LELIO BONACCORSO, il Viaggiatore.

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Banner dello speciale “Le Donne nel fumetto”

SPECIALE “LE DONNE NEL FUMETTO”
– QUARANTANOVESIMA PUNTATA –

Bozza del Sommario del n. 21 di Fumettomania MAGAZINE

Siamo quasi giunti alla conclusione di questo speciale dedicato a “Le donne nel fumetto”. Oggi incontriamo il disegnatore, Lelio Bonaccorso che ha illustrato la copertina di questo speciale raffigurando la splendida Red Sonjia, disegno poi diventato una stampa formato A3 che regaliamo ai nuovi soci dell’associazione culturale.
Questo Speciale terminerà a maggio con un’altra intervista.
Buona lettura

Mario Benenati​, direttore culturale di Fumettomania Web Magazine

Siamo arrivati a 1 da un evento che festeggeremo giovedi 30 aprile


PREMESSA

Ogni numero di Fumettomania, dal mitico n. 2 di Claudio castellini, iniziava con l’intervista all’autore della copertina.
Anche se questo è uno speciale (originariamente sarebbe dovuto essere il n. 21 del nostro magazine) rinnoviamo questa ‘tradizione’.

Copertina, disegnata da Lelio Bonaccorso, del n. 21 di Fumettomania Magazine, che non potè essere realizzato, ne cartaceo ne in digitale, e diventò uno speciale "le donne nel fumetto"

La chiacchierata con Lelio pensata all’indomani della sua bella illustrazione, è stato sviluppata per 3/4 nel 2108 come prosecuzione dei progetti di lettura nelle scuole, che annualmente realizziamo a Barcellona P.G. (ormai da 7 anni), con gli alunni delle scuole primarie e con i studenti delle scuole medie. In quegli incontri ci sono quasi sempre delle domande che restano in sospeso …
Appena tornato dal suo viaggio in Egitto (da metà dicembre 2019 a metà gennaio 2020) perché il disegnatore messinese, oltre ad essere un artista sempre più bravo, è un curioso viaggiatore abbiamo ripreso questa chiacchierata del 2018 e l’abbiamo completata per ripercorrere la sua giovane carriera.

LELIO BONACCORSO, IL VIAGGIATORE, SI RACCONTA…

…ai microfoni di Mario Benenati

Foto di Lelio scattata durante il corolla Games&Comics, al centro commerciale Corolla.

PEPPINO IMPASTATO

Avevo sentito parlare di te intorno al 2011-12; mi ricordo che un nostro comune amico, Fabrizio Scibilia, mi parlò di alcuni tuoi fumetti; a quel tempo avevo già letto quello dedicato a Peppino Impastato.

In quel romanzo a fumetti il tuo stile oscilla tra il cartoonistico (nella rappresentazione dei personaggi) ed il realistico (nelle ambientazioni), alterando così una lettura snella e leggera, ad una drammatica, che ti colpisce come un pugno in faccia.

Mario Benenati: Dopo una serie di piccole esperienze editoriali “Peppino Impastato” è stato il tuo primo vero lavoro ad ampio respiro, qual’è stato il tuo approccio alla figura storica di Impastato oltre la raccolta del materiale documentativo?

LELIO BONACCORSO: Fu un esperienza molto diretta (il fumetto risale al 2009, nda), a cominciare dall’incontro con i suoi parenti, oltre che punto di vista documentativo; che ha lasciato il segno perché la vicenda di Peppino è vera e ci tocca (o ci dovrebbe toccare) da vicino. Un’esperienza forte sia professionale sia personale.

Negli incontri con le scuole barcellonesi alla domanda “se ti preoccupava o meno aver realizzato un fumetto contro la Mafia” ed hai risposto spesso <<che: i mafiosi non leggono fumetti o se li leggono li considerano roba per bambini per cui non danno peso ad un’opera come questa. >>

M.B.: La GN Peppino Impastato è in tutti i sensi un’opera adulta (per i contenuti) e matura contro la mafia e contro il “fare mafioso”; visto che hai realizzato tantissimi incontri nelle scuole in tutta Italia, i bambini e gli adolescenti hanno compreso meglio, grazie al tuo stile grafico ed alla scrittura di Marco, il messaggio che il volume contiene?

LELIO BONACCORSO: Io spero di si, sicuramente è stata un’esperienza forte anche per i lettori per le vicende e le tematiche dure. Speriamo che, almeno, tramite il fumetto siamo riusciti ad essere fonte di conoscenza della vita di Peppino e che i giovani abbiano iniziato un percorso sui temi della legalità.

M.B.: Ripeti spesso che sei una persona fortunata perché fai il lavoro che ti piace e che volevi fare da ragazzino.
Quanto hai faticato per trovare un segno grafico che ti soddisfacesse e che ti distinguesse da altri autori di fumetti, ed è stato “una cosa piacevole”?

LELIO BONACCORSO: Credo che lo stile si sia sviluppato naturalmente e spontaneamente, come quando cerchi una cosa e ti sforzi senza trovala se invece ti lasci andare le cose arrivando da se. Chiaramente lo stile presuppone una ricerca, uno studio, una scuola, per poi svilupparlo. Io mi vedo molto in evoluzione, me ne accorgo mentre realizzo una storia.

M.B.: Finora hai pubblicato tutti i tuoi lavori su testi di Marco Rizzo, anche lui siciliano come te.
Cosa ti ha attratto della scrittura e del modo di lavorare di Marco? Hai pensato di realizzare un fumetto scritto da un altro autore?

LELIO BONACCORSO: Si è vero, molti dei miei lavori sono scritto da Marco, anche se ho fatto e farò cose molto probabilmente anche con altri sceneggiatori e cose scritte da me. Mi trovo bene con marco, perché siamo anche amici, e voglio continuare a fare cose con lui. Lui sa perfettamente cosa voglio dalla sua sceneggiatura e lui sa cosa vuole da me e cosa può ottenere dai miei disegni; all’interno di questo feeling tutto diventa semplice.

M.B.: A parte il fatto che Marco è molto preparato approfondisce il tema, l’argomento, su cui sta scrivendo una sceneggiatura …

LELIO BONACCORSO: Esatto. Marco è anche un giornalista, e questo approccio giornalistico, analitico, a differenza di altri sceneggiatori, lui abbina questo suo talento narrativo con la sua predisposizione e preparazione giornalistica.

M.B.: Nei tuoi incontri, spieghi ai giovani che la tua origine siciliana non ti ha mai ostacolato, anzi ti ha stimolato perché le distanze possono essere superate con le attuali tecnologie.
Nel tuo lavoro quali sono le tecnologie che usi di più? Inizi la tua tavola a matita e poi come prosegui, fino alla pagina stampata (che i lettori vedono nei tuoi libri a fumetti)?

LELIO BONACCORSO: L’approccio è sempre lo stesso, c’è l’idea, poi seguono gli storyboard, gli schizzi, poi le matite, inchiostro o acquerelli a secondo quello che si deve fare, i colori digitali ed infine il lettering. Sono 4, 5 fasi abbastanza laboriose, che non sempre chi sfoglia un fumetto, specialmente se non è un il lettore, riesce a percepire. Senza considerare il lavoro di ricerca.

M.B.: la tavoletta grafica come entra in questo lavoro?

LELIO BONACCORSO: Io la uso relativamente poco; lavoro a mano, in digitale faccio (facciamo) le colorazioni ed in alcuni casi per completare per inchiostrare certi disegni.

Dopo Peppino Impastato, che racchiude in se l’archetipo dell’uomo comune diventato un eroe (suo malgrado), ed un simbolo della lotta contro la Mafia, hai affrontato (sempre su testi di Marco Rizzo), un altro personaggio di caratura internazionale: Ernesto Che Guevara.
La storia, resa più leggibile e più scorrevole per il lettore grazie a qualche piccolo “ritocco narrativo”, graficamente è molto intensa.
I 3 racconti sulla del Che, tra loro intrecciati, li hai disegnati realizzando tavole in bianco e nero per la parte storica riguardante Guevara, tavole con acquerelli grigi per la narrazione degli ultimi giorni della sua vita ed infine 13 tavole a colori che chiudono il libro con la sua esecuzione.

MARCO PANTANI

M.B.: Ancora una volta ho notato (come già nel volume a fumetti su Marco Pantani) che nelle tavole a scala di grigi tu disegni le linee principali dei personaggi e poi rifinisci tutto con gli acquerelli, sono questi ultimi a dare profondità agli sfondi e tridimensionalità ai personaggi che recitano nella pagina.
Ripensando a quel fumetto, quanto ci metti per realizzare una tavola? Ci spieghi meglio il tuo metodo di lavoro e gli eventuali cambiamenti rispetto ai tuoi primi fumetti?

LELIO BONACCORSO: Lavoro per fasi, prima le matite, tutte, poi gli acquerelli, in genere una tavola finita acquerellata in un giorno se è possibile, anche due tavole a matita in un giorno; prima lavoravo su un formato di carta più piccolo e riuscivo a fare anche 3 tavole a matita, nel passaggio ad un formato più grande ci vuole più tempo. A livello tecnico la sequenza è sempre quella: matite, inchiostro, acquerelli, però sto cercando di passare ad altri tipi di trattamenti , ad esempio di lavorare con colori piatti, in digitale, cercando di tirar fuori delle campiture diverse, perché credo che un artista deve evolversi da un lavoro all’altro, anche se invece i lettori vorrebbero che l’autore avesse uno stile ben definito, a me piace variare.

Pagina 49 estratta da "Que viva El Che Guevara”, testi di Marco Rizzo e disegni di Lelio Bonaccorso © degli aventi diritti
Pagina 49 estratta da “Que viva El Che Guevara”, testi di Marco Rizzo e disegni di Lelio Bonaccorso © degli aventi diritti

Ho trovato il fumetto Primo, molto interessante, sia dal punto di vista narrativo, sia da quello grafico; la storia è tutta in bianco e nero ed alcune tavole sono molto belle, per esempio la doppia pagina in cui le vignette definite dal fumo di una sigaretta.

M.B.: Primo è una rilettura, ricca di citazioni e ben riuscita, di Capitan America e dei supereroi, in generale.
La tua voglia di disegnare eroi in calzamaglia, è terminata con questa storia e con le due storie brevi realizzate per la Marvel Comics e per la DC Comics qualche anno fa?

LELIO BONACCORSO: No, no, il mio obiettivo spudorato e dichiarato è di disegnare Bat-Man, lo dico e lo ridico (risate generali) …

Anche nella graphic novel “Gli ultimi giorni di Marco Pantani” hai utilizzato delle sfumature di colore virato sul seppia per raccontare la giovinezza di Marco e gli ultimi momenti di vita, e sul grigio per raccontare le indagini del giornalista Philippe Brunel, con una scansione degli eventi ed una impaginazione delle vignette che fa somigliare la storia ad un film.
Questa vostra opera l’ho trovata molto matura e c’è una bella evoluzione nel tuo disegno (sempre a metà strada tra il caricaturale ed il realistico), mentre Marco Rizzo ha amalgamato il testo di Brunel utilizzando una scrittura, a mio parere snella.

M.B.: Pantani, infine, è stato un grande campione ed un personaggio pubblico soggetto ai riflettori ed all’opinione pubblica. Come è stata accolta quest’opera dal pubblico in generale e da quello sportivo che conosceva ed ammirava Marco Pantani? Lo stesso Brunel vi ha inviato qualche commento?

LELIO BONACCORSO: Non so se Brunel ha espresso commenti sulla nostra storia, non abbiamo avuti rapporti diretti con lui, è stata la stessa casa editrice che si è occupata di contattarlo. Posso dirti che i fumetti sullo sport, non è che abbiano presa solo sugli sportivi, se ne è parlato nei giornali sportivi questo sì; ha avuto una discreta diffusione, forse poteva averne di più; è stata tradotto in Francia e Belgio.
Sicuramente il libro è un piccolo tassello in quello che è il “puzzle” Pantani , anche se rimane una vicenda complessa e contorta. Anche se dal nostro punto di vista la vicenda è abbastanza chiara.

L’INVASIONE DEGLI SCARAFAGGI

Dopo due volumi molto intensi (“Que viva El Che Guevara” e “Gli Ultimi giorni di Marco Pantani”, tu e Marco Rizzo avete realizzata una fiaba moderna, “L’invasione degli scarafaggi, ovvero la mafia spiegata ai bambini”. E’ un libro magnifico, un piccolo capolavoro, tant’è che ha preso anche qualche premio. Anche con quest’opera avete realizzato tantissimi incontri nelle scuole, compreso qui qui a Barcellona P.G., e dei laboratori di fumetti.

M.B.: I bambini barcellonesi hanno apprezzato il vostro racconto illustrato. In base alla tua esperienza, con i tanti studenti di scuola elementare in un centinaio di incontri in giro per l’Italia; questi bambini potranno diventare i nuovi lettori di fumetti?

LELIO BONACCORSO: Si secondo me si, è successo tante volte durante gli incontri con i bambini, i bambini si avvicinano al disegno, al fumetto; se riusciamo a trasmettere la nostra passione si potremmo riuscirci, nel nostro piccolo.

Una delle illustrazioni finali tratte dal racconto "L'invasione degli scarafaggi, la Mafia spiegata ai bambini"

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