Molti lettori di fumetti credono che il primo fumetto western del dopoguerra sia stato Tex, con questo articolo scopriamo invece che è stato “Il piccolo Sceriffo“, serie che con altre storie dell’epoca (68 anni fa) ha anticipato il filone cinematografico dei “western-spaghetti” degli anni Settanta.
Mario Benenati
05-08-2016
Un piccolo sceriffo coraggioso
di Carlo Scaringi
(riproposta. prima pubblicazione 05-08-2010)
Nel mese di luglio del 1948 le edicole italiane furono invase da tante bandierine degli Stati Uniti: erano quelle che facevano capolino da un angolo di un albetto a striscia appena pubblicato, “Il Piccolo Sceriffo”, una lunga storia western che offriva originali novità ai giovani lettori, che in quegli anni stavano scoprendo che il fumetto italiano aveva molte frecce nel suo arco, possiamo dire trattandosi di una storia ambientata nel West più classico. Scoprivano, i giovani lettori, che oltre alle storielle umoristiche del “Corriere dei Piccoli” e quelle storiche e bibliche del “Vittorioso” c’erano altri giornaletti – quasi tutti a striscia e maneggevoli, per poterli infilare in tasca nascondendoli alla vista di genitori e maestri che consideravano i fumetti cattive letture – con personaggi e storie decisamente più interessanti, che spaziavano dal West di pellerossa e fuorilegge alle metropoli dove si combattevano criminali e poliziotti. Oltre alla novità degli scenari, i fumetti italiani del dopoguerra presentavano spesso coraggiosi ragazzi nel ruolo di protagonisti, un modo per stuzzicare l’emulazione dei giovani lettori.
Il capostipite di questa lunga serie fu appunto “Il Piccolo Sceriffo”, uscito con la data del 30 giugno 1948, tre mesi prima di Tex, e subito divenuto popolarissimo, tanto da raggiungere le 200 mila copie settimanali. Editore e autore dei testi era Tristano Torelli, mentre Dino Zuffi disegnava storie e copertine. Il vero nome del Piccolo Sceriffo è Kit Hodgkin, è un ragazzo di 12 anni che dopo aver perso la madre, vede morire anche il padre sceriffo, ucciso dai banditi di Prairie Town, un paesino del vecchio West. Rimasto solo con la sorella Lizzie, Kit riesce, nelle poche decine di strisce della prima storia, a catturare gli assassini del padre, e viene pertanto nominato sceriffo dai paesani riconoscenti. Una volta appuntatasi la stella di sceriffo sul camiciotto a scacchi, Kit abbandona i giochi dell’infanzia per misurarsi con una realtà nella quale gli uomini – siano avidi fuorilegge o spietati pellerossa (gli indiani erano quasi sempre i cattivi tradizionali) – sembrano esprimere i peggiori sentimenti dell’umanità.
La prima serie – 173 albi usciti fino al 2 novembre 1951 – è la più originale, la più ricca di vicende coinvolgenti e di personaggi significativi. Poi le storie sono diventate un po’ più di maniera, quasi scontate, arricchite da figure di contorno, come la sorella Lizzie che gli fa quasi da mamma e sembra destinata a un prematuro zitellaggio, Garrett, all’inizio nemico di Kit ma poi divenuto un suo prezioso collaboratore, papà di Flossie, una ragazzina che spasima d’amore per Kit che le vuole bene, ma che purtoppo è sempre in altre faccende affaccendato. Il Piccolo Sceriffo è rimasto nelle edicole fino al 1968, sia pure con periodici aggiustamenti di formato e di contenuti, e ha lasciato un eccellente ricordo, periodicamente alimentato da molte ristampe.
Per saperne di più
C’è chi attribuisce al Piccolo Sceriffo, e ad altre storie dell’epoca, il merito di aver anticipato il filone cinematografico dei “western-spaghetti” degli anni Settanta. In parte è anche vero, perché in mancanza di un’adeguata documentazione iconografica, molti disegnatori hanno trasferito nel loro West scenari maremmani o dolomitici. E’ più sicuro, invece, che il Piccolo Sceriffo è stato il padre naturale di decine di altri piccoli eroi del West, spesso realizzati da ottimi autori di casa nostra, dal Piccolo Cow Boy a Piccola Freccia, da Dixy Scott piccolo sergente a Piccoli Lupi, fino ai più celebri Capitan Miki, del 1951, il Piccolo Ranger o un Ragazzo del Far West, un ciclo con cui esordì Sergio Bonelli. A questi e altri piccoli eroi più o meno celebri, vanno aggiunti gli scugnizzi di Sciuscià (1949), tre ragazzi napoletani che risalgono la Penisola con le truppe alleate. Gli scenari e le avventure sono diversi, ma il clima è sempre quello della “frontiera”.
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