Supereroi «diversi» e non emarginati, ma in crisi: il Devil di Frank Miller

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Extract daredevil #191 page 18
© degli aventi diritti. illustrazione utilizzata solo a fini divulgativi

Ho scritto, più volte, che questo capitolo Secondo della Tesi di laurea di Cesare Giombetti è il momento centrale del suo studio sulla Dialettica della Diversità nei Fumetti di Supereroi Statunitensi (fino ai primi Anni del XXI Secolo).

Dopo aver approfondito, nelle due precedenti parti, i Supereroi con superproblemi, i Supereroi «diversi», ma non emarginati ed i Supereroi «diversi» ed emarginati (Umani , ed Alieni), i Mutanti ed i supergruppi, oggi chiudiamo questo bel capitolo con i Supereroi «diversi» e non emarginati, ma in crisi; Iperrealismo manierista; il vigilante, ovvero l’“autoemarginato”; il supereroe Marvel negli anni ‘90: “diverso”, ma integrato; ed infine il supereroe Marvel oggi: ritorno alla problematizzazione.
Buona Lettura
Mario Benenati, Curatore del web magazine Fumettomania


Cover del n. 181 di Daredevil

Tesi di Laurea:
Dialettica della Diversità nei Fumetti di Supereroi Statunitensi fino ai primi Anni del XXI Secolo

Capitolo 2: Supereroe Marvel

di Cesare Giombetti

PARTE TERZA ED ULTIMA

… CONTINUA DALLA SECONDA PARTE

d) Supereroi «diversi» e non emarginati, ma in crisi: il Devil di Frank Miller

“Dal 1981 al 1983, Frank Miller è l’autore di Devil e realizza un ciclo di avventure che mutano l’immaginario dei supereroi. Miller cita esplicitamente la tradizione degli scrittori hard bolied, riproducendone il meccanismo narrativo. Elektra è la sua femme fatale, e con Kingpin e Bullseye crea l’epopea di un eroe cinico, disposto a far prevalere la giustizia anche a costo di prezzi altissimi. L’aggancio alla tradizione del noir inizia a produrre quei contrasti che provocheranno, alla metà degli anni Ottanta, un profondo ripensamento del genere supereroico” (Meo, Roma, 2003, p. 11).
Nel dettaglio, la storia è la seguente:

As a student at Columbia University Law School, Matt met and fell in love with Elektra Natchios, the daughter of a Greek diplomat. Their happiness was shattered when Elektra’s father died during a hostage crisis. Elektra withdrew emotionally from both Matt and the world at large. Fleeing to the Far East, she buried her feelings and honed her fighting skills to razor-sharp perfection

(Brady, New York, 2002, p. 103).

Nella prima puntata del breve (quattro puntate), ma intenso, ciclo dell’assassinio di Elektra, Devil rincontrerà la sua amata, ormai bounty killer. Devil soffre umanamente per il ritorno dell’amata che sa che non potrà più essere la donna della sua vita, ma, dall’alto della sua moralità, non può non pensare di doverla consegnare alla giustizia, vivendo, così, un tormento ulteriore. Ma il tormento non termina (e non poteva essere altrimenti per il “cinico” Miller) perché:
1) Elektra scopre che Devil è Matt Murdock, l’uomo che ha amato;
2) si scambiano un bacio fugace;
3) Elektra scopre che Matt vive con un’altra donna;
4) Devil, per via dell’alta moralità di cui sopra, non lascia morire il suo acerrimo nemico, Bullseye, e lo porta in ospedale per curarlo e consegnarlo alla giustizia (affermerà, tanto per offrire una testimonianza ulteriore della problematizzazione dell’eroe, e in opposizione estrema, guarda caso, al Batman di Miller, come vedremo oltre: “Io… volevo che morisse, Nick. Detesto quello che fa… quello che è… ma non sono Dio… non sono la legge… e non sono un assassino” (Miller, Roma, 2003, p. 162); e un detective gli risponderà “Sarà libero. Ucciderà ancora. La prossima volta sarà colpa tua” (ibidem);
5) Bullseye evade dalla prigione;
6) Bullseye uccide Elektra;
7) Devil va a caccia di Bullseye, lo trova, lo sconfigge, lo lancia da un’altezza tale da renderlo paralitico e, dunque, innocuo, ma senza ucciderlo;
8) l’ultimo episodio è una profonda riflessione, al capezzale di Bullseye, in ospedale, sul bene e sul male che termina con Devil che punta una pistola in faccia al nemico per sentire l’“odore” della sua paura, ma quando sparerà, la pistola sarà scarica e il protagonista commenterà: “siamo legati l’uno all’altro, Bullseye” (Miller, Roma, 2003, p. 222).      

pagina di Daredevil tratto dall'albo DD #191 di Frank Miller

e) Iperrealismo “manierista

Dopo l’apice della parabola ascendente a proposito dell’argomento “diversità”, la Marvel prende, al riguardo, una piega potremmo dire manierista in senso lato. Utilizza, cioè, le tematiche di sempre, ma estremizzandole o ruotandovi intorno senza aggiungere niente di nuovo, vivendo, per così dire, di rendita. Un “fuori serie” osannato all’epoca e con una veste grafica allora originale (in quanto iperrealista), ma che tradisce una regola fondamentale del fumetto, ovvero essere disegno non realistico e storie non realistiche per, eventualmente, impiantarvi storie realistiche, è Marvels, edita nel 1994. Questa corrente, capeggiata appunto dal disegnatore/illustratore Alex Ross, divenne poi una cifra stilistica grafica ricorrente, e questo filone nel quale si perde abbastanza il senso di separazione fra reale e irreale, ha avuto poi ulteriori evoluzioni.

Quest’opera di Kurt Busiek non fa altro che ri-raccontare la storia della Marvel dalle origini agli anni ’90 dal punto di vista di un fotografo.

Senza entrare troppo nello specifico al riguardo, faremo notare soltanto come quello che è stato considerato un capolavoro del fumetto di supereroi, non sia un fumetto di supereroi. L’unica divergenza con i criteri basilari della finzione fumettistica che andremo a far notare è quella temporale. Marvels, infatti, evidenzia lo scorrere del tempo, mentre “Superman non può consumarsi, perché è un mito inconsumabile. […] Superman è mito a condizione di essere creatura immessa nella vita quotidiana, nel presente, apparentemente legato alle nostre stesse condizioni di vita e di morte, anche se dotato di facoltà superiori. Superman immortale non sarebbe più uomo, ma dio, e l’identificazione del pubblico con la sua doppia personalità […] cadrebbe nel vuoto. Superman deve dunque rimanere inconsumabile e tuttavia consumarsi secondo i modi dell’esistenza quotidiana. Possiede le caratteristiche del mito intemporale, ma viene accettato solo perché la sua azione si svolge nel mondo quotidiano e umano della temporalità. Il paradosso narrativo che i soggettisti di Superman devono in qualche modo risolvere […] esige una soluzione paradossale della temporalità
(Eco, Milano, 1964, pp. 235-6).

Il fumetto deve prendere una piega diversa da quella delle categorie della realtà, dove “il prima determina causalmente il dopo, e la serie di queste determinazioni non può essere risalita, almeno nel nostro universo (secondo il modello epistemologico col quale ci spieghiamo il mondo in cui viviamo), ma è irreversibile (ivi, p. 237). Si nota qui come già Eco vedesse in Superman un antesignano del supereroe come uomo e non come dio. Non neghiamo questa posizione, ma vorremmo focalizzare l’attenzione del lettore su quanto, in relazione ai nuovi eroi della Marvel, Superman possa essere considerato una sorta di semidio (nel senso specificato precedentemente a partire dalle riflessioni nietzschiane, a causa soprattutto dell’assenza del dubbio). Questo non nega e non esclude la componente umana già insita nell’eroe kryptoniano e il conseguente processo di identificazione evidenziati da Eco.   

Alex Ross,Marvels #04, page 28
Alex Ross, Marvels #04, page 28 © degli aventi diritti.
Immagine utilizzata solo a fini divulgativi

f) Il vigilante, ovvero l’“autoemarginato”

In questa parabola a nostro avviso discendente del tema del “diverso”, si incasella la figura del vigilante, ovvero quel personaggio (spesso senza superpoteri) che decide, incurante di tutto e tutti, di difendere l’umanità senza confrontarsi con nessun modello etico se non col suo. Questo tipo di personaggio nasce dialetticamente come popolarizzazione dei temi affrontati da Miller e Moore in casa DC negli anni ’80, come vedremo nel prossimo capitolo. Si tratta di personaggi inventati magari anni prima, come comprimari “strani”, ma che, negli anni ’90, prendono la dignità di eroi normali. Evidentemente qualcosa nel pubblico stava cambiando. Foolkiller è uno di questi eroi. Come dice il nome, non è sano di mente e punisce i criminali uccidendo. È un personaggio che sicuramente fa il verso al “V for Vendetta” di Moore.

Il personaggio di maggior successo, in tal senso, è, però, Frank Castle, The Punisher, una sorta di Rambo del fumetto, con una formazione prima da seminarista (ricordiamo, inoltre, che è italo-americano e cattolico) e poi da marine.

“Given his level of personal attachment to his military career, he was well on the road to becoming one of the nation’s finest Marines. But fate had other planes. While on leave, Castle took his wife and children to New York’s Central Park for a picnic. There, the family happened upon a scene of a mob hit. Finishing off their intended mark, the mobsters then turned their guns on the only witnesses to the crime. Only Castle escaped. As his family died in his arms, he was changed forever. Castle disappeared for several months […]. When the former Marine resurfaced. He had adapted his fighting skills to wage a one-man war on crime”

(Brady, New York, 2002, p. 123).

È interessante notare come dall’epoca del dubbio si sia tornati all’epoca della certezza individuale, che, aggiornata dopo l’epoca della problematizzazione, diventa per forza di cose, anarcoide e fascistoide. Questo tipo di eroe è chiaramente influenzato dalla “crisi del supereroe” avvenuta in casa DC a metà anni ’80 ad opera di Moore e Miller, così come vedremo nel capitolo successivo.

Punisher War Zone #1 (1992)

g) Il supereroe Marvel negli anni ‘90: “diverso”, ma integrato

Solo un breve accenno alla situazione dell’ultimo decennio dello scorso millennio. Ci aiuta, questa analisi, a capire la portata che questi fumetti hanno sul pubblico e quanto siano specchio dei tempi. La Marvel degli anni ’90, infatti, esaurito il filone del “diverso” che, evidentemente, non è più sentito dal pubblico come un elemento forte, e influenzata dalla concorrenza delle nuove case indipendenti – con una ricerca, cioè, soprattutto, dell’effetto speciale, del combattimento e dell’ipertrofismo muscolare al fine di evidenziare la bravura dei disegnatori -, pullulanti di autori fuoriusciti dalla Marvel stessa, si è trovata a regredire in quanto a tematiche sociali e a rifugiarsi sempre più nell’entertainment.

È interessante notare quanto le storie si avvicinino, per stile e per scelte editoriali, agli anni ’50 della DC, quando, cioè, si inventavano paradossi su paradossi e universi paralleli su universi paralleli, fino alla creazione del caos più totale (esistevano vari Superman di vari mondi, varie Wonder Woman, varie realtà contraddittorie, e così via).

Si noti, infine, l’operazione quasi scientifica di revisionismo. Nel fumetto, cioè, spesso si riscrivono le origini, sbiadendone, però, la portata sociale. Anche nel cinema succede lo stesso. I film sui supereroi, ormai diffusissimi, soprattutto fra le nuove generazioni che non hanno avuto modo di conoscere le storie originali, narrano storie proprio diverse, relativamente svuotate degli aspetti socialmente rilevanti per calcare la mano sugli effetti speciali di cui sopra. Se si pensa, poi, che i temi, blandamente, rimangono, ma che quarant’anni dopo si tratta di temi assimilati, si capisce come la revisione, per mantenere lo spirito, avrebbe richiesto un approfondimento e un aggiornamento dei temi sociali. Si è scelto, invece, il percorso inverso, quasi a voler cancellare la storia, e in buona parte riuscendoci, ma, come accennavamo prima, sarebbe un argomento, questo, così vasto da richiedere uno studio apposito.

X-Men di Jim Lee, degli anni 90, la collana delle 5 milioni di copie vendute
X-Men di Jim Lee, degli anni 90, la collana delle 5 milioni di copie vendute.
© degli aventi diritti.

h) Il supereroe Marvel agli inizi del XXI secolo: ritorno alla problematizzazione

Anche qui, per ora, solo un breve accenno. Il nuovo millennio si caratterizza per un ritorno di fiamma nei confronti della problematizzazione con, addirittura, un rilancio in tal senso.

A partire dal 2004, infatti, in casa Marvel, sarà l’epoca dei “crossover”, ovvero saghe che interessano, del tutto o in parte, un universo editoriale, o delle situazioni, ovvero fatti di grande rilevanza che interessano, in questo caso, tutto l’universo editoriale. Nel caso specifico, si comincia con “Secret War” e “Avengers Disassembled”, per poi passare a “House of M” e “Civil War”, fino a “Planet Hulk”, “Annihilation”, a “Secret Invasion” e a “Dark Reign”. Non descriveremo ognuno di questi eventi, per brevità, ma sottolineeremo, piuttosto, il fatto che, siano tutti pervasi da un certo senso di distruzione, di complotto e di totale sconvolgimento del già noto.

Ogni certezza, fondata, nell’universo Marvel, come abbiamo visto più sopra, si fonda sul grado di “governatività”. Ma, dopo questi eventi, niente è più chiaro. Tutto si mescola. Essere gli ex-filo-governativi non è più sufficiente perché, magari, si richiede un Atto di Registrazione con delle regole che non tutti approvano o perché non si sa se dietro un noto supereroe non si nasconda uno Skrull, ovvero un alieno invasore. In questo mondo così sconvolto accadono tanti fatti sconvolgenti, il più emblematico dei quali è la morte di Capitan America. E gli eventi sconvolgenti diventano sempre più estremi, come in Dark Reign, dove avviene un vero e proprio capovolgimento fra eroi classicamente “buoni”, che diventano reietti e ex-cattivi o al limite, che diventano gli ufficialmente buoni. Il tutto in un mondo di supereroi governati da Norman Osborn, ex-acerrimo nemico, nonché assassino della fidanzata dell’epoca, di Spider-Man, nelle vesti di Goblin.

Questi eventi ci fanno capire quanto la problematizzazione sia tornata in voga e quanto, ancora, i fumetti americani siano specchio della società. Bisogna, però, ricordare, anche, che il target è cambiato (più adulto) e che, dunque, i comic-book, hanno perso nel frattempo buona parte della loro universalità.

La sequenza finale di Civil War, nella quale cap. America si consegna ai poliziotti

Anche la DC ha provato ad affrontare questo tipo di eventi, con risultati critici, ma non con gli stessi risultati di stravolgimento dei personaggi coinvolti (spesso le Lanterne Verdi), e dell’universo editoriale. I cross-over, nella fattispecie, sono stati “Zero Hour” , “Day of Judgement”, “Identity Crisis”, “Infinite Crisis”, il correlato “52”, “Sinestro Corps War”, “Final Crisis”, “Battle for the Cowl”, “Blackest Night”.

Fine ultima parte del Capitolo 2

CONTINUA fra 15 giorni


Bibliografia

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NOTE FINALI

Questa Tesi di laurea, riveduta e aggiornata per l’occasione, Cesare l’ha pubblicata qualche anno fa nel sito di La Zona Blu (della Luna), che si ringrazia.
Questo è il link: https://www.blue-area.net/dialettica-della-diversita a beneficio di chi volesse leggere la Tesi tutta d’un fiato senza aspettare la pubblicazione a puntate.

Logo del sito La Zona Blu (della Luna)

Qui troverete invece una edizione ulteriormente rinnovata, a beneficio di una fruizione più agevole.

Le tesi si compone di una premessa, di quattro capitoli e della Bibliografia, che pubblicheremo come indicato di seguito.

Indice


BIOGRAFIA/BIOGRAPHY

Cesare Giombetti

Laureato a Cagliari nel 2006 in Lingue e Culture europee ed extraeuropee con una tesi sul tema della diversità del supereroe nel fumetto statunitense. È stato responsabile editoriale Green Comm Services. Si occupa da anni di traduzione dall’inglese e diffusione del fumetto statunitense in Italia. Ha tradotto Bloody Mary di Ennis (2008), L’ira dello spettro di Fleisher (2008), JSA Classic 5 di Thomas (2009) per la Planeta DeAgostini, tradotto e curato le pubblicazioni Archivi del fumetto 1-2-3 (Daniele Tomasi Editore) e co-tradotto Cruel and unusual di J. Delano (2012, Green Comm Services).

Si è occupato inoltre della cura editoriale di 2020 Visions di Delano (2011, Green Comm Services). Ha curato la rubrica “Seriali sul serio”, sull’uso del seriale come strumento narrativo, per la rivista Continua… (2010/11, Daniele Tomasi Editore). È stato ideatore e organizzatore della rassegna di incontri con autori e operatori del fumetto Crêpes Dessinées, che si è tenuta a Cagliari fino al 2011 raggiungendo le 5 edizioni annuali. Attualmente, nel poco tempo libero a disposizione tra un cambio pannolino e l’altro (non perché nel frattempo sia invecchiato così tanto da diventare incontinente) scrive qualche breve saggio sul fumetto per Fumettomania, per European Comics Journal, traduce libri, London Macabre di Savile e un libro di ricette e si è anche dato alla scrittura di un radiodramma, Problems , ed all’attività di agente letterario. Per Dana editore sarà  infatti pubblicato il primo romanzo di J. Delano.

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