Insieme a Andy Capp e Flo (striscia del 1957), e ad Arcibaldo e Petronilla (striscia del 1913), non possiamo dimenticare un’altra striscia storica: Blondie a Dagwood, con la quale il suo autore, Chic Young, ha vinto la sua scommessa, raccontando le vicissitudini di una coppia anonima e ordinaria alle prese con la vita difficile degli anni ’30, il periodo della crisi, della depressione, e della disoccupazione.
Mario Benenati (19-07-2016)
curatore del sito web magazine fumettomania
15 settembre 1930: la prima striscia di Blondie e Dagwood
di Carlo Scaringi
Quando il 15 settembre 1930 sul New York American Journal apparve la prima striscia di Blondie e Dagwood, Arcibaldo e Petronilla bisticciavano già da circa vent’anni (Geo McManus li aveva ideati nel 1913).
Una “coppia di carta” non era pertanto una novità, ma quella che Chic Young avrebbe disegnato per oltre quarant’anni, si distaccava decisamente da altre analoghe. Soprattutto perché era, in fondo, una coppia anonima, con una vita difficile ma tranquilla, con i problemi di tutte le coppie, soprattutto all’inizio della loro vita in comune che ha coinciso con gli anni Trenta, il periodo della crisi, della depressione, anche della disoccupazione.
Il punto di partenza di questa fortunata striscia è in fondo banale, tanto che sembra ispirato dai vecchi romanzi d’appendice o da una storia di Liala.
Lei, Blondie, è una modesta sartina mentre Dagwood, divenuto Dagoberto nella traduzione italiana, è il figlio del miliardario Bumstead, che ovviamente non può soffrire di imparentarsi con una famiglia povera. I Bumstead fanno di tutto per impedire le nozze, ma senza successo per cui Dagoberto sposerà la sua amata – nella striscia del 17 febbraio 1933, un venerdì fortunato – per ritrovarsi subito dopo in mezzo a una strada, perché il padre lo ha diseredato, lasciandolo senza lavoro e senza un dollaro negli Stati Uniti della “grande crisi”.
Come altri milioni di connazionali, anche Dagoberto vivrà anni difficili, seppure aiutato dalla sua Blondie, che si destreggia abilmente tra i problemi della famiglia (arriveranno anche due figli, il primo, Baby, il 15 aprile del ’34, l’altra, Cookie, nel 1941), della casa e dello shopping, cui non riesce a rinunciare (ma preferisce i saldi).
Dagoberto invece deve combattere con il signor Dithers, un capufficio antipatico, severo, spilorcio, sempre pronto a negare un dollaro di aumento al suo impiegato, che forse non è uno sgobbone, ma che fa il suo onesto lavoro.
Blondie e Dag non hanno ambizioni, nè grilli per la testa, vivono un’esistenza abbastanza tranquilla e comune a quella di milioni di coppie, ogni tanto litigano, ma trovano sempre il modo di farsi le coccole, negli anni Trenta e ancora oggi.
Per saperne di più
Murat Bernard Young, detto Chic, era nato a Cleveland nel 1901 ed era fratello di Lyman, il fortunato autore della saga africana di Cino e Franco, iniziata nel 1928. E
rano gli anni in cui il fumetto avventuroso muoveva i primi passi, con Tarzan, Buck Rogers, ecc., ma Chic aveva una visione ottimistica, umoristica, magari anche critica della vita, per cui si dedicò alla striscia di Blondie, che divenne subito popolare perché i lettori si identificavano facilmente nelle vicende di questa coppia di carta.
Chic Young disegnò la striscia fino al 1973, l’anno della sua scomparsa. Le avventure furono proseguite dal figlio Dean e da Jim Raymond, fratello del più celebre Alex, quello di Gordon, X-9, ecc., che già collaborava con Chic.
In seguito il ciclo è passato ad altri autori, perdendo qualche colpo, ma restando sempre un ritratto della vita di coppia. Il successo della striscia – pubblicata nel periodo migliore su oltre 1800 quotidiani in oltre 50 Paesi – è cresciuto, fra gli anni prima e dopo il secondo conflitto mondiale, anche grazie a una trentina di film e telefilm con Peggy Singleton e Arthur Lake, nel ruolo dei due eterni sposini.
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