Dall’underground alla Marvel, l’esperienza nello studio con Neal Adams, ed oggi di nuovo alla Marvel: scopriamo la creatività di Larry Hama. Nuova intervista di Filippo Marzo ad un grande cartoonist americano, di terza generazione come si definisce lui stesso.
Siamo felici di averlo nostro ospite; un ringraziamento a Mario Moschera per la preziosa collaborazione.
Buona lettura da Mario Benenati, curatore di Fumettomania Web Magazine
DIRETTAMENTE DAL NOSTRO INVIATO A MONTERREY (MESSICO)
Quattro chiacchiere con ..
di Filippo Marzo e Mario Moschera
FILIPPO MARZO: Salve a tutti amici di Comics Reporter, Fumettomania e The flywas show e benvenuti, oggi abbiamo un ospite veramente importante per il mondo del comics, abbiamo con noi Mr Larry Hama. Benvenuto Larry.
LARRY HAMA: Ciao, grazie per avermi invitato.
FM: La prima domanda ce la pone il pubblico. Uno dei tuoi primi lavori fu con Iron first, adesso sei al lavoro con la nuova miniserie di Iron Fist, dal titolo: Heart of the dragon. Che effetto ti fa lavorare con questo personaggio, ed in che direzione lo vuoi portare ?
LH: E’ un po’ come tornare a casa. E’ stata la mia prima serie regolare per la Marvel (Marvel Premiere #16 NdR) ma allora già disegnavo da anni fumetti. Credo di aver visto stampare il mio primo lavoro nel 1966-67, avevo 16 anni.
Avevo lavorato nell’underground per un po’ assieme ad autori come Vaughn Bode e Trina Robbins, nella scena di New York. Ma con Marvel, era la mia prima serie regolare di supereroi e ricordo di aver detto a mia madre: “Ehi ho cominciato a lavorare alla mia prima serie mensile in Marvel” e lei mi rispose: “Quando avrai un lavoro vero?”
FM: La seconda domanda ce la pone Sal Velluto, artista italiano che abbiamo avuto il piacere di poter intervistare, un tuo vecchio collega ed artista Marvel.
Ti chiede: “Che cosa ha significato lavorare al tavolo da disegno sotto Neal Adams durante il tuo periodo alla Continuity Studios?” Sal conosce la risposta, ma vuole sentire la tua.
LH: (ride) Per tre anni sono stato seduto al tavolo da disegno proprio accanto a quello di Neal Adams alla Continuity Studios.
Tutti lo chiamavano “il seggio periglioso”, come nelle leggende di Re Artù. Il posto più pericoloso. Molte persone erano intimidite ma io ho sempre pensato che potesse essere una opportunità di imparare molto. Neal Adams ha sempre avuto la reputazione di essere molto duro e critico e dovevi avere “la scorza dura” per sedere in quel posto. Ma ho imparato così tanto stando là, quasi come prendere una specializzazione in fumetto. Qualche volta lui semplicemente diceva qualcosa, a volte eri al tavolo a disegnare e lui stava alle tue spalle e guardava (ride). Molto intimidatorio.
Una volta stavo disegnando e lui era là con caffè ed una brioche. Avevo tutte le briciole che mi cadevano sulla spalla e lui mi disse: “Dovresti smetterla di giocare sul sicuro”, “Che vuoi dire? Gli chiesi” e lui mi rispose: “Tu disegni, ma io so che nella tua testa l’immagine è dieci volte meglio”, io non ero sicuro di riuscire a tirare fuori quel potenziale ma lui mi disse: “Ogni volta che disegni giocando sul sicuro, è come andare in palestra per fare solo una flessione, ogni volta che cerchi di fare di più, come fare centinaia di flessioni. Ovviamente la prima volta che ci provi, avrai un risultato terribile (risate) ma la magia arriverà il giorno in cui smetterà di essere terribile”.
Le cose che diceva Neal, quello che ho imparato, come disegnare una posizione od un muscolo, hanno aperto la mia percezione, a proposito di come le cose dovevano essere fatte e da dove arrivavano. E questo e diecimila volte meglio che imparare dettagli più tecnici. Così ho imparato da Neal Adams, ma prima sono andato da Wally Wood, ed era perfino più dura.
Lavoravo per lui da un paio di mesi quando gli chiesi se potevo mostrargli qualcosa per avere il suo parere. E lui mi rispose: “Ascolta, ti dirò io quando smetterà di fare schifo” (risate). Quindi sono tornato da quello studio di nuovo a quello di Neal Adams! (risate). Non ero per nulla intimidito. Ma molti erano intimiditi, lui era il maestro! Mi ricordo quando un giovane Frank MIller si presentò al suo studio per mostrare i suoi lavori.
Neal lo fece a pezzi, spezzava il cuore vederlo trattare così, quindi alcuni ragazzi, come Carl Potts erano in ufficio e ha detto: “Devo andarmene non posso sopportarlo è troppo grande, ma alla fine di questa prima critica, Neal gli disse: “Fa’ quello che ti ho detto e torna qui tra sei mesi” e lui tornò, ed accadde la stessa cosa! Molti avrebbero semplicemente mollato. Ma Frank tornò ancora. Poi un giorno Denny O’Neal chiamò Neal e gli disse: “Se non dai un lavoro a questo ragazzo, sei pazzo!” Neal ha aperto la porta a molti artisti.
Quando era alla DC ha aperto la porta a Jeffrey Jones, Michael Kaluta e Bernie Wrighston.
In DC non erano interessati a loro perché non disegnavano come Carmine Infantino o Gil Kane… Io ho avuto il mio primo lavoro in DC Comics, una storia di 8 pagine a colori, perché Neal ha detto: “Se fate disegnare questo ragazzo, farò io le chine”. Gli devo molto
FM: Bella risposta. Larry ti ricordiamo in Italia, per la tua serie G.I Joe e Wolverine (Edite in Italia inizialmente dalla Play Press, NdR). Mario avanti con la tua domanda…
MARIO MOSCHERA: Come era lavorare con Wolverine quando la continuity mutante era ben connessa e quindi che difficoltà e limitazioni c’erano nello scrivere le proprie storie?
LH: Avevano dei ritiri dove portavano tutti gli scrittori e gli artisti che lavoravano sui titoli X. ci portavano in una villa fuori città, proprio come la “X-Mansion” ci passavamo un lungo weekend, tre giorni, ed in quella occasione dovevamo definire tutti gli snodi narrativi che si sarebbero sviluppati nei titoli X dell’anno successivo. E tutti odiavano andarci, perché era davvero dura. Devi immaginarti l’ego delle persone, gente che urlava e batteva il pugno sul tavolo. Ed alla fine tutti dicevano la loro.
Non so se lo facciano ancora, ma all’epoca ero così per la maggior parte dei titoli, ricordo di esserci andato anche per MIdnight sons. Era il modo in cui si faceva. Era veramente doloroso, ma molte buone cose uscivano, perché la gente parlava. E se non avevi un sistema del genere sarebbe stata l’anarchia, con tutti a fare quello che volevano. senza questi meeting non saremmo riusciti a creare tutti i crossover. E non riesco a capire come adesso riescono ad avere successo senza questo metodo, ma, magari riescono.
MM: Devo dirti che io ho sempre preferito il tuo metodo, raccontando il passato di Logan pochi dettagli alla volta, senza svelare tutto insieme come fanno adesso. Era molto meglio aspettare ogni mese che nuovi dettagli emergessero.
LH: Questo succedeva perché non riuscivo ad ottenere nessun lavoro come scrittore in Marvel a quei tempi. Mi dicevano: “ sei un disegnatore”. Questa è la stessa ragione per cui mi offrirono G.I. Joe.
L’avevano offerto a tutti e tutti quanti rifiutavano. Ed io fui l’ultimo perché il mio ufficio era l’ultimo nel corridoio, ed accettai. E così dopo un anno quel titolo era in testa alle classifiche di vendita e così ricominciai a chiedere : avevo dimostrato cosa sapessi fare. E mi risposero, no, questo è stato un colpo di fortuna non ha nulla a che vedere con te.
Ed in quel periodo le vendite dell’albo di Wolverine stavano andando a picco e pensavano di cancellarlo. Credo dipendesse dal fatto che in quel periodo era a Madripoor (Testi affidati a Jo Duffy, NdR), era un alcolista e devono aver pensato che io non avrei potuto fare più danni e mi lasciarono solo a svilupparlo per un anno (dal numero 31, NdR) ed in quell’anno le vendite lo riportarono al secondo posto e quindi pensarono che fosse il momento di invitarmi a partecipare ai meeting (ride).
E così cominciai a modificarlo un po’ al di là dell’esteriorità mi concentrai di più sul suo cuore ma non pianificai molto. Sapevo cosa accadeva a pagina tre solo quando ero a pagina due. Questo perché non mi interessa molto il plot, mi interessa di più il personaggio e come renderlo il più credibile possibile.
Quello che mi interessava è che il personaggio potesse avere un cuore con cui tu potessi connetterti, tutto il resto era soltanto coreografia. Molti si concentravano su plot complessi e sul modo di chiuderli, e spesse volte per arrivare a quel punto il personaggio si comportava in un modo totalmente lontano dalla sua personalità. Io non sapevo neppure come la storia andasse a finire. Semplicemente lasciavo che il personaggio si scrivesse da solo. Lo mettevo in una situazione, e vedevo come sarebbe finita. Ogni mese si buttava dalla parte più profonda della piscina, e poi doveva nuotare.
Una volta mentre scrivevo G.I Joe, il mio editor venne nel mio ufficio arrabbiatissimo, e mi disse: “Alla fine dell’episodio hai tutti i Cobra che stanno sprofondando nelle sabbie mobili, come pensi di risolverla?” Risposi che non ne avevo idea e me ne sarei preoccupato il mese dopo. (ride)
FM: Ultima domanda, sei un disegnatore, uno scrittore, musicista, artista marziale, veterano e attore, come si sono coniugati tutti questi aspetti con la tua creatività
LH: Piuttosto preferirei suonare rock.n ‘roll (ride). Sono tutte la stessa cosa, quando mi siedo al tavolo, disegno, se sono qui davanti al computer, scrivo, e lo stesso vale per tutti gli altri aspetti. Fa tutto parte del comunicare chi sei, è una sola cosa. Sono tutte cose che sono.
Faccio arti marziali per esercitarmi, mi alzo, mi alleno con la spada, non posso fare molto altro per colpa della pandemia. Faccio le cose che posso fare qui da solo. Sono conscio che i fumetti sono un media basato sulla collaborazione, devi lavorare con altre persone, e sono fortunato perché ho lavorato con molti bravi artisti, ed ho imparato molto.
Come disegnatore, i miei primi lavori furono inchiostrati da Wally Wood, Ralph Reese, Neal Adams e Dick Gordano. Era tutta discesa da là. È come suonare in una jazz band, se tutti lavorano in armonia, ti senti bene, anche se c’è qualcuno che fa il solista, tu lavori lo stesso bene. Con i fumetti è lo stesso, devi muoverti all’unisono , seguire il flusso. È incredibile, tutto quello che hai in testa, e arriva dritto alle mani è un processo diretto. Lavorare con altre persone è la stessa cosa.
Quando vedevo le prime pagine di Iron Fist, mi veniva vogli di fare ancora meglio. È lo stesso quando vedevo le pagine di Marc Silvestri, Adam Kubert e Michael Golden, le vedevo e mi dicevo che dovevo fare meglio. È questa sinergia, se tutti si sentono alla stessa maniera, se tutti quelli che lavorano nello stesso processo si sentono alla stessa maniera, allora stai facendo qualcosa di speciale. Risponde alla domanda? Non saprei?
MM: Assolutamente si, Larry ti ringrazio, vorrei ringraziarti del tempo passato assieme è stato davvero un onore chiacchierare con te.
FM: Da parte di Comics Reporter, Fumettomania e The flywas show, per oggi è tutto. Grazie e alla prossima.
LH: È stato un piacere anche per me
BIOGRAFIA DI LARRY HAMA
Larry Hama è un americano di terza generazione, nato a Manhattan, New York, e cresciuto nel Queens. Da bambino ha praticato Judo al Kodokan Institute e successivamente ha studiato Kyudo (tiro con l’arco giapponese) e Iaido (arte marziale giapponese della spada). Con l’intenzione di diventare un pittore, Hama ha frequentato la High School of Art and Design di Manhattan, dove è stato istruito dall’artista Bernard Krigstein, che aveva lavorato alla EC Comics. Hama ha venduto le sue prime opere nel mondo dei fumetti alla rivista di film fantasy Castle of Frankenstein, quando aveva 16 anni.
Dopo il liceo, Hama ha lavorato disegnando scarpe per cataloghi, e poi ha prestato servizio nel Corpo degli Ingegneri dell’Esercito degli Stati Uniti dal 1969 al 1971, durante la guerra del Vietnam, esperienza che lo ha portato a prendere parte alla pubblicazione della serie Marvel Comics The ‘Nam (1986-1993). Dopo la dimissione, Hama è diventato attivo nella comunità asiatica di New York City. Il suo compagno di classe del liceo Ralph Reese, che era diventato assistente del famoso artista EC e Marvel Wally Wood, ha aiutato Hama ad ottenere un lavoro simile nello studio di Wood a Manhattan.
Hama è apparso nelle strisce di Wood, Sally Forth e Cannon, che sono state originariamente sviluppate su Military News e Overseas Weekly e successivamente raccolte in una serie di libri. Durante questo periodo, ha anche pubblicato illustrazioni su riviste come Esquire e Rolling Stone. Insieme a Reese ha collaborato all’arte per un racconto nella rivista underground Drool # 1 (1972). Grazie ai contatti presi mentre lavorava con Wood, Hama iniziò a lavorare nei fumetti e come artista commerciale presso gli studi di Continuity Associates di Neal Adams; Insieme ad altri giovani contemporanei, tra cui Reese, Frank Brunner e Bernie Wrightson, Hama è entrato a far parte del gruppo di inchiostratori che sono stati accreditati come Crusty Bunkers. La sua prima opera conosciuta, in quanto tale, è stata disegnata da Alan Weiss in Weird Worlds # 2 (novembre 1972), “Slaves of the Mahars”, per la DC Comics.
Hama ha iniziato a disegnare a matita nei fumetti un anno e mezzo dopo, facendo un debutto favorevole succedendo a Gil Kane con Iron Fist alla Marvel Premiere, subentrando alla seconda apparizione del supereroe di arti marziali, rimanendo per i suoi anni.
Ha lavorato come freelance per gli editori Atlas / Seaboard, scrivendo e disegnando i primi due numeri della serie di spade e stregoneria Wulf the Barbarian e la prima dell’horror fantascientifico Planet of Vampires; ha anche fatto dei disegni sul seminale fumetto indipendente Big Apple Comix # 1 (settembre 1975); e due capitoli principali con Ka-Zar, prima di iniziare una lunga carriera alla DC Comics. Lì, Hama è diventato un editore per i titoli DC Wonder Woman, Mr.Miracle, Super Friends, The Warlord e per le licenze delle serie televisive Welcome Back, Kotter, durante il 1977-1978, quindi è entrato a far parte della Marvel come editore nel 1980.
Larry Hama è meglio conosciuto come scrittore per la serie con licenza Marvel Comics G.I. Joe, basato sulla linea di action figure militari di Hasbro. Hama ha detto in un’intervista del 2006 che il caporedattore della Marvel Jim Shooter gli ha dato il lavoro dopo che altri scrittori Marvel l’avevano rifiutato. Hama all’epoca aveva recentemente rilasciato Fury Force, uno spin off della serie con protagonista Nick Fury, che parlava di un’audace squadra di missioni speciali. Hama ha utilizzato parte del concetto di quella serie per G.I. Joe. Ha incluso termini e strategie militari, filosofia orientale, arti marziali e riferimenti storici dalla sua stessa conoscenza. Il fumetto è uscito per 155 numeri.
Hama ha anche scritto la maggior parte dei dati biografici dagli archivi delle carte che sembravano essere ritagliate su G.I. Joe e COBRA. Nel 2006 queste carte sono state ristampate in confezioni retrò per il G.I. Joe: 25 ° anniversario di un vero eroe americano. In italia lo ricordiamo per la sua lunghissima run su Wolverine e G.I Joe (edite da Play Press). Attualmete sta scrivendo la miniserie Marvel: “Iron Fist: Heart of the Dragon” sul personaggio che lo ha lanciato nell’universo dei super eroi.
IL VIDEO DELL’INTERVISTA a LARRY HAMA
In inglese con i sottotitoli in italiano
Nel caso non appaia l’anteprima del video ecco il link da digitare e/o cliccare per vederlo sul canale YouTube di Comics Reporter.
In collaborazione con The Flywas Show: https://www.flywas.net/
LE ALTRE “QUATTRO CHIACCHIERE” di FILIPPO del 2021
ANNO 2021
Settima intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/bill-sienkiewicz-amo-tutti-i-fans-italiani-e-tutte-le-opere-che-provengono-dallitalia/
Sesta intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/giuseppe-camuncoli-il-segno-progredisce-anche-senza-che-un-autore-lo-controlli/
Quinta intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/intervista-a-jim-valentino/
Quarta intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/intervista-a-kevin-vanhook-co-creatore-di-bloodshot-valiant-comics/
Terza intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/intervista-a-bart-sears/
seconda intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/italia-il-mio-posto-preferito-dave-mckean/
prima intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/con-i-personaggi-che-davvero-ti-interessano-ce-qualcosa-di-te-in-loro-sicuramente-intervista-a-jamie-delano/
ANNO 2020
Ventunesima intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/chris-claremont-non-ho-ancora-finito-intervista-di-filippo-marzo-e-fabio-butera/
Ventesima intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/con-tom-defalco-torniamo-a-chiacchierare-della-marvel-degli-anni-80/
Diciannovesima intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/mi-piacciono-molto-i-periodi-della-storia-dellarte-kevin-eastman-lintervista/
Diciottesima Intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/siamo-ununica-famiglia-nel-mondo-della-fantascienza-e-dei-fumetti-intervista-a-bob-layton/
Diciasettesima intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/justice-league-tantissimo-divertimento-a-volte-non-sembrava-neanche-di-lavorare-4-chiacchiere-con-jm-dematteis/
Sedicesima Intervista – https://www.fumettomaniafactory.net/gli-italiani-hanno-un-grande-senso-dellumorismo-intervista-a-geof-darrow/
Le altre interviste le trovate accedendo alla stanza-pagina “QUATTRO CHIACCHIERE DI FILIPPO CON….“
Filippo Marzo nasce nel 1975, grande appassionato fin da piccolo di cartoni animati e fumetti, da Topolino a Sturmtruppen fino a Beetle Bailey. Crescendo i suoi gusti si spostano verso i super eroi e il connubio durerà per moltissimi anni.
Collaboratore con fanzine locali, diverse fan page e siti con contenuti cinematografici, visto che il cinema è un’altra sua passione. Piccolo collezionista di opere originali è curatore di due mostre di sketchbook di disegnatori di comics negli anni ’90, sposta ancora una volta i suoi interessi verso il fumetto maturo e dai contenuti artistici sopraffini, con un occhio di riguardo alle case editrici indipendenti, come Eclipse, Tundra, Fantagraphics e Dark Horse.
Fan delle opere di Bill Sienkiewicz, Mike Mignola e John Byrne.
Da qualche anno reporter e corrispondente dall’estero per quanto riguarda Comic Convention che hanno luogo in Messico e negli Stati Uniti.