“4 PASSI TRA LE NUVOLETTE”, OTTAVA PUNTATA: TANTI MEDICI TRA TV E FUMETTI

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Quante volte ci siamo appassionati per una serie televisiva con protagonisti dottori, infermieri, o interi reparti ospedalieri? Tante volte. Nel fumetto invece, sono pochi i casi di ambientazioni ospedaliere; scopriamoli in questo “ottavo quattro passi” di Carlo Scaringi.
Nota bene: L’immagine presentata nella news, in home page, è tratta dal volume “Quinoterapia”, ed è stata scaricata da questo blog; mentre la copertina del volume dedicato a dr. Smock è stata scaricata dal sito Fumetto-online.
Mario Benenati
30-07-2016

Tanti medici tra TV e fumetti

di Carlo Scaringi

(riproposta. prima pubblicazione 10-03-2012)

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Oggi i medici sono di casa sugli schermi televisivi, sia nelle rubriche specializzate (di stagione, si potrebbe dire) che negli sceneggiati seriali. Ma cinquant’anni fa, più o meno, erano una rarità. Forse per questo – oltre che per la bravura e il fascino dell’attore che lo interpretava (Richard Chamberlain, che fece colpo sulla platea femminile) – il dottor Kildare ottenne un grande successo. Nel 1962 l’americano Ken Bald ne tentò una riduzione a fumetti, dando al protagonista lo stesso volto dell’interprete televisivo. Non ottenne forse lo stesso successo del ciclo di telefilm, ma la serie a fumetti apparve a lungo su centinaia di quotidiani di mezzo mondo. Le storie disegnate ricalcavano un po’ quelle televisive, con un pizzico di suspense e qualche risvolto avventuroso in più. In Italia invece quei fumetti non hanno riscosso grande attenzione, forse perchè molte vicende erano sempre sospese tra la realtà (poca) e la fantasia (troppa). In TV si accetta tutto, perchè la musica, il movimento, gli attori e le ambientazioni fanno dimenticare la fragilità delle storie. Il fumetto, invece, dev’essere più verosimile. Forse è per questo motivo che altri tentativi analoghi come una serie francese ispirata agli interventi dei Medici senza frontiere (un gruppo di sanitari sempre impegnati sui fronti bellici) o alcuni brevi episodi a sfondo ospedaliero apparsi sulla rivista Tempo medico, disegnati anche da un Guido Crepax agli esordi, o quasi, non hanno lasciato un segno. Maggior successo invece hanno avuto, anni fa, le vignette di Quino, raccolte anche in un volume dal titolo Quinoterapia, nelle quali il papà di Mafalda prendeva di mira, col suo caratteristico sarcasmo, la categoria dei medici, forse non tanto per porla sotto accusa (come recenti cronache moderne giustificherebbero ampiamente) quanto per esorcizzare paure e malattie.
In tempi egualmente lontani, diciamo gli anni Settanta, c’è stata una lunga serie umoristica – pubblicata anche sul Mago e in qualche Oscar Mondadori – incentrata sulle vicende del dottor Smock e ambientata in una clinica dal poco beneaugurante nome di Villa Decessus. Smock è stato ideato da George Lemont, un disegnatore di San Francisco, e le strisce propongono, col sorriso sulle labbra, le storie di questo medico che nel nome ricorda il dottor Spock, celebre pediatra di quegli anni (ora contestato da mezzo mondo) e degli altri medici della clinica, dallo psichiatra dottor Freid (che forse avrebbe realmente bisogno di uno psicanalista) al dottor Lurch, che tutto sembra fuorché un medico. Accanto ai medici si muovono, in uno stato di allegra confusione, segretarie e infermiere che riescono a terrorizzare i malati, a cominciare da Miss Aiken, che con le sue manie, paure e incubi è il classico esempio della malata immaginaria, destinata a sperimentare direttamente i singolari metodi terapeutici del dottor Smock e dei suoi allegri colleghi.

Una storica rivista degli anni Trenta

Il primo numero del Monello uscì il 19 maggio 1933 e rappresentò una novità nel mondo dei giornalini tradizionali, perchè era stampato su un unico foglio ripiegato in tre parti, che formava un giornalino di sei pagine, quasi un depliant, venduto al prezzo di 5 centesimi (di lira, buonanima). Il titolo si richiamava al celebre film di Charlie Chaplin e ai ragazzi più o meno prodigio di quell’epoca. Pubblicato dall’editore Del Duca (nel dopoguerra padre dei fotoromanzi) e con Luciana Peverelli direttrice, il Monello ospitava per lo più storie di ragazzi, orfanelle e piccoli eroi, disegnate fra l’altro da Walter Molino e da Salemme, presto costretto alla disoccupazione per la sua origine ebraica.
Alla fine del 1939 venne assorbito dall’Intrepido, altro settimanale di Del Duca, ma nel dopoguerra ritornò in edicola, in un formato più piccolo, al pari dell’Intrepido. Oggi sono entrambi scomparsi, ma non dimenticati. In qualche modo il loro spirito e i loro fumetti rivivono in altri due celebri settimanali, come Lanciostory e Skorpio.

Angioletti e diavoli in versione umoristica

Paolo Del Vaglio (“napoletano verace” come si definisce), professore di lettere al mattino, ora in pensione, e disegnatore e umorista al pomeriggio, è il creatore delle divertenti strisce di Pigy, ambientate nell’alto dei Cieli dove volano gli angioletti. Ci sono, come sulla Terra, angioletti buoni e diavoletti cattivi, in perenne lotta fra loro, che si scontrano sui grandi problemi del nostro tempo. Rivive in una dimensione rarefatta e quasi surreale l’immagine di un mondo pieno di contraddizioni, che Del Vaglio racconta con leggerezza e ironia, criticando tutte le piaghe del mondo, dalla droga al razzismo, dalla violenza alla miseria. Ospitate a lungo sul Giornalino, le strisce di Pigy offrono un contributo alla reciproca comprensione, in una società sempre più disumana.

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