“CIVIL WAR”: Mr. Fantastic e la Psicostoria

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Banner del progetto 2020-01-02: isaac asimov. concesso gratuitamente dalla STEREOTOMY - The Alan Parsons Project Tribute Band
L’immagine, del banner di questo SPECIALE è stata realizzata da Silvano Beltramo, e ci è stata concessa gratuitamente dalla STEREOTOMY – The Alan Parsons Project Tribute Band, che ringraziamo.

2020-01-02: Centenario dalla nascita ISAAC ASIMOV
– DECIMA PUNTATA –

Oggi iniziamo a presentare tre articoli che legano il fumetto supereroistico al Ciclo della Fondazione, che arricchiranno questo SPECIALE dedicato al centenario dalla nascita di ISAAC ASIMOV (indimenticato scrittore e scienziato russo, naturalizzato statunitense, scomparso nel 1992)!

Si comincia con l’intervento critico su “Civil War”, proprio di Umberto Scopa. Seguiranno la prossima settimana quello di Mario Coppi, (collaboratore del sito Fantascienza.com) ed infine l’articolo del sottoscritto (che ha fatto parte anche della Rivista “Lo scarabocchiatore” Edizione Speciale Gold n. 01).

Mario Benenati, ideatore dei progetti culturali di Fumettomania Factory


Premessa

Dopo la lettura della miniserie “Civil War”, pubblicata nel 2007 dalla MARVEL ITALIA-Panini Comics, incuriosito dalle varie tracce e dagli spunti in essa disseminati, ho tentato di mettere a confronto uno dei più grandi cicli di romanzi di fantascienza, “il Ciclo della Fondazione” di Isaac Asimov, con quest’opera.

Punto di partenza è stato il dialogo tra Reed Richards e il Pensatore Pazzo, nel n.ro 275 della collana italiana dei Fantastici Quattro, nel quale Mr. Fantastic citava la Psicostoria, invenzione di Asimov nei romanzi della Fondazione, come ‘scusa’ del suo comportamento e della sua adesione all’atto di registrazione dei superumani….

Dopo aver effettuato una ricerca su internet e sfogliato varie pagine contenenti articoli sullo stesso filone, ho contattato alcuni dei responsabili delle pagine web e gli autori di alcuni articoli. Dalla corrispondenza con quest’ultimi si è potuto sviluppare, nel 2008, la seconda parte dell’approfondimento del n. 18 della Pro-zine Fumettomania, che stiamo pubblicando per la prima volta in forma digitale su questo sito

Abbiamo già letto la cronologia ordinata degli eventi narrati da Asimov, in tutti i suoi romanzi, di Andrea Ghilardi (curatore del sito isaacasimov.it), e la lunga e dettagliata “Guida spericolata nel ciclo della FONDAZIONE di ASIMOV” di Umberto Scopa (umbertoscopa.com), ora tocca ai 3 articoli che legano il fumetto supereroistico al Ciclo della Fondazione.

Buona lettura

Mario Benenati

“Civil War”:
Mr Fantastic e la psicostoria

di Umberto SCOPA

Introduzione

Civil War” è stata una miniserie a fumetti di sette numeri pubblicata dalla Marvel Comics tra il 2006 e il 2007. La sua particolarità è stata di essere un “crossover”, cioè una storia che coinvolge tutte le testate Marvel, e riunì eccezionalmente in un unico universo narrativo tutta una serie di personaggi – in questo caso parliamo dei supereroi – che altrimenti non si incontrerebbero. Tutti i supereroi, ognuno dei quali era protagonista (nel 206-2007) nella sua serie di fumetti, compaiono come coprotagonisti in questa serie speciale. Un po’ come una comunicazione a reti unificate. E’ probabile che se gli autori hanno deciso di realizzare una comunicazione a reti unificate al pubblico dei lettori abbiano voluto trasmettere qualcosa di significativo.

I personaggi principali della miniserie “Civil war” sono gli stessi supereroi che leggevo trenta o anche quarant’anni fa. Ritrovarli dopo tanto tempo, e molto cambiati, mi ha fatto una certa impressione. Parlo di Capitan America, Thor, l’Uomo Ragno, Iron Man, i Fantastici 4 e altri.

Innanzitutto nel leggere “Civil War” mi è rimasta dentro, come effetto più immediato, una sensazione stridente rispetto ai ricordi delle letture di un tempo e questo per via proprio del fatto che questa miniserie mette in scena nel contesto della stessa storia tutti i supereroi più noti, tutti ugualmente protagonisti. I fumetti che io ricordo –al contrario – tracciavano mondi paralleli, con caratteristiche molto simili fra loro, ma ognuno separato dagli altri, ognuno concepito come l’habitat di un supereroe che non interagiva con gli altri.

Questa era una condizione fondamentale per l’esaltazione della gesta del supereroe.
Il vederli comparire tutti insieme a me ha lasciato un’impressione di sovrabbondanza, mi spiace dirlo, assimilabile all’inflazione, con conseguente svalutazione del potenziale di ciascun supereroe. Ce ne sono così tanti in azione e dominano continuamente la scena da mettere in posizione marginale il contrasto tra la figura del supereroe e la persona comune. Alla fine a me è rimasta la sensazione di un mondo popolato da un’infinità di supereroi da non apparire neanche più tanto super, ma piuttosto “normodotati” (come si direbbe in linguaggio politichese), incapaci di stupire per la propria singolarità.

Hari seldon, il fondatore della Psicostoria. Immagine estratta da https://asimov.fandom.com/wiki/Hari_Seldon
Hari seldon, il fondatore della Psicostoria. Immagine utilizzata solo a fini divulgativi ed estratta da https://asimov.fandom.com/wiki/Hari_Seldon, per gentile concessione.
© degli aventi diritti

Ricordo poi che i fumetti dei miei supereroi raccontavano per lo più storie dove i protagonisti conducevano un’esistenza sdoppiata tra la condizione di superuomini che esibivano nelle loro imprese e la normalità anonima del comune cittadino in cui si calavano tra un impresa e l’altra.

Per me questo era un fattore di identificazione.
Il fumetto raccontava il sogno adolescenziale di custodire segretamente nell’anonimato della propria esistenza un potere strabiliante che nessuno sospettava.
E in questo sogno mi identificavo.

Altri magari – più avanti con gli anni- vedevano raccontata tra le righe – o meglio tra le strisce – anche la solitudine di chi non è apprezzato nella vita di tutti i giorni per quello che pensa di valere. Il lettore poteva identificare nelle gesta del supereroe, che insospettabilmente conduceva anche la banale vita di un cittadino comune, il desiderio recondito di chi vivendo nell’anonimato della vita quotidiana aspirava a possedere un qualche talento o valore nascosto agli occhi di tutti che prima o poi gli sarebbe stato riconosciuto. La ricomposizione delle due personalità viventi nello stesso corpo, cioè quella di cittadino anonimo e di supereroe, era l’epilogo sotteso e sempre rimandato di ogni storia raccontata.

Nel fumetto “Civil war” non ho trovato più tutto questo. C’è molto della società di oggi (del 2008, e del 2020), naturalmente, ci sono i reality show, il bisogno di rivelare alla comunità la propria dimensione privata (addirittura si vede l’Uomo Ragno che rivela pubblicamente di chiamarsi all’anagrafe Peter Parker!)

Cos’è cambiato?

Una volta quando leggevo i fumetti immaginavo senz’altro Peter Parker che improvvisamente avrebbe rivelato di essere l’Uomo Ragno, riscattandosi dalle umiliazioni della vita quotidiana e incassando in quell’istante un credito accumulato nel tempo da anni di imprese attribuite ad un altro. Ma questo non accadeva mai nelle pagine del fumetto.

Questo non doveva vedersi nella storia, doveva essere uno sviluppo futuro che la fantasia di ogni lettore avrebbe dovuto immaginare a modo suo.

Ora vedo nelle pagine di “civil war” l’Uomo Ragno che rivela di essere Peter Parker. Ma non doveva andare così! Mi hanno tolto la possibilità di immaginare quel momento. Ma quel che è peggio è che nello svelare la sua identità privata chi soccombe non è Peter Parker, ma l’Uomo Ragno, che si dimostra incerto, incapace di prendere una decisione, traballante come un cittadino comune: in Civil War l’Uomo Ragno sta prima dalla parte di una causa (e in nome di questa compie l’atto estremo di rivelare la sua identità) poi passa dalla parte avversa (dunque perché ha rivelato la sua identità se non era sicuro?), e alla fine ritorna alla causa originaria, dove tutti i supereroi si ritrovano ponendo fine alla guerra civile che li aveva divisi. Alla faccia del trasformismo! Mi hanno ucciso davvero l’Uomo Ragno.

Fine della lunga introduzione


Reed Richards, uno dei protagonisti di civil War.  Poteva essere l’Hari Seldon dell’universo Marvel ma non lo è stato... Vignetta di Steve Mc Niven. Per gentile concessione dal sito dell’autore
Reed Richards, uno dei protagonisti di Civil War.
Poteva essere l’Hari Seldon dell’universo Marvel ma non lo è stato…
Vignetta di Steve Mc Niven. Per gentile concessione dal sito dell’autore

Veniamo alla storia raccontata dalla miniserie “Civil War”. Mr Fantastic (dei Fantastici 4) è il promotore di un progetto governativo di registrazione di tutti i supereroi in circolazione. L’anagrafe statale dei supereroi viene istituita per arginare un’inflazione di supereroi, molti dei quali sono solo maldestri emulatori dei veri supereroi e provocano danni sociali gravissimi credendo di fare giustizia. Il rimedio estremo si impone dopo una strage immane di civili provocato da un supereroe in un’azione maldestra. Naturalmente la comunità dei supereroi si spacca in due tra favorevoli e contrari e ne scaturisce una violentissima guerra civile, la “Civil War” che da il titolo alla serie.

Nel fumetto viene dato spazio ad argomenti non privi di ragionevolezza sul progetto di registrazione dei supereroi e che risiedono nei fatti gravi da cui la storia narrata ha inizio. E allo stesso modo vengono espresse ragioni fondate a sostegno della posizione dei supereroi dissidenti. E’ chiaramente un questione politica sulla quale i supereroi tutti sono costretti a confrontarsi. Una questione politica che come tutte le questioni politiche ha dei pro e dei contro.

Se io avessi dovuto schierarmi sarei stato contro la registrazione dei supereroi e naturalmente –avendo letto come va a finire- avrei scelto la fazione perdente, il che come sempre mi conforta.

Volendo metterci un po’ di ironia a me sembra che, comunque, istituire un patentino da supereroe, cioè un’autorizzazione a svolgere la professione con certe regole, appare come l’istituzione di un ordine professionale.

Come può essere –fate le dovute differenze – l’Ordine degli Avvocati o dei Commercialisti o dei Medici. Certo che conoscendo come funzionano gli ordini professionali, ecco, dai supereroi mi aspettavo qualche idea più brillante. Forse servirebbe di più un anti-supereroe che difenda i cittadini dagli ordini professionali. Una specie di superdifensore civico.

Faccio questa ironia perché, forse per via del legame emozionale che ho con un vecchio modo (magari superato) di fare i fumetti di supereroi, non ho sentito tanto il bisogno di schierarmi da una parte o dall’altra dentro il gioco di Civil War, quanto ho sentito invece il bisogno di schierarmi contro le nuove regole del gioco.

Capitan America, in assoluto il protagonista di civil War, schizzo di Steve Mc Niven. 
Per gentile concessione dal suo sito © degli aventi diritti
Capitan America, in assoluto il protagonista di civil War, schizzo di Steve Mc Niven.
Per gentile concessione dal suo sito © degli aventi diritti

Le vecchie regole del gioco, parlo cioè della logica narrativa, erano diverse. Per intenderci dove “Civil war” scardina – a mio parere- l’antica logica del fumetto è nel fatto che ai miei tempi – se ci fosse stata un’invasione di supereroi molesti per la vita sociale- i veri supereroi sarebbero intervenuti di persona per liberare la comunità dalla loro minaccia. Mai e poi mai avrebbero accettato di contrastare il fenomeno abdicando da loro stessi e soggiacendo a restrizioni e direttive statali, consegnandosi una dichiarazione di impotenza, derubricati a supereroi normodotati incapaci a cavarsela da soli.

E anche sotto su un altro aspetto il fumetto “Civil War” mi lascia la sensazione di aver disinnescato il potenziale di questi superuomini.

Mi riferisco al fatto che tutti i supereroi di lontana memoria avevano il privilegio (o era un superpotere anche questo?) di poter compiere le loro imprese nell’interesse della collettività, senza una connotazione politica di queste imprese, e quindi senza dover rendere conto, a se o agli altri, di scelte politiche.
Quello che non accade alle persone comuni che vivono la vita reale.

I supereroi di “Civil War”, sono costretti dagli autori a schierarsi da una parte o dall’altra su una questione politica. E improvvisamente non sono più patrimonio indistinto di tutti i lettori i quali cominceranno – a seconda delle loro inclinazioni politiche – a connotare Mr Fantastic di destra e capitan America (chi l’avrebbe detto?) di sinistra, salvo poi diventare tutti un partito unico (che tristezza!). Questi non sono più supereroi, hanno perso il loro principale superpotere, quello di elevare il lettore dalla condizione fin troppo opprimente della realtà quotidiana, nella quale ora lo fanno ripiombiare a precipizio.

Ehi, ma non ci dovevano salvare?

A difesa degli autori si può pensare che abbiano voluto rendere i supereroi più umani, più calati nella realtà per rendere più calati nella realtà i lettori stessi, che immagino molto giovani. E’ questione di scelte, ma stiamo parlando anche di snaturare un fumetto. Non so.

Comunque una cosa è sicura, presa questa china indietro non si torna. Scesi anche solo una volta su questo terreno ogni gesto futuro del supereroe non potrà più essere immune da un giudizio politico. E’ il secondo principio della termodinamica applicata al mondo dei fumetti. Lo scenario si è trasformato, quello che era prima è inquinato per sempre.

Ok. Se il gioco è che neppure un supereroe può permettersi di non schierarsi su una questione politica, giochiamo.

Attenzione però, se si vuole adottare questa nuova ottica di inquadramento dei supereroi dovremmo rivisitare la storia del fumetto. Se il supereroe non può disinteressarsi dei problemi reali che infestano il mondo dove il lettore vive come dobbiamo giudicare il comportamento passato degli stessi supereroi? Dovranno essere travolti da questo stesso giudizio.

Per cominciare Superman dovrà essere giudicato per aver usato i suoi superpoteri in salvataggi urbani nella sola città di Metropolis (un po’ come un vigile di quartiere), senza curarsi dei ben più gravi disastri che accadevano in giro per il mondo, i genocidi e quant’altro.

Temo un processo di Norimberga dei supereroi.

Io che non condivido quest’ottica mai avrei imputato a Superman di non aver evitato genocidi nel terzo mondo per la semplice ragione che non ho mai preteso, ne pretendo, da un fumetto di supereroi di occuparsi di questi problemi. Lo pretendo dagli uomini in carne ed ossa e mi basta.

Il supereroe per me deve vivere in una realtà immaginaria, favolistica, dove personaggi immacolati nella loro perfezione combattono altri personaggi indifendibili nella loro malvagità.

Tornando a “Civil War” un’altra cosa mi ha colpito. Che i supereroi non sono tutti sullo stesso piano. Ce n’è uno che è su un piano superiore ed è Mr Fantastic dei fantastici 4. Vediamo perché.

Mr Fantastic infatti elabora una serie di complicatissime formule matematiche che rappresentano il motore della storia.

Questo apparato di calcoli permette addirittura di prevedere gli sviluppi futuri della storia umana. Ed è sulla base di questi calcoli che Mr Fantastic si convince della necessità di provvedere alla registrazione dei supereroi, che se anche comporterà una rinuncia parziale al loro modo di essere e di agire, sarà comunque il male minore per tutti.

Naturalmente nessuno può capire quelle formula matematiche se non Mr Fantastic e altro non resta ai supereroi che fidarsi di lui. Certo – mi si passi l’ironia – a Mr Fantastic la faccia di gomma non gli manca, e quindi ha tutti i requisiti per essere convincente, come un vero politico che dica esattamente di sapere cosa fare per risolvere i problemi del mondo.

L’idea di poter prevedere il futuro con formule matematiche non è nuova, naturalmente nella narrativa fantascientifica. E’ l’idea che ha avuto Isaac Asimov quando nel ciclo della Fondazione ha concepito quel ramo singolare della scienza chiamata “psicostoria”.

Il riferimento degli autori di Civil War alla psicostoria di Asimov è abbastanza evidente. Se Mr Fantastic si cimenta in questa disciplina scientifica vale la pena calarsi in questo scenario che apre tutta un’altra serie di ragionamenti.

Uno degli aspetti più interessanti è l’approfondimento della relazione conflittuale tra la psicostoria, come disciplina predittiva, e la potenza del supereroe come individuo, essendo quest’ultima un fattore di sovvertimento possibile delle previsioni e quindi, dal punto di vista dello psicostorico, un fenomeno che insidia l’esattezza delle sue teorie.

Copertina di una delle ristampe del romanzo “Seconda fondazione”. © 1997 Michael Whelan.
Copertina di una delle ristampe del romanzo “Seconda fondazione”. Immagine utilizzata solo per fini divulgativi. © 1997 Michael Whelan. Per gentile concessione

Ma andiamo con ordine. Come ulteriore premessa doverosa cercherò di raccontare a modo mio cos’è la psicostoria, come è stata concepita e teorizzata da Isaac Asimov.

La psicostoria di cui parla Asimov è una complicatissima e irripetibile serie di equazioni elaborata da Hari Seldon che permette previsioni su come si evolverà la storia dell’umanità nel lunghissimo periodo. Per capire meglio cosa si intende ho voluto immaginarmi un esempio aderente alla nostra storia passata. E’ un po’ come se con calcoli matematici Hari Seldon ai primi del 1900 avesse potuto stabilire che sarebbe venuto un periodo di conflitti disastrosi (le due guerre mondiali) dai quali sarebbero emerse due superpotenze vincitrici e queste si sarebbero poi contese le sfere di influenza su tutto il pianeta in una condizione di equilibrio fino agli anni novanta, quando una di queste avrebbe preso il sopravvento e da questo sarebbe scaturito un periodo di conflitti di assestamento tra la superpotenza dominante e paesi meno potenti alla ricerca di nuovi equilibri. Si tratta di una lettura abbastanza generica da adattarsi certamente alla nostra realtà, ma anche a sviluppi diversi da quelli che abbiamo vissuto. Chi può escludere che la stessa chiave di lettura non si sarebbe adattata, seppure con protagonisti diversi, anche ad una storia scaturita dalla vittoria dei tedeschi nella seconda guerra mondiale?

La psicostoria indica un tracciato dell’evoluzione futura della storia dell’umanità, ma non dice chi vincerà guerre, non fa nomi, non prevede singoli avvenimenti e non prevede comportamenti individuali. Questi infatti sono governati dal libero arbitrio degli individui.

Se i comportamenti individuali restano nel dominio del libero arbitrio verrà spontaneo chiedersi in che modo l’imprevedibilità del libero arbitrio possa conciliarsi con le previsioni della psicostoria. Se lo chiedono anche i personaggi di Asimov naturalmente e la risposta che Asimov mette in bocca ad un suo personaggio è illuminante: immaginiamo un gas del quale oggi siamo in grado di prevedere i comportamenti in certe condizioni ambientali. Mai e poi mai saremo in grado di capire come si comporta una singola molecola di quel gas, ma la cosa non ci importa minimamente. La psicostoria si disinteressa delle singole molecole, cioè dei singoli individui, perché si occupa di quello che tutte insieme produrranno e riesce a formulare previsioni attendibili.

Premesso questo Hari Seldon non è un mero osservatore del futuro. Così come non lo è mister Fantastic nella miniserie “Civil War”.

Seldon fa un passo oltre e capisce che è possibile porre le fondamenta artificiali per un futuro diverso, intervenendo su alcune variabili. Immaginiamo per semplicità il futuro dell’umanità come se fosse un binario che corrono in una certa direzione; immaginiamo che Seldon con i suoi calcoli matematici riesca a visualizzare questo binario e individui sul percorso dei punti cruciali – degli scambi per rimanere nella metafora – che possano avviare il carrozzone dell’umanità verso un binario alternativo.

La prima domanda che Seldon si pone, dopo aver capito in che direzione il carrozzone cammina, è cosa fare per rendere meno doloroso il futuro dell’umanità. Si può azionare uno scambio per evitare al carrozzone di attraversare un lungo tragitto di barbarie e sofferenze? Certo che si può. Basta fare qualche equazione e la risposta viene fuori. Hari Seldon dedica la sua vita a capire e costruire queste premesse. Azionare lo scambio, per intenderci, o meglio il primo scambio che si incontra sul tragitto. Per questo istituisce le due Fondazioni, la prima delle quali opererà da subito alla luce del sole, come depositaria del sapere, bene preziosissimo nel futuro periodo di oscurantismo. La fondazione sarà un punto di riferimento e avrà un ruolo guida nell’universo per tutte le civiltà frantumate che hanno perduto le conoscenze tecnologiche. Seldon aveva previsto che dopo il crollo dell’impero sarebbe venuta un’era disgregazione in cui le singole civiltà, occupate più a combattersi che a scambiarsi il sapere e le tecnologie, sarebbero regredite in una condizione di ignoranza scientifica. La Fondazione è costruita con l’unica apparente funzione di custodire come uno scrigno quel sapere che occorre conservare. Da questo deriverà il suo potere e il suo ruolo guida. Il resto verrà da se, se la psicostoria è esatta.

E sempre se la psicostoria è esatta Mr Fantastic sarà riuscito con i suoi calcoli ad azionare il primo scambio sul binario del futuro, mediante l’istituzione del sistema di registrazione dei supereroi.

Ma in realtà la psicostoria non è proprio una scienza esatta. Tornando al ciclo dei romanzi di Asimov, che costituisce il testo teorico fondamentale sul funzionamento della psicostoria, si capisce subito che per assicurare il risultato finale del progetto Seldon non è sufficiente quello che lo scienziato ha costruito in vita.

Infatti, se continuiamo nella metafora del futuro umano come un tragitto ferroviario, Seldon individua sul percorso dei punti critici, cioè degli altri scambi che possono imprimere nuove direzioni al corso della stessa, magari collocati a migliaia di anni di distanza da quando Seldon vive.

Quindi Seldon si chiede come fare per neutralizzare il rischio che fattori incontrollabili azionino quegli scambi portando fuori strada il carrozzone dell’umanità in un tempo così lontano in cui lui non potrà intervenire di persona. Seldon conosce il momento temporale in cui si verificheranno questi momenti critici (che saranno denominate “crisi Seldon”) e siccome lui non sarà più in vita, magari da millenni, predispone una macchina che puntualmente al verificarsi di ogni crisi darà forma ad un suo ologramma. L’ologramma di Seldon rivelerà ai membri della Fondazione un messaggio preregistrato che offrirà elementi, direttive da interpretare e applicare al tempo presente per scongiurare il peggio nel futuro. Gli uomini della Fondazione, pertanto, già custodi del sapere, si tramandano anche questa funzione di custodi del futuro, come una casta sacerdotale chiusa nella sua missione salvifica.


Illustrazione con i tanti personaggi Civil War. Autore Steve Mc Niven.
Per gentile concessione dal suo sito. © degli aventi diritti

Se anche Mister Fantastic abbia studiato qualcosa di analogo però non ci è dato sapere (ne nella miniserie , ne nelle storie successive della collana Fantastici Quattro, nda) . Nelle vicende di Civil War le sue previsioni si limitano all’immediato futuro e il piano non appare molto lungimirante. Temo che qualunque beneficio abbia calcolato sia effimero e che conseguentemente tutti i suoi colleghi supereroi abbiano riposto troppo frettolosamente la loro fiducia cieca in un progetto senza futuro.

Torniamo ad Asimov. Le “crisi Seldon” non sono l’unica insidia che il progetto deve affrontare. C’è n’è un’altra ricca di implicazioni di grande interesse – per usare una parola grossa- anche filosofico. Mi riferisco al rapporto tra l’individuo e la storia. Come ho detto sopra il libero arbitrio dell’individuo non spaventa Seldon, così come la singola molecola di gas può andare dove le pare, imprevedibile e incontrollabile, mentre il gas che la contiene è prevedibile e controllabile. Però quando si parla di uomini c’è un fattore di rischio che il gas, molto più innocuo, non ha. Può succedere nella comunità umana che un singolo individuo acquisti una tale potere di condizionamento verso gli altri che la sua individualità è in grado di plasmare il comportamento di massa. Se ciò avviene le previsioni della psicostoria saltano, perché questa scienza non può prevedere il comportamento del singolo individuo e conseguentemente non potrà prevedere dove il singolo individuo porterà l’umanità. Nei romanzi del ciclo di Asimov questa figura individuale così potente è rappresentata dal Mule. Il Mule è un mutante, un condottiero in espansione inarrestabile dotato di un potere della mente che gli permette di piegare ogni volontà ostile, sostituendola con una condizione mentale di estatica adesione alla sua volontà, neppure percepita come imposizione. A ben vedere è a tutti gli effetti un supereroe, forse il più potente dei supereroi mai concepiti.

I membri della prima fondazione assistono impotenti all’espansione del Mule, sono convinti che qualcosa lo fermerà perché pensano che Seldon lo avrebbe altrimenti previsto, e adagiandosi in questa convinzione verranno sconfitti dal Mule. Sembra quindi che il progetto sia fallito. L’individuo ha saputo sconfiggere la necessità storica?

In realtà l’individuo ha vinto solo una battaglia. Hari Seldon aveva infatti previsto il pericolo e le sue caratteristiche fondamentali. Non aveva previsto il nome e il cognome del condottiero, ma aveva identificato il pericolo nelle sue linee essenziali e per questo aveva istituito una seconda fondazione, nascosta in un pianeta sconosciuto a tutti. Questa seconda fondazione aveva il compito di entrare in azione per neutralizzare il Mule. I membri di questa seconda fondazione dovevano avere –per riuscire nella missione – poteri mentali come quelli del mule anzi superiori. Seldon aveva previsto che fossero dotati dei poteri mentali come unica arma in grado di sconfiggere un uomo che si espandeva con i poteri mentali. Così il Mule verrà sconfitto e ridotto a finire i suoi giorni in una condizione di docile rimbecillimento, lui che era stato il più grande conquistatore della storia della galassia, un supereroe.

La misera fine di questo supereroe che è il Mule segna la vittoria della psicostoria.

Ma chi può giurare sul fatto che questi pianificatori di futuro come Mr Fantastic, ammesso che i loro calcoli siano esatti, operino davvero e portino davvero ad un beneficio per l’‘umanità? La controprova non c’è. Peraltro il beneficio per l’umanità è concetto astratto che andava bene nel mondo dei fumetti di una volta, ma ora si è scelto di essere su un altro piano, meno superficiale e favolistico. Quindi è giusto obiettare che il concetto di beneficio assoluto per l’umanità non esiste, quello che è un beneficio per qualcuno è l’esatto contrario per altri. Obiezione che mai avrei fatto al mio Superman, che per definizione operava in un’altra dimensione.

Vista di Terminus, la capitale della Fondazione. Autore/ Dave Bowden © Dave Bowden – Per gentile concessione. illustrazione utilizzati solo a fini divulgativi



Dunque i supereroi di “Civil War”, che si fidano di Mr Fantastic e della sua matematica, sono senz’altro sprovveduti, perchè hanno rinunciato ad una parte della loro libertà in cambio di qualcosa che non sanno neppure valutare, perché verso i calcoli di Mr Fantastic possono solo fare atto di fede e, quanto al beneficio per l’umanità, a differenza della matematica è solo un opinione.

Ma aleggia forse un inganno ancora più grosso di Mr Fantastic ai danni dei suoi colleghi, e lo percepisco nel suo fanatismo filomatematico.

Non sarà –avanzo il dubbio malandrino – che la vera ragione per cui Mr Fantastic esige una rigida disciplina dei suoi colleghi supereroi sia il bisogno egoistico di avere conferma dell’esattezza dei suoi calcoli?

Cerco di spiegarmi.

Il caso del Mule ci insegna che l’individuo superiore può rappresentare la variabile impazzita che le formule della psicostoria non possono calcolare e quindi i supereroi sono per loro natura gli involontari veri nemici della psicostoria.

Insomma è possibile che Mr Fantastic tenga all’esattezza delle sue previsioni più che al bene comune e voglia controllare i supereroi non perché questo porterà al bene dell’umanità, ma piuttosto al solo scopo di vedere confermate le sue previsioni per il futuro. Chissà, ai posteri…. Non sarà che quella faccia di gomma di Mr Fantastic sta rifilando una bella fregatura? Chissà.

Con questo dubbio metto la parola fine alla lunga chiacchierata sulla psicostoria applicata alle vicende di Civil War e concludo con brevi considerazioni sui significati più generali che la lettura della vicenda raccontata suggerisce.

Sarei molto dispiaciuto, ma non sorpreso, se il messaggio subliminale che questo fumetto ha trasmesso alle nuove generazioni sia stato che dobbiamo fidarci ciecamente di chi ci guida, anche se non comprendiamo la sua logica o ne dissentiamo, perché i tempi sono difficili e remare contro è da irresponsabili.
Spero di no.

Comunque ribadisco che il supereroe che vive nel mio immaginario non sarà mai un superpoliziotto alle dipendenze del ministero degli interni, in attesa (e il passo è breve) di essere lanciato anche nella politica estera contro gli stati “canaglia”. Nel mio immaginario questo non permetterò che accada.

BIOGRAFIA/BIOGRAPHY

foto di Umberto Scopa

Mi chiamo Umberto Scopa, sono sposato con Rossella e vivo a Ferrara dove anche sono nato nel 1964. A Ferrara mi sono laureato in giurisprudenza, poi dal 1993 al 1997 ho fatto la libera professione di avvocato, dal 1997 ad oggi ho lavorato in vari servizi del Comune, per approdare infine alla biblioteca civica di Palazzo Bonacossi, specializzata in arte e storia locale. Pratico da autodidatta nel tempo libero la pittura, il disegno, la scrittura, in tutte le forme possibili in cui possono esprimersi.

In particolare ho scritto cinque romanzi brevi, tutti inediti.

Uno di questi – dal titolo “La supplenza”- al quale ho poi cambiato il titolo in “Tramonto alieno”, ha vinto il primo premio al concorso “Artisti con il cuore” svoltosi a San Remo nel 2012. Ma non me lo hanno pubblicato benché il bando prevedesse la pubblicazione per il vincitore, perché non sempre gli esseri umani sono fedeli alla parola data. Gli altri tre sono “Il grande boato”, “Embargo” e “Guscidinoce” e “La giostra dei sogni”.

Ho collaborato con la rivista Web Stivalebucato (ora scomparsa dal Web) scrivendo articoli umoristici.
Successivamente ho collaborato con la rivista Web Bradipodiario gestita da amici torinesi. Su Bradipodiario ho pubblicato periodicamente articoli umoristici ascrivibili a diverse rubriche fisse da me create. Tra queste ricordo “Pellicole introvabili” che raccoglieva mie recensioni di film prodotti da una immaginaria casa cinematografica (la Paramatt; le trame che racconto sono di mia invenzione e trasfigurano a piacimento la realtà in cui viviamo e i titoli erano di solito parodie di titoli di film famosi). Questo genere ha poi avuto un seguito nel 2018-19 quando radio Beckwit ha trasmesso nel programma Antigone i miei testi, vecchi e nuovi adattati all’ascolto radiofonico e recitati sempre da me.
L’altra rubrica pubblicata su Bradipodiario è “Cronache del Rocambolenco Football club” dove racconto le mirabolanti avventure di una squadra di calcio molto molto sgangherata e divertente. Chiusi questi esperimenti ho creato “Il Bugiardino” (brevi pezzi satirici di attualità sottoforma di istruzioni e controindicazioni per l’assunzione di amare medicine che il nostro paese ci propina) e la rubrica di vignette denominata “Esc”. Purtroppo la piattaforma Tiscali ha chiuso improvvisamente i battenti e nulla di tutto ciò è rimasto leggibile, forse tornerà leggibile se in futuro sarà compiuta la migrazione di tutti i contenuti su altro sito. Ma nel mio sito personale certamente ho conservato tutto o quasi.
Successivamente Bradipodiario ha riaperto con un sito indipendente e qui ho pubblicato vignette, strisce satiriche di vario genere, e brevi scritto periodici per la rubrica di mia ideazione dal titolo “L’ago nel pagliaio”, su temi di cultura e attualità.
Ho collaborato anche con la rivista “Rosebud”, dove ho pubblicato scritti di saggistica, libraria e cinematografica e vignette. Anni di lavori di indubbia qualità, ma ogni mio contributo è stato poi rimosso dalla responsabile Rina Brundu come forma di infantile ritorsione quando ho interrotto per sacrosante ragioni una mia collaborazione con una casa editrice collegata con Rosebud. Un “ringraziamento” allo “stile” di Rosebud.

Ho pubblicato sulla rivista cartacea Fumettomania un corposo articolo sul ciclo delle Fondazioni di Asimov dal titolo “Guida spericolata nel ciclo delle Fondazioni di Asimov” e uno altrettanto voluminoso riguardante la serie di fumetti della Marvel “Civil War”. Col primo dei due iscritti ho partecipato al premio “Niccolini”, premio locale finanziato con i soldi della defunta Carife (e dei suoi sfortunati investitori), che veniva assegnato annualmente al circuito ferrarese dei soliti noti. Nella motivazione il mio scritto risultava sprovvisto dei requisiti prescritti senza chiarire quali.
Ho scritto una divertente saga umoristica a puntate dal titolo “Comicodissea nello spazio”, ormai datata e popolata da personaggi dell’attualità di allora.
Ho realizzato una raccolta di miei racconti umoristici dal titolo “Il racconto perfetto e altri racconti”, questi invece sempre attuali per chi li volesse apprezzare.

Poi ci sono le poesie:

alcune di queste le ho scritte per una mia raccolta dove sono stampate su fogli di carta da acquerello e illustrate da me con figure astratte acquerellate. Ho realizzato un’altra raccolta di mie poesie dal titolo “L’altro verso delle nuvole”, l’opera alla quale tengo di più. Qui le mie poesie sono trascritte sulla carta con una vecchia macchina da scrivere e illustrate da fotografie di nuvole fatte da me. Una di queste poesie dal titolo “La fusione” è stata apprezzata da Radio Beckwith (di Torino) e trasmessa nel mese di novembre 2018 recitata da un attore e con un sottofondo musicale.Ho scritto anche una mini raccolta poetica dal titolo “La silloge degli oziosi perché”.
Ho poi scritto un poema giocoso in versi palindromi dal titolo “Alla bisogna tango si balla”. Molti anni dopo un estratto di questo lavoro ha partecipato ad un concorso torinese bandito dall’associazione Ottoarti ed è stato segnalato dalla giuria. E’ stato pubblicato nel mese di gennaio-febbraio 2019 in un’antologia di lavori premiati. Una mia poesia satirica ha ricevuto un premio speciale dalla giuria nel concorso letterario dedicato allo scrittore Gianfranco Rossi svoltosi a Ferrara nel 2014. Il tema del concorso per le poesie era “l’amore per gli animali”. Essendo un tema che si presta facilmente ad essere trattato con banali sentimentalismi ho pensato – per evitare questo rischio – di trattarlo in chiave satirica. La scelta si è rivelata azzeccata.

Ho scritto una guida storica della città di Ferrara con frequenti salti nel tempo tra passato e presente e digressioni umoristiche: il titolo è “Tutti figli di Nicolò”. A Ferrara si pubblicano tanti libri su Ferrara. Ma forse questo è di troppo. Comunque questo corposo scritto è il risultato di tanti appunti che ho preso da letture varie della storia di Ferrara. Sono il frutto d un lavoro iniziato molto tempo fa e destinato a continuare. Continuo ad amalgamare le varie parti, arricchirle, correggerle. La versione di oggi potrebbe essere diversa da quella che trovate domani. E’ un lavoro importante per me e spero una lettura piacevole per voi, anche se non per gli editori ferraresi. Contiene anche mie illustrazioni.
Ho realizzato un’opera grafica non poco impegnativa ispirata al romanzo “I miserabili” di Victor Hugo, trascrivendo a mano passi del romanzo prelevati in corso di rilettura e da me ritenuti particolarmente significativi; li ho poi corredati di illustrazioni con miei disegni talora frutto di associazioni di pensiero molto libere.
Ho realizzato un’opera antologica di oltre 200 pagine che raccoglie una mia selezione di poesie di numerosi celebri poeti, trascritte tutte a mano, illustrate con miei disegni ispirati agli autori presenti e apportando decorazioni con motivi improvvisati ad ogni pagina. L’originale del libro-quaderno che contiene la raccolta è stato costruito da me manualmente per intero – dalle cuciture dei fascicoli alla copertina – nella legatoria Antolini di Ferrara sotto la paziente assistenza del titolare, nonché amico. Questo nel sito non riesco a pubblicarlo, ma chi volesse può farlo a casa mia contattandomi alla mail indicata nella home page del mio sito.

Ho realizzato una raccolta di miei scritti di riflessioni e osservazioni naturalistiche e divagazioni sociali dal titolo “Cronache del Po di Volano”.
Ho scritto due novelle grafiche inedite: una dal titolo “L’ultima corsa”, l’altra di fantascienza dal titolo “Fetix”.
Ho realizzato e realizzo numerose strisce a fumetti a colori dal titolo “Diario di un futuro serial killer”.
Ho realizzato diverse tavole in formato A4 a colori, contenenti brevissime storie autoconclusive di mia invenzione, a fumetti, acquerellate.
Ho realizzato un catalogo di alcuni miei dipinti e disegni corredati da mie note e commenti.
Ho realizzato diverse vignette sul tema del basket pubblicate a mio nome sulla rivista web di Superbasket.
Un mio acquerello dal titolo “Pennuti” è stato premiato nella IV° Edizione del premio Shalom – Capranica (VT).
Curo in modo metodico quaderni di viaggio che arricchisco ad ogni tappa di nuove note, esperienze, pensieri, e disegni di cose viste o immaginate.
Ho scritto diverse parodie di canzoni famose accompagnandole con la mia chitarra.
Ho realizzato anche tre canzoni mie, testo e musica. Da qualche anno raccolgo tutto, o quasi, quello che ho sopra elencato in un unico sito che è umbertoscopa.com.


GLI ALTRI ARTICOLI DI QUESTO SPECIALE SU ASIMOV SONO:


https://www.fumettomaniafactory.net/2020-01-02-speciale-isaaac-asimov-a-100-anni-dalla-sua-nascita-primo-nuovo-progetto-per-il-2020/

VERSIONE INGLESE DELL’ARTICOLO DI PRESENTAZIONE DEL PROGETTO

https://www.fumettomaniafactory.net/2019/06/24/2020-01-02-special-isaaac-asimov-english-version/


BREVE BIOGRAFIA DI ISAAC ASIMOV

Scrittore e scienziato russo, naturalizzato statunitense

foto di Isaac Asimov

Introduzione (Biografia, scaricata da https://biografieonline.it/, che si ringazia

Isaac Asimov nasce il 2 gennaio 1920 a Petrovichi, vicino a Smolensk, in Unione Sovietica. Nel 1923 la famiglia si trasferisce negli States, a New York, dove in seguito Isaac compirà gli studi.

Le doti straordinarie del bambino prodigio emergono da subito. Basti pensare, ad esempio, che a soli cinque anni impara a leggere da solo (quasi come Leopardi) e che da quel momento in poi non smetterà più di leggere libri e di studiare.

Leggendarie, in questo senso, sono le sue frequentazioni assidue alle biblioteche nazionali, sua unica fonte di “sostentamento” intellettivo nei primi anni della sua vita e per molto tempo ancora, poi. La passione per la fantascienza lo contagia nel 1929 quando nel negozio del padre (a quei tempi i candy stores americani non vendevano soltanto dolciumi, ma anche giornali e riviste) scopre le riviste di “Science Fiction”, di cui diviene subito un assiduo lettore.

Le promesse vengono ampiamente mantenute e il padre non potrà che essere orgoglioso di un figlio che prima si laurea in Chimica alla Columbia University di New York, (Bachelor of Science Degree, 1939) e che poi, non contento, si laurea anche in Filosofia (Master of Arts, 1941).

Dopo l’entrata in guerra degli USA, Isaac Asimov lavora come chimico presso la U.S. Navy Yard a Philadelphia. Tra il 1949 e il 1958 è professore alla Boston University School of Medicine.

Successivamente, grazie al successo delle sue opere, abbandona l’attività accademica e diventa uno scrittore a tempo pieno, dando così vita alla sua produzione sterminata, frutto della sua vena che definire prolifica sarebbe davvero riduttivo.

Di fatto Isaac Asimov è unanimamente considerato uno dei maggiori scrittori di fantascienza di tutti i tempi. La sua fortuna è dovuta al felice connubio tra invenzione letteraria e verità scientifica che riesce a rendere i suoi libri verosimili e fantastici insieme, veri specchi di un futuro possibile. Nell’ambiente letterario è nota la sua fine vena satirica e ironica, che si può riscontrare anche in alcune sue opere, soprattutto nelle prefazioni.

Conosciutissimi, in Italia come nel resto del pianeta, sono, tra i libri di Asimov, quelli appartenenti

al ciclo sul futuro della robotica (Io, Robot; Il secondo libro dei Robot) e al ciclo di “Foundation” (tradotti con i titoli di “Cronache della galassia”, “Il crollo della galassia centrale” e “L’altra faccia della spirale”).

Isaac Asimov muore il 6 aprile 1992 in seguito a delle complicazioni nel sistema cardiovascolare, gettando nello sconcerto migliaia di appassionati in tutto il mondo.

Nel 2002, la seconda moglie, Janet Jeppson, rivela che la morte di Asimov era stata provocata dall’Aids, malattia che aveva contratto nel 1983 durante una trasfusione di sangue. Non sarebbe stato lo scrittore a voler mantenere il segreto, quanto più probabilmente l’ospedale, per evitare uno scandalo.

RINGRAZIAMENTI

L’immagine, del banner proposto per la promozione del progetto è stata realizzata da Silvano Beltramo, e ci è stata concessa gratuitamente dalla STEREOTOMY – The Alan Parsons Project Tribute Band, che ringraziamo, e della quale proponiamo la LOCANDINA del loro spettacolo dedicato ad Asimov ed una breve BIOGRAFIA.