Nel mese di novembre del 2011 Tintin (e di riflesso il suo creatore: Hergè) è stato protagonista sul grande schermo con un film che ne ha rinverdito le gesta; ma c’è un’altro autore franco-belga che non possiamo dimenticare ed è E.P. Jacobs.
Completano i quattro passi due pezzi su due settimanali italiani: “L’Italo-Americano illustrato”, troppo presto dimenticato e “Giorno dei ragazzi”, diventato celebre.
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Mario Benenati
05-08-2016
Senza confini la fantasia di E. P. Jacobs
di Carlo Scaringi
(riproposta. prima pubblicazione 31-03-2012)
Poteva diventare un grande baritono e invece ha raggiunto fama e popolarità come autore di fumetti. Edgar-Pierre Jacobs – uno dei maestri del fumetto belga e mondiale, morto ultraottantenne nel 1986 – è stato, come il connazionale Hergè, papà di Tintin, uno straordinario narratore per immagini di storie piene di fascino, proiettate nel futuro prossimo o nel remoto passato, tra la fantascienza di una tecnologia avveniristica e i ricordi archeologici di antiche civiltà, come quella dei Faraoni.
Jacobs non è molto conosciuto in Italia, dove il fumetto d’autore ha sempre faticato ad affermarsi. La sua carriera è iniziata negli anni della guerra, quando completò, per il settimanale “Bravo“, alcune storie di Flash Gordon, rimaste incomplete per motivi bellici. Tornata la pace, mise a frutto l’amicizia e la collaborazione con Hergè per iniziare a lavorare, sin dal primo numero (correva l’anno 1946), su Tintin. E proprio su quel celebre settimanale cominciarono ad apparire le prime puntate di quella lunga saga che ha per protagonisti due singolari personaggi, il capitano Francis Blake dell’Intelligence Service (un tipetto alla David Niven) e il professor Philip Mortimer, scozzese con barba rossiccia e pipa fra i denti. Jacobs, soggettista e disegnatore delle sue storie, ha trovato nella fantascienza la chiave giusta per catturare l’attenzione di lettori grandi e piccoli, una fantascienza senza mostri nè incubi, nè viaggi galattici, più vicina al mondo di Verne che ai moderni autori di storie orrorifiche. Particolare attenzione viene dedicata da questo autore alla tecnologia, fantastica e realistica a un tempo: dai complicati macchinari de La macchina diabolica o di SOS Meteore, agli animali, anch’essi irrealmente originali, del Segreto dell’Espadon o dell’Enigma di Atlantide dove gigantesche rane sottomarine costituiscono il mezzo di trasporto di quel popolo scomparso. Ma dove la sua fantasia si dispiega totalmente è nelle storie fanta-archeologiche come quella di Atlantide o nel Mistero della Grande Piramide, dove Jacobs manifesta tutta la sua passione per l’egittologia con una storia ricca di riferimenti all’antico Egitto e con straordinari intrecci misteriosi, diciamo pure gialli.
Al di là della validità, anche letteraria, di Blake e Mortimer, Jacobs va ricordato e apprezzato anche per il suo stile grafico, un disegno chiaro, senza sfumature, netto, semplice, secondo i dettami di una scuola – la “ligne claire” appunto – tipica di quegli anni, insomma un disegno con colori pastosi, contorni netti e quasi infantile, o magari “naif”.
Un settimanale troppo in anticipo
Adesso, vista la diffusione delle lingue (ormai i titoli di film o programmi tv non si traducono più), un giornalino come “L’Italo-Americano illustrato” potrebbe avere un certo successo. Invece uscì decisamente in anticipo sui tempi, pubblicato dall‘editore Nerbini di Firenze per soli 28 numeri, dall’8 dicembre 1946 a metà 1947. In quell’epoca c’erano gli americani, tutti sognavano, anche Alberto Sordi (ricordate l’Americano a Roma?), ma pochi parlavano inglese. Il settimanale ospitava molti famosi eroi del fumetto americano, da Lone Ranger a Johnny Hazard, a Tillie, un’intraprendente ragazza che voleva sfondare nella moda. La storia risale ai primi anni Venti e ne era autore Russ Westover che rappresentò con garbo e ironia quel mondo dove era facile sognare. Le nuvolette erano in italiano, ma sotto ogni striscia c’era l’originale inglese. Ma pochi lo leggevano e forse nessuno lo capiva.
La bella stagione del Giorno dei ragazzi
Il 28 marzo 1957 uscì il primo numero del Giorno dei ragazzi e come era accaduto un anno prima quando apparve il celebre quotidiano milanese, il mondo dell’editoria ne ricevette una benefica scossa, nel senso che il supplemento di quel quotidiano diede un notevole contributo per riscoprire il fumetto tradizionale, quello pubblicato dai settimanali degli anni Trenta.
La grafica del Giorno dei ragazzi ricordava quella di un famoso settimanale inglese, Eagle, e in copertina ospitava le avventure di Dan Dare, protagonista di un popolare fumetto di fantascienza. Ma all’interno comparivano le surreali e divertenti storie di Jacovitti, soprattutto c’era Cocco Bill, “nato” con quel settimanale. Fu subito un successo perchè quel cow boy alla camomilla era simpatico, spaccone quanto basta, chiacchierone, infallibile pistolero e amico degli indiani. Oltre a Cocco Bill, Jacovitti propose sul Giorno dei ragazzi altri suoi tipici personaggi, come Zorry Kid, Gionni Galassia e Tom Ficcanaso. Tutti apprezzati caldamente dai lettori.
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