La tesi di Laurea: Dialettica della Diversità nei Fumetti di Supereroi Statunitensi (fino ai primi Anni del XXI Secolo), di Cesare Giombetti, si avvia alla sua conclusione con questo terzo capitolo, che approfondisce l’Influenza del supereroe Marvel sul supereroe DC.
Essendo anche questo un capitolo piuttosto lungo, Oggi leggeremo la prima parte e tra 14 giorni la seconda.
Buona Lettura
Mario Benenati, Curatore del web magazine Fumettomania
Tesi di Laurea:
Dialettica della Diversità nei Fumetti di Supereroi Statunitensi fino ai primi Anni del XXI Secolo
Capitolo 3: Influenza del supereroe Marvel sul supereroe DC
di Cesare Giombetti
PARTE PRIMA
a) La Doom Patrol, il gruppo più freak
Il primo esempio di risposta da parte della DC Comics sul tema della diversità è stato l’invenzione, nel giugno del 1963, del gruppo chiamato Doom Patrol, sulle pagine di My greatest Adventures. Questo gruppo rispondeva perfettamente ai canoni della diversità, tant’è che spesso i membri si autodefiniscono “freaks”. Questo gruppo era così strano (i membri erano: un uomo-robot, un “negative-man” (bendato come una mummia per coprire il volto mostruoso e per controllare la radioattività che, altrimenti, si sarebbe sprigionata liberamente), e una donna (leader fra i tre membri operativi e, dunque, anche qui una rivoluzione, anche maggiore rispetto a quella dei Fantastic Four alla Marvel). Il leader, inoltre, era in condizione di paraplegia e, dunque, operativo “solo” come mente. Tutto ciò ricorda, in parte, il surrealismo de “Il mago di Oz” e, soprattutto, gli X-Men della Marvel, che sarebbero stati creati qualche mese dopo.
Prendiamo a testimonianza il commento che Negative-Man legge su un quotidiano al termine della prima storia in assoluto della Doom Patrol, sulle pagine di My Greatest Adventure:
“…and so these three exiles from the human race battled to save a world that had rejected them!” (Drake, New York, 1963, p. 29)
Questo gruppo fu così all’avanguardia che non ebbe mai grande successo. Fu, però, nello stesso tempo, terreno per forti sperimentazioni come quella di Grant Morrison negli anni ’80, che utilizzò il gruppo, stravolgendolo, per una serie di numeri ormai famosa per essere tra le più folli e surreali della storia del fumetto. Un’operazione simile (basata sul concetto di “freakness”) sarebbe stata poi tentata, da parte della DC, con il gruppo anomalo degli Outsiders, ma solo nel 1983.
b) Jack Kirby alla DC: Kamandi e New Gods
Jack Kirby, creatore grafico dei Fantastic Four e di tanti altri fra i primi supereroi Marvel, e, secondo la polemica che egli stesso innescò nei primi anni ’90, possibile co-ideatore di quegli stessi supereroi (questa polemica si sviluppò negli anni ed è ancora irrisolta, ma in questa sede consideriamo solo che nel mondo del fumetto l’apporto del disegnatore è fondamentale anche per l’ideazione del personaggio, e che, dunque, se Kirby non è proprio l’autore, è per lo meno un co-autore – come prova certa del notevole contributo di Kirby alla creazione dei supereroi Marvel, dobbiamo far notare che i Fantastic Four ricordavano molto da vicino il suo precedente Challengers of the Unknown, una serie di fantascienza della DC), nel 1970, lasciò la Marvel per dissidi (già da allora) con Lee. Fu in questo periodo che inventò l’originale e profonda, ma incompiuta, “Saga del Quarto Mondo”.
All’interno di questa complessa e controversa saga e anche al suo esterno, secondo Scatasta “quasi un ritorno alle filosofie del Capitan America degli anni ’40 che però mal si adattavano agli anni ‘70” (Scatasta, Bosco, 1991, p. 40), in realtà esistono almeno due serie che permettono la trasmigrazione dei temi cari alla Marvel in casa DC: The New Gods e Kamandi.
The New Gods può essere annoverata in questo gruppo per l’alto grado di problematizzazione. Si trattava nuovamente di dei, come nel caso di Thor, ma di nuovi dei, fin troppo umani come si evince facilmente dai dialoghi che estrapoliamo dalla serie. Portiamo all’attenzione del lettore il fatto che il protagonista, Orion (“uno con un nome irlandese tipo O’Ryan”, commenta un umano nella serie per via del nome omofono che il dio utilizza per presentarsi agli umani – si capisce come un mondo dove un dio possa, negli Stati Uniti, prendere un nome irlandese, debba, per forza di cose, essere un mondo dove anche essere un dio non comporti qualcosa di particolare, ma sia una sorta di mestiere, con l’effetto di relativizzare anche la figura del dio stesso), sia figlio degli dei “cattivi” e combatta coi “buoni”, creando, quindi, in linea con la Marvel e, anzi, accentuandone la tematica, una voluta confusione nel distinguere il bene dal male.
Orion, infatti, come un novello Dr. Jekyll and Mr. Hyde, ha un volto “buono” e uno “cattivo” che si rivela nel momento della furia. Riportiamo, a tal proposito un brano che si svolge dopo la lotta fra Slig, uno dei “cattivi”, e Orion, dopo che quest’ultimo ha mostrato il suo vero volto:
“S: La tua brama distruttiva ti ha costretto a portare allo scoperto il tuo vero volto, Orion! Dunque, le voci non mentivano!
O: Già, rospo gracchiante! È vero! Orion è deforme!
S: Orion, sei molto di più! Sei una bestia furiosa e ossessionata!
O: Lo sarei, Slig! Lo sarei! Se non fosse per la scatola madre! La scatola madre mi protegge! Mi dona quiete e mi riplasma! Mantenendomi parte di Nuova Genesi (il “paradiso” dei New Gods, N. d. R.)!!
S: Ah ah ah! Orion è un mostro! Ah ah ah!” (Kirby, Roma, 1999, p. 120).
Riportiamo ancora una frase dello stesso Orion, con la quale chiosa alla fine di uno degli episodi: “O: Gli dei sono comunque sempre vicini!… parte integrante della vita umana! Giganteschi riflessi del bene e del male che nascono dentro gli uomini stessi” (ivi, p. 242).
Questa frase racchiude in maniera estremamente sintetica tutto il discorso intorno ai supereroi problematizzati.
Kamandi, invece è la storia de “l’ultimo sopravvissuto a un Grande Disastro che aveva reso gli uomini bestie e le bestie «civili» e belligeranti come gli uomini” (Scatasta, Bosco, 1991, p. 40).
Si può cogliere facilmente il parallelo coi cinque film della saga del “Pianeta delle scimmie” (e dal romanzo di Boulle dunque dal quale questi sono tratti), dove le scimmie regnano e gli uomini sono animali non parlanti. Kamandi, dunque, è un picco estremo, probabilmente ancora troppo all’avanguardia per l’epoca, della dialettica del “diverso”. Egli, infatti, è l’unico (o uno dei pochi) uomini coscienti dell’apartheid che sta vivendo e che non può condividere questa coscienza con il resto dell’umanità bistrattata proprio perché questa manca ancora di quella stessa coscienza che le sarebbe necessaria per la sua autodeterminazione.
Riportiamo un dialogo che si svolge fra Kamandi e un giaguaro mentre che quest’ultimo sta andando all’assalto del nostro eroe:
“G: Ti farò a pezzi, piccolo… Unnnnnnh! (Kamandi lo stordisce con un pugno)
K: Non tutti quelli della mia razza sono facile preda! So pensare! So arrabbiarmi! E posso combattere. Che ne dite?” (Kirby, Milano, 1978, p. 32).
Possiamo notare quanto questo brano potrebbe essere tratto da un qualsiasi romanzo che tratta della schiavitù degli afro-americani.
c) Supereroi “normali” alle prese con la “diversità”
Oltre alla particolare esperienza di Kirby alla DC, la trasmigrazione di temi (anche per ovvi motivi di concorrenza – la Marvel con quei temi aveva successo) proseguì, molto timidamente, per tutti gli anni ’70 fino agli anni ‘90, con i temi sociali introdotti da qualche autore particolarmente sensibile, ma senza che questi andassero più di tanto ad intaccare la natura dell’eroe. Citiamo solo un esempio, tratto dalla serie Green Lantern/Green Arrow del 1972.
In questa serie, già basata sullo scontro di vedute dei due eroi “verdi” di casa DC, nei numeri 5 e 6, Green Arrow scopre che il suo pupillo Speedy è un tossicodipendente. Traiamo da qui uno sfogo di un amico di Speedy afro-americano e tossicodipendente, che è un po’ una summa del disagio del diverso, nato da un dialogo precedente con altri tossicodipendenti che raccontano l’origine della loro dipendenza:
“Oooo… sei proprio una forza! Lo insultano, eh? «Muso giallo» è niente rispetto ai nomi che danno a me… Negro è solo per iniziare! Ma è dopo che sono veramente poetici! Non è per come ti chiamano, è per quello che c’è nei loro occhi amico, ecco perché mi faccio…” (O’ Neil a, Nepi, 1992, p. 59).
Citiamo anche la copertina del n° 5 dove, di fronte alla scoperta del fatto che Speedy si droghi, i due eroi palesano il loro scontro di vedute:
“G. L.: You always have all the answers, Green Arrow! Well, what’s your answer to that..? G. A.: My ward, Speedy is a junkie!” (ivi, p. 26).
Ricordiamo, a tal proposito, che Green Lantern è un umano nominato, da alcune entità di controllo dell’universo, guardia di questa parte di universo. Ha, dunque, un approccio più o meno da poliziotto: sa cosa deve fare e cerca di farlo bene. Green Arrow, invece, è un ricco filantropo, impegnato nel mondo quotidiano e, dunque, in teoria con un’ottica più relativistica ed ironica. Sono personaggi che, nel loro sodalizio, ovviamente, litigano spesso, fino al paradosso espresso in questa copertina: l’assolutista ha dubbi quando non conosce la verità, il relativista ha la certezza del dubbio e del conoscere il mondo meglio dell’assolutista, certezza che crolla quando non si tratta più di speculazioni, ma di drammi personali.
Questa crisi del relativista (ricordiamo, comunque, che gli eroi DC non vivono mai una condizione essenziale e personale di disagio come nel caso degli eroi Marvel: il disagio, al limite, può arrivare solo dall’altro da sé) sfocerà, infatti, nel numero successivo della serie, in una reazione tutt’altro che liberale, che riportiamo: “Sei uno sporco drogato… non sei meglio di tutti quegli altri mocciosi!” (O’ Neil b, Nepi, 1992, p. 71).
Nelle serie regolari, quindi, i temi sociali entrano cautamente in casa DC, senza, peraltro, sconvolgere più di tanto l’essenza stessa dell’eroe. La DC rimarrà, quindi, abbastanza fedele alla linea, ma sarà questa casa editrice, paradossalmente, a dire una parola importante sull’argomento “supereroe diverso”. Nell’andamento dialettico questa sarà una punta di svolgimento massimo ed estremo del tema, svoltasi spesso al di fuori delle serie regolari, ma che ha cambiato, probabilmente per sempre il modo in cui qualsiasi autore o lettore percepiscono il concetto di supereroe. Analizzeremo questa fase nei paragrafi successivo.
Fine prima parte del Capitolo 3
CONTINUA E TERMINA fra 15 giorni
Bibliografia
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NOTE FINALI
Questa Tesi di laurea, riveduta e aggiornata per l’occasione, Cesare l’ha pubblicata qualche anno fa nel sito di La Zona Blu (della Luna), che si ringrazia.
Questo è il link: https://www.blue-area.net/dialettica-della-diversita a beneficio di chi volesse leggere la Tesi tutta d’un fiato senza aspettare la pubblicazione a puntate.
Qui troverete invece una edizione ulteriormente rinnovata, a beneficio di una fruizione più agevole.
Le tesi si compone di una premessa, di quattro capitoli e della Bibliografia, che pubblicheremo come indicato di seguito.
Indice
- 1) Premessa
- 2) Capitolo 1: Supereroe DC e supereroe Marvel –
- 3) Capitolo 2: Supereroe Marvel – (prima parte – seconda parte – terza parte)
- 4) Capitolo 3: Influenza del supereroe Marvel sul supereroe DC – (prima parte e seconda parte)
- Bibliografia (in coda ad ogni puntata)
BIOGRAFIA/BIOGRAPHY
Cesare Giombetti
Laureato a Cagliari nel 2006 in Lingue e Culture europee ed extraeuropee con una tesi sul tema della diversità del supereroe nel fumetto statunitense. È stato responsabile editoriale Green Comm Services. Si occupa da anni di traduzione dall’inglese e diffusione del fumetto statunitense in Italia. Ha tradotto Bloody Mary di Ennis (2008), L’ira dello spettro di Fleisher (2008), JSA Classic 5 di Thomas (2009) per la Planeta DeAgostini, tradotto e curato le pubblicazioni Archivi del fumetto 1-2-3 (Daniele Tomasi Editore) e co-tradotto Cruel and unusual di J. Delano (2012, Green Comm Services).
Si è occupato inoltre della cura editoriale di 2020 Visions di Delano (2011, Green Comm Services). Ha curato la rubrica “Seriali sul serio”, sull’uso del seriale come strumento narrativo, per la rivista Continua… (2010/11, Daniele Tomasi Editore). È stato ideatore e organizzatore della rassegna di incontri con autori e operatori del fumetto Crêpes Dessinées, che si è tenuta a Cagliari fino al 2011 raggiungendo le 5 edizioni annuali. Attualmente, nel poco tempo libero a disposizione tra un cambio pannolino e l’altro (non perché nel frattempo sia invecchiato così tanto da diventare incontinente) scrive qualche breve saggio sul fumetto per Fumettomania, per European Comics Journal, traduce libri, London Macabre di Savile e un libro di ricette e si è anche dato alla scrittura di un radiodramma, Problems , ed all’attività di agente letterario. Per Dana editore sarà infatti pubblicato il primo romanzo di J. Delano.
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