Mentre Eisner, negli anni ’80 pubblicava negli USA i suoi primi lavori definiti Graphic Novel, cioè romanzi grafici, in Italia alcuni anni prima (precisamente nel 1967), Hugo Pratt pubblicava “Una ballata del mare salato”, che diventerà il primo volume a fumetti dell’opera di Corto Maltese e che può considerarsi la prima vera graphic novel in assoluto!
Niente male per un Autore che si definiva “un fumettaro”.
M.B. (11-08-2016)
Hugo Pratt, il più grande di tutti
di Carlo Scaringi
Fra i grandi autori scomparsi sul finire del Novecento, non c’è dubbio che Hugo Pratt – morto domenica 20 agosto 1995 a Losanna – sia stato quello che ha lasciato il segno più profondo nel fumetto italiano, e non solo. Anche se il suo nome è legato indissolubilmente a quello di Corto Maltese, Pratt è stato in realtà un artista completo, capace di disegnare le storie che scriveva, come – con egual bravura – quelle scritte da altri, a cominciare dall’argentino German Hector Oesterheld, ucciso nel 1978 dai militari golpisti insieme alla democrazia.
Dopo aver detto, una volta, che per lui il fumetto era “letteratura disegnata”, aggiunse che gli era “più difficile disegnare una storia piuttosto che scriverla”. A guardare i risultati – dalla saga infinita di Corto Maltese ai tanti cicli più o meno brevi ambientati sempre in mezzo mondo – è facile smentirlo, ma Pratt era fatto così, non si prendeva mai sul serio, né lui né la sua professione. Così sul finire degli anni Ottanta continuava a definirsi “un fumettaro”, anche se la Francia di Mitterrand gli dedicava mostre nelle sedi più prestigiose e lo premiava con qualche medaglia.
Ma chi era in realtà Hugo Pratt? Per prima cosa un veneziano, anche se era nato nel 1927 dalle parti di Rimini, poi un grande curioso e osservatore del mondo, quindi un giramondo. Dopo l’infanzia trascorsa in Etiopia con il padre ufficiale dell’esercito coloniale, il ritorno in Italia, a Venezia, dove iniziò subito a mettere a frutto quanto aveva appreso dai fumetti americani, soprattutto quelli pubblicati dall’Avventuroso, da Cino e Franco agli eroi di Milton Caniff. Insieme ad altri giovani di belle speranze e magari un po’ ambiziosi – c’erano il futuro scrittore Alberto Ongaro, l’aspirante regista Damiano Damiani e vari fumettari, da Dino Battaglia a Mario Faustinelli, ecc. – crearono un giornaletto, l’Asso di Picche, che prendeva il nome dal giustiziere mascherato protagonista delle storie principali, disegnate quasi sempre da Pratt, in uno stile che risentiva degli influssi del migliore fumetto americano. Il loro lavoro, un po’ artigianale ma molto promettente, suscitò l’interesse di Cesare Civita, un editore italiano che le leggi razziali avevano costretto a rifugiarsi in Argentina. Alla fine del 1949 quasi tutto il gruppo dell’Asso di Picche si trasferì a Buenos Aires, molti ritornarono poco dopo, Hugo Pratt invece rimase, anche perché nel frattempo aveva incontrato Oesterheld, col quale avrebbe avviato una lunga collaborazione. I risultati furono quanto mai significativi, dalla saga del Sergente Kirkalle storie belliche di Ernie Pike, alle vicende indiane di Ticonderoga, ecc. Al ritorno in Italia, primi anni Sessanta, lavorò al Corriere dei Piccoli, disegnando tra l’altro due romanzi di Stevenson, L’isola del tesoro e Il ragazzo rapito.
La svolta della sua vita sarebbe arrivata nel 1967 con le prime puntate della Ballata del Mare Salato, pubblicate su Kirk, rivista di qualità ma per pochi. Protagonista della Ballata – che dal 1970 approdò in Francia, su Pif, per poi spiccare il volo per la celebrità – era uno strano marinaio, un po’ scorbutico, con un orecchino, nato in un’isoletta del Mediterraneo, figlio di una gitana di Gibilterra e di un padre originario della Cornovaglia, nipote di un vecchio diavolo di Tintagel, dove visse il mago Merlino. Il nome, Corto Maltese, ricorda le sue origini, ma poi il marinaio le avrebbe dimenticate per innamorarsi di Venezia e soprattutto del mondo intero, scenario delle sue straordinarie avventure. Sono vicende quasi sempre verosimili, spesso legate alla storia e ai protagonisti del primo Novecento, che fanno di Corto Maltese una creatura che vive di vita propria, al di là degli angusti confini di una vignetta. Il taglio quasi cinematografico e un disegno essenziale, immergono le storie in un’atmosfera quasi onirica, piena di silenzi, un mondo reale e fantastico a un tempo, ma suggestivo e umano.
Corto non è un supereroe, ma solo un uomo che inseguendo il suo spirito d’avventura si trova spesso nei luoghi giusti al momento giusto, ma soprattutto dalla parte giusta. Ha incontrato uomini importanti e donne belle e talora pericolose (Pandora, Banshee, Bocca Dorata, forse coetanea della Boccadirosa di De Andrè, ecc.), ha girato il mondo, dagli oceani alla Transiberiana, ma ogni tanto è ritornato a Venezia, senza fermarsi troppo: “Questa città è bellissima – confessa una volta – e se restassi finirei per lasciarmi prendere dal suo fascino, diventerei pigro”. Meglio allora girare il mondo, in compagnia di Corto o degli altri personaggi delle sue storie solo in apparenza minori, come gli Scorpioni del deserto, i miti celtici, le Elvetiche, le Etiopiche o il fantastico mondo di Mu, scenari di storie egualmente indimenticabili.
Per saperne di più
Hugo Pratt era nato il 15 giugno 1927 e la sua scomparsa ha suscitato profondo cordoglio. Il suo ricordo è alimentato dalle periodiche ristampe delle sue storie, proposte qualche anno fa dalla Lizard. Secondo Massimo Cacciari, allora sindaco di Venezia, Pratt è stato un grande della cultura veneziana, e non solo, alla pari del pittore Emilio Vedova o del compositore Luigi Nono. Per Umberto Eco è stato un Salgari dei nostri giorni, magari un po’ più smaliziato secondo Altan. Vincenzo Mollica ha apprezzato in egual misura il Pratt scrittore e il Pratt disegnatore (straordinari i suoi acquarelli), il padre della letteratura disegnata: dopo di lui tutto è cambiato. Crepax infine ha inserito una volta Corto Maltese in una storia di Valentina: Pratt ricambiò l’omaggio disegnando Valentina in una sua storia. Di Pratt, Crepax apprezzava soprattutto il suo biancoenero e l’espressività di molti volti. Quello di Corto, principalmente, che talvolta richiamava quello del suo autore.
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