Dopo Carlo Bisi e Bonvi, un’altro tuffo nel passato per ricordare un grande autore scomparso 15 anni fa, Gianluigi Bonelli. Continuiamo a proporre i comic tribute scritti da carlo scaringi, nostro collaboratore e Socio onorario, con il padre di Tex.
Nota bene: la foto in apertura della news è stata scaricata da internet, da afNews. Per gentile concessione.
M.B. (27-07-2016)
Gianluigi Bonelli, e il “suo” Tex,
un ricordo a quindici anni dalla scomparsa
di Carlo Scaringi
(riproposta. prima pubblicazione 11-01-2011)
La “svolta” nella carriera artistica di Gianluigi Bonelli si ebbe all’inizio dell’estate del 1948 – peraltro anno cruciale per l’Italia e il mondo – quando Aurelio Galleppini sbarcò a Milano dalla Sardegna, convocato da Tea Bonelli e dallo scrittore per dar vita a due nuovi personaggi. Si trattava di Occhio Cupo (sul quale la casa editrice puntava molto) e di Tex Killer, uno dei tanti protagonisti del West, poi trasformato in Tex Willer per evitare grane censorie o moralistiche. La coppia si mise subito al lavoro: Gianluigi Bonelli sfornava le avventure dei due nuovi eroi con la consueta velocità, tanto che Galleppini (passato alla storia del fumetto come Galep) per stargli dietro disegnava di giorno le imprese di Occhio Cupo e di notte quelle del ranger destinato a futura gloria editoriale. Occhio Cupo era una sorta di Robin Hood impegnato nell’America del XVIII secolo a combattere contro inglesi e francesi, in un clima che ricordava molto quello in cui si muovevano i celebri Moschettieri di Dumas (uno degli scrittori preferiti da papà Bonelli) e Galep faceva del suo meglio –riuscendovi perfettamente – per creare, anche visivamente, quelle atmosfere. Tex invece era disegnato con eguale bravura ma sbrigativamente, almeno all’inizio, perché la casa editrice lo considerava un fumetto popolare, a differenza dell’altro che aveva ben diverso spessore.
La storia ha purtroppo condannato l’avventuriero che duellava meglio di Zorro e premiato un cow boy onesto e coraggioso come Tex, ormai il più longevo e popolare eroe del fumetto italiano, e non solo.
Gianluigi Bonelli è scomparso oltre quidici anni fa, il 12 gennaio 2001, all’età di 92 anni, dopo aver seguito per decenni, quasi come un padre, il suo figlio prediletto. Galep è morto invece nel 1994, proprio mentre usciva in edicola l’albo numero 400, con la sua ultima copertina, quasi profetica, con quel Tex che salutava con la mano. I dati di vendita degli ultimi anni e le varie ristampe a colori confermano di un successo straordinario, perché gli sceneggiatori e i disegnatori che in questi anni hanno raccolto l’eredità della coppia che lo ha creato sono sempre rimasti fedeli allo spirito e alle atmosfere ideate dai primi autori. Il nome e il ricordo di Gianluigi Bonelli sono indissolubilmente legati al suo personaggio più celebre, che gli è “entrato” profondamente nella pelle, tanto da fargli esclamare spesso la frase “Tex sono io”. Come il suo creatore, infatti, il ranger è profondamente onesto, non tollera gli arroganti, non sopporta militari e politicanti, lotta contro ogni forma di discriminazione e combatte contro tutti i malfattori, dai semplici banditi agli speculatori, ai trafficanti di armi, di droga, di alcool. Gli ideali, spesso anarchici nel senso migliore del termine, di papà Bonelli si sono riversati in tutti i comportamenti di Tex, che a differenza del suo autore ogni tanto ricorre alla violenza, perché non sempre le buone maniere sono sufficienti. Quando ha cominciato a scrivere le avventure di Tex, Bonelli aveva alle spalle già una dozzina di anni di lavoro (al pari di Galep), che lo hanno visto protagonista del fumetto italiano, con decine di personaggi – quasi tutti uno diverso dall’altro – ideati per popolari settimanali, dall’Audace di Lotario Vecchi al Vittorioso dell’ Azione Cattolica, con storie ambientate qua e là per il mondo e con personaggi storici (non tutti reali ma sempre verosimili) e soprattutto tanti italiani, spesso all’estero e ovviamente coraggiosi e abili a combattere contro quella delinquenza che in Italia non esisteva, solo perché la stampa non ne dava notizia. E’ impossibile citare tutte le storie ideate da Bonelli, prolifico autore capace di passare da Furio Almirante (un pugile italo-americano che faceva la concorrenza a Dick Fulmine) alla Pattuglia dei Senza Paura, storie poliziesche ispirate alla celebre serie americana di Radio Patrol, e firmate da B. O’Nelly, uno dei tanti pseudonimi che usava, dal Crociato Nero o Andus ai tanti eroi della Frontiera, cow boy come Yuma Kid o pellerossa come Kociss. Potremmo navigare a lungo in questo sterminato oceano di carta, sicuri di scoprire sempre qualcosa di nuovo. Di lui ci restano i vecchi albi, ancora ricercati nei mercatini dai collezionisti, e soprattutto le tante ristampe, che non hanno tuttavia esaurito la sua grande produzione.
Per saperne di più
Gianluigi Bonelli, nato il 22 dicembre 1908, aveva poco più di due anni quando Emilio Salgari poneva fine alla sua travagliata esistenza. I due grandi maestri dell’avventura non si sono incontrati, ma tra loro ci sono molti punti di contatto, al di là della sterminata fantasia. Entrambi hanno ambientato le loro storie in diversi Paesi del mondo, spesso lontanissimi e difficili da raggiungere, almeno in quegli anni. Entrambi si sono sempre schierati contro il colonialismo e l’arroganza del potere, e ovviamente entrambi sono sempre stati accanto agli sfruttati. Un po’ come hanno fatto anche i grandi narratori dell’avventura ottocentesca, da Stevenson a Conrad, da Jack London a Zane Grey, gli autori insomma che Gianluigi Bonelli leggeva da giovane e che lo hanno in seguito ispirato nelle sue storie.
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