Le molte ceneri del Sogno Americano …

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immagine disegnata da Hugo Pratt

Continua la quarantena, causata dal virus Covid-19 (che ci fa restare a casa) e continua l’approfondimento di Dario Janese su Capitan America incentrato, oggi, su alcune sue morti cicliche.
Buona lettura.
Mario Benenati, curatore del web magazine “La Mediateca di Fumettomania”

Nota introduttiva per chi ci legge: questi articoli (estratti dal blog di Dario: “Lone Ranger, di storia critica del fumetto”) vengono ri-pubblicati, a distanza di oltre sette anni, nel nostro web magazine e completati con l’aggiunta di immagini.


da LONE RANGER,
un BLOG DI STORIA CRITICA DEL FUMETTO

… ovvero
La Morte Ciclica di Capitan America

(Articolo originario del 29.11.12)

Copertina dell'albo Captain America n. 616, che festeggiò l'anniversario dei settant'anni del personaggio

Dal 1964 in avanti Steve Rogers, attraverso il suo alter ego in un costume che susciterebbe ampie risate se non ci fosse lui dentro, interpreterà il percorso politico e spirituale di un’America sempre più tormentata e dubbiosa. Il segno caratteristico della storia del personaggio diventeranno le crisi periodiche che sembreranno determinarne la fine e poi l’inevitabile resurrezione.
Una prima volta nel 1969 il genio dei comics Jim Steranko simulò la scomparsa di Cap facendo ritrovare una maschera con le fattezze di Rogers (CAPTAIN AMERICA 111), per convincere il mondo che si trattasse di un’identità fittizia dietro la quale si celava un mistero governativo. Questo per proiettare l’eroe nel mondo narrativo dello spionaggio internazionale che spopolava all’epoca attraverso il successo di James Bond, che aveva il suo equivalente Marvel nella figura di NICK FURY, capo dell’organizzazione SHIELD.

CAPTAIN AMERICA 112 - cover

Gli interventi per aggiornare il personaggio e renderlo attuale sia per il pubblico più giovane che per quello progressista, che tendeva a identificarlo con i valori conservatori dell’establishment, proseguì l’anno successivo con l’introduzione di FALCON (C.A. 117): primo eroe afro-americano Marvel ( il PANTERA NERA presentato in FANTASTIC FOUR 52 era interamente africano, e regnante dello stato di Wakanda) e di estrazione schiettamente popolare e metropolitana. I due presto comporranno una squadra operativa, fino ad associare per un pò il nome di Falcon al titolo stesso della testata.

SECONDA “OPERAZIONE RINASCITA”

La seconda “operazione rinascita” raggiungerà il culmine nel 1971, quando con il C.A. n.139 Steve Rogers prenderà la storica decisione di arruolarsi nel corpo di Polizia di New York per essere vicino ed imparare a conoscere la gente comune che protegge, libero dall’ombra oppressiva della sua identità in costume.
In questo modo gli echi della rivoluzione culturale del ’68 si esauriranno dopo aver fatto di Cap il prototipo dell’eroe impegnato ma non ideologico, socialmente attivo ma non socialista, servitore pubblico ma critico
un sistema politico che ha dimostrato grande difficoltà nel correggere se stesso. Famosa la frase pronunciata da Falcon al proposito:

“In questo Paese c’è qualcuno che lavora per rendere i ricchi più ricchi e i poveri più poveri, e questo a me non sta bene!”

CAPTAIN AMERICA 175 - cover

Questo ci porta alla seconda grande crisi nella storia di Cap, nata come l’ennesima trama di lotta contro un gruppo di potere criminale di nome IMPERO SEGRETO, ma che avrebbe acquisito in corsa uno sviluppo dirompente: perché nello stesso periodo 1973-74 si disegnava alla cronache la fosca vicenda dello scandalo Watergate, che avrebbe alla fine provocato le dimissioni dello stesso Presidente Richard Nixon.
Malgrado le successive smentite dello staff Marvel, l’autore di allora Steve Engleheart decise polemicamente di mostrare la fuga del capo dell’Impero all’interno della Casa Bianca e il suo suicidio finale alla scrivania dell’Ufficio Ovale, la sala di lavoro del Presidente (C.A. 175). Il volto rimane nell’ombra e si dichiara soltanto (in didascalia) che si tratta di “un alto funzionario del governo”: ma lo shock della scoperta per Cap si giustifica solo alla luce dell’intendimento dello scrittore, ed è tale da causare in lui la decisione di rinunciare al ruolo di difensore pubblico di uno Stato che gli appare irrimediabilmente compromesso.
Con il n.176 Steve Rogers abbandonerà per la prima volta l’immagine di Capitan America, per assumere poco dopo l’identità alternativa di eroe popolare e senza bandiera, dal significativo nome di NOMAD.

4 – continua

Janisch

CAPTAIN AMERICA 176 - cover

BREVE BIOGRAFIA

Dario Janese, torinese, 1964, sociologo e storico americanista, dall’infanzia cultore del Fantastico in tutte le sue forme espressive. Scrittore, saggista e curatore di laboratori letterari e di informazione civile, ha tenuto cicli di divulgazione dell’opera di Lovecraft, Ballard e Pasolini e di lettura storica delle Scritture. Da vari anni conduce un blog (Lone Ranger) di storia critica del fumetto e vari gruppi Facebook sulle espressioni del Fantastico nella cultura popolare.

GLI ARTICOLI DI DARIO SU CAPITAN AMERICA, SONO:

16 del 02-03-2020
https://www.fumettomaniafactory.net/capitan-america-ovvero-il-primo-vendicatore/

17 del 09-03-2020
https://www.fumettomaniafactory.net/il-volto-dellamerica-i-tempi-che-cambiano-levoluzione-di-cap-america/

18 del 16-03-2020
https://www.fumettomaniafactory.net/la-seconda-vita-di-capitan-america-un-uomo-fuori-dal-tempo/

19 del 23-03-2020
https://www.fumettomaniafactory.net/le-molte-ceneri-del-sogno-americano/

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