L’associazione Fumettomania Factory APS ha chiuso lo scorso anno, nonostante le tante difficoltà, con l’ennesimo grande evento!
Il 28 e 29 novembre gli studenti delle scuole di Barcellona Pozzo di Gotto hanno avuto l’opportunità di partecipare a 2 incontri formativi in compagnia di autori di livello nazionale e internazionale: Lelio Bonaccorso, Paola Cannatella, Giuseppe Galeani, Damiano Gallinaro e Marco Bernardi. Questi autori hanno dialogato con loro e con gli insegnanti, sui temi di legalità, di lotta alla mafia, di identità civica, di libertà, di giornalismo libero, di azioni per affrontare situazioni di bullismo, avendo come riferimento le opere a fumetti da loro scritte e disegnate.
Nel precedente articolo, del 9 dicembre 2024, abbiamo pubblicato l’intervento di Marco Bernardi, figlio di Luigi Bernardi (una delle figure più importanti del fumetto italiano degli anni 80 e 90), che è stato in Sicilia per la prima volta per raccontare del rapporto di Bernardi con la letteratura ‘crime’.
Oggi, invece, diamo spazio al secondo intervento della mattina del 28 novembre che è stato a cura dell’antropologo e scrittore Damiano Gallinaro, da qualche anno anche collaboratore e socio dell’associazione.
Il suo intervento sul bullismo, che abbiamo fortemente voluto in quelle due giornate (e che dobbiamo ri-affrontare anche nei prossimi mesi), ha visto la partecipazione dalle classi: IA “Scienze Umane” dell’I.I.S. Liceo Medi di Barcellona P.G., IIA dell’Ist. Comprensivo “L. Capuana” e la IIA dell’Ist. Comprensivo “Bastiano Genovese”.
In questo momento così difficile e doloroso per Damiano (per la scomparsa del Papà), noi di Fumettomania lo abbracciamo con tanto affetto.
Mario Benenati, presidente di Fumettomania Factory APS
Introduzione
L’evento, parte del progetto “Diffusione della Legalità e della educazione civica nelle scuole”, promosso dal Comune di Barcellona P.G., si è svolto nella sala Auditorium del Parco “Maggiore La Rosa” il 28 e il 29 novembre.
Nella prima giornata, il primo intervento è stato del maestro Lelio Bonaccorso, autore messinese sempre più completo, che ha all’attivo (dopo 15 anni di attività professionale) numerosi fumetti belli ed interessanti, ricchi di spunti per incontri, approfondimenti, tutti da presentare alle nuove generazioni
A seguire, dopo l’intervento di Lelio c’è stato quello di Damiano Dallinaro che vi stiamo per presentare.
Evento “I Fumetti raccontano Storie di Legalità e di Libertà“
IL MOSTRO CHE E’ DENTRO DI NOI
INTERVENTO DI DAMIANO GALLINARO
Non so se avete visto la serie TV Eric, l’idea per il titolo di questo intervento nasce dalla proprio dalla visione di questa serie per certi versi sorprendente.
Chi è Eric?
E’ una sorta di mostro interiore che ha le fattezze del pupazzo che il figlio del protagonista disegnava qualche giorno prima di sparire improvvisamente nel nulla. Il padre si convince che se creerà il “mostro”, lo chiamerà Eric, e lo mostrerà nello show di cui è il creatore, il figlio ritornerà.
Ma Eric è molto di più, è il mostro che rappresenta la coscienza del protagonista e che lo pungola lo sprona e spesso lo mette di fronte brutalmente ai suoi errori.
Ma allora chi è questo mostro? E’ davvero così cattivo? O siamo noi a disegnarlo così?
In fin dei conti ognuno di noi combatte con i propri mostri ma cosa succede quando il “mostro” è il nostro compagno di scuola, il nostro compagno di giochi? Come l’essere oscuro che è dentro di noi reagisce al mostro “esterno”?
Da qualche anno abbiamo una definizione per quel fenomeno che viene definito “bullismo”: “una forma di violenza verbale, fisica e psicologica ripetuta e nel tempo e perpetuata in modo intenzionale da una o più persone (i “bulli”) nei confronti di un’altra (la “vittima”), al fine di prevaricare e arrecare danno”. A questa definizione classica se ne affianca da qualche anno una seconda che della prima è una specifica, quella di cyberbullismo che raggruppa tutta una serie di fenomeni legati al bullismo sul web.
Il fenomeno bullismo è, però, antico come il mondo.
Sono convinto che ci sono persone che nel corso della loro adolescenza hanno rivestito il ruolo di “vittima” o di “carnefice”, spesso senza nemmeno comprendere del tutto quanto questa “dramatis persona” abbia influito sulla persona che è oggi.
Ho scelto una serie di storie a fumetti per parlare di un tema così particolare e delicato e sono del parere che sono storie che vanno lette in classe con l’aiuto dei professori, in quella attività maieutica così cara a Danilo Dolci, che proprio qui in Sicilia ha realizzato la sua utopia di educatore e uomo di pace.
Ma veniamo alle storie.
Il primo manga “Oltre le Onde” di Yuhki Kamatani (Edizioni BD-JPOP, prima edizione 2018 jpop.it/it/oltre-le-onde-shimanami-tasogare), affronta, come solo i mangaka sanno fare, il tema a tutto tondo della diversità e del confronto con gli altri.
La storia ruota tutta intorno ad un luogo chiamato “L’Adunata dei Gatti“, una sorta di associazione che si occupa del recupero delle case abbandonate e il loro riuso, ma che nasconde, in realtà, qualcosa di più profondo. Nel Salotto della Conversazione, dove si ritrovano informalmente i membri dell’associazione, ognuno può in realtà “aggiustare” la propria anima, trovare il proprio posto senza essere giudicati, senza che qualcuno chieda all’altro di essere qualcosa che non vogliamo.
E spesso non è proprio il giudizio degli altri quello che fa crescere dentro di noi quel mostro che spesso ci opprime?
L’Adunata dei Gatti è un luogo sicuro, in cui ci si sente protetti, e questi luoghi li troviamo anche intorno a noi, la famiglia sicuramente, ma anche la scuola o il gruppo di amici con cui condividiamo tutti i momenti della nostra vita.
Tutto questo ci salva e ci porta a non pensare a quello che può essere successo, anche di brutto.
Ma pensiamo ai due personaggi principali che ritroviamo nelle storie che stiamo leggendo, chi ha visto nel tempo la propria vita segnata maggiormente la vittima o il bullo?
La risposta potrebbe essere semplice, la vittima, ma è davvero così, o chissà, magari, che il bullo non fosse originariamente una vittima che ha reagito al sopruso con rabbia o violenza rovesciandola su chi vede in realtà come suo simile?
C’è un manga che ha raccontato bene questo delicato equilibrio tra le figure del bullo e del carnefice “A Silent Voice” di Yoshitoki Oima (www.starcomics.com/fumetto/kappa-extra-198-a-silent-voice-1), da cui è stato tratto anche l’anime “La Forma della Voce” di Naoko Yamada, che potete trovare su youtube a questo link: https:youtu.be/fun/VEcIJON8?feature=shared.
Una studentessa sorda di 9 anni, Shoko Nishimiya si presenta alla sua nuova classe, ma nonostante i tentativi di socializzare con i compagni per stringere amicizia finisce per infastidire Shoya Ishida e i suoi amici, che iniziano a prenderla in giro. In particolare, Ishida rompe ripetutamente i suoi costosi apparecchi acustici con la complicità e l’indifferenza del resto della classe.
Nonostante il silenzio di Shoko, la notizia del bullismo raggiunge comunque il preside che riconosce in Shoya l’unico colpevole. I compagni lo usano come capro espiatorio e il ragazzino diventa il nuovo bersaglio del bullismo della classe. Incolpando Shoko, Shoya ha un alterco fisico con lei e successivamente la bambina viene trasferita in un’altra scuola. Successivamente, trovando il taccuino dell’ex compagna, Shoya lo conserva.
Primo punto di riflessione: E’ solo Shoya il colpevole di atti di bullismo? Se leggiamo con attenzione la storia scopriremo che non è proprio così e che quasi tutti, compreso ahimè il Professore, per cui Shoko è solo un “fastidio”, si sono in qualche modo resi responsabili di atti con diverse sfumature di violenza, incomprensione, quando solo di indifferenza. L’autrice del manga in una lunga intervista ha chiarito che più che una storia sul bullismo quello che le interessava era di costruire una storia sulla comunicazione e sulla difficoltà del comunicare, e spesso proprio di questo si tratta.
La scena si sposta in avanti di qualche anno. Shoya è un liceale caduto in depressione al punto da “bloccare” i volti di coloro che lo circondano, essendo incapace di guardarli negli occhi (i compagni hanno una vistosa X che copre loro il volto).
Un giorno fa amicizia con un compagno, Tomohiro Nagatsuka, dopo averlo aiutato con un bullo, mentre inizia a visitare il centro di insegnamento della lingua dei segni dove casualmente rincontra Shoko. Dopo un iniziale imbarazzo da parte di entrambi, Shoya le restituisce il taccuino trovato anni prima, rivelando di aver imparato la lingua dei segni e aggiungendo di voler fare ammenda per il comportamento tenuto in passato.
Un giorno, il taccuino di Shoko cade accidentalmente in un fiumiciattolo e i due si tuffano per recuperarlo nonostante sia vietato nuotarci. Yuzuru, sorella minore di Shoko che non si fida di Shoya visto quanto fatto a Shoko da bambini, scatta una foto al ragazzo mentre si trova nel fiume e la pubblica online facendolo sospendere. Più tardi Shoya incontra Yuzuru, che è scappata di casa, e dopo averla ospitata i due fanno ammenda.
Shoya e Shoko si riuniscono con Miyoko Sahara, una loro compagna delle elementari che era stata l’unica a essere amichevole con Shoko; nel frattempo quest’ultima fa un regalo a Shoya e prova a confessargli i suoi sentimenti, ma il ragazzo fraintende.
Il gruppo degli ex scolari si riforma intorno a Shoko e Shoya, ed emergono vecchi rancori. Shoya invita Shoko ad un parco divertimenti con Tomohiro, Miyoko, Miki Kawai (un’altra loro vecchia compagna delle elementari) e Satoshi Mashiba (amico di Miki). Lì incontrano un’altra ex compagna, Naoka Ueno (maggior sostenitrice di Shoya nel bullismo contro Shoko) che porta Shoko su una ruota panoramica dove le rivela l’odio che prova nei suoi confronti, incolpandola di aver creato una frattura tra lei e Shoya di cui era infatuata. Dopo che Yuzuru rivela la cosa, Miki cerca di discolparsi dal bullismo contro Shoko esponendo il passato di Shoya agli studenti che ancora non lo sapevano; cerca poi di scusarsi con il gruppo, ma Shoya si allontana quando Naoka non appare dispiaciuta.
In seguito Shoya scopre che la nonna di Shoko e Yuzuru è appena morta, quindi le porta in campagna per rincuorarle e scopre che Shoko si incolpa di tutto quello che gli è successo.
Durante un festival di fuochi d’artificio, Shoko torna a casa con la scusa di dover finire i compiti. Shoya la segue per andare a prendere la macchina fotografica di Yuzuru e scopre Shoko sul punto di uccidersi saltando giù dal balcone. Shoya riesce a tirarla su, ma cade nel fiume sottostante e, pur venendo salvato dai suoi amici, entra in coma. Shoko si incontra quindi con ciascuno dei membri del gruppo per spiegare nel dettaglio la storia sua e dell’amico.
Una notte, Shoko sogna di ricevere una visita di addio da Shoya e scappa fuori in lacrime nel timore che morirà. Shoya si sveglia in quel momento dal coma e la raggiunge, scusandosi per il modo in cui l’ha trattata, chiedendole di non incolparsi di nulla e ammettendo di aver pensato anche lui al suicidio, salvo cambiare idea. Dopodiché, le chiede di aiutarlo a continuare a vivere.
Tempo dopo, Shoya e Shoko vanno al festival scolastico e si riconciliano con i loro amici. Shoya riesce finalmente a guardare il volto degli altri e si lascia andare a un pianto liberatorio dopo aver visto la sua nuova famiglia e amici.
Cosa possiamo apprendere da questa intensa storia di amicizia e dolore:
1) che è facile non comprendersi, a tutte le età;
2) che il silenzio genera “mostri” perché non ci consente di entrare in sintonia con l’altro. Si tratta del “silenzio grande” di cui si parla nell’omonimo film e che è la somma di tanti piccoli silenzi che portano all’incomunicabilità che nel manga sono esemplificate dalle X sui volti dei compagni di Shoyo;
3) che spesso chi bullizza non è pienamente cosciente delle conseguenze dei propri gesti ne del mostro che si porta dentro;
4) oppure che in alcuni casi il bullo sia addirittura “attratto” dal bullizzato, ma che non riuscendo ad esprimere i propri sentimenti arrivi fino alla violenza o al fastidio;
5) parlare, liberarsi, può aiutare noi e gli altri ad andare oltre;
6) essere coscienti di essere “unici” e quindi non fare come Shoko, chiedere scusa anche solo della propria presenza, non fa bene ve lo assicuro.
Prima di salutarci torniamo però al nostro mostro, che abbiamo visto, può essere in qualche modo tenuto a bada, soprattutto se pensiamo che, in fin dei conti, tutti possiamo essere bulli e bullizzati in differenti momenti della nostra vita.
Ora sappiamo che la via d’uscita è la comprensione dell’altro, e la fiducia di chi, intorno a noi, cerca ogni giorno di infonderci per farci sentire bene come all’Adunata dei Gatti.
Ma allora se il mostro in realtà non esistesse? E se lo avessimo visto sempre con occhi sbagliati? Se l’avessimo male interpretato?
Monstrum , in latino, significa prodigio, e non viene caricato dal significato negativo che noi diamo generalmente. Non diciamo forse in senso figurato di una persona che possiede una qualità o un’abilità in grado molto elevato, superiore al normale, che è un “mostro”?
Quindi: e se questo mostro in realtà fosse solo una parte del nostro “mostrarci” (dal latino monere)?
Prima di concludere vi segnalo altri due fumetti sul tema del bullismo. Il primo è un graphic novel realizzato da due autori italiani, Giorgio Salati e Armin Barducci “Sospeso” (www.tunue.com/product/sospeso-di-giorgio-salati-e-armin-barducci), che riprende molte delle tematiche viste in A Silent Voice.
Si tratta della storia di un ragazzino di periferia vittima dei bulli della scuola e in preda alle prime turbe ormonali per una compagna di classe, incompreso dai genitori e con un unico amico, sfigato come lui.
Questo è Marty. Almeno fino a che un giorno non scopre di riuscire a mettere in pausa tutto il mondo circostante.
E non è l’unica magia che realizza di poter fare: può anche picchiare a distanza qualcuno e perfino volare. Ha dei poteri, come i personaggi dei fumetti, e cercherà in maniera confusa di utilizzarli per migliorare la propria esistenza, ma non è destinato ad avere vita tranquilla.
La miscela di frustrazione, rancore e onnipotenza che lo anima è un cocktail esplosivo che lo condurrà a un crescendo di atti sempre più inconsulti, rivelatori del suo stato mentale ormai non più connesso con la realtà. Salati e Barducci ricorrono agli strumenti della cultura pop per comporre un ritratto di disperazione giovanile e mostrarci la disgregazione di una psiche angosciata.
La colonna sonora è un altro dei grandi pregi di questo graphic novel. All’inizio di ogni capitolo è indicata la track list con i codici QR da cui scaricare le canzoni. Voglio soffermarmi sul capitolo finale, il quarto, tra le canzoni c’è quella che accompagna il protagonista verso il finale. Si tratta di Jeremy una delle più intense canzoni dei Pearl Jam e che ha alla base una storia drammatica di bullismo. Ed è anche questa una canzone sulla mancanza di comunicazione, di comprensione “ Mi ricordo chiaramente prendere in giro il ragazzo, sembrava un innocente piccolo sfigato, ma noi abbiamo scatenato il leone. Jeremy ha parlato in classe oggi … Jeremy ha parlato in classe oggi …Prova a dimenticarlo … prova a cancellarlo dalla lavagna”.
Per concludere un po’ di leggerezza, sempre ricordando che stiamo parlando di cose serie, e concludiamo con il botto, con gli amati supereroi. Il volume di cui trattiamo è Avengers: Basta Bullismo (www.panini.it/shp_ita_it/avengers-basta-bullismo-mmava005isbn-it08.html), contenente storie a tema non solo degli Avengers, ma anche di supereroi con super problemi come il nostro Uomo Ragno. Molto interessante anche l’introduzione di J Ax. Ma voi lo avreste mai pensato che fosse uno “sfigato”, e che gli altri ragazzi si accanissero contro di lui?
L’Uomo Ragno, Peter Parker il nerd, il mio supereroe preferito durante l’infanzia e l’adolescenza e oltre, mi rivedevo in lui, come forse anche J-Ax, perché sapete anche io alle medie e alla superiori sono stato bullizzato, ma allora non si chiamava così, e io ero solo “una persona troppo sensibile”, e così si finiva per risolvere il problema.
Ma oggi è diverso, abbiamo i mezzi per superare i nostri mostri e molte persone sono e saranno al nostro fianco.
Damiano Gallinaro Breve biografia

Antropologo è socio e ricercatore per l’Associazione Nazionale Professionale Italiana Antropologi (ANPIA). Nel 1996 si laurea in Giurisprudenza e nel 2004 in Teorie e Pratiche dell’Antropologia. Nel 2011, dopo un percorso di ricerca di tre anni ottiene un PhD in Etnologia e Etnoantropologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Da sempre appassionato di fumetti ha collaborato alla rivista Glamazonia e nelle sue pause dal lavoro di ricerca antropologica si diletta nello scrivere storie che spera un giorno possano diventare fumetti. E’ sempre più convinto che da grandi poteri nascano grandi responsabilità.
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