, che gradualmente ci rivela del nostro passato e ci incita a proseguire sulla via del Male. Possiamo poi decidere di allearci con Minthara e quindi distruggere l’Emerald Grove e festeggiare con una notte di sesso selvaggio con la drow.
Andando rapidamente, seppure con ordine, nel secondo atto siamo fortemente tentati di uccidere Isobel, incitati proprio da Sceleritas: se optiamo per questa scelta abbiamo un decisivo turning point nella vicenda di Dark Urge, perché questo atto deliberatamente malvagio ci fa ottenere la possibilità di trasformarci nello Slayer. E a questo punto tutto diventa più chiaro, ovvero che Dark Urge è un Bhaalspawn (e rimandiamo su questo agli articoli sui primi due giochi). Non è un semplice Bhaalspawn generato da Bhaal con un essere femminile mortale, ma proprio una sorta di clone del dio creato con parte della propria essenza: in pratica è il prescelto del dio dell’assassino rituale, nonché sua più pura reincarnazione. Con informazioni che gradualmente acquisiamo durante il gioco, comprendiamo che Dark Urge era stato alla guida della Chiesa di Bhaal per molto tempo e aveva, con Gortash, recuperato la Crown of Karsus dai gironi infernali e aveva ideato il piano di controllo prima del Netherbrain e poi di conquista della Sword Coast. I due erano particolarmente affiatati e, con il coinvolgimento di Ketheric Thorm, il piano sembrava davvero andare nella direzione giusta. Tuttavia, all’interno della Chiesa di Bhaal, questo ruolo di prescelto stava creando tensioni e gelosie, soprattutto da parte di Orin, altra Bhaalspawn e nipote di Sarevok, che pur collaborando con Dark Urge riesce a trovare il momento opportuno per tradirlo, e nel suo sadismo, rompergli il cranio (donde l’amnesia) ma tenendolo in vita grazie all’innesto di un tadpole. È a quel punto che Orin, spiegando sbrigativamente a Gortash della sparizione di Dark Urge, subentra come eletta di Bhaal nel costituire con lui e Thorm il triumvirato dei “Dead Three”. Questo ci spiega anche quel cadavere di “Fallen Bhaalspawn” che troviamo nelle sue stanze utilizzando altri personaggi nel gameplay, ovvero un Dark Urge che non si è liberato ed è finalmente stato soppresso da Orin.
Tornando al gameplay, il problema del tadpole impiantato e quello legato all’amnesia persistono, pertanto è necessario comunque continuare la propria avventura approcciando allo scontro finale con il Netherbrain. Si può ovviamente proseguire percorrendo la via del male, sebbene questo porterà alcuni dei companion ad abbandonarci per sempre (Karlach e Wyll per esempio) e, nel terzo atto, si dovrà anche affrontare Jaheira e i suoi Harper che vedono in noi un pericolo altrettanto grande quanto i Mind Flayer. Nel mio personale percorso della storia, chiamiamola malvagia, ho fatto compiere il rituale ad Astarion che è diventato così un vampiro dai poteri semidivini così come ho fatto ascendere a Shadowheart la gerarchia nella Chiesa di Shar: proprio i loro minion sono stati tra i pochissimi alleati nello scontro finale. Gli altri momenti determinanti per la storia di Dark Urge sono proprio nell’affrontare prima Sarevok e poi Orin (scontri che potenzieranno la sua forma di Slayer): ormai nel pieno dell’ἀναγνώρισις, si può optare per dedicarsi completamente a Bhaal e di proseguire tutto il resto della trama in suo nome, inclusi la distruzione o l’eventuale controllo del Nethebrain, ovvero la conclusione del gioco.
Comunque abbiamo però sempre la scelta di resistere a queste tentazioni oscure, per quanto convincenti, convenienti o soddisfacenti possano essere. Questo è in pratica molto simile al nostro personaggio nei primi due giochi di Baldur’s Gate, dove le pulsioni verso il Male esistono ed è assolutamente possibile perseguire obiettivi malvagi fino alla fine della saga. La differenza sostanziale è che nel caso di Dark Urge questi è in qualche modo il Male incarnato, il suo agire e la sua scaltrezza sono molto seducenti, e il graduale svelamento del suo passato è molto più intrigante rispetto a quello dell’orfano di Candlekeep allevato da Gorion.
Da molti punti di vista questa opzione narrativa di Larian è innovativa, perché offre attraverso Dark Urge un solido e sostanziale background per Baldur’s Gate 3. È anche vero che una sorta di prequel era stato fornito, su Dark Urge, con un gioco per browser sempre di Larian, Blood in Baldur’s Gate (giugno 2023), in cui compare come eminenza grigia dietro gli omicidi rituali nel nome di Bhaal. Ma proprio la questione del dio e della sua progenie è il legame decisamente più forte a livello narrativo con il passato dei primi due giochi che, ricordiamo, sono ambientati circa 120 anni prima: infatti, dei vecchi personaggi di quelli, compaiono soltanto Jaheira e Viconia, una mezzelfa e una drow, quindi con una longevità maggiore rispetto agli umani, ed esse stesse mostrano delle rughe che ne marcano l’invecchiamento, e Minsc che però era stato tramutato in statua per molti anni (si veda il primo ciclo di fumetti IDW, NdR). Tutta la questione “Bhaalspawn” che apparentemente sembrava chiusa nel finale del DLC “Throne of Bhaal” era rimasta macronarrativamente parlando solo in stand-by, e in BG3 è comunque costantemente ricordata da coloro che ne avevano avuto esperienza: con Dark Urge non solo si esce dallo stand-by, ma si aggiunge un nuovo capitolo a questa epopea e, così come allora, nonostante il palese maggior interesse che offre il percorso malvagio, saremo noi a decidere se invertire la rotta per far trionfare nuovamente il Bene.
Come scritto altrove, Baldur’s Gate 3 ha fatto incetta di premi, soprattutto quelli legati alla storia che, pur con delle pecche (come per esempio l’eccessiva epicità del background di alcuni comprimari come Gale, Shadowheart e Wyll), è davvero scritta bene e procede come un fiume in piena con centinaia di rivoli di contorno. Si innesta pienamente nel canone narrativo di Dungeons&Dragons e quelli che possono sembrare degli ammiccamenti ai vecchi giocatori dei primi Baldur’s Gate o un doveroso tributo ai suoi creatori, sono in realtà un ragionato e accurato tentativo di aggiungere un capitolo a una saga di enorme successo -e che in effetti sembra anche riuscito.
Nel prossimo articolo forniremo le nostre conclusioni all’approfondimento su Baldur’s Gate per poi passare a un altro protagonista assoluto del mondo di D&D, ovvero Drizzt Do’Urden.
fine articolo n. 22
Biografia minima
A.A.V.V., Baldur’s Gate 3, Larian Studios, agosto 2023. La fase in “Early Access” è iniziata nell’ ottobre 2020
A.A.V.V., Blood in Baldur’s Gate, Larian Studios, giugno 2023
Se si vuole approfondire su Dark Urge, consigliamo: https://bg3.wiki/wiki/The_Dark_Urge
Per altro consigliamo fortemente di guardare i prececenti articoli sulla serie Baldur’s Gate.
Biografia dell’autore
FABIO CIARAMAGLIA
Con una laurea in letteratura inglese con una tesi su Shakespeare nei fumetti (2000) e con un dottorato con una tesi su Shakespeare nella televisione italiana (2004), ho sempre cercato di occuparmi della relazione tra letteratura e altri media.
Ho collaborato con varie riviste di fumetti, da Fumo di China a Fumettomania nella sua precedente incarnazione, ma ho anche tradotto due fumetti per la Magic Press e alcune poesie inglesi.
Ho poi iniziato a insegnare inglese nelle scuole superiori prima a Roma e poi, dal 2015, a Trieste.
Non ho perso l’animo nerd nemmeno da insegnante, ma a partire dal 2006 ho virato più sul versante dei videogiochi, in alcuni dei quali, forse per deformazione professionale, ho riscontrato elementi degni di analisi che però prima di ora non avevo avuto il coraggio di affrontare con maggiore serietà.
L’Associazione FUMETTOMANIA FACTORY – APS, che opera dal 1991 a livello nazionale – senza mai dimenticare le attività svolte nel territorio della propria sede operativa a Barcellona P.G., – ha come finalità la promozione, la divulgazione e la valorizzazione delle tematiche correlate al linguaggio del fumetto.
La “mission” di Fumettomania, è quella di attrarre ragazzi di tutte le età promuovendo progetti a loro dedicati, che parlino di argomenti attuali e coinvolgenti, utilizzando il fumetto, che si profila come forma d’arte autonoma che contiene in sé il codice linguistico della letteratura (le parole), le sue modalità di fruizione, ma anche la sequenzialità del cinema e l’attenzione figurativa delle arti visive tradizionali.
L’impegno dell’Associazione – a 33 anni dalla fondazione – è quello di continuare a diffondere la cultura del Fumetto, e di continuare i progetti culturali e sociali sul territorio con laboratori rivolti a giovani appassionati e alle scuole, mostre personali e collettive dedicate al fumetto, all’illustrazione e affini, presentazioni di fumetti ed incontri con gli autori.
Di seguito la versione inglese dell’articolo…