Ammetto che Capitan Miki l’avrò sfogliato in qualche occasione, ma non l’ho letto mai. Chi lo ha letto me ne ha parlato come un bel fumetto per ragazzi, tra i migliori degli anni cinquanta. Capitan Miki, le cui avventure sono state ristampate più volte negli ultimi 30 anni, ha avuto una parte importante nella storia del fumetto italiano d’avventura, così come Carlo ci ha narrato esattamente cinque anni fa, con la sua scientifica puntualità.
Mario Benenati
19-07-2016
Capitan Miki, piccolo eroe del West
di Carlo Scaringi
(riproposta. prima pubblicazione 19-07-2011)
La regione è terrorizzata dall’Avvoltoio, un rinnegato bianco che capeggia una banda di pellerossa scatenati. Un brutto giorno Clem Bretton viene ucciso dal bandito e il suo giovane amico Miki giura di vendicarlo. Si presenta insieme al fido Doppio Rhum al quartier generale dei Rangers del Nevada e chiede al colonnello Brawn di farne parte. “Sono sempre vissuto nella prateria – dice il ragazzo. – So cavalcare e sparare, Doppio Rhum, che è il mio padre adottivo, mi ha insegnato tutte le astuzie degli indiani. Saprò essere un buon ranger, colonnello”. Il comandante cerca di dissuaderlo (“Sei troppo giovane”), ma poi si rassegna: “Vedo che hai del coraggio, e noi siamo a corto di uomini. Sono certo che saprai compiere il tuo dovere. Domani presterai il giuramento di rito e poi sarai un ranger”. E’ cominciata così, il primo luglio 1951, la lunga cavalcata di Miki nelle praterie del West. E’ inutile dire che al termine del primo episodio il giovane ranger catturerà l’Avvoltoio, cominciando a salire i gradini della carriera militare, fino al grado di capitano. E Capitan Miki è appunto il titolo di questa lunga saga durata 16 anni (si è conclusa il 15 ottobre 1967, dopo oltre 800 albi, quasi tutti nel classico formato a striscia, editi dalla Dardo, un nome storico del fumetto d’avventura).
Autori della serie sono stati tre torinesi, Dario Guzzon, Pietro Sartoris e Giovanni Sinchetto, “nascosti” dietro la sigla un po’ misteriosa di EsseGesse, un nome che ha lasciato un segno nella storia del fumetto. Prima di Miki i tre avevano realizzato le prime avventure di Kinowa, un cow boy ideato da Andrea Lavezzolo, nemico spietato e spesso crudele dei pellerossa che gli avevano massacrato la famiglia e poi scotennato. La vicenda era abbastanza violenta per quei tempi e i tre, forse spaventati da qualche critica eccessiva, abbandonarono il personaggio per realizzarne un altro, scritto e disegnato da loro, che ben si inseriva nel filone, allora molto popolare, dei ragazzi coraggiosi. Nacque così Capitan Miki, al momento giusto si può dire, perché Pecos Bill stava perdendo colpi e Tex stentava ancora a decollare. Capitan Miki conquistò migliaia di giovani lettori, con storie in fondo semplici, lineari, talora scontate, con i cattivi che non nascondevano la loro malvagità e che erano quasi sempre pellerossa (pesava ancora il mito dei western americani), fuorilegge, spregiudicati trafficanti, come Magic Face, uno degli avversari più ostinati di Capitan Miki, specialista in travestimenti. Amici e compagni inseparabili del giovane ranger sono il dottor Salasso e Doppio Rhum, bevitori incalliti, ma anche coraggiosi combattenti. Non manca ovviamente il risvolto sentimentale con Miki innamorato di Susy, la vivace figlia del colonnello, una figurina femminile che ricorda un po’ la Flossy del Piccolo Sceriffo.
Tre anni dopo Miki, il terzetto torinese ha creato un altro personaggio, anch’esso divenuto subito popolare, ovvero il Grande Blek, molto lontano dal piccolo ranger, sia fisicamente che storicamente. Blek è un vero colosso e le sue avventure sono collocate alla metà del Settecento, in quella zona fra Stati Uniti e Canada ancora occupata dagli inglesi. Ma questa, come si dice di solito, è un’altra storia.
Per saperne di più
La saga del Grande Blek si è conclusa il 15 ottobre del 1967, lo stesso giorno in cui usciva anche l’ultimo albo di Miki. Ma i due personaggi della Dardo vivono ancora nel ricordo dei vecchi lettori e nelle infinite ristampe riproposte nel corso degli anni dalla stessa Dardo e altri editori, come lo Staff di If, che ha pubblicato anche molte storie realizzate in Francia. La EsseGesse, dopo aver lasciato la Dardo, è approdata nel 1966 nella scuderia Bonelli con la serie del Comandante Mark, terzo eroe dell’epopea nord-americana, protagonista di avventure abbastanza fedeli alla realtà storica di quel periodo, con Mark che con i suoi Lupi dell’Ontario dà una caccia spietata agli inglesi, divenendo quasi il simbolo della ribellione e dell’aspirazione alla libertà.