Chiudiamo questo caldo mese di agosto con dei nuovi testi estratti dal n. 2 della fanzine Fumettomania (pubblicato ad Aprile del 1991).
Questa volta, visto che c’è qualche ritardo nella consegna delle trascrizioni degli articoli, estraiamo una parte dei testi dalla rubrica Obiettivo su … Fumetti USA in lingua originale (la seconda parte continuerà la prossima settimana).
Ed insieme pubblichiamo un pezzo che ci era sfuggito due settimane fa e che riguardava il Rinascimento americano a cura di Roberto Irace che nel 1990 era un giovane disegnatore, che iniziava a collaborare con noi, facendo anche tante interviste. Oggi Roberto è uno dei responsabili delle mostre a Lucca Comics &Games.
Ringrazio il socio Ambrogio Isgrò che ha trascritto questi testi, in attesa della seconda parte.
Prosegue anche Il racconto sul Salone di Lucca del 1990.
Mario Benenati, responsabile del Web Magazine Fumettomania.
Nota bene: II festeggiamenti per l’anniversario dei trent’anni dell’associazione Fumettomania Factory non si sono affatto conclusi! A settembre si pubblicheranno altre testimonianze di amici ed ex collaboratori. Abbiamo tante idee e progetti legati ai 30 anni che speriamo di realizzare entro dicembre del 2021.
Fumettomania da 0 a 30, Trent’anni straordinari!
Com’era il Salone del Fumetto di Lucca – sesta parte
“Novembre 1990″
L’edizione del Salone del 1990, puntò molto sugli ospiti americani ed inglesi, con tanti ospiti tra cui John Bolton, per la prima volta in Italia, con Jose Luis Garcia Lopez, Joe Orlando, Dale Chan, Richard Marshall ed altri.
Fu organizzata anche una bella tavola rotonda sul rinascimento americano che vide presenti, oltre i due super esperti : Luca Boschi ed Alberto Beccatini, gli autori sopraindicati (tranne Bolton).
Fu Richard Marshall ad aprire quel dibattito illustrando i cambiamenti che si stavano verificando neglI USA, nel mondo del fumetti, nelle tematiche, nella stampa, nel formato ecc. , Joe Orlando parlò degli EC Comics, negli anni ’50, e della differenza col il periodo attuale (gli anni 90), poi presero la parola tutti gli altri e fu dato molta importanza anche “all’invasione inglese” nel fumetto americano, con i vari Alan Moore, Neil Gaiman, Brian Bolland, Bryan Talbot, ecc..
Non mancarono le domande del pubblico presente.
E non mancarono neppure gli sketch degli autori per noi fans
Chi legge fumetti dal 1984-85, e magari ha seguito anche gli albi in lingua inglese (come il sottoscritto) comprende meglio questo discorso del rinascimento americano.
Mario
continua, la prossima settimana
Dopo gli ottimi articoli pubblicati nel n. 1 , che avevano riguardato : una sequenza di storie su Detective Comics, Gotham By Gaslight, L.E.G.I.O.N. della DC Comics, The Phantom (sempre della DC Comics), la mini serie Meltdown (Marvel comics), ed una ricca rassegna dei fumetti pubblicati dagli Indipendent publisher , ci rendemmo conto che la potevamo proseguire questa linea editoriale ed anche nel n. 2 ospitammo degli altri ottimi articoli sul fumetto USA di quel periodo.
OBIETTIVO SU …
Recensioni su alcuni fumetti U.S.A. del 1991
PRIMA PARTE
di Salvatore Bonanzinga
(NOVEMBRE 1990-MARZO 1991)
FUMETTO U.S.A.
GOTHAM GAZETTE
Questa volta propongo alle attenzioni dei lettori di Fumettomania due vicende del Detective della Notte pubblicate dalla DC lo scorso anno: si tratta di Batman Annual #14 e della storia in cinque parti “Gothic”, che si è sviluppata a partire dal #6 della testata Legends of the Dark Knight.
Gothic (da Legends of the Dark Knight #6/10) è la seconda miniserie apparsa sull’ultima delle testate dedicate a Batman, strutturata come molti sapranno in un susseguirsi di storie che si sviluppano solitamente nell’arco di cinque numeri; la peculiarità è il variare degli autori al termine di ogni blocco.
Questo consente non solo di vedere interpretazioni sempre nuove dello stesso personaggio, ma anche il superamento del concetto di continuity in senso stretto con la possibilità di esplorare ed arricchire la mitologia batmaniana.
La storia in questione (che era stata annunciata con “Man without a shadow”, titolo della prima parte) è scritta da Grant Morrison (di cui molti avranno apprezzato lo splendido Arkham Asylum, tra l’altro) e illustrata da Klaus Janson (l’ottimo inchiostratore di Dark Knight Returns e del Devil di milleriana memoria, tanto per citare opere sicuramente note anche a chi non segue il mercato statunitense).
Il titolo è evocativo di atmosfere in cui Morrison sa muoversi abilmente, ed a tal proposito può apparire ingannevole la scena d’apertura in cui dei criminali comuni si preoccupano della sorte di un carico di droga, basta però arrivare alla sesta tavola per assistere ad un incubo che tormenta Bruce Wayne, una visione che coinvolge una cattedrale, suo padre e i ricordi di un periodo della sua infanzia trascorso in una scuola privata.
Tutti questi riferimenti contengono le tracce del mistero che lo coinvolgerà di lì a poco in un vortice di eventi che parte da un presunto regolamento di conti per un delitto che dovrebbe essere stato consumato vent’anni prima e lo vede coinvolto in prima persona.
A Gotham un certo Mr. Whisper sta eliminando dei gangster che credevano di averlo ucciso (come e perché vengono chiariti nel quarto episodio); per liberarsene, i sopravvissuti chiedono, usando un bat-segnale invertito, l’aiuto di Batman che è colpito dal fatto che Whisper è “l’uomo senza ombra”: così, prima di cadere vittima di un maniaco omicida, un amico di quei giorni alla scuola privata aveva definito il direttore, Mr. Winchester, identificandolo con il diavolo.
Da questo momento è un fluire di ricordi e indagini tutto da leggere, dalla scoperta che Mr. Whisper lo riconosce malgrado il costume ed i vent’anni trascorsi dal loro ultimo incontro, alle indagini su un monastero austriaco sommerso da tre secoli.
La narrazione, tra l’altro, riporta un’inquietante coincidenza tra lo scontro che aveva reso nemici Mr. Whisper e Thomas Wayne, inducendo quest’ultimo a far lasciare al piccolo Bruce la scuola di cui si è detto e la tragica notte dei coniugi Wayne (per festeggiare il ritorno a casa del figlio, Thomas propone di passare la serata al cinema).
E’ apprezzabile la ricchezza di citazioni che Grant Morrison dissemina per tutta l’opera, sia letterali che espresse in forma di omaggio; per brevità riporto solo tre esempi:
- nel terzo capitolo, quando Mr. Whisper offre una rosa ad una sedicente suora con le parole del Doctor Faustus di Christopher Marlowe (“standstill you ever moving spheres of heaven, that time may cease and midnight never come.”);
- nell’ultimo capitolo, quando si accinge a scatenare la pestilenza su Gotham declamando le frasi conclusive della Maschera della Morte Rossa di Edgar Allan Poe;
- infine, la reazione di Batman davanti allo specchio del monastero sommerso (per punizione divina dopo essere divenuto luogo d’eresia e di perversione) non può non ricordare quello di Adso da Melk nel Il nome della Rosa. Un esempio di riferimento cinematografico è costituito da Angel Heart di Alan Parker.
I disegni di questa miniserie lasciano in verità perplessi per più di un motivo; Janson infatti ha un tratto che appare voler emulare quello di Frank Miller, con uno stravolgimento delle anatomie che è qui ineguale, dato che non c’è la tipica interpretazione sui generis dei movimenti articolari, sostituita invece dalla compresenza di vignette estremamente curate che talora sembrano essere nate dalla mano del suddetto maestro ed altre che sono più approssimative, quasi a voler sottolineare una diversa rilevanza del narrato.
Da notare il tentativo di rifarsi a Miller anche nel senso cinematografico della dinamica delle tavole, con risultati talora apprezzabili, anche se in questo campo un confronto sarebbe improponibile per Janson come per quasi tutti i suoi colleghi.
Chiudo dicendo che, probabilmente e salvo complicazioni, questa collana meriterà altre volte di essere esaminata; ad esempio non ho ancora letto i #11/15, che contengono la storia intitolata “Prey” prodotta da un trio di tutto rispetto: Doug Moench, Paul Gulacy e Terry Austin.
Batman Annual #14 (1990; $2.00) ha ospitato “The eye of the beholder” (L’occhio dell’osservatore) vero e proprio Year One dell’avversario storico di Batman, Two-Face, il contorto ex procuratore distrettuale Harvey Dent, di cui rivediamo le origini.
Il modulo narrativo che si usa definire Year One, da quando ha visto la luce la mai abbastanza lodata storia omonima, è ampiamente sfruttato dalla DC, ma ancora una volta la produzione di un’opera di qualità ci può fare chiudere un occhio sul movente commerciale che l’ha ispirata.
Il formato è quello dell’Annual, che troppo spesso è usato da ambedue le major “Per qualche dollaro in più”, stampato sulla solita carta riciclata che in casi come questo non rende affatto giustizia al contenuto.
Negli Stati Uniti molti non hanno gradito l’annuncio di questa storia dato che le origini di Two-Face erano state pubblicate, assieme a quelle di Penguin e Riddler, in Secret Origin Special #1 (1989); non avendo visto l’albo in questione non posso fare confronti, ma certamente quest’ultima versione è degna d’essere letta.
Partiamo dai credits: i testi sono di Andrew Helfer, autore di Justice, Inc. e The Shadow e supervisore di Legends of the Dark Knight; i disegni di un ottimo Chris Sprouse dal tratto personale con un James Gordon ispirato a Mazzucchelli e una serie di mandibole che caratterizzano un po’ tutti i personaggi (il segno in generale ricorda quello di José E. Caramuta sul bonelliano Nick Raider); le chine dono di Steve Mitchell, ormai una garanzia di qualità; da non dimenticare la copertina del sommo Neal Adams.
Dopo aver dato a Cesare quanto dovuto, vediamo quanto di interessante emerge da questa storia.
Prima di tutto va elogiata la costruzione di un background che rende pressoché inevitabile l’evoluzione del personaggio di Harvey Dent, segnato fin dall’infanzia dalla brutale crudeltà paterna, come ossessivo è il ritorno del suo incubo che coinvolge una moneta a due teste simbolo delle punizioni inflittegli dal padre e presagio di ciò che diverrà; questa però non è l’unica ossessione per lui, perché c’è già un personale senso di giustizia che non è solo suo ma che in lui è esasperato e deviato.
Questo tema della legge e della giustizia coincidenti e dicotomiche, giuste o deviate, è ben sviluppato nelle sfaccettature offerte da protagonisti e comparse, queste ultime rappresentabili dal corrotto vice-procuratore Adrian Fields. I tre character che incarnano il problema sono Two-Face, Gordon e, ovviamente, Batman.
Il vero rappresentante della legge degli uomini è il capitano, che fa la sua scelta di poliziotto integerrimo motivandola da uomo a tre dimensioni, il cui senso di giustizia non è l’unica ragione di vita ed i cui sentimenti per la famiglia sono sufficienti a conservarne la sanità mentale; questo non basta certo a rendere tollerabile il pensiero di un omicida che sfugge alla legge, anzi vorrebbe quasi che altri, apparentemente svincolati dalle sue responsabilità e dalla sua normalità (come può essere tale qualcuno che vaga nella notte vestito da pipistrello?), al punto da dire (tav 14, vignetta 5) “Io sono un poliziotto. Ce l’ho nel sangue. Devo difendere la legge, agire secondo le regole. Qual è la tua scusa?”.
Batman non ha questi vincoli, ma ha tracciato per sé una linea tra bene e male, soluzione semplice e manichea che gli impedisce, per la sua coerenza, di compiere atti di giustizia sommaria, ma anche di rientrare in quella legalità che per insufficienza di prove fa tornare a piede libero i criminali da lui arrestati.
Infine Dent, colui che va oltre quella linea ideale e, prima ancora di iniziare la sua carriera come Two-Face, fa ricorso ad un personale Codice di Procedura Penale, collaborando anche con Batman che ne riconosce la progressiva alienazione, così come il bestiale omicida da cui prende le mosse la vicenda, che una volta assolto ha un faccia a faccia col procuratore nel corso del quale riconosce in Dent il germe della sua stessa follia che gli consente di far convivere due personalità contrapposte, badando solo a lasciar libera quella dedita al male a tempo e luogo opportuni, preconizzando così il futuro di Two-Face.
Concludendo, una storia da leggere ed apprezzare proprio per questa ricchezza di contenuti, una narrazione che va ben oltre la rivisitazione del classico episodio in cui un normalissimo uomo di legge, una volta sfigurato dall’acido, si dava al crimine senza avere in pectore alcun elemento che giustificasse un tale cambiamento.
SALVATORE BONANZINGA
NOTE EXTRA
Abbiamo di “Gothic” proprio con Klaus Janson, alcuni mesi fa nella video intervista realizzata da Filippo (comicsreporter) Marzo e pubblicata lo scorso 28 aprile su Fumettomania Web Magazine.
L’INTERO NUMERO DUE DI FUMETTOMANIA
LO POTETE VISUALIZZARE E SCARICARE DAL SITO DALL’APP HyperComix
NOTE EXTRA
FUMETTOMANIA INDEX 1990 -2021
DALL’ARCHIVIO DI QUESTO WEB MAGAZINE
Per “gustarsi” l’intero numero zero potete digitare l’articolo sottostante,
che contiene tutte le scansioni di tutto il numero zero)