Torna Fumettomania Story! Dopo quattro mesi torniamo a pubblicare sul sito gli articoli estratti dalla nostra rivista cartacea, di quella pubblicazione che è stata il nostro vessillo a livello nazionale e locale dal 1990 al 2008!

alcune copertine del supplemento settimanale del quotidiano "La Repubblica" chiamato Musica! Rock ed altro
Alcune copertine del supplemento settimanale del quotidiano “La Repubblica” chiamato Musica! Rock ed altro

Viaggiamo idealmente nel tempo, fino al 1995. Dopo l’esperimento del n. 5 di Fumettomania (che fu un fascicolo formato Bonelli fotocopiato e con poche pagine), pubblicammo nell’autunno del 1995 il n. 6 della fanzine.

Quel nuovo numero impaginato e poi fotocopiato, come lo sarebbe stato il successivo n.7, portava in se le suggestioni visive e grafiche di un inserto che in quegli anni usciva in edicola, ogni settimana, insieme al quotidiano La Repubblica; quell’inserto settimanale si chiamava “Musica! Rock ed altro“.

Rileggiamo insieme, divisi in tre parti, quegli articoli che costituivano il n. 6 della fanzine fumettomania. Cominciamo dal bellissimi disegno di Death a cura dell’immenso Dave McKean e presentiamo gli articoli dedicati al fumetto italiano. Si continua domani e nei prossimi giorni,
Si ringrazia il socio Antonio Barreca per aver sistemato le scansioni dei testi di questi articoli.

Mario Benenati, responsabile del sito Fumettomania Factory Magazine


FM#6 - novembre 1995
FM#6 – novembre 1995

Nota di Mario: quello che state per leggere è l’introduzione, qualcuno lo chiamerebbe editoriale, che apriva il numero 6 della fanzine Fumettomania, realizzato con una modalità tutta nuova e che vide tanti nuovi collaboratori.
Questo numero che all’epoca fu uno spartiacque importante per l’associazione: arrivarono infatti nuovi iscritti e fu l’inizio di una sorta di seconda stagione che durò fino al 2001.

La cosa che mi colpisce rileggendo questo editoriale, a distanza di 27 anni, è che alcune problematiche di allora si sono ripresentate negli anni e sono attualissime, così come alcune delle cose scritte su “SULLE TRACCE DI FUMETTOMANIA” in coda a questa raccolta di articoli.

Buone riletturea

Editoriale del n. 6 (novembre 1995), aggiornato al 30 luglio 2022

Fumettomania riparte!

Realizzare una pubblicazione come la nostra è diventato difficile, per il costo della carta, perché organizzare queste ‘quattro’ pagine significa fare telefonate, andare alle mostre, sobbarcarsi delle spese, ed essere stimolati, in ogni caso, per fare qualcosa di interessante. Anche la distanza (della Sicilia, dalle convention più rinomate, NdR) è divenuta un ostacolo che ci ha impedito di essere presenti alle manifestazioni con maggiore tempestività. E oggi, dopo 3 anni dal n.2, abbiamo forse risolto tutti questi problemi? No, li stiamo affrontando in maniera più coerente.

Il primo passo è stato quello di riuscire ad organizzare finalmente nella nostra città, grazie alla Bonelli Editore, una mostra tante volte rimandata.
Secondo passo è la fanzine: da questo numero in poi Fumettomania è anche Bollettino dell’Associazione Culturale “Giovani Esordienti” (questo era il nome dell’associazione fino al 2012, NdR) , e cercheremo di pubblicarlo ogni 4 mesi, mantenendo i rapporti con i lettori attraverso il consueto circuito delle librerie specializzate.

Il desiderio di continuare la strada iniziata cinque anni fa ed il piacere di mantenere i rapporti con i tanti amici incontrati è alla base di questo nuovo numero che ci auguriamo soddisfi tutti quelli che ci avevano letto e apprezzato finora, e quelli che avranno la bontà di leggerci per la prima volta.

Chi è interessato alla nostra associazione potrà sbirciare a pagina 13 (della rivista cartacea, ndR), tutti gli altri potranno invece leggerci e criticarci per ampliare il dibattito che lanciamo attraverso i nostri articoli.

Questo fascicolo, infine, parteciperà presumibilmente al premio Alph’Art fanzine alla manifestazione di Angoulême nel gennaio 1996, non fosse altro per avere la possibilità di quello scambio culturale che ci sta tanto a cuore con il fumetto francese e con i suoi protagonisti.

A rileggerci nei prossimi bollettini.

Il Sommario del n.6 era questo:

  • Ken Parker e il Magazine pag. 2
  • Phoenix, Lazarus Ledd, Videomax, fumetti italiani! pag. 4
  • INTERVISTA AGLI ESPOSITO BROS. pag. 4
  • Ritornano le Leggende di Batman pag. 6
  • ll Marvel: un suicidio annunciato! pag. 6
  • Epic Illustrated pag. 8
  • ll Sandman: le origini pag. l0
  • Valiant, e la nave non va! pag. 11
  • la Bande dessineé, pianeta sconosciuto pag. 11
  • Sulle tracce di Fumettomania pag. 12
  • Internet e dintorni, news sui fumetti pag. 13
  • Esordienti in vetrina a pag. 14

L’ULTIMO dei MAGAZINE

Lungo Fucile e la sua rivista confermano, proprio nel momento di crisi, il carattere innovativo delle loro proposte

di Salvatore Bucca (luglio-settembre 1995)

immagine di Ken Parker, tratta dall'articolo su carta

Il personaggio è indubbiamente affascinante e il suo ruolo nella storia del fumetto italiano fuor di dubbio. Eppure, il ritorno nelle edicole di Ken Parker si è scontrato, ancora una volta, con nuove e antiche difficoltà.

La decisione di Berardi e Milazzo di realizzare per il loro personaggio una intera rivista, senza limitarsi al tradizionale albetto monografico, ha da parte loro rappresentato un impegno senza dubbio coraggioso ma anche e soprattutto ambizioso.

Inoltre le tribolazioni editoriali che i tantissimi fans di Lungo Fucile credevano e speravano di aver messo definitivamente da parte hanno invece nuovamente accompagnato la saga di Ken Parker; dai ritardi nelle uscite dei primi numeri del Magazine, ai primi problemi nelle vendite e nella distribuzione, per finire infine con il quasi predestinato ritorno, dopo la chiusura della PARKER Ed., alla BONELLI.

Secondo Berardi, l’esperienza editoriale è stata, tutto sommato, positiva. Addirittura oltre le previsioni per quanto riguarda il materiale pubblicato.

E’ chiaro tuttavia che degli errori di valutazione sono stati fatti, iniziando dall’eterno e quasi romantico tentativo di coniugare il fumetto popolare (popolare per formato e prezzo) con il fumetto d’autore; e poi il progetto degli autori andava oltre, dal momento che, pur proponendosi lo stesso sempre arduo obiettivo di far filare d’amore e d’accordo costo e contenuti, sceglieva per farlo delle condizioni di partenza “pretenziose” quali: un formato rivista, non solo fumetti ma anche saggi e commenti di vario genere, pubblicazione di fumetti d’autore. Il tutto sempre con un prezzo di copertina basso e accessibile. Popolare, appunto.

Tutto sbagliato, tutto da rifare, dunque? Peccato di presunzione, o semplice ingenuità, da parte degli autori?

Oppure, come i fatti hanno lungamente dimostrato, il mercato italiano è e rimane inguaribilmente refrattario alle riviste a fumetti? A parte il fatto che il Ken Parker Magazine continua nonostante tutto, almeno finora, a presentarsi puntualmente ogni mese nelle edicole, il passaggio alla BONELLI è inevitabilmente coinciso con delle scelte necessarie per la sopravvivenza della rivista, soprattutto provvedimenti di carattere economico, in linea con le esigenze del mercato e le caratteristiche del Magazine.

Tuttavia, a nostro avviso, quegli stessi elementi che sono causa di difficoltà editoriali costituiscono paradossalmente anche un carattere distintivo della rivista e un suo punto di forza, che avvalora le scelte di contenuto degli autori e consente di considerare, in definitiva, positivamente l’esperimento Magazine.

Ancora una volta cioè, Lungo Fucile e i suoi autori sono riusciti a porsi come modello nel tentativo di proporre ai lettori di un genere spesso considerato di secondo piano (quale per lungo tempo è stato il fumetto) un lavoro di ampio respiro, culturalmente valido, non limitato ma anzi ispirato dalle vignette per mostrare i collegamenti inevitabilmente esistenti tra le nuvole parlanti e da una parte  la letteratura, il cinema e tutta quella larga produzione letteraria che proprio letteratura non è, ma che ha ugualmente affascinato e coinvolto generazioni di lettori, quali le riviste e i racconti popolari, dall’altra.

Così, soprattutto nella nuova formula editoriale curata da Graziano Frediani, il Magazine ha ripercorso, a esempio, gli anni ruggenti delle riviste popolari, le cosiddette Pulp Story, quelle che, con prezzi bassissimi, offrivano ai lettori non ancora soggiogati (ahinoi) dalla TV “colpi di scena, passioni e delitti”.

Così abbiamo scoperto o riscoperto personaggi e ripercorso le radici della letteratura poliziesca, ritrovando le prime Detective Story, i suoi autori (come Raymond Chandler, Dashiell Hammett, Patricia Highsmith) e i suoi primi tenebrosi e duri eroi come Sam Spade, Philip Marlowe, Nick Carter, il vendicatore mascherato Shadow.

Abbiamo rivisto le fantasmagoriche immagini delle prime riviste di fantascienza, con la loro ingenuità nell’immaginare il domani ·e i mostri che lo avrebbero popolato, accompagnati in questo “ritorno al futuro” da vecchi e nuovi eroi, come il bonelliano Nathan Never e il mitico Flash Gordon.

Abbiamo riscoperto l’Africa misteriosa dei fumetti di Tarzan, di Cino e Franco, dell’Uomo Mascherato e di Jungle Jim. Abbiamo navigato sulla rotta di Corto Maltese e degli altri eroi – viaggiatori, naufraghi e corsari – raccontati dal cinema e dai fumetti. Abbiamo sognato assieme a Jules Verne, l’autore che “narrò di invenzioni prodigiose e di ayventure senza frontiere … una figura inaspettatamente vicina non solo ai sogni ma anche alle inquietudini contemporanee”; abbiamo viaggiato con la fantasia assieme a Emilio Salgari e Alberto Della Valle, l’illustratore delle sue avventure per il quale “bastava salire su un tavolo per diventare il capitano di un vascello pirata”.

Abbiamo rivisto e riletto Ombre Rosse assieme a John Ford e a Ernest Heycox, riscoperto Tommy River e Mino Milani.

immagine di Ken Parker, tratta dall'articolo su carta

Inoltre, il Magazine ci ha regalato piccole perle letterarie, presentando i racconti western di Dorothy Johnson, la dura vita di frontiera di Jack London, il fascino orientale di Van Gulik, la delicatezza di Hermann Hesse e delle sue farfalle, l’irresistibile atmosfera che circonda Conan Doyle e il personaggio che lo ha reso celebre.

Anche per la parte della rivista dedicata al fumetto d’autore non sono mancati i protagonisti italiani e stranieri. Innanzitutto Alex Toth e poi Dieter, Clavé, Joe Kubert, e poi Toppi, Pratt, Zaniboni, Calegari, Patrice Pellerin, Cosey, Josè Ortiz, Vink. Oltre una nutrita schiera di autori più prettamente “bonelliani”. Accanto a questi, i commenti e gli articoli di valenti professionisti come Gironimi, Pieroni, Bertieri, lo stesso Frediani.

Ci piace ricordare infine, altri due aspetti che fanno la loro parte nell’accrescere lo spessore della rivista: la scelta degli autori di riproporre alcuni “punti fermi” delle vecchia serie (come la pagina “poetica” dedicata alle parole e agli scritti degli indiani d’America, che non manca di incantare, avvicinando il lettore alla poesia e all’anima dei primi americani, stupendolo per la profondità e la sensibilità che i canoni e i luoghi comuni tramandati dal cinema e dalla televisione e, spesso, dallo stesso fumetto su quei popoli avevano occultato alla maggiore parte del pubblico italiano ed europeo; e la scelta di dedicare, quasi obbligatoriamente, uno spazio al rapporto con i lettori.

Certo, un angolo ritagliato alla corrispondenza non costituisce una novità. Ma Berardi, aiutato in questo dai suoi interlocutori, riesce a non banalizzare mai il dialogo che, tramite le storie di Ken Parker, nasce tra autore e lettore, trattando argomenti difficilmente toccati sulle pagine di un fumetto. E’ sorprendente sentire dire da alcuni lettori che ” … la prima cosa che leggo, acquistando la rivista, è la pagina della posta”.

Riguardo poi a quella che abbiamo definito la “pagina poetica”, niente di eccezionale, per carità. La poesia è una delle forme di espressione che, da qualsiasi parte provenga, riesce a unire le persone e a colpirne la sensibilità.

L’importanza sta nel fatto – ancora una volta – che essa venga proposta in un fumetto, per avvicinare e spiegare al lettore, come abbiamo detto, un popolo così lontano da noi, ma così vicino nel linguaggio universale dei sentimenti.

Insomma un insieme di argomenti, di atmosfere e di suggestioni, quelle presentate dal Magazine, che ben valgono le difficoltà editoriali trascorse e future. Ken, si sa, non è mai stato un tipo facile e molto conformista. Il suo ritorno nelle edicole, senza un qualcosa che lo distinguesse dal resto del panorama fumettistico avrebbe, a pensarci bene, un po’ sorpreso quei lettori che da anni ormai cavalcano al suo fianco.

composizione con varie copertine di Ken Parker Magazine, estratta da un annuncio su ebay
composizione con varie copertine di Ken Parker Magazine, estratta da un annuncio su ebay

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UN FUMETTO DIVISO IN DUE
Intervista agli ESPOSITO Bros.

di Massimo Todaro (Messina, settembre 1995)

Esposito Bros, cioè Denisio e Nando Esposito, svizzeri di nascita ma vissuti in Italia, precisamente a Foggia, sin da giovanissimi. Dopo varie collaborazioni, tra le quali ricordiamo quelle con Comic Art e LancioStory, dal 1989 sono nello staff di Martin Mystère e, dal 1992, con la storia Terra Bruciata scritta da Michele Medda, iniziano la loro collaborazione con Nathan Never. Recentemente, sul numero 11 del bimestrale Zona X, è apparsa la loro ultima fatica, il primo episodio della miniserie La stirpe di Elian, dal titolo Delitti e sortilegi.

Una tavola degli Esposito Bros, tratta da una storia di Nathan Never (anni 90)
Una tavola degli Esposito Bros, tratta da una storia di Nathan Never (anni 90)

Circola una leggenda sui fratelli Hildebrandt, cioè che dipingano le loro illustrazioni partendo uno da destra e l’altro dalla sinistra della tela per poi ricongiungersi al centro di essa in modo perfetto; quale è invece la leggenda dei fratelli Esposito?

Denisio: “Possiamo dire che la magia è analoga, solo che, per noi la tavola balza da una mano all’altra. Il discorso è semplicissimo: mio fratello Nando parte con il lay-out della tavola, cioè con un’impostazione tecnica delle varie inquadrature sulle vignette e completa il tutto arrivando ad un disegno più o meno finito che, a questo punto, passa nelle mie mani.

Io non faccio altro che dettagliare tutto ciò che trovo. Per esempio, lui abbozza un ambiente o degli abbigliamenti, e io mi occupo del dettaglio, della piega, rifinisco gli alberi, ecc., e poi passo tutto a china. Il lavoro finale è quindi perfettamente diviso in due”.

Come siete arrivati a questa sinergia?

Denisio: “Forse per un compromesso abbastanza naturale: nel 1989, dopo una gavetta non indifferente, fatta di vari su e giù tra la Puglia e le città di Roma e Milano in cui portavamo e facevano visionare i nostri lavori realizzati separatamente, un giorno, forse il più bello della nostra vita, incontrammo alla Epierre Alfredo Castelli.

Incontro casuale, visto che lui lavorava allora per due case editrici e perché fu Carlo Chendi (persona a cui tengo moltissimo) a chiamarlo. Castelli visionò le nostre tavole e riscontrò una cosa a cui noi non avevamo fatto caso e cioè che io avevo degli studi più approfonditi sulle chine, mentre mio fratello Nando era molto più preparato sulle anatomie e su altri particolari che mi mancavano.

A quel punto, bramosi di entrare nel mondo del fumetto, decidemmo di provare a collaborare; Castelli ci diede una sceneggiatura di prova, una storia del di quelle che sarebbero poi andate su Zona X e mai pubblicata, con la quale ci ripresentammo a lui qualche tempo dopo. Allora, soddisfatto, ci diede una ulteriore prova per delle tavole di Martin Mystére, probabilmente perché ritenne il nostro tratto più adatto al personaggio del Dectetive  dell’Impossibile, piuttosto che a Zona X.”

Come ricordate gli inizi del vostro lavoro?

Nando: “Lavoravamo in continuazione. Ricordo che spesso, a notte fonda, nostra madre entrava in camera e ci vedeva ancora piegati sui fogli, intenti a realizzare l’ennesima idea che ci era passata per la testa. Siamo entrati in questo mondo ignorando la possibilità che attraverso questo lavoro si potesse guadagnare abbastanza da vivere. Per noi si trattava più che altro di un sogno, di una meta da raggiungere in modo ingenuo e spensierato”

Cosa diceva vostra madre?

Nando: “Inizialmente abbiamo dovuto lottare contro quei concetti legati alla cultura del posto fisso, del lavoro serio, ecc. Poi però, come tanta altra gente, anche lei si è dovuta ricredere. Io penso che qualsiasi talento artistico vada coltivato. Tutto ciò che è arte o che cresce dentro di noi, ha bisogno di essere incoraggiato ma con realismo e restando con i piedi per terra, non aspettandosi tanto da un ambiente che sembra facilmente accessibile ma è invece caratterizzato da una gavetta molto lunga e complessa”

Come artisti meridionali avete avuto più problemi per affermarvi nel mondo del fumetto che è tipicamente localizzato, come centri produttivi, al nord?

Denisio: “Il problema fondamentale è quello delle distanze. Andare a Milano, stare almeno dieci ore in treno, arrivare, magari già demotivati da esperienze di porte chiuse in faccia, non solo in senso figurato, è sicuramente molto difficile. trattandosi poi di tempi molto lunghi per un ragazzo diventa tutto più difficile.

Ricordo di essere andato avanti facendo delle simpatiche collette e lavoricchiando nel campo della pubblicità e della grafica, il tutto finalizzato però a finanziare i miei viaggi verso Milano.”

Qualche consiglio allora per quelli che vogliono provarci.

Denisio: “Il consiglio più pratico sarebbe quello di contattare, se possibile, un professionista. Comunque, bisogna cercare di guardarsi attorno, stare attenti a ciò che il mercato richiede, al tipo di tratto che l’editore è tendenzialmente portato ad accettare e a quelli che, invece, egli rifiuta. Bisogna poi avere le idee molto chiare su quello che si vuole fare.

Il fumetto popolare è una strada molto dura, con dei ritmi serrati, in cui sei costretto a lavorare con persone spesso distanti; devi quindi essere sicuro di quello che fai. In ogni caso comunque, ti può andare bene e ti può andare male: secondo me è al 50%. Molto dipende da quello che proponi e non sempre, anche se sei bravissimo, sfondi.

Un autore come Claudio Castellini, che ha la fortuna di avere una dote naturale quale la padronanza delle anatomie, trovandosi in un momento fumettistico adatto, ha sfondato in pochissimo tempo, avendo però anche un trampolino di lancio di tutto rispetto come la Bonelli. Accanto a questi casi comunque c’è molta gente che, magari lavorando per l’estero, vive nell’ombra, pur avendo fatto molta gavetta e molta fatica a esplodere.”

A quanto servono manifestazioni e concorsi per esordienti?

Denisio: “Io credo che puntare unicamente su questi eventi sia riduttivo. Bisognerebbe comunque fare delle cose per sé: fare fumetti è una cosa che parte da dentro e va fatta egoisticamente, essendo i primi a godere delle proprie cose. A volte mi capita di pensare al lettore mentre lavoro, ma penso sempre prima a me stesso e faccio sempre tutto con entusiasmo, cercando di dare il massimo. Tutto ciò può sembrare una cosa retorica, però è vera.

In fondo la vita ti porta a vivere momenti e situazioni anche drammatiche: un fumettista può vivere dei momenti di crisi ma deve continuare comunque col proprio lavoro che, essendo di fantasia, diventa più difficile rispetto agli altri visto che devi creare sorrisi ed emozioni. Tornado alla domanda, seguo i progressi di diversi ragazzi e mi è capitato spesso di vedere che si demoralizzano nel corso del lavoro che, sicuramente, è molto impegnativo.

Bisogna essere molto perseveranti e cercare di superare situazioni all’apparenza insostenibili. L’unico modo a mio avviso, è quello di crederci fino in fondo, in maniera ostinata; e bisogna essere anche molto obiettivi, nel senso che, se fai dei disegni che reputi non piaceranno alla gente, devi cercare di ammetterlo, essere cioè il primo; e peggior critico di te stesso.”

Tavola recente di Nando Esposito pubblicato su facebook il 13 giugno:  Zagor e Cico in Italia, sui navigli e davanti al teatro la Scala di Milano. Matite tratte dall'albo "La diabolica trappola" © degli aventi diritti
Tavola recente di Nando Esposito pubblicato su facebook il 13 giugno: Zagor e Cico in Italia, sui navigli e davanti al teatro la Scala di Milano. Matite tratte dall’albo “La diabolica trappola” © degli aventi diritti

LA SECONDA PARTE DEL N. 6 LA POTETE LEGGERE DOMANI


L’INTERO NUMERO SEI DI FUMETTOMANIA

copertina-prima pagina di Fumettomania #6 - novembre 1995
FM#6 – novembre 1995

LO POTETE VISUALIZZARE E SCARICARE GRATUITAMENTE DAL SITO DALL’APP HyperComix


NOTE EXTRA

FUMETTOMANIA INDEX 1990 -2021

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